6
Per quanto concerne il mondo cristiano, il pellegrinaggio è considerato a tutti
gli effetti come un atto di culto, nel compiere il quale il cristiano deve assumere
un atteggiamento di penitenza e di preghiera.
Nel corso della sua evoluzione esso ha assunto modalità differenti, penitenziale
e devozionale, che si mostrano concatenate e sovente subalterne al variare delle
condizioni storiche, socio-economiche e culturali
3
.
La pratica del pellegrinaggio, in seguito alla confisca dei santuari e degli edifici
religiosi successiva alla Rivoluzione francese, cade in desuetudine.
Questa riprende in Europa soltanto dopo la prima guerra mondiale, con un
fiorire della devozione mariana e il sorgere di nuovi santuari, dedicati ai santi
4
.
Si dà avvio ad una prospettiva dove i pellegrinaggi si identificano con una
rinnovata iniziativa della Chiesa o semplicemente di singoli gruppi autonomi,
oppure sono frutto di scelte del singolo fedele.
Dopo gli anni 70’, sulla scia trascinante del pellegrinaggio e dei grandi
mutamenti epocali del XX secolo - la diffusione della scolarizzazione, la crescita
dello sviluppo economico commerciale, la diminuzione dei rischi e dei costi di
viaggio, l’esplosione tecnologica – compare un nuovo modello di turismo, il
cosiddetto “turismo religioso”, che è stato spesso erroneamente sovrapposto alla
categoria classica del pellegrinaggio
5
.
3
Per approfondimenti sulle “due modalità del pellegrinaggio cristiano” si veda, C.
MAZZA, Turismo religioso. Un approccio storico-culturale, EDB, Bologna, 2007, pp. 41-44.
4
Cfr. M. L. LO GIACCO, Il pellegrinaggio: profili giuridici, in G. DAMMACCO-G.
OTRANTO (a cura di), Profili giuridici e storia dei santuari cristiani in Italia, Edipuglia, Bari,
2004, p. 91.
5
Elementi di chiarificazione circa il turismo religioso sono reperibili nel contributo di L.
DANI, Pellegrinaggi laici e turismo sacro, in L. SARTORI (a cura di), Pellegrinaggio e religiosità
popolare, Messaggero, Padova, 1983, pp. 126-139. Inoltre si veda anche, A.G. CHIZZONITI, Il
turismo religioso tra normativa statale e normativa regionale, in ID. (a cura di), Codice del
turismo religioso, Milano, Giuffrè, 1999, p. 2, il quale arriva a distinguere un «turismo religioso in
senso oggettivo» che si avrebbe quando il viaggio «è motivato da un fine religioso» da un
7
In modo graduale emerge questa nuova prassi del viaggio sacro, che
privilegiando aspetti culturali, religiosi, sociali, si assimila alle forme del turismo
socio-culturale e del pellegrinaggio.
Il tipico fenomeno del turismo religioso, infatti, se da un lato richiama
allusivamente la disciplina antica del pellegrinaggio, del quale conserva alcune
tracce che ne rivelano una continuità religiosa, però dall’altro se ne distacca
profondamente
6
.
Infatti il turismo religioso perde le prerogative più rigide ed esigenti della
pratica del pellegrinaggio e si riferisce, prevalentemente, ad una ricerca religiosa
più sfumata, più autonoma, quasi a eludere le mediazioni tipiche della dottrina e
della grande tradizione della storia cristiana
7
.
La Chiesa, sospinta dalla crescente diffusione di questa nuova forma di
mobilità avverte, in primo luogo, la necessità di ben delineare la differenza
esistente tra la pratica del pellegrinaggio e il turismo religioso.
Tale distinzione viene ben chiarita da una Nota pastorale della Commissione
Ecclesiale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza
«turismo religioso soggettivo o in senso lato» qualora, mancando la motivazione religiosa questo
«riguardi espressamente soggetti religiosi». Tale operazione ha suscitato molte perplessità, cfr. M.
L. LO GIACCO, Il pellegrinaggio: profili giuridici, in G. DAMMACCO-G. OTRANTO (a cura di), op.
cit., p. 109.
6
Cfr. L. BERZANO, Il turismo religioso in Piemonte e Valle d’Aosta. Luoghi e pellegrini,
10 Marzo 2005, p.2, in sito internet: www.luigiberzano.it . Il quale precisa che «se iniziamo
dalla definizione comune di turismo, inteso come un’attività del tempo libero finalizzata al viaggio
in luoghi e ambienti non quotidiani e alla ricerca di esperienze con individui e culture straniere.
Ritroviamo qui i quattro elementi fondamentali e le funzioni che tutte le tradizioni religiose
assegnano al pellegrinaggio: il viaggio verso un luogo sacro, l’esperienza extra-quotidiana con il
divino, la conversione e la rinascita, il tempo libero come riposo del corpo e dello spirito».
7
Cfr. C. MAZZA, Turismo religioso cit., p. 57.
8
episcopale italiana del 29 giugno 1998 dal titolo “Venite, saliamo sul monte del
Signore. Il Pellegrinaggio alle soglie del terzo millennio”
8
.
Nella quale sottolineata la valenza del pellegrinaggio come «particolare
espressione di fede sempre più adatta a rispondere alle domande di senso della
società contemporanea», si evidenziano gli aspetti di esso che volgono a
distinguerlo dal turismo religioso
9
. Così, «sebbene le forme esteriori possano
avvicinare il turismo religioso al pellegrinaggio, queste due realtà nascono però da
motivazioni profondamente diverse, che a loro volta generano o dovrebbero
generare diversità anche nei modi di effettuazione.
Mentre il pellegrinaggio è ispirato da consapevoli motivazioni di fede, il
turismo religioso ha motivazioni culturali e ricreative e fa riferimento alla
religione solo in quanto fruisce di spazi e oggetti ad essa pertinenti»
10
.
In secondo luogo, la Chiesa percepisce l’esigenza di un suo profondo
cambiamento, al fine di promuovere, essa stessa un’attività in riferimento ai
fenomeni del tempo libero e del turismo.
Il movimento riformatore ha inizio con la stesura di un documento edito
ufficialmente dalla Santa Sede nel 1969, denominato Direttorio generale per la
pastorale del turismo Peregrinans in terra.
Esso è destinato a diventare un riferimento imprescindibile del pensiero della
Chiesa Cattolica sul fenomeno del turismo. In realtà il Direttorio invita, per
quanto riguarda le disposizioni pratiche, «a curare e valorizzare il turismo
8
CEI (Commissione Ecclesiale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport), Venite,
saliamo sul monte del Signore. Il Pellegrinaggio alle soglie del terzo millennio, n. 14, 29 giugno
1998, p. 3.
9
Idem, p. 17.
10
Ibid.
9
religioso, assicurandone la componente spirituale e tutela ndo il carattere sacro
delle tradizioni locali»
11
.
L’indicazione e la specifica citazione procurano una sorta di indiretta
legittimazione della nuova forma di mobilità, nel mentre se ne censisce l’esistenza
e si invita a prendersene cura.
Con evidente conferma, si riprende l’invito in un documento successivo,
Chiesa e mobilità umana (1978)
12
, in cui si riconosce che «il turismo cosiddetto
religioso si svolge con i mezzi tipici del turismo moderno, rendendo possibile a un
maggior numero di persone di frequentare santuari o di compiere visite di
preghiera a luoghi cari alla pietà cristiana». Tale affermazione introduce un
elemento di non giudizio critico e dunque, se da un lato indica qualche
comprensibile difficoltà ad accogliere, sic et sempliciter, i nuovi fenomeni della
mobilità potenzialmente intrusivi della verità e della trasparenza motivazionale
del pellegrinaggio, dall’altro però riconosce che essi possono costituire delle vere
e proprie opportunità spirituali.
Infine la Chiesa inizia un suo impegno sistematico e continuativo, sia con la
pubblicazione della Pastorale del tempo libero e del turismo in Italia.
Orientamenti pastorali (1980)
13
; sia con l’istituzione dell’Ufficio Nazionale della
CEI per la pastorale del tempo libero, turismo e sport (1988). L’attività propria
dell’Ufficio si svolge innanzitutto verso le diocesi, proponendo un avvio di
impegno continuativo sui versanti del tempo libero e del turismo mediante il
11
SACRA CONGREGAZIONE PER IL CLERO. SETTORE PER LA PASTORALE DEL TURISMO,
Direttorio generale per la pastorale del turismo Peregrinans in terra, Roma, 30 aprile 1969, n.24.
12
PONTIFICIA COMMISSIONE PER LA PASTORALE DELLE MIGRAZIONI E DEL TURISMO, lettera
alle Conferenze episcopali Chiesa e mobilità umana. Pastorale del turismo, 27 maggio 1978, n.18.
13
Cfr. AA. VV., Enchiridion CEI. Decreti, dichiarazioni, documenti pastorali per la Chiesa
italiana (1980-1985). Vol. 3, EDB, Bologna, 1986, pp. 16-59.
sostegno di uffici diocesani e la promozione di rapporti strutturali con le
associazioni di laici già impegnati nel settore.
Si organizzano congressi, convegni, seminari, giornate di studio;
manifestazioni del tutto innovative, di carattere “misto”, nel senso che mirano a
far incontrare le “imprese” del turismo con gli esperti e gli operatori laici ed
ecclesiastici, animati da una comune intenzionalità, al fine di elevare e orientare il
tono e la qualità dell’offerta innestando un salutare confronto culturale, religioso
ed operativo
14
.
Incontri e confronti si susseguono negli anni a partire dalle diverse edizioni di
“Itinera. Borsa internazionale del turismo religioso” (Ravenna – Verona, 1990-
1996) promossa dal BIT (Milano) in collaborazione con l’Ufficio nazionale della
CEI per la pastorale del tempo libero, turismo e sport.
Al fine di misurare quantitativamente l’indotto
economico generato dal turismo religioso e ottimizzarne
l’offerta, Federalberghi commissiona, nel 2002, alla
Mercury s.r.l. la prima indagine italiana relativa al turismo religioso
15
.
Osservando l’evoluzione di questo particolare segmento di mercato in Italia, i
numeri sembrano davvero sorprendenti.
Nel 2005 sono state infatti superate addirittura le cifre dell’anno del Giubileo
16
,
producendo un giro d’affari (diretto ed indiretto) di circa 4 miliardi di euro pari al
14
Per una conoscenza più estesa dell’attività della Chiesa in riferimento ai fenomeni del
tempo libero e del turismo, si veda E. DE PANFILIS, Tempo libero, turismo e sport: la risposta
della Chiesa, Gregoriana, Padova, 1986, pp. 25-30; ID., Fare Chiesa nel tempo libero,
Gregoriana, Padova, 1986, pp. 15-20.
15
Cfr. M. STELLA, “Aspetti storico – economici del turismo religioso e delle manifestazioni
popolari cristiane”, in Turistica, Trimestrale di Economia, Management, Marketing, 2006, p.25.
10
16
Cfr. M. RONCALLI, Giubileo sacro e profano. Storia di pellegrini negli Anni del
Perdono, San Paolo, Milano, 1999, pp. 39-48.
11
5% del fatturato del comparto turistico, 19 milioni di pernottamenti e oltre 40
milioni di visitatori.
L’incidenza del turismo religioso sul turismo in generale sta aumentando in
maniera decisa, come emerge chiaramente dalla seguente tabella (figura 1).
Anno 1999 2001 2003 2005
Incidenza% 0,5 1,5 3 5
Figura 1 Incidenza del turismo religioso rispetto al turismo in generale negli
utimi anni in Italia.
Va segnalato che spesso i dati di questo particolare microsistema sono
sottostimati per varie ragioni, tra cui:
la difficoltà di calcolare con esattezza il numero dei c.d.
escursionisti;
la difficoltà, in certi casi, di comprendere se prevalga la
motivazione religiosa su quella culturale ed artistica;
spesso i turisti pernottano in istituiti religiosi che non
sempre sono censiti.
Nonostante questi problemi di rilevazione statistica del fenomeno, il turismo
religioso da alcuni anni registra un trend positivo e in continua crescita, che
interessa non solo l’incoming ma anche l’outgoing.
12
Ne è ben consapevole la Spagna che, nel 2005, è stata la destinazione più
richiesta da diocesi, associazioni religiose italiane e che è diventata leader con il
41,5% delle preferenze superando largamente la Francia (22,9%) e il Portogallo
(22,7%). Secondo i dati del 2003, la prima località scelta dai “turisti della fede” è
Santiago di Compostela, seguita da Lourdes (35,6%) e da Fàtima (29,8%).
A titolo esemplificativo: la Galizia è stata visitata nel 1998 da oltre tre milioni
di turisti; diventati più di cinque milioni nel ’99 e quasi sei e mezzo nel 2003.
Guardando ai soli numeri del santuario emerge che, nel periodo preso in
considerazione, mentre il turismo complessivo in Galizia è raddoppiato, quello
specifico verso Santiago si è moltiplicato per sei.
Quindi l’analisi dei dati conferma che il turismo religioso costituisce oggi un
fenomeno di grande importanza, sia in Italia che all’estero.
Il turismo religioso prospetta una realtà aperta di mercato, in quanto può
diventare occasione di promozione del prodotto turistico locale, mettendo a
sistema tutte le risorse economiche presenti nell’area di riferimento, rintracciando
effetti sinergici derivanti dalla stretta intercomplementarietà tra i servizi, culturali
e turistici, rivolti all’utenza ed alle attività produttive collegate.
Volgendo lo sguardo alle prospettive future, il microambiente del “turismo
religioso” dato il recente sviluppo del fenomeno necessita, ancor di più, di un
ordinamento mediatore e di un intervento “politico” ed “ecclesiastico” per
sfruttarne appieno le potenzialità latenti e ottimizzare competenze e nuove figure
professionali
17
.
17
Cfr. C. MAZZA, Turismo religioso cit., p. 59.
13
La compatibilità e la coerenza degli interventi rispetto al contesto in cui devono
trovare applicazione, possono avvenire solo mediante l’integrazione orizzontale
tra il sistema territoriale (ambiente, paesaggio, sistemi socio-produttivi, ecc.) e
tutti gli attori locali (istituzionali e non) coinvolti: solo in questo modo è possibile
generare un processo di sviluppo locale attraverso la valorizzazione dei luoghi
dello spirito
18
.
2 LE COMPONENTI DEL SISTEMA DEL TURISMO
RELIGIOSO
L’istituzione ecclesiastica da secoli promuove il pellegrinaggio e, più di
recente, il turismo religioso.
Le forme e le modalità variano secondo i contesti religiosi, storici e
socioculturali. In particolare i soggetti ecclesiali che di fatto indicono il
movimento del pellegrinaggio possono essere vescovi, parroci, semplici sacerdoti
e religiosi, con la collaborazione dei laici, sia in veste di persone fisiche sia
attraverso organismi specializzati.
Da ciò si evince che una molteplicità di soggetti sono coinvolti
nell’organizzazione e promozione di questo particolare microsistema.
18
Cfr. N. COSTA, I professionisti dello sviluppo turistico locale. I sistemi turistici locali
come opportunità di lavoro, Hoepli, Milano, 2005, pp. 28-61; cfr. anche L. RAMI CECI (a cura di),
Turismo e sostenibilità. Risorse locali e promozione turistica come valore, Armando, Roma, 2005,
pp. 30-35.
Al fine di identificare gli elementi costituenti il turismo religioso, ne ho
condotto un’analisi utilizzando il modello del “Sistema turistico di base” suggerito
da Leiper nel 1990 (figura 2)
19
.
1.Elemento 2.Elemento 3.Elemento
umano geografico settoriale
Ambienti: umani, socioculturali, economici, fisici,
tecnologici, politici, legali, ecc
Viaggio di andata
Regione
turistica
Area
Generante
Area di
transito
Viaggio di ritorno
Figura 2 Il sistema turistico di base. Fonte: schema di Leiper (1990)
20
.
Secondo Leiper, le componenti fondamentali che costituiscono qualunque
sistema turistico sono 3:
1. I turisti
2. La regione di destinazione del turista
19
Si veda N. LEIPER, Tourism Management, RTM Press, Melbourne, 1997. Dato che
l’attività turistica coinvolge un’ampia serie di discipline, secondo Leiper, per poterla studiare si
deve adottare una dimensione di analisi sistemica e indirizzata a costruire un semplice modello di
riferimento dell’intero sistema turistico. Lo schema del sistema turistico di base, che lui
suggerisce, comprende: «at least one tourist, three geographical elements, of which the first is a
traveller generation region, the second are transit routes and the third are tourist destinations
region, and a fifth element, a travel and a tourism industry”(pp. 23-32).
14
20
Cfr. AV. VV., Economia del turismo. Teoria e pratica, Zanichelli, 2002, Bologna, pp. 3-
5.
15
3. L’industria turistica
Ciascuno degli elementi del modello interagisce con gli altri, non solo per
quanto riguarda la fornitura del servizio turistico finale ma anche in termini di
transazioni e di impatto.
Applicando tale schema al turismo religioso, ho potuto individuarne e
classificarne le componenti principali:
¾ Il turista religioso
¾ I luoghi dello spirito
¾ I soggetti promotori e organizzatori
¾ Gli organismi istituzionali
¾ L’accoglienza e l’ospitalità: il ruolo delle “case per ferie”.
2.1 IL TURISTA RELIGIOSO
Qui si cerca di evidenziare la condizione identitaria del turista religioso, così
che conoscendola, può essere più adeguatamente soddisfatta nelle sue motivazioni
interiori attraverso un’offerta intelligentemente appropriata. Le diverse
componenti motivazionali che inducono e determinano le spinte verso il turismo
religioso appartengono ad ordini differenti: psicologico, antropologico,
socioculturale e storico-religioso
21
. Queste componenti possono essere
semplicemente denominate come “istanze” e “dimensioni” perché appaiono
strutturate ai vari livelli della coscienza, in modo non sempre edotta, del turista
21
Cfr. C. MAZZA, Turismo religioso, cit., pp. 67-75.
16
religioso. Il contenuto esistenziale delle componenti enunciate varia a seconda
dello status biografico delle soggettività individuali che attuano il turismo
religioso. In esse si rivela un intertempo, cioè un “prima” e un “dopo”, uno
“spazio esperienziale” dove emerge protagonista il “centro” di sé, dove
avvengono le modificazioni interiori ed esteriori della stessa persona che “fa”
turismo religioso. In tal modo si individua una certa definizione del soggetto che
attua il turismo religioso, ancor più evidenziato da un confronto sinottico tra i
comportamenti del semplice turista, del turista religioso e del pellegrino. Il
prospetto qui sotto segnalato non è frutto di indagine scientifica ma di
approssimazione di carattere didattico e semplificativo
22
.
IL TURISTA IL TURISTA RELIGIOSO IL PELLEGRINO
Motivazione-azione Motivazione-azione Motivazione-azione
- divertimento - cerca i “significati” - cerca Dio
sopratutto
- evade - incontra la “divinità” - si distacca dal
mondo
- rilassamento - è curioso e riflessivo - persegue la
sobrietà
- edonismo - ama l’arte e le “culture” - converte il cuore
Prevalenza Prevalenza Prevalenza
- “umano” - “umano-divino” - “divino”
- profano - “sacro-profano” - “santo”
Strumenti Strumenti Strumenti
22
Idem, pp. 75-77. L’indagine sociologica e antropologica sul fenomeno moderno del
turismo e delle vacanze rende conto di molteplici interpretazioni segnate dal punto di vista
“ideologico” da cui si generano. Al riguardo si confronti O. LOFGREN, Storia delle vacanze,
Mondatori, Milano, 2006, pp.19-30. Interessante il contributo di E. BERSELLI, “Turista o
viaggiatore? Meglio restare a casa”, in Vita e pensiero (2006)3, pp. 222-224; e ancora di P. DI
GIANPAOLO, Dove vanno le guide turistiche?, in Avvenire, n. 100, 13 luglio 2006, p. 4.