Introduzione
Viviamo in un’epoca globalizzata dove le catastrofi naturali, le crisi economiche, i
cambiamenti tecnologici si susseguono repentini e inarrestabili, dove regnano l’incertezza
e il timore per il futuro, e, dove l’informazione di ogni genere, spesso incontrollata, è
sovrana e viaggia tramite la velocità della rete internet. I giovani di oggi vivono una realtà
completamente diversa rispetto a quella dei loro coetanei di soli trent’anni fa. La morale,
l’educazione, i valori, i modelli di riferimento, la modalità di approccio alla cultura sono
completamente cambiati. La stessa famiglia, luogo deputato alla cura e alla educazione dei
figli si è modificata. Il nucleo familiare originario è spesso ricostruito con una situazione
definita “allargata”, nella quale i figli si trovano a convivere con il nuovo compagno o
compagna del genitore. La società in generale si è trasformata ad opera soprattutto dei
grandi flussi migratori che a partire dalla fine degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso
hanno riguardato tutta l’Europa e in particolare anche l’Italia che da paese a forte
emigrazione si è trasformata in paese a forte immigrazione. Secondo il Dossier Statistico
della Caritas Migrantes, presentato lo scorso ottobre a Roma, gli stranieri regolari
attualmente presenti in Italia sono 4 milioni e 330 mila. 2 milioni fra loro sono ben inseriti
nel contesto economico e produttivo nazionale. I matrimoni misti tra persone appartenenti a
diverse tradizioni culturali e religiose sono 24 mila . Ben 862 mila sono i minori figli di
stranieri, per la maggior parte nati in Italia (si parla di seconda e anche terza generazione)
che rappresentano il decimo della intera popolazione minorile. 629 mila sono le nazionalità
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differenti presenti fra gli alunni frequentanti le scuole di ogni ordine e grado.
Ed è proprio a scuola, luogo deputato non solo alla istruzione ma anche alla formazione
della persona, che si sono avute ripercussioni causate sia dalle modificazioni sociali che
dalle continue trasformazioni culturali, strutturali, economiche, tecnologiche . La scuola da
più parti viene messa sotto accusa perchè indebolita e incapace di riprendersi quel ruolo di
centralità nei processi di formazione e di raffigurazione dei rapporti tra generazioni poiché
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Pittau F., Un vero e proprio mondo in classe. Caritas Migrantes Immigrazione, Dossier Statistico, Idos, Roma , 2009
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“è attraversata da una crisi che è il riverbero di diverse crisi, della crisi della vita comune; della
crisi dei saperi che si interrogano sulle loro direzioni di ricerca, sulla loro destinazione e sul loro
potere; della crisi di una comunicazione sociale inter-personale che non si dà più in riferimento ad
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un ethos condiviso … ”.
Nella scuola si devono mettere in campo strategie e progetti efficaci, per non rischiare
staticità, anacronisticità, considerando che allo stato attuale, l’istruzione, la formazione e
l’educazione avvengono in luoghi diversi, formali e informali, con modalità e sistemi
lontani dall’impostazione educativa di ieri e più vicini ai mutevoli stili di vita delle nuove
generazioni. A questo proposito fa riflettere anche una citazione estrapolata da un
documento elaborato dal “Gruppo consultivo informale MURST-MPI” sull’orientamento
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nelle scuole e nelle Università del 22-23 maggio del 1997, che conferma l’inadeguatezza
della scuola e nella quale è stata focalizzata l’attenzione sulla didattica orientativa e
orientamento formativo ed è stata sottolineata la “scarsa rilevanza delle istituzioni
educative nei processi di mutamento sociale”.
Contemporaneamente a questo sentore critico, altre voci si sono levate in sostegno del
sistema educativo. Da più parti, a livello nazionale ma anche europeo, le pressioni e le
indicazioni vanno nella direzione della riapertura di un dialogo forte ed efficace tra scuola e
nuove generazioni. Si chiede alle istituzioni scolastiche di tornare a ricoprire quel ruolo
importante e centrale nella società attuale, determinante per la formazione e sviluppo della
persona umana, così come sancito anche dal dettame costituzionale. Al riguardo, rilevante
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è il documento ufficiale “Dichiarazione mondiale sull‟educazione per tutti” prodotto
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dall’UNESCO ’al termine dei lavori nel 1990. All’interno del documento si legge che
l’istruzione è un diritto umano fondamentale che consente a tutti, bambini, giovani e adulti,
di riflettere, fare delle scelte consapevoli e vivere, in questo modo, una vita migliore.
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Lizzola I., Di generazione in generazione – l‟esperienza educativa tra consegna e nuovo inizio, Franco Angeli, Milano,
2009
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Relativo all’art. 4 della legge 168/1989
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“World Conference on Education for all” tenutasi a Jomtien in Thailandia
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Nel dicembre del 2002, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante il Vertice Mondiale a Johannesburg,
relativamente al ruolo fondamentale dell’educazione nel contesto della protezione ambientale e dello sviluppo sostenibile
ha proclamato il “Decennio dell‟Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS)” per il periodo 2005-2014 e ne ha affidato
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Articolo 1 : "Ogni persona - bambino, giovane e adulto - dovrà poter beneficiare di opportunità
educative progettate per rispondere ai loro fondamentali bisogni di apprendimento. Questi bisogni
comprendono sia gli strumenti essenziali di apprendimento (literacy, espressione orale, numeracy e
problem solving) sia i contenuti di base (conoscenze, abilità, valori e attitudini) necessari agli
esseri umani per poter sopravvivere, sviluppare le loro capacità, vivere e lavorare dignitosamente,
partecipare pienamente allo sviluppo, migliorare la qualità della loro vita, prendere decisioni
informate e continuare ad apprendere".
Il ruolo attribuito alle istituzioni scolastiche del XXI secolo appare ancora più evidente
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dopo che nel 2006 il Parlamento Europeo si è espresso relativamente alle competenze
chiave per l’apprendimento permanente :
“ … le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo
personali, la cittadinanza attiva, l‟inclusione sociale e l‟occupazione:
1) comunicazione nella madre-lingua;
2) comunicazione nelle lingue straniere;
3) competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
4) competenza digitale;
5) competenze sociali e civiche;
6) spirito di iniziativa e imprenditorialità; e
7) consapevolezza ed espressione culturale.”
La scuola, luogo impegnativo dove si incontrano percorsi differenti e già tracciati che
condividono in un lasso lungo di tempo lo stesso spazio, ha oggi tutte le possibilità di
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recuperare il suo ruolo strategico all’interno della società civile, in quanto comunità di
dialogo, di ricerca di esperienza sociale, può garantire pari dignità ad ogni studente
affinché possa sviluppare pienamente le proprie potenzialità. Tanto più essa sarà scuola
dell’accoglienza, dell’integrazione, della prevenzione, e del sostegno del disagio sommerso,
delle fragilità, delle sofferenze psicologiche e sociali che molto spesso vengono percepite
la guida all’UNESCO. L’obiettivo del programma di Educazione allo Sviluppo Sostenibile è “Mettere in grado ogni
individuo mediante l’educazione di fornire un contributo allo sviluppo sostenibile”.
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Raccomandazione del 18 dicembre del 2006, n. 2006/962/CE.
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“Statuto delle Studentesse e degli Studenti della scuola secondaria”, Dpr n. 249 del 24 giugno 1998.
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dagli studenti come differenze tra pari, tanto più potrà essere incisiva, efficace e propositiva
nel proprio territorio e nel quadro globale. L’organizzazione dell’istituzione scolastica
compete al Dirigente Scolastico, dal 2001 non più direttore didattico o preside, ma dirigente
con poteri autonomi di gestione e coordinamento, inserito in un apposito ruolo di
dimensione regionale. La dirigenza scolastica negli ultimi anni ha preso forma nel
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panorama internazionale e nei documenti ufficiali dell’Unione Europea, assumendo “la
dimensione etica della leadership educativa”, [Colosio] in quanto le scuole, istituzioni ora
autonome, ma nello stesso tempo complesse , necessitano di capi di istituto sempre più
competenti. Dirigenti che devono sapere come conciliare la leadeship e il management ,
poiché a capo di una struttura con peculiarità molto diverse rispetto ad altre
amministrazioni pubbliche. Dirigente manager, in quanto deve saper pianificare,
organizzare, controllare e dirigere le attività proprie di una struttura educativa particolare e
complessa, nello stesso tempo deve avere la capacità di trasformare gli input in output ed
essere in grado di organizzare il lavoro secondo i criteri di efficacia e efficienza, deve
saper valutare gli esiti e riprogettare nuovi obiettivi. Dirigente leader, in quanto è colui che
deve indicare la meta che si vuole raggiungere, promuovere la condivisione degli obiettivi,
stimolare il coinvolgimento e proporsi come esempio poiché aperto alle innovazioni,
sempre pronto alla riflessione, in sostanza uno stratega che raccoglie consenso e prestigio
intorno a sé. Un Dirigente Scolastico che sappia conciliare queste due differenti anime ,
management scolastico e leadership educativa, non può che andare nella direzione giusta,
verso l’obiettivo dell’ insegnare educando, superando la logica del solo insegnamento e
proseguendo verso quella dell’insegnamento/apprendimento che favorisce lo sviluppo delle
competenze personali.
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In un documento del 2001 sono elencate le 4 mega massime per gli educational leaders : conoscere il compito (know the task),
conoscere il contesto (know the situation), conoscere i collaboratori (know the followership) e conoscere se stessi (know oneself).
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La tesi
Quali sono gli strumenti reali, gli interventi o le azioni che un Dirigente Scolastico può mettere in
campo affinché l‟istituzione scolastica che rappresenta possa offrire a tutti gli allievi le stesse
opportunità di apprendimento?
Sulla scia delle indicazioni pedagogiche a cui sottendono le scelte della politica nazionale attuale
qual è lo scenario che ci si può attendere vista la complessità della odierna società?
Lo scopo di questa tesi, sollecitata dalle domande iniziali è quello di dimostrare come sia
determinante alla luce della normativa che ha introdotto l’autonomia delle istituzioni
scolastiche, il ruolo rivestito dal nuovo Dirigente Scolastico nel configurare una
organizzazione didattica flessibile, dinamica e innovativa, aperta alla domanda del
territorio, al passo con i tempi e rispondente alle richieste della società attuale, soprattutto
rispettosa dei bisogni e degli stili cognitivi di ogni singolo studente.
Il Dirigente Scolastico, nella consapevolezza del ruolo strategico che ha l’istruzione nella
crescita e sviluppo integrale della persona, travalicando l’impostazione di una scuola
tradizionale, dove l’insegnamento curricolare è suddiviso in insegnamenti disciplinari,
scandito in orari rigidi e impartito in aule sempre uguali, si può muovere all’interno di una
logica personalistica, flessibile e dinamica, che metta al centro lo studente in quanto
persona reale con i suoi bisogni, i suoi ritmi, le sue singolarità e le sue capacità, le sue
differenze. Con la convinzione così come affermato nel “Quaderno bianco sulla scuola” del
2007 che “non c‟è futuro senza educazione”. All’interno della normativa ci sono spazi di
autonomia e libertà per garantire a tutti gli studenti la scelta e la realizzazione di propri
percorsi formativi, la flessibilità organizzativa e didattica e l’ apertura al territorio sono
strumenti utili. Nello specifico dei capitoli che seguiranno la ricerca affronta gli aspetti
giuridico - legislativi, pedagogici - epistemologici e organizzativo - gestionali, legati alla
figura del Dirigente Scolastico, al quale la normativa ha offerto un ventaglio ampio di
possibilità di intervento nella gestione e organizzazione del servizio pubblico. Tali azioni
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