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Prefazione
Il seguente elaborato è uno studio condotto sul dialetto
teggianese. Come ben sappiamo, l’Italia è un Paese in cui sono
presenti molti dialetti, per la maggior parte di origine
indoeuropea, senza però dimenticare quella parte di dialetti di
origine non indoeuropea ora estinti (rimangono cospicue tracce
lessicali). In Italia i dialetti hanno prosperato per secoli anche
grazie alla divisione in tanti piccoli stati del territorio proprio
perché ogni stato aveva una propria lingua che rispondeva alle
esigenze dei cittadini. Molto spesso queste lingue sono
incomprensibili tra di loro: ad esempio un parlante campano non
capisce quasi nulla di ciò che dice un emiliano e viceversa. Il mio
intento è quello di studiare un dialetto in particolare, il
Teggianese, le cui particolari connotazioni ne rendono
interessante lo studio. È un dialetto vivo parlato da una comunità
di circa quindicimila persone su cui non è mai stato fatto uno
studio approfondito. Questo studio non ha la pretesa di essere
esaustivo ma vuole quantomeno portare alla luce gli aspetti più
salienti di questo dialetto concentrandosi, soprattutto sulla sua
fonologia, morfologia e sintassi non prima, però, di aver
presentato i luoghi, la storia, i popoli e le influenze culturali che
hanno caratterizzato, e caratterizzano ancora oggi, la vita dei
Teggianesi.
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Capitolo primo: Teggiano: luoghi, storia e popoli
1.1: luoghi
Teggiano è un borgo medievale arroccato su una bassa collina
sovrastante il Vallo di Diano, una vallata situata ai confini
meridionali della Campania racchiusa tra l’Appennino Campano
e i monti del Cilento. È uno dei paesi più conosciuti del Parco
nazionale del Cilento e Vallo di Diano grazie alle sue bellezze
paesaggistiche ed artistiche. Infatti Teggiano è un borgo ricco di
monumenti di epoche diverse che impreziosiscono le bellezze
naturali del posto. Si passa dalle colline ricoperte di castagni ad
ovest, alla fertile pianura ad est dove si coltiva la terra con
metodi, se non proprio tradizionali, rispettosi della natura. I
confini ad est sono segnati dal fiume Tanagro (il cui nome latino
era Tanagrus) che è uno di principali immissari del Sele. Il fiume
attraversa l’intera vallata da sud a nord dividendola in due parti
pressoché uguali. Questo corso d’acqua ha permesso il
prosperare di una ricca flora e di un’abbondante fauna: ivi
nidificano aironi e cicogne, senza dimenticare la forte presenza di
lontre e anatre selvatiche. Il confine ovest è delimitato dal
suddetto bosco di castagni, detto “Castagneta” in cui trovano
rifugio e sostentamento lepri, volpi, ricci, serpenti, cinghiali e
lupi; qui l’uomo non è “padrone” ma “ospite”.
La protezione di questi luoghi è assicurata dal Parco nazionale
che ha stilato precise regole per la salvaguardia e il rispetto del
parco per tutti i comuni del Vallo, in modo che non venga
deturpato questo patrimonio italiano. Teggiano è sede vescovile
della diocesi di Teggiano-Policastro ormai da secoli, questo ha
fatto sì che i numerosi edifici di culto si siano magnificamente
conservati per secoli. Nel solo centro storico si contano 15 edifici
tra chiese e cappelle sparsi per i vicoli, detti “carrare”, del borgo.
Vi sono inoltre musei, biblioteche e associazioni culturali che
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provvedono a placare la sete di sapere di Teggianesi e non. Ma ai
suddetti luoghi corrisponde una storia antichissima che ha visto il
prosperare di culture e popoli che hanno dominato l’Italia e il
Mediterraneo nelle epoche passate.
1.2: storia e popoli
Molte sono state le culture che nei secoli hanno condizionato la
vita dei teggianesi. Infatti Teggiano è un borgo dalla storia
antichissima; ha conosciuto la dominazione dei Greci, ha fatto
parte delle dodici città federate Lucane, ha conosciuto la
dominazione dei Romani, lo splendore medievale dovuto alla
presenza della potente famiglia Sanseverino che elesse Teggiano
capitale dei suoi possedimenti, è stato un punto di riferimento per
la religiosità dei dintorni grazie alla presenza della sede vescovile
della diocesi di Teggiano-Policastro. Si hanno testimonianze
dell’ insediamento dei Greci a partire dal nome: i Greci la
chiamarono Tegea, Tegia, Tegira, Thegenis. Tali denominazioni
non sono affatto casuali: ce ne accorgiamo facilmente leggendole
nell’ottica della politica dei coloni della Magna Grecia. È quasi
lampante che la radice, per non dire il nome, ricalca il nome della
città di origine dei coloni emigrati per migliorare il proprio
tenore di vita. Infatti Tegea è una nota città greca, situata in
Beozia, da cui partirono, probabilmente, i primi colonizzatori di
Teggiano.
In seguito alla colonizzazione lucana prima e romana poi,
cambiarono, insieme agli usi e costumi, anche i nomi
dell’insediamento; si passo da Tergyla a Tergylanum, da
Tegeanum a Tegianum, da Dianum al definitivo Teggiano.
Teggiano acquisì una notevole importanza nel periodo Italico,
ricoprendo un ruolo fondamentale sia nell’ambito delle dodici
città federate Lucane che in occasione delle guerre sociali. In
seguito allo smembramento delle città federate Lucane da parte
dei Romani, Teggiano, mutato il suo nome in Tegianum, rimase
una delle cittadine più importanti anche per i nuovi conquistatori.
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La sua posizione elevata e di dominio sulla vallata fecero sì che i
Romani vi si stanziassero subito modificando anche la struttura
urbanistica della città adottando il sistema cardo e decumano, di
cui esistono tracce ancora oggi. Iniziarono la bonifica della
vallata, per la maggior parte paludosa e malarica. Costruirono
strade, su tutte la via Popilia che attraversa la città di Polla,
situata a pochi chilometri a nord da Teggiano. Numerose sono
poi le lapidi, le edicole funerarie e le iscrizioni ritrovate; queste
sono conservate sia nel Museo Diocesano sia murate nelle
costruzioni di epoca più tarda. Inoltre Teggiano diede i natali a
un imperatore dell’Impero Romano d’Occidente: Flavio Vibio
Severo (305-307 d. C.). Dopo la probabile distruzione da parte di
Alarico del 410 d. C. nel quinto secolo assunse il nome di
Dianum per poi diventare Diano, da cui prese il nome l’intera
vallata (Vallo di Diano). Il periodo di massimo splendore fu
raggiunto nel Medioevo quando la potente famiglia Sanseverino
fece di Teggiano la capitale dei sui numerosi possedimenti.
Con questo nobile casato arrivarono nel borgo molti personaggi
illustri che componevano la corte. Con i Sanseverino il borgo
assunse i connotati tipici della città medievale: mura di cinta,
porte fortificate, forma circolare, stradine che si diramavano a
raggiera dalla piazza alle mura e soprattutto un inespognabile
castello. L’Ampliamento di questo fu voluto da Ladislao di
Durazzo che, con un documento del 1404, impose a tutti i paesi
del Vallo il pagamento di una tassa per finanziarne la
ristrutturazione. Nel 1485 tra le mura del castello fu ordita la
famosa “congiura dei baroni” da Antonello Sanseverino contro il
re di Napoli Ferrante I d’Aragona. Nel 1497 Teggiano fu
assediata dal Duca delle Calabrie, nel frattempo divenuto re,
Federico che voleva punire il Principe ribelle. Ma la fama di
fortezza inespugnabile non fu sfatata neanche in questa
occasione. Infatti l’assedio durò più del previsto grazie anche a
tutta la popolazione che si schierò al fianco dell’amato signore.
Al re non restò che sancire una resa onorevole con il principe che
ebbe salva la vita insieme alla sua popolazione. Nel 1552 la
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famiglia Sanseverino si allontanò definitivamente da Teggiano
che diventò feudo di altre nobili famiglie con alterne fortune.
Alla fine di questo prospero periodo rimase comunque un centro
molto importante grazie alla sede vescovile (1556) della Diocesi
di Teggiano-Policastro. Questa fu molto influente sia
economicamente sia politicamente sia spiritualmente oltre che
per la presenza di un importantissimo Seminario, fondato nel
15641.
Ma intorno alla fine del XIII secolo Teggiano aveva dato i natali
al suo personaggio più illustre: San Cono. Figlio di una famiglia
benestante, secondo la leggenda che si tramanda da secoli, già da
bambino decise di dedicarsi al Signore fuggendo dalla propria
famiglia per andare a farsi monaco nel vicino monastero
benedettino di Cadossa. La sua vita fu molto breve (mori a circa
vent’anni) ma piena di miracoli che ancora oggi i Teggianesi
ricordano e venerano2. Anche gli emigranti non dimenticarono
mai il loro “Cunucciu” tanto che San Cono è il Santo Patrono
della città di Montevideo e dell’Uruguay.
Nei secoli in cui Teggiano ha vissuto all’ombra della Chiesa si
sono alternati periodi felici a periodi bui. A cavallo tra la fine
dell’800 e l’inizio del ‘900 anche nel piccolo borgo iniziarono le
grandi ondate migratorie che portarono molti nostri connazionali
lontani dai loro affetti e dalle loro tradizioni; si emigrava per far
una vita meno amara e per cercare fortuna. La maggior parte
degli emigranti si diresse verso le americhe in Venezuela,
Uruguay, Argentina, Stati Uniti e Canada. Qui, i Teggianesi,
spesso iniziarono a fare i lavori più duri e degradanti; molti
rientrarono con il frutto del loro lavoro e acquistarono beni
immobili in Italia; altri restarono nel paese in cui erano ospiti
dando vita a generazioni di teggianesi all’estero. Negli anni
sessanta, in pieno “boom economico”, ci fu un’altra ondata di
1
Cfr. Passeggiando per Teggiano, a cura dell’ArcheoClub sez. di Teggiano,
ArcheoClub, Teggiano, 1987.
2
Cfr. Mons. Amabile F. San Cono, cittadino e protettore di Teggiano e Diocesi,
Edizioni Cantelmi , Salerno 1971.
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migrazioni che portò molti teggianesi ad emigrare al nord Italia e
in Europa: Svizzera, Germania e Liechetenstein su tutti.
Nonostante le ondate migratorie sopraccitate, Teggiano non si
indebolì socialmente e culturalmente ma, al contrario, si rafforzò
e si arricchì di nuove esperienze di vita. Oggi Teggiano è una
cittadina che guarda al futuro rispettando il passato.
Tutte queste culture che si sono succedute hanno lasciato il segno
nelle generazioni successive negli usi, nei costumi e nella lingua.
E proprio quest’ultimo punto è lo scopo di questo studio:
conoscere il dialetto teggianese e descrivere la fonologia, la
morfologia e la sintassi di un dialetto che è stato, è, e sarà uno dei
grandi patrimoni di questo meraviglioso borgo e dei suoi abitanti.