4
Da questi emergono le radici del suo pensiero liberale sviluppatesi a
partire dal liberismo smithiano e sistematizzate poi dalla Scuola austriaca
nel principio di utilità marginale, quale valore del libero mercato e contro il
sistema socialista, inutile, dannoso e fallimentare.
Hayek faceva risalire le radici del socialismo al positivismo francese e
alla sua considerazione dell’onnipotenza della ragione. Le obiezioni da lui
mosse contro ciò che chiamò razionalismo costruttivista e contro l’abuso
delle capacità della ragione, furono molto chiare: nessuna scienza esatta
può interferire nelle scienze sociali; non tutto si può razionalmente stabilire.
La presunzione di poter determinare attraverso degli strumenti tipici delle
scienze esatte le azioni degli individui, è categoricamente rifiutata da
Hayek e messa sullo stesso piano della falsa sistematicità con cui
venivano applicate l’etica di stato e le norme centralistiche.
Si è rilevato, quindi, come la critica hayechiana al sistema socialista sia
stata lucida e puntuale ma non sterile né priva di contenuti propositivi.
La proposta economica dell’autore viennese ha nel libero mercato, nella
spontaneità e nella capacità dell’individuo i valori attraverso i quali ogni
uomo libero ha infinite opportunità di realizzare le proprie aspettative. A
questi vanno aggiunti la proprietà privata e il denaro, strumenti insostituibili
per il generale sviluppo di una società libera.
E’ proprio nel libero mercato che il nostro autore vede il principio e il
fine di ogni sistema liberale, a garanzia di quel bene essenziale che è la
libertà. Questa affermazione può essere criticamente discussa valutando
se il libero mercato possa essere ritenuto la panacea di tutti i mali. Il
determinismo naturalistico di Hayek, infatti, non gli fa cogliere fino in
fondo molti aspetti significativi dell’uomo oltre quelli di un individuo
compromesso nel meccanismo della competizione economica sviluppatasi
in un sistema ordinato.
5
Il concetto di ordine ha un peso considerevole in tutto il pensiero di
Hayek. Esso è dinamico e mette in rilievo la naturale spontaneità
dell’individuo nel determinare e conseguire i propri obiettivi. Per far capire
meglio il concetto di ordine egli si serve di due termini greci: taxis e
cosmos. Questi due termini definivano, l’uno un ordine predeterminato e
diretto dall’alto, l’altro un ordine spontaneo, non creato dall’uomo.
Immediato è il riferimento alla dicotomia tra il sistema socialista (taxis), e
quello liberale (cosmos): il primo imbrigliato da regole coercitive, il
secondo, libero.
Oltre a questi elementi, si rileva l’importanza nel pensiero di Hayek del
concetto di catallaxi nel quale si può trovare l’ordine morale, di
cooperazione, e il significato di benessere realizzabili in un cosmos quale
meccanismo spontaneo, libero e senza costrizioni centralistiche. Tale
concetto, che egli sostiene quale principio economico, ha anche un
significato molto più ampio: accogliere l’individuo nella comunità e
cambiare l’inimicizia in amicizia.
Proprio nella catallaxi ha senso il sistema hayechiano del libero mercato
nel quale la competizione economica libera energie creatrici, crea
conoscenza, distribuisce risorse ed è funzionale alla ricchezza della società
e dell’individuo. Manca nell’autore, di fronte alla possibile crisi del sistema
competitivo, un’importante riflessione sulla cooperazione economica non
competitiva, uno strumento altrettanto valido della competizione per lo
sviluppo, la crescita e la possibilità di poter sostenere la sopravvivenza del
meno adatto, riabilitandolo.
Dalla competizione economica trae origine un altro aspetto molto
rilevante del pensiero di Hayek: l’evoluzionismo. Il nostro autore mette
subito in chiaro che il suo non è l’evoluzionismo darwiniano della
selezione biologica dei meno adatti; si tratta di un evoluzionismo con
caratteristiche diverse.
6
Esso si rivolge alla selezione dei gruppi che adottano determinati
modelli considerati perdenti. La sua specificazione non tiene conto, però,
dell’importante rapporto che naturalmente si costituisce tra individuo-
gruppo-modello. Sta di fatto, comunque, che anche nell’ordine hayechiano
al quale viene applicata questa nuova selezione evoluzionistica, qualcuno è
destinato a soccombere.
La conclusione della prima parte della presente ricerca vede Hayek
immergersi sempre più nella progressiva eliminazione dal libero mercato di
ogni riferimento esterno, di ogni norma che possa impedire il libero
sviluppo dell’individuo. Egli però non si ferma lì e procede al sostegno e
alla definizione di due principi da sempre ritenuti premesse indispensabili
per non cadere nel rischio dell’autoritarismo: democrazia e libertà.
Per l’autore viennese, democrazia e libertà sono complementari: l’una
non può sussistere senza l’altra. Esse costituiscono la possibilità
dell’individuo di vivere liberamente e di poter progettare la propria vita
senza coercizioni. Alla democrazia, approvazione generale, controllo
dei cittadini, parlamenti eletti liberamente dagli stessi cittadini, governi
che emanano leggi generali e le fanno rispettare ma limitati nei loro
interventi nel libero mercato, sono essenziali.
Hayek è sempre pronto a difendere la democrazia come un valore per il
quale vale la pena di lottare. A volte, però, le sue affermazioni sul concetto
di democrazia appaiono discutibili e contraddittorie: egli esprime
l’opportunità, per garantire la democrazia, di eliminare il suffragio
universale riservando il diritto di voto solo ai sostenitori del sistema
liberale; vale a dire, è preferibile un suffragio limitato che un governo,
paradossalmente, non democratico. Da ciò si deduce una democrazia
dalle premesse poco democratiche e, quindi, snaturata nella sua stessa
essenza.
7
La stessa democrazia, afferma ancora Hayek, può trovarsi in situazioni
difficili: corruzione, gruppi di poteri forti che influiscono a proprio favore
sulle decisioni governative. Questo meccanismo di corruzione e favoritismi,
secondo l’economista viennese, si può trovare solo nei paesi che
garantiscono la giustizia sociale, il bene comune e i privilegi. Sembra,
tuttavia, che la storia sia diversa e che questi non siano “privilegi”
esclusivi dei regimi socialisti.
Dopo aver ripercorso i fondamenti del sistema hayechiano, la seconda
parte del nostro lavoro si sviluppa attraverso l’analisi critica del pensiero
dell’autore su importanti considerazioni riguardanti l’aspetto sociale,
solidaristico e generalmente umanitario.
L’attenzione che egli ha verso i più deboli è certamente particolare, ma
vede nella loro marginalità una necessità per la competizione e,
conseguentemente, per la crescita della società. Anch’essi hanno notevoli
opportunità di mettere a frutto le loro capacità in una realtà costituita dal
libero mercato; sono liberi di agire, di comprare, di vendere: in definitiva,
di perseguire i propri fini. I diseredati, però, senza possibilità di accesso al
mercato, vengono inglobati nel meccanismo determinista dal quale non
possono ricevere nessun sostegno, e affidati alle cure di una ipotetica
organizzazione governativa. Hayek si affida così alla “carità di stato” che
aveva sempre rifiutato quale premessa per la corruzione e inutili privilegi.
Infatti, per quanto riguarda i principi della giustizia sociale e del bene
comune, il filosofo viennese ha un’attenzione particolare denunciandone
l’assurdità e l’inutilità in un sistema liberale. Sono un residuo preistorico di
sistemi adatti a società arcaiche che ora non hanno più senso. Le sue
soluzioni si adeguano, ovviamente, al suo pensiero: maggiore libertà,
maggiore competizione e più mercato. La critica che viene mossa nei
confronti del pensiero hayechiano al riguardo, trae origine dal fatto che
giustizia sociale e bene comune non sono modelli che fanno emergere solo
8
corruzione, privilegi, vacuità e insensatezza, ma costituiscono mezzi
efficienti per il mercato e per il riconoscimento che la persona non è solo
strumento di un meccanismo e ha il diritto di vivere dignitosamente.
I rischi che egli non percepisce sono legati alla possibilità di creare, nel
suo sistema, monopoli di potentati economici che riducono, se non
addirittura eliminano, gli spazi di accesso ad una vita dignitosa dei
diseredati. In assenza di equità nella redistribuzione delle risorse, di
eliminazione del principio della giustizia distributiva della ricchezza, il
benessere, nelle sue diverse accezioni, è limitato ai privilegiati del sistema
liberale.
Dal pensiero sociale di Hayek, così aggressivo nei confronti dei sistemi
di tutela dei diseredati salvo riconoscere l’efficacia di una qualche
organizzazione politica, emerge anche la constatazione che i valori della
solidarietà e dell’altruismo non hanno alcun significato. Nessuno può avere
a cuore gli altri come tali ed è indispensabile affidarsi alle opportunità
offerte dal mercato, le uniche, secondo l’autore viennese, ad essere in grado
di creare solidarietà; l’altruista è tale solo perché è egoista e autointeressato.
Alleviare direttamente le sofferenze altrui perché fa sentire più “ricchi”,
come scrive Sen, per Hayek non ha senso. Ma la solidarietà è un valore che
crea ricchezza e benessere per coloro che non hanno accesso al mercato e
per la società nella sua complessità: anche il mercato, ormai, deve misurarsi
con essa.
Nell’ultimo capitolo si è cercato di affrontare il dilemma del rapporto tra
economia ed etica tentando di non cadere nelle estremizzazioni che ne
condizionerebbe il valore e la libertà di riflessione. Hayek, dal canto suo,
non è un sostenitore dell’etica come valore, anzi, egli la considera un
condizionamento dell’attività e della libertà dell’individuo oltre ad un
inaccettabile ostacolo allo sviluppo economico. L’etica, però, come molti
studiosi contemporanei sostengono, non solo non è d’intralcio
9
all’economia, ma ad essa addirittura necessaria, se questa, evidentemente,
vuole crescere e svilupparsi per formare realmente quella “Grande società”
che il nostro autore auspicava.
La determinazione con la quale egli conduce la battaglia contro le regole
e la morale a favore dell’egoismo economico, evidenziano anche come la
centralità della persona quale ragione dell’esistenza del mercato e di ogni
attività ad esso connessa passi decisamente in secondo piano. Seppur con
l’attenzione particolare che egli rivolge all’uomo in quanto uomo, il suo
pensiero non si scosta dal meccanicismo nel quale l’individuo è relegato,
privandolo così del suo essere persona.
Nell’ultimo e conclusivo paragrafo si cerca di far emergere come la
proposta di un determinismo naturalista di stampo hayechiano sia ormai in
una fase di difficoltà propositiva. Dopo i grandi teorici che l’hanno
sostenuta e che continuano a sostenerla, mancano proposte innovative che
lascino percepire un radicale e innovativo cambiamento. Hayek parla con
interesse di un terzo settore indipendente che si sostituisca sia al mercato
che allo stato ma mai di proposte alternative al mercato. Qui, invece, si
vuole proporre un mercato diverso, che sappia conciliare persona ed
economia con uno spostamento dal solo interesse verso il profitto a quello
primario verso la persona per una umanizzazione dell’economia.
10
Introduzione
La formazione di F.A. von Hayek
Friedrich August von Hayek nacque a Vienna l'otto marzo 1899 da
August Edler von Hayek e Felicitas von Jurascheck. Una famiglia la cui
classe sociale, fatta di professionisti e funzionari statali, contribuì al
sostegno dell'impero austro-ungarico ma non sopravvisse al suo crollo. Il
padre era medico e botanico ed è proprio dal padre che Friedrich August
trasse, fin da adolescente, la passione per la botanica, approfondendo la
paleontolgia e la teoria dell'evoluzione naturale che sarà una delle discipline
più importanti nella costruzione del suo pensiero. Dopo aver partecipato sul
fronte italiano alla prima guerra mondiale, si iscrisse alla facoltà di
giurisprudenza frequentando le lezioni dell'economista Friedrich von
Wieser. Nel 1921 si laureò in legge e, nel 1923, in scienze politiche.
In quel periodo la filosofia della scienza aveva come motore propulsivo
il pensiero di Ernst Mach che con i suoi postulati scientifici influenzò
Hayek, soprattutto per ciò che riguarda la verità delle sensazioni, uniche
possibilità di conoscenza. La posizione forte di Mach e dei suoi successori,
tuttavia, non impedì a Hayek, nonostante le frequentazioni del filosofo della
11
scienza, di staccarsi dal pensiero empirico, constatando, a sua volta, che
le sensazioni pure non possono essere percepite. Infatti, sono necessarie
delle interconnessioni nel cervello oltre al verificarsi di correlazioni tra
esperienze passate e presenti. Questo lo aiuterà ad aprirsi la strada per la
soluzione del problema sulla creazione del concetto di ordine che si
rivelerà molto importante per il suo pensiero.
1
Nel 1921 Hayek portò a Ludwig von Mises una lettera di
raccomandazione scrittagli dal suo insegnante Friedrich von Wieser per
essere assunto presso l'ente che si occupava dei debiti che erano stati
bloccati nel corso della guerra. Questo incontro con von Mises fu uno dei
momenti più significativi della vita intellettuale di Hayek. Von Mises,
infatti, era un economista di grande rispetto ma fu anche colui che, con la
pubblicazione del saggio Socialism
2
, avrebbe rappresentato il fondamento
della critica alla teoria della pianificazione economica di tipo socialista che
convinse Hayek ad abbandonare le tendenze socialiste che fino a quel
momento egli aveva abbracciato.
L'incontro con von Mises, la lettura dei Grundsaetze der
Volkswirtschaftslehere di Carl Menger
3
provocheranno in Hayek un
grande entusiasmo per gli studi economici indirizzati soprattutto alla teoria
marginalista che sostiene il valore di un oggetto come determinato dall'uso
che se ne fa, contrariamente al positivismo, incapace di concepire il valore
dello stesso oggetto senza un parametro esterno di riferimento.
Nel 1923 Hayek si recò a New York dove, alla Columbia University,
frequentò le lezioni di Wesley Clair Mitchell sulla storia del pensiero
1
Cfr. F.A.von HAYEK, Hayek su Hayek, a cura di S.Kresge e L.Wenar, Firenze 1996, p. 14-15 (I
ed. Chicago 1994).
2
Cfr. D.ANTISERI, Ludwig von Mises: l’impraticabilità del socialismo, in N.Abbagnano, Storia
della filosofia, vol. IX, a cura di G.Fornero, F.Restaino e D.Antiseri, Torino 1994, p. 128 (tr.it.
Socialismo, Milano 1990).
3
Cfr. HAYEK, Hayek su Hayek, cit., p. 17 (tr.it. Principi di economia politica, Milano 1976).
12
economico. Tornò a Vienna nel 1924 e scrisse alcuni saggi molto
significativi sui problemi monetari.
A Vienna, ricominciarono frequenti i contatti con von Mises dai quali
emersero proficue conversazioni sui metodi della ricerca economica che
Hayek aveva appreso negli Stati Uniti. Nel 1927, von Mises e Hayek
fondarono l'Oesterreichische Konjunkturforschungsinstitut (L'Istituto
austriaco per la ricerca sul ciclo economico) di cui quest’ultimo divenne
direttore e allo stesso tempo impiegato. Tale incarico gli diede la possibilità
di approfondire la teoria monetaria che gli fu di sicuro aiuto a Londra, alla
London School of Economics, dove fu invitato nel 1931 da Lionel
Robbins. Vi tenne quattro lezioni intitolate Prices and Production e , visto
il notevole successo, nel 1933 ottenne la cattedra di economia presso la
prestigiosa istituzione, diventando anche, nei diciotto anni trascorsi a
Londra, il maggior oppositore di John Maynard Keynes.
Il periodo storico è quello che precede la seconda guerra mondiale; tutto
sta cadendo nella depressione più nera. E' da questo susseguirsi di eventi
che emerge la posizione di Keynes, abile e fervente sostenitore
dell'importanza dell'intervento governativo su questioni monetarie e fiscali.
Oltre a questa posizione che verrà aspramente avversata, Hayek nutrì un
certo risentimento nei confronti di Keynes, il quale non teneva in gran
considerazione i suoi scritti sulla teoria della moneta.I tragici eventi della
guerra, distrassero gli studiosi dall'ascolto del pensiero hayekiano.
4
4
Cfr. ivi, pp. 22-26. Dopo la seconda guerra mondiale John Maynard Keynes pubblicò The
economic Consequences of the Peace (tr.it. Le conseguenze economiche della pace, Torino 1983)
sostenendo che la Germania non avrebbe potuto pagare i propri debiti di guerra se non con
massicce esportazioni che gli altri paesi non avrebbero potuto sostenere. Questa teoria fu accolta
benevolmente da Hayek. I problemi sorsero quando Keynes criticò Prices and Production (tr.it.
Prezzi e produzione: il dibattito sulla moneta, Napoli 1988) e Treatise of Money (tr.it. Trattato
della moneta, Milano 1979). Keynes, pur mantenendo una teoria dell’equilibrio economico
generale, sosteneva l’intervento governativo su questioni monetarie e fiscali, ciò che Hayek,
invece, attraverso la teoria economica neoclassica, rifiutò,
13
Nel 1937 Hayek pubblicò il saggio Economics and Knowledge
5
e altri
saggi con i quali, per la prima volta, introdusse l’idea della conoscenza
nell'equilibrio del sistema economico nel quale "non l'assenza di
cambiamenti nei dati oggettivi, cioè la staticità della situazione, ma la
conformità tra le aspettative individuali (dati soggettivi) e gli accadimenti
(dati oggettivi)"
6
portano alle estreme conseguenze il soggettivismo.
Rispose così anche a Keynes che sosteneva, invece, la posizione di un
maggior intervento governativo in economia. Hayek è avverso alla
posizione keynesiana, sostiene che per far sì che l'equilibrio del sistema
regga non siano possibili assunti validi in ogni tempo e in ogni dove. La
presunta onniscienza di chi stabilisce tali assunti, non è necessaria né
sufficiente a realizzare lo stato di equilibrio del sistema. Fondamentale è
invece la compatibilità tra ciò che l'individuo si è proposto e i dati oggettivi
necessari alla realizzazione dei suoi progetti, nonostante rimangano
ignoti progetti dei singoli.Questi saggi confluirono nel 1949 nel volume
Individualism and Economic Order.
7
Hayek non ha risolto, bensì ha posto il problema della conoscenza
necessaria all’equilibrio e all'armonizzazione dei piani individuali
all'interno del sistema economico, valorizzando il mercato come
meccanismo e affermando che, "dopo tutto, qualsiasi cosa il mercato faccia,
non possiamo fare di meglio sul piano intellettuale".
8
Nel 1934 Hayek si occupò della riedizione degli scritti di Carl Menger,
colui che per primo lo aveva avviato allo studio dell'economia e alla
contemporanea scoperta dell'importanza delle scienze sociali e del concetto
del generarsi spontaneo.
5
Cfr. D.ANTISERI, Friedrich August von Hayek: dalla democrazia alla demarchia, in
N.Abbagnano, Storia della filosofia, vol. IX, a cura di G.Fornero, F.Restaino e D.Antiseri, cit., p.
152 (tr.it. Economia e conoscenza, in Conoscenza, mercato e pianificazione, Bologna 1988).
6
V.OTTONELLI, L'ordine senza volontà. Il liberalismo di Hayek, Torino 1995, p. 206.
7
Cfr. ANTISERI, F.A. von Hayek: dalla democrazia alla demarchia, cit. p. 153.
8
F.A. HAYEK, Hayek su Hayek, cit., p. 115.
14
Nello stesso periodo scoprì anche la Logica della scoperta scientifica.Il
carattere autocorrettivo della scienza di Karl Popper, opera che Hayek
"trovò particolarmente utile per sferrare il suo attacco ai presupposti su cui
si fondava l'economia positivista"
9
. Nel 1936 egli invitò Popper a Londra
perché presentasse il suo scritto Miseria dello storicismo; da questo
momento, i due iniziarono un'amicizia durata una vita.
In vari saggi, tra i quali The Counter -Revolution of Science e Scientism
and the study of Society,
10
Hayek analizzò gli errori dello scientismo
derivanti dall'applicazione delle teorie delle scienze naturali alle scienze
sociali con l’illusione di poter controllare l'imprevedibilità dei
comportamenti dell'uomo. Condannando la “tirannia esercitata dalla fisica e
dalla biologia sulle scienze sociali”,
11
egli volle così dimostrare gli errori
dello scientismo, fatto risalire a Cartesio, ai positivisti francesi Comte,
Saint Simon, e a Hegel. Il controllo della realtà sociale per mezzo delle
leggi delle scienze naturali definito da Hayek "costruttivismo", alla
società causerà solo danni derivanti "dall'idea secondo la quale gli uomini
possono mutare le istituzioni a volontà secondo piani prestabiliti".
12
Gli
eventi non si possono conoscere nel loro veloce susseguirsi, e non si
possono, quindi, progettare organizzazioni di controllo sociale
razionalmente determinate. Nel 1952 questi saggi apparvero nel volume
The Counter-Revolution of Science: Studie on the Abuse of Reason.
13
In
questo volume inserì anche una terza parte nella quale criticava le posizioni
storicistiche di Comte e di Hegel e la loro presunzione di aver trovato delle
leggi-guida per l'umanità.
9
Cfr. ivi, p.28.
10
Cfr. ANTISERI, Friedrich.August von Hayek: dalla democrazia alla demarchia, cit. p.153.
Questi saggi sono stati pubblicati dalla rivista “Economica” tra il 1941 e il 1944.
11
N.MATTEUCCI, L’eredità di von Hayek, Milano 1997, p. 30.
12
ANTISERI, F.A. von Hayek: dalla democrazia alla demarchia, cit., p. 153.
13
Cfr.OTTONELLI, L’ordine senza volontà, cit.,p. 212. (tr. it. L’abuso della ragione, Firenze
1967).
15
Durante la seconda guerra mondiale Hayek cominciò a maturare l’idea
che lo accompagnerà per tutta la vita: il rifiuto del socialismo e di
qualsiasi forma di abuso sulla libertà dell’individuo. Un pensiero
lungimirante, capace di descrivere minuziosamente gli errori, le perverse
strategie ecomoniche di un modello economico-collettivista imploso per la
sua stessa mancanza di libertà. In The Road to Serfdom
14
, Hayek sottopose a
dura critica qualsiasi forma di totalitarismo, di pianificazione economica e
di intervento statale nell'economia in nome del libero mercato e del rule of
law. Il Welfare State diventerà per Hayek un "mostro" da combattere con
ogni arma; esso non può che rappresentare "necessariamente il primo passo
verso la pianificazione totale della società, ossia il primo passo verso il
totalitarismo".
15
The Road to Serfdom non fu ben accolta dagli accademici inglesi che,
tendenzialmente, si rivolgevano al pensiero socialista. Uno di questi fu
Rudolf Carnap, il quale rimproverò Popper di aver accolto favorevolmente
l'opera dell'amico Hayek. Contrariamente al mondo accademico, il libro
ebbe una grande popolarità sia in Inghilterra che negli Stati Uniti; venne
pubblicato a puntate per il grande pubblico sul “Reader's Digest” in una
versione non completa.
16
Hayek voleva combattere il socialismo, e voleva farlo ricorrendo al
pensiero di grandi filosofi ed economisti quali Adam Smith, David Hume e
Alan Ferguson. A partire da ciò, egli concludeva contro il pensiero
socialista che l’evoluzione dei mezzi necessari per l'organizzazione
sociale è la soluzione dei problemi economici e la possibilità che qualsiasi
individuo si renda indirettamente utile al bene comune.
14
Cfr. ivi, p.211 (tr.it. La via della schiavitù, Milano 1948 ).
15
Ivi., p. 212.
16
Cfr. ivi, p. 212.
16
Era il 1947 quando Hayek, assieme al suo collega e amico von Mises,
organizzò un convegno di liberali in Svizzera presso un albergo sul Monte
Pélerin. Questa fu l'occasione per fondare oltre che con von Mises anche
con Milton Friedman e Karl R. Popper, la Mont Pélerin Society, società
creata al fine di discutere sulla natura del pensiero liberale e sul suo
rafforzamento intellettuale.
17
Nel 1950 Hayek si trasferì negli Stati Uniti e accettò, non senza
perplessità, una cattedra all'Università di Chicago. La diversa
impostazione accademica della Scuola economica di Chicago rispetto a
quella austriaca non gli permisero l'accesso all'insegnamento presso la
facoltà di economia; gli fu quindi assegnata una cattedra di scienze morali.
Vi insegnerà fino al 1961, anno in cui ritornerà in Europa. La scelta di
recarsi negli Stati Uniti fu motivata soprattutto dalla possibilità di
provvedere alla disponibilità finanziaria per risposarsi con una donna (una
sua parente, reincontrata casualmente con l'aiuto del cugino Ludwig
Wittgenstein) che frequentava ormai da parecchio tempo e alla quale era
legato fin dalla giovinezza. Anche lo scandalo che il nuovo matrimonio
avrebbe potuto provocare a Londra fu uno dei motivi che lo spinsero a
lasciare la città e il paese del quale, nel frattempo, era divenuto cittadino.
Nel 1952 Hayek ritornò alle questioni nelle quali era stato coinvolto
molti anni prima nell'Analysis of Sensations di Ernst Mach e scrisse The
Sensory Order
18
. L’interesse che Hayek nutrì per la psicologia già da
studente fu notevole, seguendo corsi specifici e trascorrendo alcune
settimane a Zurigo in un laboratorio di neurofisiologia. Fu proprio durante
il suo soggiorno a Chicago che trovò molto spazio per l’approfondimento
dei principi della psicologia e dove maturò le sue convinzioni esposte
successivamente in The Sensory Order.
17
Cfr. ANTISERI, F.A. von Hayek: dalla democrazia alla demarchia, cit. pp. 153-154.
18
Cfr. MATTEUCCI, L’eredità di von Hayek, cit., p. 25. (tr.it. L’ordine sensoriale, Milano
1990).
17
L'opera del 1952 sviluppa soprattutto la psicologia teorica, sottolinea
l'importanza della conoscenza e ne mette in luce la sua limitatezza.
Quest'opera, che sembra non sia stata molto letta nemmeno dagli studiosi di
Hayek, analizza la mente umana sulla base dei presupposti teorici da
sempre applicati dall'autore alla ricerca della nozione di ordine in economia,
che "diviene il concetto centrale dell'opera di psicologia, per essere poi
trasferita in qualità di strumento essenziale di analisi dei processi sociali
nell'ambito della teoria politica".
19
Nel 1954, nel volume di vari autori Capitalism and the Historians,
Hayek scrive una introduzione dal titolo History and Politics in cui cerca di
mostrare l'infondatezza del principio per cui la condizione operaia è
peggiorata a causa del capitalismo.
20
Una delle sue opere maggiori, pubblicata nel 1960, fu The
Constitutions of Liberty.
21
Un trattato di filosofia politica in difesa della
libertà la quale,per l’autore, deve essere sempre sostenuta da principi
morali radicali, con la coercizione ridotta al minimo perché gli individui si
conformino a questi principi. Quest'opera ripercorre la strada già tracciata in
The Road to Serfdom approfondendo il significato della libertà e delle sue
garanzie. Hayek fu letto dai difensori del libero mercato che trassero dal suo
pensiero la teoria dello stato minimo e del libertarismo. Il successo di The
Consitutions of Liberty è dovuto all'approfondimento delle teorie
economiche che egli fece a Chicago e alla ripresa del liberalismo classico
in un momento di declino delle teorie keynesiane.
Il nostro economista, comunque, non si era mai integrato nell'ambiente
accademico della Scuola di Chicago. Nel 1962, nonostante una crescente
sordità e frequenti crisi depressive, accettò, anche in previsione del suo
19
OTTONELLI, L’ordine senza volontà, cit., p. 214.
20
Cfr. ANTISERI, F.A. von HAYEK: dalla democrazia alla demarchia, cit., p. 154 (tr.it. Il
capitalismo e gli storici, Firenze 1957).
21
Cfr. OTTONELLI, L’ordine senza volontà, cit., p. 214. (tr.it. La società libera, Firenze 1969).