INTRODUZIONE
Ho scelto il tema in questione oltre che per la mia esperienza
personale (ho trascorso un anno della mia vita nei Paesi Baschi),
anche per l'interesse che ha sempre suscitato in me un problema
più generale e antico, quello del senso di appartenenza ad una
comunità, che ha spesso spinto l'uomo a non voler far parte di altre
comunità, a temerle e a volte addirittura ad odiarle.
La questione dei nazionalismi moderni (periferici e non) sarà
sempre di difficile risoluzione. In questo lavoro non ho la minima
pretesa di risolverla, né tantomeno di proporre una soluzione:
vorrei solo descriverla a partire da un caso particolare che può però
servire a metterne in luce alcuni aspetti.
Eccezion fatta per l’ultimo capitolo, credo che mi sia riuscito il
compito che mi ero prefissato: entrare negli eventi astenendomi
dal dare giudizio non essendo io né basco, né tantomeno spagnolo
(quindi, come spesso mi è stato ripetuto dai miei amici baschi, non
posso capire).
Quindi, per una volta, ho deciso di non entrare nel merito.
Non entrare nel merito non per mancanza di coraggio critico, ma
per la consapevolezza della complessità del problema quando si
parla di problematiche relative a termini quali “popolo”,
“minoranza” e “nazione”, i cui limiti sono sempre suscettibili di
revisione a seconda del punto di vista dell’ analisi.
Il problema, quando si prova ad inquadrare un fenomeno come il
nazionalismo, nasce dalla presenza di un elemento in particolare: il
“popolo”, elemento considerato nazione o minoranza solamente a
seconda della distanza da cui lo si vuole guardare, e tale distanza
risponde spesso e volentieri a meri principi politici (il caso recente
del Kosovo o del Tibet ne sono una conferma).
Un popolo è tale solo dalla distanza da cui lo si guarda (lo stesso
popolo basco riconosce al suo interno una miriade di
differenziazioni…così come quello irlandese, padano, tibetano,
catalano ecc ecc).
Manuel Castells ci dice: teorici del calibro di Josè Maria Aznar (ex
presidente spagnolo appartenente al Partido Popular n.d.a.) ci
svelano che le nazioni sono un’invenzione, ma all’ovvia domanda
“anche la sua?” Aznar da fondamentalista coerente: << la mia No.
3
Perchè è quella vera>>.(…) ci sono alcune nazioni che non sono
invenzioni perché sono vere, e altre fatte di bugie. Come
distinguerle? È facile: io ho un esercito e tu no.
Scimmiottando Mao, la nazione nasce dalla canna del fucile(...) chi
vince nella storia traccia le frontiere si proclama sovrano e diventa
una nazione.
1
Insomma, in termini pratici sappiamo che perchè vi sia una
minoranza nazionale (che non è solo un semplice gruppo di
individui, accomunati da una religione, lingua o cultura, ma anche
da una posizione politica dinamica), gli elementi caratteristici sono
tre:
1) affermazione pubblica di far parte di una nazione etno-culturale
diversa dalla nazione etno-culturale numericamente o
politicamente dominante
2) la richiesta che lo stato riconosca questa distinta nazionalità
3) la rivendicazione sulla base di questa nazionalità etno-culturale
di certi diritti politici o culturali collettivi
2
.
Come vedremo nel corso del lavoro, la situazione esistente nel
paese basco possiede tali elementi caratteristici.
In questo scritto quindi affronterò in un primo capitolo la parte
storica del problema: origine, sviluppo e situazione attuale
(basandomi principalmente sulle fonti di Antonio Elorza “La historia
de ETA” e dell’ italiano Alfredo Botti “La questione basca”) e in un
secondo capitolo mi soffermerò sulle vie (partitiche) del
nazionalismo basco che hanno visto la luce prima della dittatura
franchista (basandomi sul lavoro di Santiago de Pablo e Ludger
Mees “El pendulo patrioctico”).
Nel terzo capitolo invece mi soffermerò sulle vie (partitiche e non)
adottate durante il franchismo e durante la fase democratica,
ovvero quella attuale (questa volta la fonte principale è quella di
Antonio Elorza “La historia de ETA”).
Nel quarto e ultimo capitolo mi soffermerò sull‘attuale stato delle
cose e le modalità di risoluzione del problema che sta prospettando
il Lehendakari basco, aggiungendovi un mio punto di vista su cosa
dovrebbe fare l’Unione Europea per tentare di aiutare la Spagna e
la Francia nella risoluzione di tale conflitto.
1
M.Castillas “Una,grande e libera” Internazionale, 2008, n.730, pp. 19
2
R.Brubaker, I nazionalismi nell’ Europa contemporanea, Roma : Editori Riuniti
1996, p.67
4
CAPITOLO I
ORIGINE E SVUILUPPO DEL
NAZIONALISMO BASCO
PREMESSE
La prima cosa da analizzare per affrontare lo studio del
nazionalismo basco è innanzitutto la composizione della regione in
cui nasce e si sviluppa il movimento nazionalista, ovvero la
cosiddetta Heuskal Herria (trad: paese degli Euskaldunes, ovvero
dei bascofoni).
All’interno dello stato spagnolo è presente una Comunità Autonoma
(il Pais Vasco appunto), che comprende tre province: Araba
(Alava)
3
con capoluogo Gasteiz (Vitoria), Gipuzkoa (Guipuzkoa) con
capoluogo Donostia (San Sebastian) e Bizkaia (Vizkaia) con
capoluogo Bilbo (Bilbao); nel totale poco più di due milioni di
abitanti. A questa regione che corrisponde ai Paesi Baschi come
Comunità Autonoma, i nazionalisti affiancano un’altra provincia,
sempre in territorio spagnolo: la Nafarroa (Navarra, 507.000
abitanti al 1981), che, con i Paesi Baschi, forma il c.d. Hegoalde
(Paese Basco meridionale).
All’Hegoalde va affiancata l’Iparralde (Paese Basco settentrionale):
ovvero tre province in territorio francese: Behe-Nafarroa (Basse
Navarre)
4
, Lapurdì (Labourd), e la Zuberoa (La Soule). L’Iparralde
racchiude non più di 260.000 abitanti inseriti nel dipartimento dei
Pirenei atlantici dell’Aquitania francese.
Quindi nel totale si può dire che l’intera regione dell’Heuskal Herria
arrivi ad un totale di poco inferiore ai 3 milioni di abitanti
(2.873.512 secondo l’ultimo censimento). L’86% delle terre e il
91% della popolazione sono soggette al governo spagnolo, il
restante al governo francese.
3
Si noti che il nome viene indicato in parentesi nella sua dizione spagnola e in
corsivo quella in lingua basca.
4
Si noti che il nome viene indicato in parentesi nella sua dizione francese e in
corsivo quella in lingua basca.
5
Tabella 1: Evoluzione della popolazione nei Paesi Baschi e nella Navarra nell’ otto-
novecento
5
Vizcaia Gipuzkoa Alava Navarra Totale
1877 189.954 167.207 93.538 304.184 754.883
1900 311.361 195.850
96.385 307.669 911.265
1930 485.20 302.329
104.176
345.883 1.237.593
1940 511.135 331.753 112.876 369.618 1.325.382
1960 754.383 478.337 138.934 402.042 1.773.696
1981 1.181.401 692.986 26580 507.367 2.642.334
Popolo e patria basca soffrono di una triplice divisione: quella che
separa i Paesi Baschi del nord (detti continentali) che si trovano in
Francia dai Paesi Baschi del sud, che si trovano in Spagna
(chiamati anche peninsulari), e all’interno di quest’ultima tra due
diverse Comunità Autonome
6
.
Tale divisione risale al 1659, ovvero al trattato dei Pirenei stipulato
tra Francia e Spagna per decidere i rispettivi confini.
Le autonomie concesse alla comunità dei paesi baschi in questo
periodo, e fino al termine delle guerre carliste, sono i fueros: leggi
storiche delle città basche, alle quali le nazioni sovrane dovevano
rispetto e obbedienza.
La Navarra, al termine della prima guerra carlista (1833-39), sarà
la prima a scarificare il regime forale a vantaggio di una Ley
paccionada (1841), che le avrebbe garantito ampie autonomie
amministrative ed economiche che però si sarebbero stabilite
successivamente (la prima volta avverrà nel 1977).
Mappa politica di tutte le province dell’Euskal Herria
5
Fonte;: J.L. de la Granja, S. de Pablo, La contemporaneidad (1876-1979), in I.
Bazàan (a c. di), de Tùbal a Aitor, cit., p.54
6
A.Botti, La questione basca, Milano: Bruno Mondadori 2003, p. 8
6
Vediamo come già esistano in questi anni di guerra autori baschi,
come il basco-francese Joseph-Augustrin Chaho (autore di Voyage
en Navarre pendant l’insurrection des basques 1830-35, Paris
1836, nel quale per la prima volta i Baschi vengono definiti come
nazione oppressa), che interpretano la prima guerra Carlista
(1833-39) come guerra dei baschi contro il regno di Castiglia (si
schierarono dalla parte di Don Carlos, pretendente cattolico al
trono di Castiglia), e identificano in Zumalacarregui il leader
naturale della patria basca
7
(Zumalacarreggui fu un generale basco
che aveva combattuto contro le truppe napoleoniche negli anni
dell’imperialismo francese; a lui spesso viene collegata la nascita
della guerriglia, essendo riuscito con 27.000 uomini a tenere sotto
scacco un esercito spagnolo di 100.000).
Ma la guerra fu persa perchè la borghesia basca preferì accordarsi
con la regina di Castiglia per il ripristino dei fueros (con la legge del
25 ottobre 1839), e per una maggiore sicurezza nei commerci.
Invece alla fine della seconda guerra carlista (1872-76) i fueros
scompariranno definitivamente: anche questa volta i baschi si
erano schierati dalla parte “sbagliata”: quella di Carlos VII.
Los fueros scompariranno: il 21 luglio 1876, le Cortes di Madrid
approveranno la loro abolizione, introducendo nel 1878 il concerto
economico tra le amministrazioni provinciali basche e il governo
centrale.
Tale concerto economico si basava su di un’autonomia fiscale
fissata con un sistema a quote, stabilite dal confronto tra governo
centrale e governo provinciale, al cui prelievo erano obbligate le
stesse diputaciones (centri amministrativi, province) basche; tale
sistema resterà in vigore fino al 1937.
Nel 1876 per la prima volta i Baschi furono obbligati a rientrare
nella leva militare spagnola e a contribuire alla finanza pubblica
spagnola; con questo avvenimento i Paesi Baschi si trovavano
orfani del loro unico referente simbolico comunitario (los fueros) e
per la prima volta divennero parte integrante dello stato spagnolo.
Da questo momento le forze filo-forali si allearono intorno alla
figura di un ex deputato: Fidel de Sagarmìnaga, forte iniziatore
dell’attività di restaurazione dei fueros, e al tempo stesso fedele
sostenitore dell’unità spagnola. In questo senso i foristi non
coincisero con altri antecessori di Sabino Arana (fondatore del PNV,
7
A.Botti, La questione basca, p. 34
7
nonché per molti dello stesso nazionalismo basco moderno, come
vedremo più avanti).
Alla morte di de Sagarmìnaga (1896), però, il movimento forale
prenderà una triplice direzione: da un lato la corrente vicina
all’industriale Vizcaino Ramon de la Sota y Llano, si incanalerà in
linee nazionaliste; dall’altro ci si incanalerà nella Asociacion
Euskara de Navarra, sotto la guida di Arturo Campion, che, insieme
ai suoi compagni Vizcaini, fracasserà nell’arena politica.
La terza via fu quella “culturale”, e, di fatto, fu quella che avrà il
merito maggiore: unire tradizione e cultura basca intorno a figure,
lingua e simboli comuni a tutti i territori baschi, fino ad allora
estremamente frazionati.
Possiamo quindi notare sin da questi anni (fine ‘800), nella realtà
basca, l’esigenza di un ammodernamento in senso politico: il proto-
nazionalismo basco era sempre e solo riconducibile al carlismo e al
movimento forale, entrambi alla fine dell’Ottocento appariranno
vecchi; il movimento forale era sempre fedele all’unità spagnola,
mentre il carlismo aveva ormai perso la sua ragione d’essere,
troppo legato com’era alla società di ancien regime.
È in questo panorama politico che Sabino Arana Goiri riuscirà a far
breccia nel cuore del popolo basco e ad inserirvi un discorso
nazionalista-indipendentista, che può essere affiancato ai moderni
nazionalismi europei: è in tale contesto che riuscirà dar vita a un
partito (il Partito Nazionalista Vasco) che fino ad oggi è il
protagonista politico dell’intera regione.
In questi anni risulta chiaro che l’autonomia basca è perduta, e in
tale contesto un personaggio come Sabino Arana riuscirà a gettare
il seme del nazionalismo moderno; ovviamente sono necessarie
una serie di premesse: la crisi della corona spagnola in generale
(anche in Catalogna in questi anni iniziano a risorgere i moti
indipendentisti), la forza industriale della regione basca e il boom
imprenditoriale di Bilbao, ormai capitale industriale ed economica
del Pais Vasco, e della Spagna intera.
Guardiamo in breve la vita di un personaggio di tale importanza
nell’ambito del nazionalismo basco: Sabino Policarpo Arana Goiri
nasce ad Abando (attualmente parte della municipalità di Bilbao), il
26/1/1865, ottavo e ultimo figlio di Santiago Arana. Sabino Arana
crebbe in seno a una famiglia di forti convinzioni religiose e di
8
tradizione carlista
8
: il padre partecipò alle guerre carliste al fianco
dei carlisti, così da essere costretto nel 1872 ad emigrare in Francia
per ragioni di sicurezza, dopo 15 mesi lo raggiungerà anche il
piccolo Sabino.
Si dice che la potenza nazionalista di Sabino nacque tra il 1881 e il
1883 a seguito di una discussione con un fratello; da tale
discussione Sabino inziò a consacrarsi anima e corpo allo studio
della storia, del diritto e della lingua basca (euskera), a lui
sconosciuta fino a quel momento (parlava castigliano)
9
.
Sappiamo bene come, in termini storici, non si possa estrapolare
un uomo dalla congiuntura storica in cui venga a trovarsi nell’arco
della sua vita, e la congiuntura in cui nacque Sabino era particolare
per la regione basca: una regione in profonda trasformazione, la
popolazione si moltiplicherà per 2.5 in solo un quarto di secolo.
Ciò avverrà principalmente per l’aumento di immigrazione,
nascente dall’aumento di produttività della regione (le esportazioni
di ferro crescevano in modo impressionante, la finanza basca
conosceva la sua età dell’oro) che porta ovviamente a un
miglioramento e a un ampliamento delle infrastrutture.
In tale momento storico riesce ad inserirsi il pensiero sabiniano che
riesce a portare nuova linfa vitale al nazionalismo basco con la
creazione del Partito Nazionalista Basco (PNV) nel 1895.
Il 1898 sarà un anno fondamentale per tale partito: in primo luogo
per l’adesione di Ramon de la Sota al PNV(1857-1936 – era
proveniente da una delle componenti in cui si era frazionata la
Sociedad Euskalerria dopo la morte di Saramìnaga; tale corrente,
nella sua grande maggioranza, resterà, diversamente dal caso
catalano, legata alla nazione spagnola).
Secondo elemento che dà importanza al 1898 (e rende il PNV
qualcosa di diverso), oltre alla confluenza degli euskalerriacos (dal
nome della società di provenienza), è l’ingresso di Sabino Arana
nella vita politica con la sua elezione alla diputaciòn de Vizcaia
(anche con voti carlisti e integristi).
10
Il nazionalismo basco a questo punto è pronto per legare con gli
altri nazionalismi all’interno della penisola iberica (principalmente
8
S. de Pablo, L.Mees, El pendulo patrioctico,historia del partido nazionalista
vasco(1895- 2005),Barcellona: Critica 2005, p.2
9
S. de Pablo, L.Mees, El pendulo patrioctico, historia del partido nazionalista
vasco(1895-2005), p.2
10
A.Botti, La questione basca, p. 48
9