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Introduzione
La tesi discute analiticamente del debito pubblico e delle varie politiche attuabili per
ridurre il rapporto tra debito e Pil, prendendo in considerazione oltre al caso
italiano, le esperienze di Argentina, Irlanda e Belgio. Tutti questi Stati, tra gli anni
Ottanta a oggi, hanno avuto problemi di elevato debito pubblico e ognuna di esse ha
intrapreso un percorso diverso al fine di diminuire il debito. Lo scopo della tesi è di
analizzare le varie esperienze per poi paragonarle al caso italiano, dall’origine
dell’elevato debito fino a simulare manovre politiche o condizioni macroeconomiche
simili a quelle delle esperienze studiate applicandole all’Italia di oggi.
La tesi si struttura in sei capitoli: il primo riguarderà i concetti teorici di debito
pubblico in modo da apprendere conoscenze sufficienti per analizzare i vari paesi in
maniera critica, successivamente analizzeremo l’evoluzione del debito pubblico
italiano, l’ambiente macroeconomico riguardante e la politica di bilancio dagli
anni ’50 ad oggi; inizieremo poi ad esaminare le esperienze di elevato debito
pubblico all’estero, prima fra tutte sarà l’esperienza dell’Argentina come esempio
negativo dell’effetto di debito pubblico; cercheremo di analizzare i motivi principali
che hanno prodotto il default di debito. Il capitolo seguente riguarderà l’esperienza
irlandese che, grazie al suo ambiente macroeconomico e alla sua politica di bilancio,
ha abbassato il proprio debito/Pil di circa 90%. L’ultimo caso riguarderà
l’esperienza del Belgio degli anni Novanta e Duemila e focalizzeremo l’attenzione
sulla sua politica rivolta alla creazione di avanzi primari di bilancio costanti come
strumento chiave di diminuzione del debito.
Le informazioni sono state reperite principalmente tramite la consultazione di vari
siti web, locali e internazionali, tramite diversi working papers riguardanti
principalmente le analisi delle esperienze dei paesi esaminati; i libri reperiti sono
serviti prevalentemente nella formulazione della parte teorica e nell’analisi
dell’evoluzione del debito in Italia. I dati dei vari paesi sono stati reperiti sia dalle
banche centrali dei rispettivi paesi, sia da istituti nazionali di statistica, sia da
organizzazioni economiche internazionali.
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Capitolo I: Debito Pubblico: analisi teorica
1.1 Generalità: la formula e argomentazioni delle varie voci che compongono la
formula
1.1.1 Analisi teorica della formula del debito.
Il debito pubblico è la somma totale dei debiti accumulati nel corso degli anni che
uno Stato possiede nei confronti di soggetti interni (intesi come soggetti che si
trovano all’interno dello Stato) ovvero anche esterni.
I soggetti possessori di titoli pubblici (di breve o medio - lunga scadenza a seconda
delle modalità dei titoli), possiedono lo status di creditore verso lo Stato.
Quindi, si può dedurre che il debito pubblico è una manovra politica con lo scopo
di fornire allo Stato potere d’acquisto aggiuntivo rispetto al gettito delle entrate
ordinarie, dato che offre titoli di Stato in cambio di liquidità immediata.
Ogni anno il debito pubblico aumenta o diminuisce a seconda che il bilancio si
chiuda in avanzo o in disavanzo, quindi dato un debito iniziale, l’ammontare del
debito pubblico sarebbe pari alla somma algebrica di tutti i passati avanzi e disavanzi
di bilancio.
0
0
) ( B Avanzo Disavanzo B
z
t
z
t
Ora rappresentiamo, seppur a livello embrionale, la formula iniziale del disavanzo:
Disavanzo t = rB t-1 + G t – Tt
Dove, B t-1 è il debito pubblico alla fine dell’anno t-1, cioè all’inizio dell’anno t; r
è il tasso d’interesse reale. rB t-1 rappresenta la componente finanziaria, cioè il costo
totale degli interessi accumulati. G t è la spesa pubblica di beni e servizi accumulata
nell’anno t e T t sono le imposte.
Ci sono poi delle caratteristiche da considerare riguardo l’equazione. Misuriamo il
pagamento di interessi in termini reali e non la spesa effettiva per interessi; cioè il
tasso di interesse deve essere scorporato dell’inflazione. In generale la misura
ufficiale del disavanzo è uguale a iB t-1 + G t – T t, ma per avere una misura
accurata di cambio del debito reale, si deve sottrarre da i il tasso di inflazione π. La
corretta misura del disavanzo è uguale a (i – π) B + G – T. Il tasso d’interesse reale è
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r = i – π, per cui si arriva alla formula illustrata precedentemente. Da queste
conclusioni possiamo trarre che più alto è il tasso di inflazione, più distorti saranno i
risultati ufficiali.
Lo Stato per far fronte al disavanzo di bilancio può ricorrere al finanziamento della
Banca Centrale, vendendo titoli pubblici alla banca, oppure collocando nuovi titoli
pubblici presso investitori privati.
Lasciando da parte la politica monetaria, il metodo più usato per coprire un
disavanzo è l’indebitamento. L’equazione è la seguente:
B t – B t-1 = disavanzo t
Se il governo incorre in un disavanzo, il debito pubblico aumenta. Se il governo
incorre in un avanzo, il debito pubblico diminuisce.
Quindi, usando la nostra definizione di disavanzo, possiamo analizzare il vincolo di
bilancio di governo:
B t – B t-1 = rB t-1 + G t – T t
In realtà un ruolo fondamentale per la copertura del disavanzo di bilancio lo gioca
la politica monetaria. Tutti i paesi che hanno aderito all’Euro come moneta unica
hanno perso questa facoltà di manovrare il debito ricorrendo la stampa di moneta,
poiché essi hanno delegato ad un unico soggetto (Bce) tutte le manovre di politica
monetaria. Ciò deriva che tutti gli Stati all’interno del trattato dipendono non solo
dall’andamento delle proprie economie interne, ma anche dall’andamento
dell’economia generale dei paesi che vi hanno aderito.
Per alcuni paesi al di fuori da eurolandia che godono di piena sovranità sulla
politica monetaria, l’equazione sarà la seguente.
(B t – B t-1) + (M t - M t-1) = disavanzo t
Ma di questo ce ne occuperemo più avanti.
1.1.2 Andamento del rapporto debito/PIL
In un’economia nella quale la produzione cresce nel tempo, è più sensato considerare
il rapporto tra debito pubblico e Pil. Non ci sarebbe alcun motivo confrontare il
debito di un paese con un altro, poiché la quantità di debito che un paese può
sostenere dipenderà molto dalla popolazione del paese e dalla propria ricchezza. Per
questi effetti appare chiaro che un paese come l’Italia avrà un valore assoluto di
debito più alto di quello del Belgio.
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Il debito/Pil è anche un valido indicatore della difficoltà di collocamento dei titoli
di debito pubblico: nel caso di costanza del rapporto, lo si può interpretare come
un’invarianza nella difficoltà di collocamento dei titoli, mentre un aumento od una
riduzione del rapporto stesso vengono interpretati, rispettivamente, come un aumento
od una diminuzione delle difficoltà di collocamento.
Dunque, si crea quest’equazione che esprime l’andamento del rapporto debito/Pil.
t
t t
t
t t
t
t
t
t
t
t
Y
T G
Y
Y
Yt
B
Y
Y
Y
B
Y
B
r
1
1 1
1
1 1
Quello che abbiamo fatto sostanzialmente è portare a denominatore il reddito
complessivo per ogni singola voce (è un’azione giustificata poiché il nostro risultato
finale è quello di andare a trovare il rapporto debito/Pil). In aggiunta, abbiamo
moltiplicato solamente quelle voci che indicano il debito del tempo t-1 di Yt-1/Yt-1,
il risultato di ciò è assolutamente neutro poiché il reddito del tempo t-1 diviso lo
stesso ci da come risultato 1.
Ora indichiamo con n il tasso di crescita della popolazione, quindi Yt-1/Yt può
essere scritto anche come 1/(1+n).
t
t t
t
t
t
t
t
t
Y
T G
Y
B
n
r
n Y
B
Y
B
1
1
1
1
1 1
1
Per semplicità, possiamo riscriverla anche così:
g
n
r
b
n
b b
t t t
1 1
1
1 1
Dove bt è la percentuale di incidenza del debito pubblico sul prodotto interno lordo
dell’anno t, bt-1 è la percentuale di incidenza del debito pubblico t-1 sul Pil dell’anno
t-1, g e τ sono, rispettivamente, la percentuale di incidenza della spesa pubblica sul
Pil e la percentuale di incidenza delle imposte sul Pil, dell’anno corrente.
Infine, sottraendo sia a destra che a sinistra dell’equazione per bt-1 ed eseguendo
una serie di calcoli si arriva al risultato finale:
) (
1
1 1
g b
n
n r
b b
t t t
1
Quest’equazione rappresenta il disavanzo pubblico (formula a sinistra
dell’equazione), e come si può ben notare nella formula a destra, si suddivide in due
1
La formula del debito pubblico non rispecchia esattamente la variazione reale del debito. Generalmente è una
variazione indicativa dell’andamento del debito/Pil. Nelle illustrazioni successive ci saranno delle tabelle dove
rappresenteremo la differenza tra variazione reale del debito e la variazione della formula sotto la voce “Non
spiegato”.
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componenti che si addizionano tra loro. La prima parte a destra dell’equazione è la
componente finanziaria, costituita dall’accumularsi degli interessi passivi sul debito
pregresso; la seconda è la componente primaria (o disavanzo/avanzo primario),
costituita dalla differenza fra entrate ed uscite del settore pubblico.
Le due componenti hanno natura profondamente diversa: la componente primaria
dipende da fattori interni al governo del settore pubblico, dalla capacità delle autorità
di controllare il gettito fiscale e dall’andamento della spesa. Invece la componente
finanziaria è strettamente legata alle modalità di finanziamento del disavanzo, oltre
che dall’andamento generale dell’economia di un paese.
Concentriamoci ora sulla componente finanziaria: il fulcro della componente
finanziaria è dato dalla differenza tra r e n; a seconda che il tasso di interesse reale
sia maggiore o minore del tasso di crescita del Pil reale, esso è un fattore di aumento
o diminuzione del rapporto debito/Pil.
Lasciando da parte gli effetti che possono scaturire dalla componente primaria, nel
caso in cui r sia maggiore di n si possono produrre due conseguenze tipiche. La
prima è che la componente finanziaria, essendo quella che cresce più velocemente,
diventa il fattore dominante e tende a imporre il proprio tasso di crescita all’intero
indebitamento. La seconda è che il rapporto fra debito totale e Pil tenderà a crescere
in misura inarrestabile. Nel caso opposto invece, n più grande di r, il rapporto
debito/Pil tenderà a diminuire di anno in anno.
Ma andiamo ad esaminare le singole voci che compongono l’equazione:
n è il tasso di sviluppo del Pil reale, cioè misura in percentuale la differenza tra Pil
dell’anno t e Pil dell’anno t-1.
Riprendendo la formula keynesiana, il Pil è il valore totale della spesa delle
famiglie e dalle imprese per gli investimenti: Y=C+I+G+ (X-M); dove Y=Pil, C sono
le spese per i consumi, I spese per investimenti, G spesa pubblica, X sono le
esportazioni e M le importazioni. Per cui una variazione positiva nel tempo di una di
queste voci va ad influenzare positivamente, a eccezione per le importazioni, il tasso
di crescita n
2
.
r abbiamo già visto che deriva dalla differenza tra i e π; i è il tasso d’interesse
nominale che grava sul debito pubblico e, secondo l’analisi elementare delle
preferenze del consumatore di Morcaldo
3
, è esso stesso interdipendente dal peso del
2
Vedi Blanchard O. (2006).
3
Morcaldo G. (1993).
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debito: se lo Stato avesse sempre più bisogno di liquidità dovrà emettere, nel
portafoglio dei privati, titoli pubblici a tassi d’interesse sempre più elevati, poiché il
tasso d’interesse proposto concorre sul mercato con altre forme di ricchezza
finanziaria (titoli privati, scorte liquide) e, i titoli pubblici essendo per natura tra i più
sicuri sul mercato, con un aumento del debito pubblico può indurre il mercato ad
avere timore sulla solvibilità dello Stato, per cui di conseguenza per fronteggiare le
altre forme finanziarie, con la perdita di sicurezza sulla solvibilità si aumentano i
tassi d’interesse nominali.
Un altro effetto degno di nota riguardo il tasso d’interesse reale è che, in uno Stato
con un’economia aperta, i tassi vigenti nei mercati di uno Stato dipendono
strettamente dai tassi internazionali. Per esempio, tassi interni bassi rispetto ai
mercati internazionali possono essere praticati soltanto se la situazione dei conti con
l’estero consente un certo ammontare di esportazioni di capitali; se non fosse così e il
pareggio con l’estero fosse nullo, un consumatore a parità di condizioni ma con tassi
d’interessi differenti sceglierà quello più elevato
4
.
π invece è l’inflazione conseguita in quell’anno. Come avevamo già accennato
precedentemente l’inflazione ha la capacità di ridurre il tasso d’interesse reale e, se
superiore a i può addirittura diminuire il debito reale stesso, ma non il valore ufficiale.
g sono le uscite della Pubblica amministrazione rapportate al prodotto interno lordo,
può essere chiamato anche risparmio pubblico; la sua formula è:
Y
CC TR CP
g
Dove CP sono i consumi pubblici e riguardano sia l’offerta di beni pubblici a
disposizione della collettività (ad esempio giustizia, difesa e ordine pubblico) che
altri servizi acquistabili dal mercato (ad esempio istruzione o sanità) e offerti al
pubblico per la loro utilità nel sociale o per diminuire le disuguaglianze tra i soggetti.
Mediamente in Italia i consumi pubblici coprono il 15-22% della spesa pubblica, ed è
un dato in costante aumento
5
.
TR sono i trasferimenti, vengono anche chiamati prestazioni sociali in denaro
poiché implicano l’erogazione di redditi e non di servizi come avviene nei consumi
pubblici. La maggior parte dei trasferimenti riguarda la spesa pensionistica ed
assistenziale.
4
Vedi Vaciago G. (1982).
5
Dati rilevati dalla Banca d’Italia (supplemento al bollettino statistico 2009).