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INTRODUZIONE
Il debito pubblico costituisce da tempo uno dei principali problemi strutturali
dell’economia italiana.
Come ridurre il debito pubblico è ormai diventata la preoccupazione costante di ogni
governo, di qualsiasi maggioranza politica esso sia espressione.
Quotidianamente sentiamo parlare del problema del debito pubblico italiano e delle
preoccupazioni degli economisti, dei politici e delle autorità dell’Unione Europea a
riguardo.
In questo trattato si cerca pertanto di affrontare tale tema, analizzandolo e osservandolo
nella sua evoluzione nella storia recente italiana in confronto agli altri paesi europei, dopo
averne studiato in maniera generale sia la formazione che le caratteristiche, senza
tralasciare le modalità di rientro di cui tanto si parla.
Particolare attenzione è stata fatta per le dinamiche e le cause che hanno portato nel corso
degli anni ad un debito pubblico odierno intorno al 120% del Pil, valore del rapporto
secondo solo a quello del Giappone e della Grecia.
Il primo capitolo chiamato Struttura, cause e conseguenze di un debito pubblico elevato e
relative modalità di rientro analizza dal punto di vista generale questioni riguardanti il
debito pubblico, e le problematiche collegate ad esso.
In questa prima parte si cerca di mettere in luce i meccanismi che portano alla formazione
del debito pubblico e che tendono a farlo espandere continuamente, e di discutere in quali
circostanze e per quali ragioni questo possa diventare un danno per l’economia.
Difatti dopo aver illustrato il vincolo di bilancio del governo, verrà utilizzato lo stesso per
analizzare le modalità di rimborso del debito; si ragionerà poi sul valore del debito
rapportato al Pil, come misurazione più attendibile del grado di solvenza dello stesso,
analizzando sia le dinamiche di breve periodo che quelle di lungo periodo con la relativa
sostenibilità.
Si parlerà poi di teorie alternative sul debito e il deficit pubblico, quale nel nostro esempio
quella di Barro-Ricardo.
Verranno peraltro illustrate le dinamiche e le problematiche derivanti da un finanziamento
dello stesso attraverso la creazione di moneta, arrivando a parlare del signoraggio, e delle
conseguenze inflattive di questo metodo di finanziamento.
In un ultimo paragrafo vengono illustrati i pericoli e le differenti modalità di rientro da un
debito pubblico elevato, passando poi ad analizzare una possibile “teoria politica” del
debito pubblico. Si focalizzerà dunque l’attenzione su come diverse politiche possano
generare differenti effetti redistributivi e suscitare differenti gradi di approvazione in
diversi gruppi sociali.
Con il secondo capitolo si entra nella vera e propria Storia del debito pubblico italiano
analizzata dagli anni ’60 ad oggi.
Il capitolo è suddiviso in quattro paragrafi temporali: gli anni ’60-’70, gli anni ’80, gli anni
’90 e il Trattato di Maastricht e i giorni nostri.
La necessità di partire dagli anni ’60 analizzando praticamente più di 50 anni di storia
economica italiana, nasce dall’esigenza di dover carpire gli elementi strutturali, e le
problematiche che fin da quegli anni hanno dato il via libera ad un accumulo patologico
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del debito pubblico italiano, quali un aumento di spesa (in gran parte corrente) non seguito
da un aumento della pressione fiscale.
L’analisi prosegue poi attraverso gli anni ’80 nei quali dato il divorzio tra la Banca d’Italia
e il Tesoro un'altra spinta all’aumento del debito pubblico viene data dalle spese per
interessi sui titoli di stato.
Passando alle misure restrittive post-Maastricht e alle relative conseguenze, nonché
all’analisi degli strumenti adottati per il rientro nei vincoli europei.
Questa parte si conclude poi con i “Giorni Nostri” nei quali il problema si ripropone, anche
se per il passato recentissimo ci si è limitati a riportare statistiche pure, attraverso i dati
della Banca d’Italia.
Il capitolo accorpa a parti discorsive, tabelle dati e grafici, costruiti grazie al Bollettino
Statistico annuale dell’Istat(utilizzato per gli anni ’60 e ’70) e alla Base Informativa
Pubblica della Banca d’Italia(per il resto del capitolo).
Il terzo capitolo, chiamato Confronto con gli altri paesi europei, rapporta di fatto le
dinamiche del debito pubblico italiano, con quelle delle più grandi economie europee.
Nel capitolo viene difatti prima descritta in maniera generale la storia dell’economia
europea derivanti da vicende storico-economiche di tipo mondiale; passando poi alla
descrizione delle politiche di bilancio europee degli ultimi 50 anni.
Nel medesimo capitolo si analizzano poi le differenti conseguenze che tali politiche hanno
riscosso in Europa sulla salute dei conti pubblici in rapporto a ciò che invece è accaduto in
Italia, con particolare attenzione alla differente dinamica avutasi nella seconda metà degli
anni ’80 quando i paesi dell’Europa occidentale approfittavano della congiuntura
internazionale favorevole per riportare i bilanci pubblici in pareggio, mentre l’Italia
continuava a far registrare forti disavanzi di bilancio.
Il tutto grazie all’aiuto dei dati forniti dalla Base informativa Pubblica della Banca d’Italia,
illustrati in tabelle e grafici nel corso del paragrafo.
Infine un ultimo paragrafo analizza come la crisi odierna, abbia avuto risvolti differenti
sulle diverse economie europee, analizzando sempre statisticamente la differente situazione
tra l’Italia e gli altri paesi dell’UE.
Nelle Conclusioni sono state fatte riflessioni critiche sulle cause della formazione del
debito pubblico stesso, nonché sulla divergenza tra le politiche attuate in passato e ciò che
in realtà erano le idee di Keynes.
La critica continua a proposito dell’effetto di redistribuzione al contrario, che dapprima il
debito pubblico, poi un metodo di tassazione squilibrato e le politiche di rientro dagli anni
’90 in poi abbiano portato alla economia italiana.
Guardando il debito pubblico come il volano di una massiccia redistribuzione del reddito a
danno del salario, che porta alla disgregazione sociale, e alla stagnazione dell’economia.
CAPITOLO 1
STRUTTURA, CAUSE E CONSEGUENZE
DI UN DEBITO PUBBLICO ELEVATO E
RELATIVE MODALITA’ DI RIENTRO
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CAPITOLO 1: STRUTTURA,CAUSE E CONSEGUENZE DI UN
DEBITO PUBBLICO ELEVATO E RELATIVE MODALITA’ DI
RIENTRO
1)Vincolo di bilancio di governo
Per analizzare la formazione del debito pubblico dobbiamo innanzitutto analizzare il
vincolo di bilancio di governo.
Supponiamo che il governo partendo da una situazione di bilancio in pareggio, riduca le
imposte, generando in tal modo un disavanzo di bilancio.
Possiamo scrivere il disavanzo di bilancio nell’anno t come:
disavanzo
t
= rB
t-1
+ G
t
- T
t
Tutte le variabili sono in termini reali:
B
t-1
è il debito pubblico alla fine dell’anno t-1(o meglio all’inizio dell’anno t);
r è il tasso di interesse reale, che qui consideriamo costante;
rB
t-1
rappresenta gli interessi reali corrispondenti sui titoli pubblici in circolazione;
G
t
è la spesa pubblica in beni e servizi nell’anno t;
T
t
sono le imposte al netto dei trasferimenti nell’anno t.
Il disavanzo di bilancio è quindi uguale alla spesa in beni e servizi, più gli interessi
corrisposti sul debito pubblico al tempo t- 1, meno le imposte al netto dei trasferimenti.
Procediamo in questo modo perché ciò che è rilevante, ai fini della nostra discussione, è la
somma netta pagata dalle famiglie allo stato (T), ossia le imposte versate dalle
famiglie(TA) meno ciò che esse ricevono dallo Stato, a titolo di sussidi alla disoccupazione
e pensioni(TR).
T
t
= TA
t
- TR
t
Dobbiamo chiarire però subito 2 caratteristiche di questa equazione:
1) La spesa per interessi è calcolata in termini reali, cioè non considerando la spesa
effettiva per interessi (tasso di interesse nominale x debito esistente) ma il prodotto
del tasso di interesse reale per il debito esistente.
Dovrebbe pertanto essere: disavanzo= i B
t
+ G – T (dove i è il tasso di interesse
nominale)
Ma questa misura non è adeguata a misurare la variazione del debito reale, cioè la
variazione di quanto il governo dovrà ripagare in termini di beni, anziché di
moneta.
Se infatti per esempio consideriamo una economia in cui il disavanzo calcolato con
l’interesse nominale, sia pari a zero, e ci sia una inflazione del 10%, noteremo che
alla fine dell’anno il debito pubblico sarà diminuito del 10%, e se consideriamo il
disavanzo come una variazione del valore reale del debito, il governo di fatto
registra un avanzo del 10%.
Per cui si userà il tasso di interesse reale: r = i – π dove π è il tasso di inflazione.
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2) In questa equazione per semplicità supponiamo che l’unico canale attraverso il
quale lo Stato finanzia il disavanzo sia la vendita di titoli del debito pubblico ad
investitori privati, omettendo quindi la possibilità di vendere i titoli alla banca
centrale, ossia creando moneta(situazione che si verifica quando la banca centrale
acquista titoli dallo Stato).
Il disavanzo non è altro che la differenza tra il valore del debito pubblico a fine anno,
rispetto al valore di inizio anno, ossia la variazione del debito pubblico nel corso dell’anno
t deve essere uguale al disavanzo nell’anno t:
B
t
- B
t-1
= disavanzo
t
Possiamo definire difatti il debito come uno stock e il disavanzo(o deficit) come una
grandezza di flusso.
Quindi se il governo incorre in un disavanzo, il debito pubblico aumenta. Se invece il
governo registra un avanzo, il debito pubblico diminuisce.
Il vincolo di bilancio di governo può pertanto cosi essere riscritto:
B
t
– B
t-1
= rB
t-1
+ G
t
- T
t
Se infine spostiamo B
t-1
sul lato destro dell’equazione e riordinando i termini, otteniamo:
B
t
= (1+r)B
t-1
+ G
t
- T
t
G
t
- T
t
è chiamato disavanzo primario (o avanzo se T
t
> G
t
) e rappresenta il disavanzo di
bilancio al netto della spesa per interessi.
Quindi possiamo notare che il debito alla fine dell’anno t è uguale a (1+r) per il debito alla
fine dell’anno t-1, più il disavanzo primario(G
t
– T
t
).
B
t
= B
t -1
(1+r) + D
t
Dove D
t
è uguale al disavanzo primario.
Disavanzo totale = disavanzo primario + spesa per interessi.
Esempio:
Possiamo farci un’idea guardando questa tabella che riporta i valori delle componenti della
spesa e delle entrate in milioni di dollari, del Governo Federale Statunitense del 1995.
La prima colonna rappresenta le uscite e la seconda le entrate provenienti dalla tassazione.
Si può notare che il debito primario (D
t
), fu uguale a -88 bilioni di dollari, e il fatto che
questo numero sia negativo significa che le entrate superano le uscite, e quindi è stato
registrato un avanzo primario di bilancio(un surplus primario).
Ma sebbene ci sia stato un avanzo primario di bilancio, possiamo notare che il deficit è
uguale a 145 bilioni di dollari: il deficit totale racchiude difatti una spesa per interessi sul
debito passato che è pari a 233 bilioni di dollari, per cui addizionando le spese per
interessi(+233) al deficit primario(-88) otteniamo un deficit totale di +145 bilioni di
dollari.
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Notiamo dunque che la spesa per interessi sul debito pubblico può essere un componente
della spesa significativa dello Stato, e come negli Stati Uniti del 1995, in molti altri casi,
sebbene ci sia un avanzo primario di bilancio, data la consistente di tale voce di spesa, si
registra a fine anno un disavanzo di bilancio.
2) Modalità di rimborso del debito
Rimborsare il debito pubblico significa che lo Stato ricompra i titoli di stato detenuti dagli
investitori finanziari.
Usando il vincolo di bilancio di governo possiamo sperimentare i differenti effetti
sull’evoluzione del debito e delle imposte future di una riduzione delle imposte nell’anno
“0”.
Iniziamo da una situazione in cui il bilancio, fino all’anno “0”, è sempre stato in pareggio e
quindi il debito è pari a zero.
Supponiamo che il governo nell’anno “0” riduca le imposte di 1 miliardo di euro per un
anno, e quindi il debito alla fine dell’anno “0” (B
0
) sarà uguale a 1.
Consideriamo i diversi casi, e analizziamo le conseguenze:
Rimborso nell’anno 1
Supponiamo che il governo decida di rimborsare l’intero debito nell’anno 1.
Nell’equazione il vincolo di bilancio dell’anno 1 è:
B
1
= (1+r)B
0
+ (G
1
-T
1
)
Se il debito è rimborsato interamente nel 1° anno allora alla fine dell’anno 1, il debito sarà
pari a zero: B
1
= 0
Sostituendo B
0
con 1, e B
1
con 0, l’equazione precedente diventa:
T
1
– G
1
= (1+r) 1 = 1 + r
Per rimborsare l’intero debito nell’anno 1 il governo dovrà produrre un avanzo primario
pari a (1+r) miliardi di euro.
Questo può avvenire o attraverso una riduzione della spesa(G) o tramite un aumento delle
imposte(T).
Receipts (1995) $bill.
Total Tax Receipts
1,490
–88
+145
Outlays (1995) $bill.
Government purchases
Transfer payments
Other
Total Primary Outlays
Primary Deficit
Net interest
Total Outlays
Reported Deficit
454
713
235
1,402
233
1,635
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Supponiamo che avvenga attraverso l’aumento delle imposte e che r=10%, le imposte
nell’anno 1 dovranno essere pari a 1,1 miliardi di euro nell’anno 1.
Rimborso dopo t anni
Supponiamo che ora il governo decida di aspettare t anni prima di aumentare le imposte
per rimborsare il debito.
In questo caso, dall’anno 1 all’anno t il disavanzo sarà uguale a zero(non si incrementa il
debito, né lo si rimborsa).
Nell’anno 1 il disavanzo primario è uguale a zero(G
1
- T
1
= 0), quindi l’equazione
precedente sarà uguale a:
B
1
= (1+r)B
0
+ 0 = 1 + r
Perché B
0
= 1 per ipotesi.
Nell’anno 2 con un disavanzo primario sempre uguale a zero, il debito alla fine dell’anno 1
è uguale a:
B
2
= (1+r)B
1
+ 0 = (1+r) (1+r) = (1+r)
2
Questo sempre considerando un tasso di interesse reale r costante negli anni.
Quindi anche reiterando il ragionamento per l’anno 3 e gli anni successivi, è chiaro che
finché il governo manterrà un disavanzo primario pari a zero, il debito crescerà ad un tasso
pari al tasso di interesse e quindi il debito alla fine dell’anno t-1 sarà dato da:
B
t-1
= (1+r)
t-1
Nonostante le imposte siano state ridotte solo nell’anno “0”, il debito aumenta
continuamente dall’anno “0” in poi, ad un tasso pari al tasso di interesse.
Il motivo di questo aumento, è che per quanto il disavanzo primario possa essere nullo, il
debito è ora positivo, e cosi pure gli interessi che maturano sul debito stesso.
Ogni anno il governo dovrà emettere più debito per poter pagare gli interessi sul debito
esistente.
-1,5
-1
-0,5
0
0,5
1
1,5
anno 0 anno 1 anno 2 anno 3
miliardi di euro
rimborso del debito nell'anno 1
imposte
debito