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INTRODUZIONE
Lo scopo di questo elaborato era quello di affrontare il tema del debito pubblico
che, da tempo, costituisce uno dei principali problemi strutturali dell’economia
italiana, attraverso le proprie dinamiche di formazione e di sviluppo.
Il debito pubblico italiano è stato analizzato ed osservato nella sua evoluzione
storica in Italia ed in confronto con gli altri Stati europei, fino ad arrivare ai giorni
nostri in cui, la crisi dei debiti sovrani si è manifestata in tutta la sua
drammaticità.
Nel primo capitolo, si analizza il debito pubblico da un punto di vista generale,
mettendo in luce i meccanismi che portano alla sua formazione e che tendono a
farlo espandere continuamente. Il punto di partenza è stato la definizione di
disavanzo e di come esso si forma dalla differenza negativa delle entrate e
delle uscite del bilancio pubblico, per poi passare ai vari metodi di
finanziamento dello stesso, evidenziandone i lati positivi e negativi di ciascuno.
Particolare attenzione è stata rivolta alla monetizzazione del debito mettendo in
risalto le diverse modalità d’intervento e l’inevitabile impatto inflattivo di tale
scelta, e al finanziamento del disavanzo pubblico attraverso la creazione di
nuovo debito pubblico, ovvero attraverso l’emissione di nuovi titoli del debito
pubblico. Abbiamo quindi evidenziato come l’immissione continua nel mercato
di titoli del debito pubblico implica un impegno, da parte dello Stato, a
corrispondere in futuro interessi ai sottoscrittori del debito, oltre all’impegno di
rimborsare il debito a scadenza. in questo modo si coinvolgono e si vincolano le
scelte, in termini di spesa, delle generazioni future.
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Attraverso l’esplicitazione dell’importante rapporto fra il debito pubblico ed il
Prodotto Interno Lordo, è stata fornita la definizione di sostenibilità e
insostenibilità del debito pubblico attraverso l’elaborazione di quattro scenari
differenti che si possono presentare dalla combinazione delle tre variabili che
influenzano la dinamica del rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno:
l’andamento del disavanzo pubblico primario, della spesa per interessi e del
prodotto interno lordo.
A conclusione del primo capitolo, si è analizzata la teoria dell’equivalenza
ricardiana, la quale afferma che il finanziamento mediante tassazione ed il
finanziamento con il debito sono fondamentalmente equivalenti. sono state
illustrate le motivazioni che hanno portato David Ricardo all’elaborazione di tale
teoria per poi passare ad un’analisi dei punti di debolezza della teoria stessa.
Tale teoria è stata poi ripresa dall’economista Robert Joseph Barro, che la
rielabora nel corso della seconda metà del Novecento, introducendovi le
aspettative razionali degli operatori economici.
Il primo capitolo si conclude, affrontando il tema della funzione di utilità
partendo dalla definizione di “benessere”, intesa come ramo dell’economia che
studia le possibilità di stime dirette a valutare il benessere collettivo.
Il secondo capitolo, è un vero e proprio viaggio nella storia della nascita e
dell’evoluzione del debito pubblico, partendo dall’unificazione dell’Italia per
arrivare ai giorni nostri.
Nel primo paragrafo si tratta l’evoluzione e la storia del debito pubblico
dall’unificazione del paese fino alla seconda guerra mondiale. In questo arco
temporale, registriamo quattro vicende del debito pubblico, che vennero
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affrontate e risolte in quattro modi diversi,a causa delle diverse condizioni
economiche e politiche nelle quali si verificarono.
La prima crisi venne risolta dalla Destra storica mediante il ricorso all’aumento
delle entrate e, in questo caso la volontà e la decisione politica del governo
hanno giocato un ruolo preminente. La seconda crisi è stata risolta da Giolitti in
modo virtuoso mediante la combinazione tra risanamento e sviluppo e
sollecitando la partecipazione volontaria dei cittadini in un contesto favorevole
anche a livello internazionale. La terza crisi venne superata dal fascismo in
modo drastico attraverso il consolidamento forzato, possibile solo in un quadro
politico autoritario. La quarta crisi venne risolta dall’aumento dell’inflazione
verificatosi alla fine della seconda guerra mondiale.
Nel secondo paragrafo, vengono affrontati cinquant’anni di storia economica
italiana. Questa necessità nasce dall’esigenza di dover capire gli elementi
strutturali, e le problematiche che fin da quegli anni hanno dato il via libera
all’”accumulo patologico” del debito pubblico italiano, quali un aumento di
spesa, in gran parte corrente, non seguito da un adeguato aumento della
pressione fiscale.
Tra gli eventi più importanti, dal punto di vista economico, di questo periodo,
ricordiamo nel 1971, la fine del sistema del Dollar Standard, che aveva segnato
l’egemonia degli Stati Uniti sul sistema monetario internazionale, le due crisi
petrolifere e nel 1978 l’avvio dell’accordo di cambio noto come Sistema
Monetario Europeo (SME).
Viene dato, all’interno dell’elaborato, inoltre, il giusto risalto al divorzio tra la
Banca d’Italia e il Tesoro che avviene negli anni ottanta, che imprime un
8
ulteriore spinta all’aumento del debito pubblico. Infatti, come vedremo, questo
divorzio, aumenterà la quota di debito pubblico sottoscritto dai cittadini e questo
provocherà un aumento delle spese per interessi.
L’ultimo paragrafo si apre con la firma del Trattato di Maastricht e vengono
analizzate le politiche adottate dai vari governi, per permettere all’Italia il
rispetto dei parametri fissati dal suddetto trattato. Parametri che, come
vedremo, non verranno rispettati completamente, ma verranno evidenziati gli
sforzi dell’Italia per avviare un processo virtuoso di riduzione del debito
pubblico.
Nel terzo capitolo, continua il viaggio nella storia del debito pubblico,
affrontando le evoluzioni dell’ultimo decennio di storia, in cui il rapporto fra il
debito pubblico ed il Prodotto Interno Lordo, raggiunge la drammatica quota
del 120%. Vedremo come, il problema principale dell’Europa, ed in particolare
dell’Italia, sia stato la mancata crescita economica che, come illustrato
ampiamente nel primo capitolo, agevola l’espansione del suddetto rapporto.
Si procederà poi ad una panoramica dell’evoluzione del debito pubblico, su
scala europea e mondiale, mettendo in evidenza, le diverse dinamiche tra i vari
Paesi e soprattutto le diverse politiche di rientro adottate. Politiche di rigore
adottate dai paesi più virtuosi, che spesso hanno approfittato della congiuntura
economica favorevole per sistemare i conti pubblici, mentre altri Paesi, hanno
per decenni, vissuto oltre le loro possibilità, accumulando continuamente debito
pubblico.
Il terzo capitolo si conclude, affrontando la gravissima crisi economica che
coinvolge l’Europa e di conseguenza, tutto il mondo, partendo dalla crisi dei
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debiti sovrani che inizia a manifestarsi in Irlanda e Portogallo, per poi estendersi
ad altri paesi come Spagna, Italia e Grecia che, al momento sembra il caso più
disperato. Si metterà in evidenza come, la mancata unione politica dell’Europa,
che avrebbe dovuto essere la logica conseguenza dell’unione monetaria, sia
stato il problema principale dell’incapacità di affrontare questa crisi.
Inoltre si evidenzieranno le politiche e gli interventi della Banca Centrale
Europea in difesa dell’Euro, e di come l’Italia, con il governo Monti, abbia
assunto un ruolo guida in Europa, assieme a Francia e Germania, per condurre
l’Europa su un percorso più virtuoso, di controllo della spesa e di crescita.
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CAPITOLO 1 IL DEBITO PUBBLICO
1.1 Le origini del debito pubblico
Per comprendere il problema principale delle nazioni di oggi, cioè il debito
pubblico, prima di tutto si deve spiegare cosa si intende per questa variabile
macroeconomica e quali sono i suoi collegamenti con le altre variabili.
Per debito pubblico si intende: “la somma di tutto il denaro che essa ha
accumulato e che deve a banche o al mercato in generale
1
”. Va precisato che il
debito di ciascuno Stato, può essere contratto anche verso imprese, soggetti
economici, individui nonché Stati esteri che acquistano parte del debito e quindi
parte della sovranità nazionale.
Nello specifico, nel caso in cui uno Stato estero acquisti parte del debito tramite
Titoli di Stato, si parla di debito estero. Nel caso contrario, invece, in cui
soprattutto banche nazionali acquistino titoli del debito, si parla di debito interno.
Ogni debito pubblico di ciascun paese del mondo, si forma sommando la quota
del debito estero con quella del debito interno.
I debiti degli Stati, proprio come quelli delle famiglie, si accumulano giorno per
giorno, mese per mese e anno per anno: proprio come una famiglia indebitata
che non può rinunciare all’essenziale, si chiedono ulteriori soldi in prestito
poiché le uscite sono maggiori delle entrate. A tal proposito, esiste per gli Stati
un termine tecnico che si chiama “deficit pubblico”, che è proprio la differenza
fra entrate e uscite in un determinato periodo
2
”. Più il deficit pubblico è in
1
Gabriele Sannino, I segreti del debito pubblico. I veri motivi della crisi economica, Fuoco Edizioni,
2012 Milano
2
Ibidem
11
passivo, ovvero le uscite superano le entrate, più di conseguenza lo Stato
chiederà soldi aumentando il debito pubblico complessivo.
Il debito pubblico ha sempre rappresentato un problema per gli Stati che, come
vedremo specificatamente per l’Italia nel secondo capitolo, si sono visti costretti
ad adottare politiche, spesso impopolari, per poterlo ridurre e quindi tenere
sotto controllo.
Oggi però il problema si è drammatizzato e si diffuso: in seguito alla crisi, prima
finanziaria e poi economica, che ha colpito l’economia mondiale, è emersa
un’eventualità che prima del default dell’Argentina
3
, sembrava impossibile in
paesi economicamente maturi: la possibilità che un paese divenisse insolvente
rispetto al proprio debito pubblico, o come si usa dire con un neologismo
tradotto dall’inglese, rispetto al “debito sovrano”
4
In realtà nel corso della storia si sono verificati molti episodi di crisi dei debiti
sovrani, soprattutto quando i sottoscrittori di questi debiti erano cittadini
stranieri.
Questo concetto è molto importante da capire, in quanto, più uno Stato ha un
debito estero più elevato, più dipende e contratta con gli Stati che posseggono
quote di quel debito. Come ho detto precedentemente, quando uno Stato estero
acquista parte del debito pubblico, acquista anche parte della sovranità. Proprio
3
La crisi economica argentina colpì l’economia argentina tra la fine degli anni novanta e l’inizio del
decennio successivo. Tra il 1999 e il 2002 il Pil argentino subì una contrazione superiore al 20%.
L’Argentina, che aveva costruito la sua rinascita economica, indebitandosi in modo insostenibile, non
poteva più permettersi di mantenere il suo stile di vita. Il 31 dicembre 2001, tra un presidente ad interim e
l’altro, l’Argentina dovette dichiarare la bancarotta, ammettendo la propria insolvenza rispetto al debito
pubblico per una cifra record a livello mondiale. Sandra Bao, Bridget Gleeson, Buenos Aires, EDT, 2011
Milano
4
Ignazio Musu, Il debito pubblico – quando lo Stato rischia l’insolvenza, il Mulino, 2012 Milano
12
come se fossimo una famiglia infatti, il creditore di turno potrà dettare le linee
guida per riavere i propri soldi che gli spettano di diritto
5
.
Negli ultimi quarant’anni questa eventualità pareva limitata ai paesi in via di
sviluppo economicamente meno maturi che non avendo accesso ai prestiti
privati, sono indebitati presso altri governi e/o istituzioni multilaterali. La
mancanza di crescita interna, mette questi paesi in una posizione di cronica
dipendenza finanziaria dall’estero, costretti ad indebitarsi per coprire il debito in
scadenza e gli interessi. Il semplice passare del tempo, porta inevitabilmente, a
situazioni insostenibili
6
. Adesso però, la crisi dei debiti sovrani, oltre ad aver
toccato gli USA, ha colpito anche i paesi dell’Eurozona: la Grecia è il caso più
drammatico, ma paesi a forte rischio sono stati Portogallo e Irlanda; la crisi ha
toccato anche la Spagna e l’Italia
7
.
Ma come si forma il debito pubblico?
All’origine del debito pubblico vi è sempre un disavanzo di bilancio.
Per comprendere come si crea un disavanzo di bilancio “che si manifesta
quando le entrate di bilancio non sono sufficienti a coprire per intero le spese
della pubblica amministrazione”
8
, occorre partire dalla definizione di bilancio
pubblico, ovvero il bilancio di quell’insieme di enti pubblici chiamato
amministrazioni pubbliche e costituito dalle amministrazioni dello Stato, dalle
amministrazioni locali e dagli enti di previdenza.
5
Gabriele Sannino, I segreti del debito pubblico. I veri motivi della crisi economica, Fuoco Edizioni,
2012 Milano
6
Centro ricerche studi dottrina sociale Chiesa, Dizionario di dottrina della Chiesa. Scienze sociali e
magistero, Ed. Vita e pensiero, 2004 Milano
7
Ignazio Musu, Il debito pubblico – quando lo Stato rischia l’insolvenza, il Mulino, 2012 Milano
8
Duccio Cavalieri, Teoria economica, un introduzione critica, Giuffrè editore, 2009 Milano