Pag. 3
Introduzione:
Il debito pubblico è un problema radicato in profondità nell’economia italiana e per me che sono nato
all’inizio degli anni ’90 è stato un termine al quale ho dovuto abituarmi fin da bambino, quando ancora mi
sembrava un concetto complicatissimo e destinato ad essere usato solo dagli adulti e dai signori in giacca e
cravatta che popolavano il mondo della televisione. Ma da qualche anno, il mio interesse per la
macroeconomia mi ha portato a voler approfondire quelli che sono i meccanismi che regolano la dinamica
del debito pubblico: questo mi ha permesso di rendermi conto che si tratta di un concetto più articolato e
profondo di quanto mi aspettassi, in quanto studiandolo si può capire molto della storia di un paese e della
sua realtà economica, si possono criticare le scelte, a volte scellerate, della politica ma anche apprezzare la
risolutezza con cui grandi personalità hanno affrontato e combattuto il problema. Sono questi i motivi che mi
hanno spinto ad incentrare sul debito pubblico la mia tesi di laurea, nella quale, nel mio piccolo, ho cercato
di effettuare un’analisi generale dell’argomento. In particolare, nel primo capitolo della trattazione, ho
illustrato il modo in cui si forma lo stock di debito pubblico di un paese e ho presentato un’analisi
matematica che mostra i diversi scenari che può assumere l’andamento del rapporto tra debito e prodotto
interno lordo. Nel secondo capitolo, invece, mi sono soffermato sulla storia del debito pubblico in Italia dai
primi anni dopo l’unificazione agli anni immediatamente precedenti lo scoppio della crisi finanziaria: è
emerso così che il nostro paese ha sempre avuto un elevato debito pubblico e ha dovuto affrontare diverse
volte situazioni di crisi. Ho quindi elencato le varie misure adottate negli anni per riportare il rapporto
debito/PIL in equilibrio e ho presentato la difficile situazione in cui si trova il nostro paese fin dall’inizio
degli anni ’80, quando si gettarono le basi per i problemi di finanza pubblica che ancora oggi pesano sul
nostro sistema economico. Infine, l’ultimo capitolo, è dedicato alla crisi finanziaria ed economica che ha
investito l’economia internazionale negli ultimi anni, portando in Europa un forte instabilità in seguito
all’emergere delle gravi condizioni di alcuni paesi, ai quali l’Italia si sta avvicinando pericolosamente,
proprio a causa della dinamica sempre crescente del rapporto tra debito pubblico e prodotto nazionale.
Questa crisi ha fatto sorgere scenari che fino a qualche anno fa erano impensabili nelle economie avanzate:
solo alcuni paesi in via di sviluppo, infatti, fino ad ora si erano trovati a non poter onorare i propri impegni,
mentre nell’ultimo triennio sono stati diversi i paesi a rischiare il default, in particolare Grecia e Irlanda, che
si sono salvate solo grazie agli aiuti dell’ Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
Pag. 4
Capitolo 1
Che cos’è il debito pubblico: le sue determinanti e gli
effetti sull’economia.
Pag. 5
Quando si parla di debito pubblico, spesso chiamato anche debito sovrano, ci si riferisce al debito che uno
Stato ha contratto nei confronti di altri soggetti economici come individui, imprese, banche o altri Stati: vi
possono dunque essere sottoscrittori del debito pubblico nazionali, in questo caso si parla di debito interno,
ma anche creditori provenienti dall’estero che sottoscrivono il cosiddetto debito estero. Tutti questi soggetti
economici hanno in comune il fatto di aver acquistato obbligazioni o titoli del debito pubblico (in Italia BOT,
BTP, CCT, CTZ…) che lo Stato ha collocato sul mercato per poter reperire le risorse economiche necessarie
a finanziare un disavanzo che si è creato nel bilancio pubblico. Appare chiaro quindi come non si possa
parlare di debito pubblico senza fare riferimento ad un deficit del bilancio pubblico: un primo passo per
comprendere la natura del debito sovrano è dunque quello di analizzare, in maniera sintetica, quella che è la
struttura del bilancio pubblico.
Il bilancio di uno Stato:
Il bilancio pubblico è il bilancio delle cosiddette amministrazioni pubbliche, costituite dalle amministrazioni
dello Stato, dalle amministrazioni degli enti locali e dagli enti di previdenza sociale. Come qualsiasi bilancio,
anche quello dello Stato prevede delle voci in uscita e altre in entrata.
Le uscite dello Stato coincidono con la spesa pubblica, all’interno della quale è possibile individuare due
principali categorie: la spesa pubblica corrente e la spesa per investimenti pubblici. A sua volta la spesa
corrente può essere suddivisa in due ulteriori componenti: la spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi e
la spesa per trasferimenti pubblici. Esempi di spesa pubblica corrente per l’acquisto di beni sono l’acquisto di
farmaci per gli ospedali o del materiale di cancelleria per scuole ed uffici pubblici; la spesa pubblica per
l’acquisto di servizi, invece, oltre ad annoverare i pagamenti per le forniture telefoniche, di elettricità e di
riscaldamento, comprende anche l’acquisto dei servizi di lavoro prestati dai dipendenti pubblici, cioè le spese
per il personale (ad esempio medici del servizio sanitario nazionale, insegnanti, forze dell’ordine ecc.…). La
spesa corrente per trasferimenti è costituita da tutti quei pagamenti effettuati dallo Stato nei confronti di
famiglie o imprese, senza che le amministrazioni pubbliche ricevano nulla in cambio: la voce più importante
delle spese per trasferimenti è costituita dalle cosiddette prestazioni sociali, in particolare le pensioni. Visto il
costante aumento del debito pubblico a cui il nostro paese è andato incontro in questi ultimi anni, è bene
sottolineare il fatto che rientrano nelle spese per trasferimenti anche gli interessi sul debito pubblico, cioè gli
interessi che lo Stato deve pagare periodicamente ai detentori dei titoli pubblici emessi fino ad ora. In Italia
la spesa corrente, ripartita per metà in spesa per beni e servizi e per l’altra metà in spesa per trasferimenti,
costituisce la fetta più grande della spesa pubblica ammontando infatti a circa il 93% del totale. Quando si
parla di spesa per investimenti pubblici, ci si riferisce ad esempio alla spesa per la costruzione di opere
pubbliche come strade, ferrovie, aeroporti, infrastrutture sanitarie e scolastiche, cioè la parte di spesa
pubblica destinata ad aumentare la dotazione dello Stato di beni durevoli; in Italia, attualmente, la spesa per
investimenti, pur comprendendovi anche i contributi ad investimenti privati, rappresenta una parte molto
piccola, inferiore al 7%, della spesa pubblica totale.
Per quanto riguarda le entrate del bilancio statale le principali sono costituite dalle imposte, dai contributi
sociali e dalle entrate in conto capitale. Le imposte, che rappresentano oltre il 60% delle entrate pubbliche, si
distinguono in imposte dirette, cioè pagate in base al reddito delle persone fisiche e giuridiche, ed imposte
indirette, pagate, invece, sulla produzione e il consumo di determinate categorie di beni e servizi: tra queste
ultime, la più importante e nota è senza dubbio l’Imposta sul valore aggiunto o IVA. Storicamente il gettito
derivante dalle imposte indirette in Italia ha sempre superato le entrate da imposte dirette: questa tendenza,
tuttavia, si è invertita a partire dal 2007, anno in cui le entrate da imposte dirette hanno iniziato a superare
quelle provenienti dalle imposte indirette. I contributi sociali, pagati prevalentemente dai datori di lavoro e in
misura minore dai lavoratori, hanno come fine quello di finanziare il sistema di sicurezza sociale: essi
rappresentano circa il 30% delle entrate pubbliche totali. Il restante 10% è costituito dalle entrate in conto
capitale, ovvero tutte quelle entrate che provengono dall’alienazione del patrimonio pubblico.
Pag. 6
Anche se in maniera piuttosto semplificata il meccanismo che porta alla formazione di un disavanzo del
bilancio statale, e quindi di debito pubblico, è molto simile a quello che ogni singolo individuo può
sperimentare nella vita di tutti i giorni: se il mio reddito non è sufficiente a coprire interamente le spese che
sostengo il mio bilancio presenterà un saldo negativo e dovrò ricorrere all’indebitamento. Allo stesso modo
per lo Stato, se la differenza tra uscite ed entrate del bilancio pubblico è negativa si registrerà un disavanzo
pubblico totale, detto indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche; se, al contrario, le entrate sono
superiori alle uscite si è in presenza di un avanzo del bilancio pubblico. Occorre tuttavia fare alcune
distinzioni, in primo luogo, quella tra disavanzo pubblico totale e disavanzo pubblico corrente: quest’ultimo
è dato dalla differenza tra spese correnti ed entrate correnti. Facendo un paragone con il risparmio della
singola persona, che per definizione è la differenza tra reddito e consumi, le entrate correnti rappresentano il
reddito dello Stato, mentre il consumo rappresenta le spese correnti: di conseguenza se si è in presenza di un
disavanzo pubblico corrente si dice che il bilancio presenta un risparmio pubblico negativo. L’ulteriore
concetto che occorre approfondire è quello di avanzo o disavanzo primario: si avrà un avanzo primario
quando sarà positiva la differenza tra le entrate pubbliche e le uscite pubbliche, senza considerare in queste
ultime la spesa per interessi sui titoli del debito pubblico.
La creazione di nuovo debito pubblico per finanziare un disavanzo:
Quando dal bilancio pubblico risulta un disavanzo, il governo è costretto ad indebitarsi ed una volta ricevuto
il prestito, è tenuto a consegnare al creditore un titolo, chiamato appunto titolo del debito pubblico. Chi ha
sottoscritto i titoli del debito pubblico deve essere rimborsato al termine del periodo di tempo concordato ed
ha diritto a ricevere periodicamente il pagamento degli interessi da parte dello Stato. In Italia possiamo
distinguere tre principali tipologie di titolo del debito pubblico: innanzitutto vi sono i Buoni Ordinari del
Tesoro (Bot), titoli di breve durata, generalmente inferiore ad un anno. Caratteristica di questi titoli a breve
scadenza, è che alla scadenza essi vengono rimborsati al valore nominale, che però è inferiore al prezzo a cui
possono essere acquistati al momento dell’emissione: la differenza tra il prezzo pagato dall’acquirente e il
valore di rimborso rappresenta il rendimento del titolo. Come seconda categoria troviamo poi i Certificati di
Credito del Tesoro (Cct), particolari, in quanto hanno una scadenza medio/lunga, ma la cedola per il
pagamento degli interessi è variabile e legata al rendimento dei titoli di durata più breve. Questo perché i Cct
furono introdotti in un periodo di forte inflazione, la seconda metà degli anni settanta, in cui chi comprava
titoli del debito pubblico prediligeva quelli con una durata più breve per evitare che il loro valore venisse
eroso dall’inflazione: per superare questo problema fu quindi deciso di legare la redditività dei certificati di
credito a quella dei titoli a più breve scadenza. La terza ed ultima categoria è costituita dai Buoni del Tesoro
Poliennali (Btp), titoli con scadenza a partire da un anno e con cedola fissa.
Il finanziamento del disavanzo tramite l’emissione di moneta:
Nel circuito dei prestiti tra privati, siano essi singoli individui o imprese, l’unico modo per indebitarsi è
emettere dei titoli di credito che poi dovranno essere rimborsati a scadenza e che danno diritto a chi li ha
sottoscritti a ricevere periodicamente il pagamento di una quota di interessi. Lo Stato dispone invece di un
ulteriore modalità per finanziare il proprio disavanzo, preclusa ai normali cittadini: l’emissione di nuova
moneta. In sostanza, quando dal bilancio pubblico risulta un disavanzo, il Governo potrebbe chiedere alla
Banca Centrale di emettere moneta e di versarla sul conto che il ministero apposito tiene aperto presso di
essa; un’altra possibilità è che la Banca Centrale acquisti direttamente titoli del debito pubblico, attraverso le
cosiddette operazioni di mercato aperto, dando in cambio al Governo la nuova moneta con la quale verrà
coperto il deficit di bilancio. Quando si verifica una di queste situazioni si dice che la banca ha creato base
monetaria mediante il canale del disavanzo pubblico: in realtà, questo tipo di operazioni, si traducono
semplicemente in una detenzione di debito pubblico da parte della Banca Centrale, tanto che, in alcuni