II
Per di più, non esiste un’opera redatta in lingua italiana, che esponga in
maniera specifica tale argomento: le fondamentali “Antico Oriente” di
Mario Liverani e “L’Impero Assiro” di Mario Fales trattano
dell’argomento, ma non si tratta in nessun caso di opere specifiche, in
quanto o abbracciano un periodo storico talmente ampio da rendere
impossibile una trattazione minuziosa di un unico argomento (è il caso di
Liverani), oppure sono opere che trattano la storia imperiale assira in
un’ottica sicuramente più vasta della mera ricostruzione storiografica ( è
il caso di Fales). I testi più importanti sull’argomento sono invece la già
citata “Cambridge Ancient History”, l’opera di Na’aman “Cronology and
History in the Late Assyrian Empire”, redatte ambedue in inglese,
oppure l’opera in tedesco del Liebig “Ashur-etil-ilani, Sin-shumu-lishir,
Sin-shar-ishkun und die Babylonische Cronik”.
Nella mia ricostruzione storica ho deciso di partire, dopo una veloce
introduzione che andrà a riassumere in poche pagine la storia assira
dopo Ashur-Uballit, dal lunghissimo regno di Assurbanipal. Ai più, potrà
sembrare strano iniziare uno studio sul crollo dell’impero assiro da
questo sovrano, universalmente riconosciuto come uno dei più grandi
imperatori, sotto la cui guida l’impero assiro raggiunse l’apogeo della
propria potenza ed ottenne i successi più eclatanti (Egitto, Elam).
Ritengo però, suffragato in questo dai pareri dei più grandi storici del
campo, che proprio l’operato di Assurbanipal, soprattutto in politica
estera (situazione babilonese, rapporti con le tribù nomadi del nord-est,
questione elamita), abbia posto le basi dell’imminente collasso
dell’Assiria come entità statale, lasciando ai propri successori un impero
immenso, ma strutturalmente molto indebolito.
Pisa, Aprile 2006
1
INTRODUZIONE
BREVE STORIA DELL’ASSIRIA DA SHAMSHI-ADAD AD
ESARHADDON
Nel corso della lunghissima storia assira, si può parlare a tutti gli effetti
di un “Impero Assiro” solamente a partire dall’anno d’incoronazione di
Tiglatpileser III, nel 755. Sarà infatti solamente grazie alle numerose ed
ampie conquiste di questo grande imperatore, ma soprattutto alle novità
da lui sviluppate nella gestione delle nuove terre conquistate, se i futuri
sovrani assiri potranno governare su un impero unitario, non più legato
al vecchio concetto di divisione tra territori esterni ed interni e non più
minacciato dalla dipendenza dei governatori locali. Ma andiamo con
ordine e vediamo come si arrivò a tutto ciò.
1
Una prima espansione dell’Assiria si ha nel cosiddetto periodo paleo-
assiro (XIX-XVIII secolo), quando il sovrano di Ekallatum Shamshi-
Adad, in realtà un usurpatore di stirpe amorrea, unificò militarmente
l’intera Mesopotamia, giungendo a sottomettere la potente città di Mari,
dove intronizzò il figlio Yasmakh-Addu, l’Assiria, il cui controllo venne
affidato ad un altro figlio, Ishme-Dagan, mentre egli collocava la propria
residenza nella vicina città di Shubat-Enlil
2
, in una posizione chiave per
controllare i collegamenti tra alta Babilonia ed Assiria. In realtà, si trattò
solamente di un’iniziativa effimera ed estemporanea: alla morte di
Shamshi-Adad, il regno si sgretolò velocemente e Ishme-Dagan si
1
La ricostruzione degli avvenimenti è basata principalmente sull’opera di M. Liverani,
Antico Oriente. Storia Società Economia, Bari 1988, e su quella di F. M. Fales, L’impero
Assiro, 2001, Bari
2
Identificata con l’attuale Tell Leilan
2
ritrovò a governare su di un’Assiria ridotta a potenza puramente
regionale.
Dopo circa cinque secoli di oscurità documentaria, in cui l’azione assira
dovette essere essenzialmente nulla, tanto che è probabile una perdita
dell’indipendenza a favore del vicino regno di Mitanni (il quale, nel
periodo di massimo splendore, arrivò persino a controllare la città santa e
capitale Assur)
3
, una seconda fase d’espansione avviene intorno al XIII-
XII secolo, nella cosiddetta epoca medio-assira. Grazie alla geniale
politica di un energico sovrano, Ashur-uballit, l’Assiria uscì dal proprio
secolare isolamento irrompendo come una tempesta nello scenario
internazionale. Approfittando della sconfitta di Mitanni contro gli Hittiti,
Ashur-uballit fece pressioni sul nuovo sovrano mitannico Artatama,
obbligandolo ad accettare una sorta di protettorato assiro. Il piano fallì
quando una spedizione hittita detronizzò il re di Mitanni ed installò nella
capitale Washukkanni un sovrano filo-hittita. Nonostante questa battuta
d’arresto, Ashur-uballit raggiunse il prestigioso obiettivo di riportare
l’Assiria all’interno di un contesto internazionale importante, un
successo evidenziato anche dall’instaurazione di intensi rapporti
epistolari nientemeno che con il faraone d’Egitto Amenofi IV, nonché di
proficui accordi matrimoniali con il re di Babilonia Burna-Buriash, i
quali porteranno di lì a poco un discendente del sovrano assiro sul trono
della terra di Akkad. Il successore di Ashur-uballit, Adad-nirari I, rese
sicure le frontiere Nord orientali e meridionali, grazie alle vittorie contro
i popoli montanari a Nord (Gutei e Lullubiti) e gli eserciti babilonesi a
Sud (battaglia di Kar-Ishtar), continuò il tentativo d’espansione in alta
Mesopotamia e, approfittando di una crisi nella corte hittita, con due
diversi scontri arrivò a sottomettere l’intero regno di Mitanni, fino alle
3
M. Liverani, Vicino Oriente. Storia società economia, op. cit., pag. 577
3
sponde dell’Eufrate. Mitanni dovette essere perduto da Adad-nirari,
poiché il successore Salmanassar I dovette affrontare le truppe congiunte
di Hittiti e Mitannici per poter nuovamente controllare la situazione.
Rispetto al predecessore, il nuovo sovrano preferì il controllo diretto del
regno alto-mesopotamico, affidandone il controllo ad un funzionario
della corte assira. Il confine con l’impero hittita si stabilizzò di nuovo
lungo l’Eufrate e, a parte piccole scaramucce e minime variazioni
territoriali, rimase definitivamente inalterato. Sotto il regno di Tukulti-
Ninurta I, assume sempre maggiore importanza il problema dei rapporti
con la vicina Babilonia: l’impegno di Salmanassar I ad Ovest aveva
permesso ai babilonesi di riconquistare i territori persi durante la
battaglia di Kar-Ishtar combattuta sotto il regno di Adad-nirari I ed era
intenzione del sovrano assiro di punire quello che lui considerava un
tradimento. La spedizione che ne conseguì portò alla cattura del sovrano
babilonese Kashtiliash IV ed alla conquista di Babilonia, che fu
duramente saccheggiata. L’avanzata assira non si fermò con la conquista
della capitale nemica, ma proseguì fino alla conquista dell’intero paese
di Akkad fino al Golfo Persico. Grazie a questo successo, Tukulti-
Ninurta I regnò sulla Babilonia per sette anni e poté così fregiarsi del
titolo di re delle quattro parti del mondo, sull’esempio dei mitici Sargon
e Naram-Sin.
Finita la guerra, il sovrano assiro decise di occuparsi principalmente di
politica interna, promuovendo un imponente piano edilizio. Dopo aver
promosso importanti restauri nella vecchia capitale Assur, Tukulti-
Ninurta I avviò la costruzione di una capitale artificiale, chiamata Kar-
Tukulti-Ninurta. Con questa mossa, il re assiro tentava di distaccarsi
dall’opprimente clero di Assur, ma la manovra provocò un profondo
malcontento, culminato poi nella congiura che portò all’assassinio
4
dell’ormai vecchio re. Approfittando della situazione, la Babilonia
recupera la propria indipendenza, mentre il nucleo centrale del regno,
seppur indebolito, pare abbia retto, riuscendo persino ad uscire quasi
indenne dai sommovimenti politici del XII secolo che porteranno, per
esempio, al crollo dell’impero hittita.
Dopo un periodo di circa cento anni di stallo, l’espansione assira
riprende abbastanza improvvisamente sotto il lungo regno di
Tiglatpileser I (1114-1076): ripreso il controllo della Mesopotamia
settentrionale, eroso dalle continue infiltrazioni aramee, questo energico
sovrano intraprese un ambizioso programma di espansione territoriale.
Se le spedizioni sul fronte montano, fondamentali per la sopravvivenza
dell’Assiria ma inutili dal punto di vista celebrativo, si limitarono alla
riconquista di alcuni territori di confine a scapito dei Frigi ed
all’imposizione di un tributo al nascente stato di Nairi (precursore del
futuro Urartu), maggiore impegno fu prodigato nel tentativo di
raggiungere il Mediterraneo. Con un misto d’imprese militari ed accordi
commerciali, Tiglatpileser I ottenne l’agognato sbocco sul mare con la
conquista di Arwad, dove ottenne il tributo (o più probabilmente strinse
accordi commerciali
4
) dalle principali città fenicie e dalla città neo-hittita
di Karkemish. In Babilonia, il sovrano proseguì sulla falsa riga dei
predecessori, guidando una spedizione che portò alla conquista di
Babilonia stessa, per poi rientrare in patria senza sfruttare politicamente
il successo ottenuto. Alla morte di Tiglatpileser I l’Assiria ripiombò in
un buio documentario ed è probabile che tutto ciò coincida con un
robusto ridimensionamento della politica estera assira, tanto che gli
storici considerano questo periodo come la fine del periodo Medio-
assiro.
4
M. Liverani, Vicino Oriente. Storia società economia, op. cit., pag. 762
5
La terza e definitiva fase d’espansione (periodo neo-assiro) viene fatta
iniziare con il regno di Assur-dan II (934-912). Se questo sovrano
dovette limitarsi a riconquistare quei territori interni alla Jezirah (la zona
tra il Tigri e l’Eufrate che dall’epoca medio-assira era considerata il
nucleo centrale dell’Assiria) caduti in mano ad invasori aramei, già i suoi
due successori, Adad-nirari II e Tukulti-Ninurta II, poterono organizzare
operazioni militari all’esterno, ottenendo vittorie sia a Nord-Est contro
Nairi, costretto nuovamente a pagare tributo, sia sul fronte aramaico,
dove la lenta conquista della valle del Khabur aprì la strada verso Ovest
fino al fiume Eufrate. Con il successore di Tukulti-Ninurta II,
Assurnasirpal II, comincia quella trasformazione dell’Assiria da stato
regionale a vero e proprio impero. Dopo essersi assicurato il controllo
delle regioni conquistate dai predecessori ed aver spostato la propria
residenza da Assur a Ninive, più centrale rispetto alla città santa, il
nuovo sovrano organizzò le prime puntate al di fuori dei confini medio-
assiri: una spedizione contro Zamua, nel bacino dello Zab, taglia fuori la
Babilonia dai commerci iranici e ne impedisce i contatti con lo stato di
Nairi, quest’ultimo fatto oggetto di una serie di spedizioni punitive, le
quali non ne impediscono però la trasformazione in uno stato unitario ed
in grado di reggere l’urto assiro come quello di Urartu. Forte è anche
l’impegno assiro in territorio aramaico: assoggettati e costretti a pagare
tributo tutti i centri aramaici lungo la sponda sinistra dell’Eufrate,
Assurnasirpal II puntò lo sguardo contro quelli della riva destra,
sostenuti da Babilonia e dal grande stato aramaico di Bit-Adini. Dopo
numerosi scontri contro gli eserciti babilonesi, Assurnasirpal II riuscì nel
suo intento, occupando di fatto l’intera valle dell’Eufrate. Il sovrano
assiro rinunciò a punire Babilonia, conscio forse della difficoltà
dell’operazione, ma concentrò gli sforzi contro Bit-Adini, unico ostacolo
6
all’espansione oltre la zona eufratica. Con una serie di operazioni
militari, Assurnasirpal II occupò gran parte dei territori dell’avversario,
ma lo stato aramaico resistette. Soddisfatto in ogni caso del risultato
ottenuto, l’Assiro attraversò il fiume e condusse l’esercito in un’azione
dimostrativa fino alle sponde del Mediterraneo, dove stabilì contatti
commerciali, culminati con la costruzione di una colonia assira al
confine dei territori fenici. In politica interna, il maggiore successo
d’Assurnasirpal II fu la costruzione di una nuova capitale a Kalkhu
(attuale Nimrud), un sito minore parzialmente occupato solo a partire da
Tiglatpileser I, dove pose la propria residenza insieme all’intera corte
assira.
Alla morte del sovrano, sul trono della nuova capitale si insediò
Salmanassar III, un energico sovrano sotto il quale l’Assiria riuscirà
definitivamente ad uscire dal suo nucleo territoriale storico. Direttrici
principali delle sue campagne militari sono lungo la zona montuosa a
Nord ed ad occidente oltre il corso dell’Eufrate, mentre a Sud la politica
del sovrano continuò sulla falsa riga dei predecessori. Se al Nord
Salmanassar III si limitò a piccoli aggiustamenti territoriali, utili per
aumentare il numero delle città tributarie, ed a qualche puntata contro
l’ormai potente stato di Urartu, ad Ovest l’impegno assiro fu certamente
maggiore: dopo aver oltrepassato il fiume e ridotto ulteriormente la
possibilità d’azione di Bit-Adini, definitivamente sottomessa, un ingente
esercito assiro invadeva la regione puntando decisamente contro la
potenza di Damasco. Impegnate in una battaglia campale a Qarqar (853)
dagli eserciti congiunti di Damasco ed altri stati aramaici, le truppe
assire furono costrette a bloccare la propria avanzata, fallendo di fatto il
principale obiettivo della spedizione. La vecchiaia del sovrano fu turbata
da problemi dinastici, con l’erede designato, il figlio Shamshi-Adad,
7
impegnato a respingere le pretese al trono di un fratello minore. Alla
morte del sovrano, la ribellione si estese a tutto il regno, ma alla fine a
prevalere fu comunque l’erede designato, grazie anche all’aiuto
babilonese. Shamshi-Adad V si ritrovò quindi a governare un’Assiria
indebolita, dove i vari governatori locali, approfittando della debolezza
del potere centrale, assumevano sempre più poteri e diritti spettanti al
sovrano.
Il successore Adad-nirari III era poco più che un bambino quando salì al
trono, tanto che è stata ipotizzata una reggenza da parte della madre
Sammu-ramat, coadiuvata dal turtanu (una specie di gran visir alla corte
assira) Shamshi-Ilu. Sammu-ramat viene identificata con la leggendaria
Semiramide. Secondo la tradizione, riportata dagli storici greci Erodoto e
Diodoro, ella divenne regina d’Assiria dopo la morte del marito e
sovrano Nino e promosse la fondazione di Babilonia
5
. Grazie all’operato
di quest’energico funzionario, per tutto il regno di Adad-nirari III
l’Assiria rimane potenza egemone della regione, riuscendo anche ad
ampliare i confini settentrionali ed occidentali. Sotto i tre sovrani
successivi (Salmanassar IV, Ashur-dan III e Ashur-nirari V), si assiste al
proliferare di figure secondarie (governatori, nobili) nominalmente
dipendenti dalla corte assira, ma che in realtà attuavano una politica
personale nella zona di loro competenza, arrivando persino a creare delle
vere e proprie dinastie di governanti. Simbolo di questo è il già citato
Shamshi-Ilu, il quale agiva di fatto come viceré della zona occidentale,
promuovendo azioni belliche e trattati con i principali centri della zona,
ed estendeva sempre di più il dominio personale, appropriandosi
oltretutto di prerogative reali.
5
Per maggiori informazioni sull’argomento, vedasi M. Fales, L’Impero Assiro, op. cit., pag.
47-48
8
Per mettere fine a questa pericolosa involuzione, c’era bisogno di un
sovrano capace e forte e tale si dimostrò Tiglatpileser III. Salito al trono
probabilmente grazie ad un colpo di mano ed estraneo alla vecchia
famiglia reale, il nuovo sovrano puntò, ancora prima di risistemare la
situazione interna, a riconquistare quei territori persi durante il
quarantennio di crisi. Pacificato il confine meridionale grazie ad un
intervento lampo contro Babilonia, Tiglatpileser III scatenò un’offensiva
contro lo stato di Urartu, il cui energico sovrano Sarduri I aveva eroso
territori all’Assiria, stabilendo contatti con Mati-Ilu di Arpad ed altri stati
aramaici e neo-hittiti. La battaglia decisiva venne combattuta a Kishtan
(743) e fu un completo successo per gli Assiri. Costretto l’Urarteo a
rientrare nei propri confini, il sovrano assiro si dedicò alla punizione
degli stati aramaici siro-palestinesi, mentre quelli neo-hittiti venivano
solamente obbligati a pagare tributo. A differenza dei predecessori,
Tiglatpileser III trasformò gli stati conquistati da stati vassalli a vere e
proprie province assire, rette da un governatore di nomina regia cui
competevano questioni militari e tributarie, impedendo però la
formazione di vere e proprie dinastie, per evitare di incorrere
nuovamente nei rischi di un affrancamento. Grazie a questa riforma
politica, il sovrano assiro rese omogeneo il modo di governare quello
che, da questo momento in poi, può essere chiamato un impero,
eliminando la differenza tra nucleo originario medio-assiro e regioni
esterne che fino ad ora era esistita. Sistemata la situazione ad Ovest,
Tiglatpileser III fu impegnato in una serie di scontri nella Babilonia,
dove si facevano sempre più sentire le pressioni delle tribù caldee del
Sud. Dopo aver sottomesso i principali capi tribali, l’imperatore assiro
s’insediò sul trono babilonese con il nome di Pulu, una soluzione poco
9
più che formale giacché l’effettivo potere in Babilonia era in mano al
caldeo Marduk-apla-iddina e non certo al sovrano assiro.
Dopo quasi venti anni di glorioso regno, Tiglatpileser III morì lasciando
un’ingombrante eredità al successore Salmanassar V. Impegnato sin da
subito in operazioni militari a Babilonia ed in Palestina, in politica
interna il nuovo sovrano iniziò una profonda riforma fiscale che
prevedeva, tra l’altro, l’abolizione di particolari privilegi ed esenzioni
fiscali alle città sante di Harran ed Assur. La riforma produsse un
profondo malcontento, che culminò con la ribellione e la deposizione del
sovrano. Sul trono assiro, saliva quindi un usurpatore, Sharru-kin
(Sargon II), il cui primo atto fu proprio la restituzione alle città sante dei
privilegi tolti dal predecessore. Energico e deciso sia in politica interna
che estera, Sargon proseguì la politica di Tiglatpileser III, continuando il
processo di centralizzazione del potere.
Elemento importante di questa politica è la costruzione ex novo di una
nuova capitale in un sito, Khorsabad, senza alcuna storia insediativa. La
città, chiamata Dur-Sharrukin e costruita con una pianta perfettamente
quadrata ed una struttura ben definita, andava così a sostituire le
caotiche Assur, Ninive e Khalku, evidenziando in questo modo una
volontà di distacco rispetto al passato. Dal punto di vista militare,
l’impegno di Sargon II si produsse lungo le direttrici dei predecessori:
concluse le operazioni militari intraprese da Salmanassar V in Palestina
con la presa di Samaria e riottenuto il trono in una Babilonia sempre
minacciata dall’iniziativa dell’energico Marduk-Apla-Iddina e sulla
quale si affacciava nuovamente l’ambizioso regno dell’Elam,
l’imperatore concentrò i suoi sforzi sul fronte settentrionale. Il primo
passo nella regione fu la trasformazione in provincia dei regni neo-hittiti,
da sempre sostenuti da Frigia ed Urartu. Proprio contro Urartu,
10
ridimensionato ma non distrutto dopo la sconfitta di Kishtan, Sargon
scatenò un’offensiva punitiva che portò gli eserciti assiri ad occupare la
città santa urartea di Musasir, togliendo al nemico l’appoggio del popolo
dei Mannei. È in occasione di questa spedizione che gli Assiri entrarono
per la prima volta in contatto con tribù mede (i “Medi Lontani”) e
soprattutto cimmere. Queste ultime devono aver preoccupato non poco
Sargon II, se l’imperatore si sentì obbligato a chiedere consiglio agli
oracoli. Come per uno scherzo del destino, i timori di Sargon II si
rivelarono fondati poiché egli perse la vita nel corso di una battaglia di
minore importanza combattuta nel regno neo-hittita di Tabal proprio
contro i Cimmeri.
La morte del sovrano in battaglia, era una novità nella storia assira e finì
per condizionare il regno del successore, il figlio Sennacherib. Il nuovo
sovrano, convinto che la morte del padre non fosse altro che una
punizione degli dei per una sua colpa, si affrettò a prendere le distanze
dalla politica di Sargon II, abbandonando la nuova capitale in favore di
Ninive ed evitando in tutti i modi di intervenire in Anatolia, centro delle
operazioni militari del padre. Priorità di Sennacherib sembra essere stata
la politica edilizia, la quale trovò sfogo nella costruzione del “palazzo
senza rivali” di Ninive e soprattutto nella maestosa opera di
canalizzazione che mirava a convogliare tutte le acque della zona nella
capitale. Sul piano militare l’impegno di Sennacherib fu molto limitato:
si è già detto del rifiuto di intraprendere operazioni in Anatolia, dove
infatti Urartu riprese il controllo di Musasir, ma anche sul fronte siro-
palestinese l’impegno imperiale si limitò ad azioni puramente di
contenimento. Diverso è il discorso per la Babilonia: qui l’impegno di
Sennacherib fu continuo e pesante e si può dividere in due diverse fasi.
Nella prima, l’imperatore assiro sconfisse le truppe elamite e babilonesi
11
a Kish, rimosse dal trono babilonese il caldeo Marduk-apla-iddina e lo
sostituì con Bel-ibni, un fantoccio al servizio della corte assira. Dopo
solo due anni, Sennacherib si trovò nuovamente ad affrontare l’energico
capo caldeo, che aveva detronizzato il sovrano filo-assiro
impossessandosi nuovamente del trono babilonese. Sconfitto e costretto
alla fuga in Elam Marduk-apla-iddina, l’imperatore assiro insediò sul
trono di Babilonia il figlio Ashur-nadin-shumi ma sei anni dopo, un
contrattacco elamita provocò la cattura del re di Babilonia, il quale
morirà prigioniero a Susa. La seconda fase della guerra ci mostra un
Sennacherib furioso ed ansioso di vendicare la morte del figlio. Morto
Marduk-apla-iddina, nuovi capi caldei reclamavano il trono di Babilonia
con l’appoggio dell’Elam; c’è una prima battaglia a Nippur, dove gli
Assiri sbaragliarono le truppe coalizzate inseguendo gli Elamiti fin
dentro il loro territorio, mentre una seconda, combattuta a Khalule (691),
si risolse in una sconfitta per gli Assiri, che videro bloccata l’avanzata.
Frustrato da questa situazione, Sennacherib sfogò la sua rabbia in un
attacco diretto contro la capitale Babilonia, che venne presa,
saccheggiata, incendiata e le cui rovine vennero allagate per evitare il
rinascere della città. Il regno di Sennacherib terminò nel caos: su
insistenza della sua ultima moglie, l’aramea Naqi’a/Zakutu, l’ormai
vecchio sovrano aveva nominato suo successore il figlio minore
Esarhaddon, escludendo i fratelli maggiori, figli di altre mogli, dal trono.
Nonostante la stipulazione di un formale giuramento che li obbligava ad
accettare la decisione paterna, i fratelli esclusi cospirarono contro il
padre, arrivando ad ucciderlo per impossessarsi del trono. Ne seguì una
guerra civile, dalla quale ne uscì vittorioso, grazie all’appoggio
babilonese, proprio Esarhaddon.