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CAPITOLO 1 -TREND DI MERCATO DELL’INDUSTRIA AUTOMOTIVE
1.1. L’economia mondiale
La crescita dell’economia mondiale per l’anno 2015, secondo il Fondo Monetario
Internazionale, è stata del 3,2%, subendo un leggero calo nella seconda metà dell’anno.
Rispetto ai dati acquisiti nel mese di aprile dello stesso anno, le proiezioni esprimono
una diminuzione generale dal +3,2% al +3,1% per il 2016 e dal +3,5% al +3,4% per il
2017.
Tali percentuali sono frutto di una crescita del 2,1% delle economie avanzate e di una
attenuazione dei rialzi nel 2016 e 2017 tra il +1,6% e il +1,8%.
Le aspettative di crescita delle economie emergenti non sono state rispettate, arrestando
la crescita al 4% nel 2015, il dato più basso dalla crisi finanziaria del 2008/2009; la
ripresa sarà graduale attestandosi al +4,2% nel 2016 e al +4,6% nel 2017.
Il quadro internazionale è stato fortemente condizionato da una contrazione
dell’economia cinese (soprattutto riduzione degl’investimenti e calo dell’import/export),
dal dimezzamento del prezzo del petrolio (47% rispetto al prezzo medio del 2014), dalla
caduta dei prezzi dei prodotti energetici, dalle decisioni sui temi finanziari della politica
monetaria degli USA, dalla recessione del Brasile e della Russia e dall’instabilità politico-
militare ed economica di molti stati del Nordafrica e del Medio Oriente.
Nelle economie avanzate si è registrato un rallentamento imputabile sia al Giappone per
il calo dei consumi privati che ad alcune economie avanzate dell’Asia.Il mercato del
lavoro degli USA si attesta su risultati inferiori alle aspettative, sebbene rimanga ancora
particolarmente dinamico. Nell’area europea altresì, Pil e mercato del lavoro non hanno
ancora superato i livelli pre-crisi. La Banca Centrale Europea (BCE) ha introdotto, per
favorire la crescita e gli investimenti, il quantitative easing (o QE) nel tentativo di
limitare i debiti pubblici degli stati ed i tassi d’interesse delle banche.
Risultano in sofferenza le economie di Russia e Brasile a causa del calo dei prezzi delle
materie prime e del petrolio mentre, tra i paesi emergenti, la Cina mantiene, nonostante
le difficoltà, un tasso di crescita significativo del 6,9%.
Il calo del prezzo del petrolio è stato determinato da svariati fattori, legati al calo della
domanda dell’Eurozona, che attraversa una fase di stagnazione economica, alla frenata
di alcune potenze economiche internazionali ed all’aumento di energia ricavata da fonti
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rinnovabili.
Tali fattori hanno impattato negativamente sulle economie dei paesi produttori ed
esportatori di petrolio, come Arabia Saudita e Russia, e sulle imprese che operano nelle
attività estrattive, mentre contribuiscono alla riduzione dei costi industriali delle
economie dei paesi importatori e sono un’occasione di risparmio per il consumatore
finale.
Frena l’economia del continente africano che nel quinquennio precedente era sempre
riuscita a produrre risultati migliori. Dopo una crescita media del 5% tra il 2001 ed il
2014, nel 2015 il dato si è arrestato su un +3,3% ed il FMI prevede un ulteriore
rallentamento nel 2016 (+1,6%). Tali paesi risentono particolarmente della flessione
nell’utilizzo di materie prime e questo determina un peggioramento del quadro
macroeconomico.
Tra i tanti fattori di flessione non possiamo esimerci dal tenere in considerazione i
fattori climatici (siccità), i conflitti bellici e le crisi mediche (Ebola).
L’area del Medio Oriente e del Nordafrica (MENA) è una regione che consta al suo
interno di economie ricche di petrolio del Golfo, ma anche paesi con risorse scarse in
rapporto alla popolazione (Egitto, Marocco e Yemen). Tale area, oltre ad essere colpita
dal calo dei prezzi del petrolio, è vessata anche dal proliferare di conflitti, tensioni
sociali, scarsa sicurezza e, di conseguenza, da una pesantissima contrazione degli
investimenti.
Alcuni eventi hanno segnato imprevedibilmente la prima parte del 2016 e di
conseguenza la crescita prevista viene valutata in modo più cauto.
Nel 2015 il volume di scambi del commercio mondiale si è attestato al 2,6%,
arrestandosi ad un valore inferiore rispetto alle aspettative. Le proiezioni del 2016,
pubblicate ad aprile dal FMI, sono state riviste al ribasso per il mese di ottobre (dal
+3,1% al +2,3%). Per il 2017 invece il trade dovrebbe crescere fino ad un 3,8%:
- l’area Euro prosegue la propria crescita, sebbene siano aumentati i rischi derivanti
dalla domanda estera;
- a séguito dell’uscita del Regno Unito dall’UE ci saranno importanti conseguenze
politiche, economiche e sociali per il paese, oltre che per l’Unione Europea;
- gli stalli politici di Spagna e Austria rischiano di bloccare l’economia e le riforme dei
due stati che si sono trovati in pochi mesi a dover tornare alle urne in più occasioni;
- l’elezione di Donald Trump come 45° Presidente USA potrebbe cambiare gli equilibri
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internazionali: sin da queste prime settimane, infatti, sono state mantenute le posizioni
“isolazionistiche” del candidato repubblicano;
- l’annessione della Turchia all’UE, dopo fallimento del colpo di stato del 15 luglio,
appare particolarmente complessa;
- tra le economie emergenti vi sono particolari fattori di rischio per la crescita mondiale,
in Cina persevera il rallentamento, ed alcuni stati africani tra cui la Nigeria sono in
conclamata recessione.
In definitiva è possibile riassumere quanto detto nella tabella sottostante.
var.% a/a 2014 2015 2016F 2017F
PIL 3,4 3,2 3,1 3,4
Paesi avanzati 1,9 2,1 1,6 1,8
Area euro 1,1 2,0 1,7 1,5
Germania 1,6 1,5 1,7 1,4
Francia 0,6 1,3 1,3 1,3
Italia -0,3 0,8 0,8 0,9
Spagna 1,4 3,2 3,1 2,2
Giappone 0,0 0,5 0,5 0,6
Regno Unito 3,1 2,2 1,8 1,1
Stati Uniti 2,4 2,6 1,6 2,2
Paesi emergenti 4,6 4,0 4,2 4,6
Brasile 0,1 -3,8 -3,3 0,5
Cina 7,3 6,9 6,6 6,2
India 7,2 7,6 7,6 7,6
Russia 0,7 -3,7 -0,8 1,1
CSI (escluso Russa) 2,0 -0,5 0,9 2,3
Messico 2,2 2,5 2,1 2,3
ASEAN* 4,6 4,8 4,8 5,1
Africa Sub-Sahariana 5,1 3,4 1,4 2,9
Nigeria 6,3 2,7 -1,7 0,6
Sud Africa 1,6 1,3 0,1 0,8
Commercio mondiale (volumi di
merci e servizi)
3,8 2,6 2,3 3,8
Prezzo petrolio (media dei prezzi
Brent, Dubai e WTI)
$ 96,2 $ 50,8 $ 43 $ 50,6
Tabella1 - *Indonesia, Malaysia, Philippines, Thailand, Vietnam. (FMI Ottobre 2016)
1.2. L’industria Automotive mondiale
Il trend dell’industria Automotive mondiale, a fine anno 2015, ha fatto registrare una
domanda di 89,7 milioni di unità, con un aumento dell’1,4% rispetto al 2014.
La domanda di vetture e veicoli commerciali leggeri è stata stimata in 88 milioni di unità
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con un incremento del 2% sul 2014.
La crescita del mercato degli autoveicoli deriva dalle vendite complessive di light vehicle
che risulta essere il 74% del totale, con quote di crescita pari al 9,3% in Europa
Occidentale, 5,9% negli Stati Uniti, 19% in Messico, 7,8% in India e 4,7% in Sud Corea.
Nel resto dell’Europa vi è una pesante diminuzione della produzione e della vendita,
soprattutto in Russia (44,5%) e in Ucraina (50,6%).
Nell’area del Centro-Sud America si affronta una contrazione del 19,8%, eclatante il dato
del Brasile con il suo -26,6%. Gli andamenti dell’area Asia/Pacifico sono differenti e
discordanti, producendo un incremento globale dell’1,9% frutto di una forte crescita di
Cina (un quarto della domanda globale), India e Sud Corea a differenza di Giappone e
ASEAN che riducono i consumi.
La variazione della domanda mondiale di autoveicoli è stata notevole dal 2007 al 2015,
aumentando del 25%. Alcuni dei paesi industrializzati hanno visto ridurre i consumi ed
il peso dei loro mercati, passando dal 57% al 45% di share, mentre i paesi BRIC (Brasile,
Russia, India e Cina) hanno visto crescere la loro domanda del 98%, raggiungendo il
36% delle vendite mondiali. La domanda complessiva del resto del mondo è rimasta
pressoché costante dal 2007, oscillando tra il 20% ed il 22%.
In termini quantitativi la domanda di autoveicoli nei paesi industrializzati ha subìto una
riduzione da 41 milioni di unità nel 2007 a 40 milioni di unità nel 2015, dopo aver
superato il crollo della crisi economica mondiale tra il 2009-2011 allorquando il volume
di affari era sprofondato attorno ai 33 milioni di unità vendute.
L’area BRIC ha visto crescere la domanda in modo esponenziale, partendo da 16 milioni
di unità vendute nel 2007 fino a 33 milioni di unità nel 2014, registrando tuttavia un
calo del 2,2% nel 2015 rispetto all’anno precedente. Nel resto del mondo possiamo
notare una brusca frenata nel 2009 in cui la domanda si è arrestata su 13 milioni di unità
vendute, fino a 18 milioni di unità vendute nel 2015.
In virtù dell’andamento positivo della domanda, la produzione di autoveicoli ha
registrato oltre 91 milioni di unità nel 2015, equivalenti ad una crescita dell’1,1%
rispetto al 2014. Tale crescita ha subìto una battuta d’arresto conseguentemente alla
contrazione nella produzione di nazioni come Argentina (-14%), Brasile (-23%), Russia
(-27%) e Giappone (-5%), fortemente penalizzate dal calo della domanda interna.
L’unica area a totalizzare nel 2015 dei volumi di produzione inferiori a quelli prodotti
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nel 2007 è l’Unione Europea, attestandosi a 18,5 milioni di unità differentemente dai
19,7 milioni di unità del 2007, con una riduzione del 6%.
Figura 1 - Domanda mondiale autoveicoli in percentuale su totale (ANFIA, 2016)
Figura 2 - Domanda mondiale autoveicoli in milioni di unità (ANFIA, 2016)
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Nel 2015 il 52,5% degli autoveicoli mondiali risulta prodotto in Asia ed Oceania, il 23,6%
in Europa, il 19,7% nell’area NAFTA
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ed il rimanente 4,2% nel resto del mondo. La Cina è
in assoluto il primo produttore mondiale con il 26,9% di autoveicoli, seguìta dagli USA
(13,3%) e dal Giappone (10%), davanti a Germania, India, Messico, Brasile ed altri.
Negli ultimi 10 anni i volumi di vendita degli stati mondiali sono radicalmente variati e
possiamo apprezzarlo in questa tabella:
Paese 2005 Paese 2014 Paese 2015
1 USA 11.946.653 CINA 23.731.600 CINA 24.503.326
2 GIAPPONE 10.799.659 USA 11.660.702 USA 12.105.490
3 GERMANIA 5.757.710 GIAPPONE 9.774.665 GIAPPONE 9.278.238
4 CINA 5.708.421 GERMANIA 6.053.288 GERMANIA 6.182.108
5 SUD COREA 3.699.350 SUD COREA 4.524.932 SUD COREA 4.555.957
6 FRANCIA 3.549.008 INDIA 3.844.857 INDIA 4.125.744
7 SPAGNA 2.752.500 MESSICO 3.368.385 MESSICO 3.565.218
8 CANADA 2.687.892 BRASILE 3.146.386 SPAGNA 2.733.201
9 BRASILE 2.530.840 SPAGNA 2.402.978 BRASILE 2.429.463
10 UK 1.803.109 CANADA 2.394.154 CANADA 2.283.307
11 MESSICO 1.684.238 RUSSIA 1.887.193 FRANCIA 2.014.449
12 INDIA 1.638.674 TAILANDIA 1.880.587 TAILANDIA 1.915.420
Tabella 2 - Classifica paesi costruttori di autoveicoli (ANFIA, 2016)
Il 2016 lascia presagire tensioni ed ineguaglianze in riferimento alla crescita globale. A
giugno 2016 la domanda globale ha raggiunto i 45,6 milioni di autoveicoli, in aumento
del 3,9% sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Nel 1° semestre del 2016 l’Europa registra la crescita maggiore nel mercato globale dei
motor vehicles, superando il 7% sui volumi di gennaio dell’anno precedente. Nell’area
EFTA
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si sono registrate 8,09 milioni di nuove immatricolazioni ed il comparto dei
veicoli commerciali ed industriali s’è incrementato del 13% con oltre 1,2 milioni di unità.
Il secondo trimestre 2016 è stato segnato dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione
Europea. La commissione ed il parlamento europei hanno avviato il processo di uscita,
rifiutando qualsiasi compromesso che tenesse legata la Gran Bretagna con l’UE.
Non è semplice immaginare cosa possa avvenire o fare previsioni sull’industria
automobilistica inglese, ma è probabile che vengano introdotte delle regolamentazioni
1
Sigla di North American Free Trade Agreement
2
Sigla di European Free Trade Association (Associazione europea di libero scambio) composta da
Svizzera, Islanda, Norvegia e Liechtenstein