CAPITOLO 2
2.1. La scienza e la tecnologia: le chiavi d’accesso al futuro
Per far fronte alle carenze e alle inadeguatezze del mondo in cui l’uomo vive, si muove e agisce,
dalle quali hanno origine le sue insoddisfazioni e aspirazioni, la scienza e la tecnologia accendono il
proprio motore.
L’evoluzione e l’ottimizzazione degli strumenti che si adoperano, delle conoscenze dei
fenomeni naturali ai quali si assiste, del significato delle nozioni che si acquisiscono e si comunicano,
e pure l’invenzione di altri, sono i prodotti della metodologia meticolosa – che si svolge in fasi: la
raccolta dei dati iniziali, le analisi, le supposizioni, le tesi, gli esperimenti e le conclusioni – espressa
in laboratorio.
Negli U.S.A., i sognatori e “costruttori” di utopie, la fucina dei 299 premi Nobel ramificati nelle
categorie “per la Fisiologia o la Medicina” (106), “per la Fisica” (95), “per la Chimica” (56) e “Premio
della Banca di Svezia per le Scienze Economiche in memoria di Alfred Nobel” (42)
64
, e nido delle
aziende hi-tech più rinomate al mondo, il «sapere»
65
è fondamentale per l’avverarsi dei propositi –
anche i più proibitivi –, ai quali seguono i mutamenti sociali ed economici vantaggiosi.
Nella Nazione, la concezione sulla rilevanza della scienza e della tecnologia venne elaborata da
Vannevar Bush (Everett, 11 marzo 1890 – Belmont, 30 giugno 1974), il quale fu il direttore
dell’Office of Scientific Research and Development (O.S.R.D.)
66
, uno dei consiglieri scientifici del
Governo Federale degli U.S.A. e il super-visore del “Manhattan Project” sia nel corso della
presidenza di Franklin Delano Roosevelt (Hyde Park, 30 gennaio 1882 – Warm Springs, 12 aprile
1945), 32° P.O.T.U.S., sia in quella successiva di Harry Spencer Truman (Lamar, 8 maggio 1884 –
Kansas City, 26 dicembre 1972).
Il 25 luglio 1945, in seguito a una missiva che gli recapitò F.D. Roosevelt per domandargli
quale fosse il comportamento che la Casa Bianca avrebbe dovuto tenere, a margine della Seconda
Guerra Mondiale, per compiere dei progressi scientifici e tecnologici, l’ingegnere e matematico
statunitense pubblicò, in risposta – seppur il 32° P.O.T.U.S. fosse deceduto poco più di due mesi
prima, e al cui posto, nello Studio Ovale, si fosse insediato H.S. Truman –, Science: The Endless
Frontier (Scienza: La Frontiera Infinita)
67
. In quel rapporto, racchiuso in 70 pagine, V. Bush ribatté
alle richieste provenienti dal 1600 Pennsylvania Avenue NW di Washington D.C., esponendo la sua
visione sul percorso che il Paese, in quel periodo, avrebbe dovuto intraprendere.
64
Nobel Prize, Nobel Prizes & Laureates, https://www.nobelprize.org/, visionato il 30/04/2019.
65
Treccani, Vocabolario on line, Sciènza, http://www.treccani.it/vocabolario/scienza/, visionato il 30/04/2019.
66
D’ora in avanti, per indicare l’ Office of Scientific Research and Development verrà utilizzato l’acronimo O.S.R.D.
67
Cfr. V. Bush, Manifesto per la nascita di una nazione. Scienza, la frontiera infinita, Bollati Boringhieri, Torino 2013,
pp. 22-23.
Egli spiegò l’importanza e le ripercussioni plausibili e auspicabili del rinnovamento scientifico
e tecnologico, da conseguire per mezzo del congiungimento delle menti, delle mani e del sudore degli
ingegneri, degli scienziati e degli operatori dell’industria – per esempio, come avvenne per assicurare
l’efficacia e l’efficienza del “Manhattan Project” –, e dell’ampliamento delle risorse, attinte dai fondi
pubblici, per la «ricerca di base»
68
, da declinare nelle istituzioni dedite all’educazione e all’istruzione
(i college e le università), e nei centri di ricerca.
V. Bush ritenne che il futuro degli U.SA., marciando nella direzione proposta, sarebbe divenuto
brillante ed esaltante nei molteplici settori (economico, militare, sanitario, ecc.) e per la popolazione.
Tanto è vero che nel sommario del documento, intitolato Il progresso scientifico è essenziale, scrisse:
Nella guerra contro le malattie, il progresso dipende da un flusso continuo di nuove conoscenze
scientifiche. Per ottenere nuovi prodotti, nuove imprese e nuovi posti di lavoro è necessario un
arricchimento continuo della nostra conoscenza delle leggi della natura e l’applicazione delle
nuove conoscenze a fini pratici. Abbiamo bisogno d’innovazioni costanti anche per proteggerci
dalle aggressioni esterne, per migliorare le nostre armi di difesa e costruirne di nuove. Queste
conoscenze, nuove e fondamentali, possono arrivare soltanto dalla ricerca scientifica di base. In
pace come in guerra, la scienza può svolgere una funzione efficace per la nazione solo conducendo
un lavoro di squadra. Ma senza progresso scientifico nessun risultato in altre direzioni, per quanto
grande, potrà mai assicurarci la salute, la prosperità e la sicurezza necessarie a una nazione del
mondo moderno
69
.
Quindi, il sostegno economico da parte dello Stato, per accrescere il capitale scientifico e
tecnologico, e sviluppare i talenti dell’individuo, sarebbe dovuto essere il punto di partenza.
Inoltre, le linee guida per migliorare la salute del Paese, che V. Bush fornì a H.S. Truman,
palesarono il giudizio del primo nei confronti del Governo Federale degli U.S.A. A distanza di poco
meno di un secolo, rammentò gli “incarichi” che H.D. Thoreau, in Civil Disobedience, assegnò –
metaforicamente – a Washington, ossia risanare e salvaguardare, mediante i mezzi più consoni, le
condizioni dei cittadini. In quella circostanza, il Potere dovette agevolare la «ricerca di base», che
avrebbe garantito la protezione, la modernizzazione e il potenziamento della Nazione.
Dunque, per l’allora consigliere scientifico a stelle e strisce, l’avanzamento degli U.S.A.
sarebbe dovuto passare sì dalla scienza, ma, non venendo considerata l’unica «panacea di tutti i mali,
individuali, sociali ed economici»
70
, anche dagli esercizi della collettività scientifica, che, con i propri
sforzi, avrebbe contribuito al cambiamento in positivo.
68
Ivi, p. 82.
69
Ivi, p. 79.
70
Ivi, p. 30.
Questo manipolo di personalità, zelante per il bene comune, fu il protagonista – come Pietro
Greco sottolinea nell’introduzione di Manifesto per la nascita di una nazione. Scienza, la frontiera
infinita (2013) – della Little Science (Piccola Scienza), della Big Science (Grande Scienza) e della
Big Technology (Grande Tecnologia)
71
. Da allora, la collettività scientifica simboleggiò il gruppo
degli eletti, fu l’incarnazione dei Padri Pellegrini: perlustrarono e scoprirono dei nuovi “territori”
scientifico-tecnologici, e contribuirono alla fondazione della “Città sulla Collina” sullo spazio
cosmico e sulla Luna.
Sull’impegno di essa, e principalmente sulla sua centralità e i suoi impieghi, il capo
dell’O.S.R.D. affermò: «Da oltre cinque anni, i nostri scienziati combattono la loro guerra nei
laboratori, nelle fabbriche, negli stabilimenti e al fronte. […] Gli scienziati, come le truppe, sono stati
mobilitati per servire il Paese in questa fase di emergenza; ma sono anche stati distolti, più di quanto
si pensi, dalla loro ricerca di risposte ai nostri problemi fondamentali, ricerca da cui dipendono il
progresso e il benessere dell’umanità»
72
.
Alle funzioni, finora esaminate, della scienza e della tecnologia, e dei loro stacanovisti, se ne
aggiunsero due, entrambe collegate alla dimensione territoriale degli U.S.A. e imprescindibili
nell’immaginario americano sia nell’ottica del puritanesimo, sia in quella della frontiera: da una parte,
realizzare, o simulare, o scovare un’area; dall’altra, presidiarla e proteggerla.
Quindi, anche attraverso il «sapere», con il benestare del P.O.T.U.S. – come di consueto, è egli,
da guardiano-pioniere della Nazione, a dare lo start –, proseguì l’attività di ricerca di un’ignota,
inattesa e moderna frontiera, che negli anni seguenti, addirittura, varcò la Terra, spingendosi fin nello
spazio cosmico e sulla Luna, e si mostrò – e si presenta odiernamente – sottoforma di algoritmo, con
l’obiettivo primario di onorare il “Patto della Grazia” e concretizzare la tesi del “Destino Manifesto”,
restituendo l’audacia, il vigore e la speranza, il coronamento dell’”American Dream”, alla
popolazione.
E V. Bush, in Science: The Endless Frontier, quegli scopi supplementari li ebbe chiari e non li
tralasciò:
Lo spirito pioneristico è ancora vibrante in questa nazione. A chi possiede gli strumenti adatti, la
scienza offre un territorio ampiamente inesplorato. Le ricompense saranno grandi, per l’individuo
come per la nazione. Il progresso scientifico è una condizione ineliminabile della sicurezza
nazionale, della salute dei cittadini e del progresso culturale; è fondamentale per la crescita
lavorativa e per ottenere un più alto tenore di vita. […] Gli Stati Uniti hanno sempre favorito
l’esplorazione di nuove frontiere. Hanno aperto i loro porti, hanno fornito la terra ai pionieri.
71
Cfr. Ivi, p. 62.
72
Ivi, p. 125.
Esaurite queste frontiere, rimane quella scientifica. Fedeli alla tradizione americana che hanno
reso grandi gli Stati Uniti, dobbiamo fare in modo che nuovi orizzonti siano accessibili per lo
sviluppo a ogni cittadino americano
73
.
In conclusione, si desume che, per mezzo dell’instaurazione del binomio pubblico-privato volto
alla crescita e all’ammodernamento degli U.S.A., alla scoperta e all’esplorazione di frontiere
“vergini”, l’ottenimento della tranquillità, della felicità e della ricchezza personale e, di conseguenza,
l’azzeramento delle disuguaglianze sociali ed economiche, sono privi di intoppi e automatici.
Nel 1952, in The Irony of American History (L’Ironia della Storia Americana), il tema sulla
convinzione di questo impatto eccezionale e salvifico venne esaminato da Karl Paul Reinhold
Niebuhr (Wright City, 21 giugno 1892 – Stockbridge, 1º giugno 1971), un teologo statunitense, che
sostenne:
È nel carattere della nostra particolare democrazia [gli Stati Uniti d’America; n.d.s], fondata su
un vasto continente, espansasi come cultura dell’espansione della frontiera fino a creare nuove
frontiere di opportunità dopo l’esaurimento delle vecchie frontiere geografiche, che ogni
problema etico e sociale della giusta distribuzione dei privilegi della vita venga risolto allargando
i privilegi stessi tanto da rendere più semplice una distribuzione equa, o meno visibile la mancanza
di uguaglianza
74
.
Tuttavia, il mito sull’aumento del potere d’acquisto, della redistribuzione della ricchezza e
dell’investitura a «welfare americano»
75
del progresso scientifico-tecnologico venne smentito e
smontato, per esempio, da Joseph Eugene Stiglitz, un economista americano, che ricevette, nel 2001,
insieme a George Arthur Akerlof e Michael Spence, il “Premio della Banca di Svezia per le scienze
economiche in memoria di Alfred Nobel”.
Infatti, nel maggio del 2011, in un articolo edito dall’edizione statunitense di Vanity Fair, dal
titolo Of The 1%, By The 1%, For the 1% (Dell’1%, Dall’1%, Per l’1%), J.E. Stiglitz mise l’accento
sulle disparità abnormi vigenti negli U.S.A., sull’opulenza economica e l’autorità politica
appartenenti, appunto, all’1% dei cittadini – tra i citati nel pezzo, figurano John Davison Rockefeller
(New York, 8 luglio 1839 – Ormond Beach, 23 maggio 1937), William Henry “Bill” Gates III e i
membri del Congresso (Camera dei rappresentati e Senato).
E, per di più, tirò in ballo la tecnologia:
73
Ivi, p. 75; 95.
74
R. Niebuhr, The Irony of American History, University of Chicago Press, Chicago 1952; trad. it. L’Ironia della Storia
Americana, Milano 2012, p. 253.
75
F. Tarzia – E. Ilardi, op. cit., p. 345.
Economists are not sure how to fully explain the growing inequality in America. The ordinary
dynamics of supply and demand have certainly played a role: laborsaving technologies have
reduced the demand for many ‘good’ middle-class, blue-collar jobs. Globalization has created a
worldwide marketplace, pitting expensive unskilled workers in America against cheap unskilled
workers overseas. Social changes have also played a role – for instance, the decline of unions,
which once represented a third of American workers and now represent about 12 percent
76
.
Infine, J.E. Stiglitz diede risalto alla contraddizione degli U.S.A., nei quali, retoricamente, si
esaltarono – però, la tendenza è la medesima anche attualmente – l’equità e la solidarietà:
Or, more accurately, they think they don’t. Of all the costs imposed on our society by the top 1
percent, perhaps the greatest is this: the erosion of our sense of identity, in which fair play, equality
of opportunity, and a sense of community are so important. America has long prided itself on
being a fair society, where everyone has an equal chance of getting ahead, but the statistics suggest
otherwise: the chances of a poor citizen, or even a middle-class citizen, making it to the top in
America are smaller than in many countries of Europe. The cards are stacked against them
77
.
2.2. La frontiera cosmica: quando il progresso scientifico-tecnologico valse lo spazio e la Luna
Probabilmente, a Rinascimento inoltrato, quando la sua volgar lingua sgorgò dall’inchiostro e
concepì l’Orlando furioso (1516; 1521; 1532), Ludovico Ariosto (Reggio nell’Emilia, 8 settembre
1474 – Ferrara, 6 luglio 1533) fu il primo che riservò delle pagine e dei versi, non in termini
astronomici, alla Luna.
Nel XXXIV Canto del poema cavalleresco, il poeta “spedì” Astolfo, un Paladino di Carlo
Magno, e San Giovanni Evangelista, un apostolo, in sella al carro d’Elia, sul satellite naturale della
Terra per recuperare il senno di Orlando, «un liquor suttile e molle, / atto a esalar, / se non si tien ben
chiuso»
78
, che avrebbe arrestato la collera e la follia del Paladino dell’esercito dei Franchi, dovute
alla relazione amorosa tra Angelica, della quale s’innamorò, e Medoro, un fante dell’esercito
saraceno.
76
J.E. Stiglitz, Vanity Fair, OF THE 1%, BY THE 1%, FOR THE 1%, https://www.vanityfair.com/news/2011/05/top-
one-percent-201105 (2011).
77
Ibidem.
78
WikiSource.org, Orlando furioso/Canto 34, Canto 34, 83, vv. 1-8,
https://it.wikisource.org/wiki/Orlando_furioso/Canto_34.