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Sul piano teorico il passaggio successivo è quello poi di illustrare i caratteri
distintivi di due innovative pratiche fotografiche: la fotografia allestita, che,
per mezzo di una costruzione organizzata della scena, crea per l’obiettivo
situazioni artificiose e teatrali, e la fotografia narrativa, che, proponendo
una fusione concettuale tra arte e vita, si esprime in un gesto di memoria e
di mantenimento del ricordo mediante un racconto visivo che unisce
immagini e testi scritti.
La fotografia utilizza le esperienze innovative del “teatro d’avanguardia”
per proporre un’interazione creativa tra performance artistica e quotidiano,
ed è per questo che la pratica fotografica istaura uno stretto rapporto con le
rappresentazioni spettacolari.
Di seguito, il primo capitolo si concentra sul movimento d’arte concettuale
che, lacerando la sottile membrana che separa l’opera d’arte dalla vita
quotidiana, definisce il suo obiettivo come rappresentazione del pensiero e
delle idee, cosicché il concetto artistico subentra all’oggetto d’arte. Anche
la fotografia si tinge di concettualità. Non è più considerata nelle sue
raffigurazioni formali ma acquisisce importanza per ciò che tali figurazioni
significano. La contaminazione della fotografia da parte del movimento
concettuale propone anche una visione introspettiva e mentale delle
immagini. Il capitolo procede infatti argomentando in che modo il
movimento surrealista sia stato fonte di ispirazione per la fotografia
contemporanea, e come abbia fornito le modalità di rendere in immagini i
sogni e l’onirico. Opera una critica radicale alla razionalità cosciente in
favore di una liberazione dell’immagine, e invita la fotografia ad esprimere i
reali movimenti di pensiero raffigurando l’irrappresentabile, e cioè l’irreale.
7
In aggiunta alla rappresentazione dell’oltre, esamina poi l’esperienza di
Luigi Pirandello che presenta molti legami e affinità tra il suo pensiero e
l’esperienza artistica dell’arte concettuale. Padre della frantumazione
dell’io e dello sdoppiamento della persona, mostra la tragedia di nascere
personaggio nella continua ricerca di una forma che dia stabilità e
concretezza. Per lui la necessità di apparire conduce al bisogno di indossare
una maschera. Le artiste fanno proprio questo, forniscono nuove
costruzioni identitarie e modi di fermare il fluire del tempo cercando così di
immortalare la rappresentazione della vita.
Con il secondo capitolo si giunge al nucleo della tesi che dispiega come il
corpo sia al centro della ricerca artistica contemporanea. Le artiste si sono
cedute alla macchina fotografica in nome della ricerca su se stesse, andando
contro un sistema che tende ad annullare la singolarità e che, in modo
sempre più dilagante, propone l’apparenza come requisito essenziale per
integrarsi collettivamente. La fotografia attinge così ai codici del “teatro
immagine” e dal “teatro sperimentale” per mettere in posa le sue finzioni e
per raccontare attraverso istantanee le sue narrazioni.
Per concludere all’interno del terzo capitolo i lavori delle sei artiste-
fotografe corroborano la mia ricerca, così da mostrare visivamente il loro
apporto estetico innovativo. Dividendo il capitolo in paragrafi, uno per ogni
fotografa, ho voluto evidenziare i caratteri che differenziano i loro percorsi
fotografici.
8
Judy Dater
1
usa la fotografia come satira del ruolo della donna nella società.
Nan Goldin
2
usa la fotografia come una sorta di diario visuale: una sequenza
di immagini che segue il racconto di emozioni e di esperienze personali.
Cindy Sherman
3
usa la fotografia come parodia di modelli televisivi e
cinematografici ai quali le donne si attengono. Sophie Calle
4
usa la
fotografia come investigazione ossessiva di sé, dell’altro e di ciò che le sta
intorno. Francesca Woodman
5
, infine, usa la fotografia come ricerca di sé e
della propria identità, ma non ce la fa e si suicida.
La fotografia, in sostanza, unisce queste artiste in una nuova poetica del
corpo, che manifesta l’essere state donne in un determinato momento storico
e l’aver coltivato ambizioni artistiche nella medesima direzione.
Hanno concepito il gesto fotografico come mezzo atto ad esprimere giudizi
ed opinioni, ma la loro effettiva grandezza si trova soprattutto nell’intrinseca
sensibilità artistica che le ha portate ad utilizzare lo svelamento del corpo
come apertura verso una nuova definizione visiva della propria interiorità.
La mia tesi, in definitiva, intende mostrare come la fotografia possa essere
narrazione o messa in posa di una società che avanza al passo degli
stereotipi e della massificazione, dove nessuno/a possiede più una propria
identità e dove le donne vanno alla ricerca della loro svanita femminile
naturalità.
1) Vedi paragrafo 3.2, p. 60.
2) Vedi paragrafo 3.3, p. 70.
3) Vedi paragrafo 3.4, p. 79.
4) Vedi paragrafo 3.5, p. 87.
5) Vedi paragrafo 3.6, p. 96.
9
1. La messa in scena fotografica.
1.1 Fotografia: un’arte in continua evoluzione.
Nel corso del Novecento la fotografia entra a pieno titolo nel sistema
delle arti, influenzando i linguaggi espressivi e creativi tradizionali.
Questa forma di espressione diventa una sorta di battistrada nelle ricerche e
nelle elaborazioni più ardite, come nel caso della fotografia praticata da un
ventaglio di artisti attirati da nuove possibilità di raccontare il reale.
Dagli anni Sessanta per chiudersi a fine secolo, si delinea una complessa
traiettoria di movimenti artistici, che sviluppa un’evoluzione teorica che
stimola gli artisti ad avere con l’essere umano un approccio fotografico assai
lontano dal carattere “predatorio” del realismo documentario dei reportage o
della fotografia giornalistica, che mirano ad illustrare le cose così come
sono e privilegiano le immagini istantanee come veicolo più efficace
dell’informazione e della cronaca. Sono anni durante i quali il “vecchio”
convive con il “nuovo” in un groviglio spesso difficile da districare.
L’arte contemporanea, infatti, nasce da quel variegato complesso di
esperienze che caratterizzano soprattutto la seconda metà del secolo.
In particolar modo, il rapporto tra fotografia e avanguardie appare evidente
osservando gli scambi frequenti e fruttuosi che si manifestano all’interno del
10
panorama artistico e culturale. Artisti tentati dalle opportunità del nuovo
mezzo espressivo affermano che in fotografia si può ambire all’utilizzo di
possibilità “altre” da quelle fino a quel momento impiegate. Suggestioni
ottenute al di fuori degli intenti esclusivamente imitativi. Anzi, la
concezione di una fotografia documentativa risulta a dir poco antiquata.
Per Grazioli ormai “tutto è stato ripreso perché tutto è già diventato
immagine”
6
. La fotografia, dalla sua “infanzia”, è cresciuta a fianco della
pittura. Da sempre ha seguito gli insegnamenti dei grandi pittori alla ricerca
di un’artisticitá che molti le negavano per via del suo essere troppo
meccanica. La sua somiglianza con la famiglia degli arnesi tecnologici la
metteva in una posizione subalterna rispetto alla pittura e alla scultura.
Il manufatto artistico per essere tale doveva prendere forma dalla bravura e
dalla creatività dell’ideatore. Per questo la fotografia non era considerata
arte, perché lo scatto si risolveva solamente in un’azione meccanica della
macchina in cui l’artista non faceva niente, né aggiungeva niente.
La fotografia ha preso così in prestito le sue regole dall’arte e, cercando
legittimazione nell’arte del pennello, ha attinto dalle varie correnti le
strutture compositive e creative più adatte ai suoi bisogni.
6) Elio Grazioli, Corpo e figura umana nella fotografia, Milano, Bruno Mondadori, 1998,
p. 264.
11
1.2 Fotografia allestita: finzione e realtà si fondono.
Con la mia tesi intendo esaminare, in modo dettagliato, l’evoluzione che
compie l’arte fotografica durante gli ultimi decenni del secolo. Anni nei
quali il senso della finzione fotografica acquista particolare rilevanza
divenendo la cifra essenziale della comunicazione contemporanea.
“In campo artistico si assiste alla fioritura clamorosa negli anni ottanta di un tipo di
fotografia che non intende fare riferimento alla realtà «vera», ma a realtà di finzione,
realtà completamente create dall’artista per poi essere fotografate. Si tratta della
cosiddetta “fotografia allestita” o “fotografia messa in scena” ”
7
.
All’interno di questo particolare indirizzo linguistico, l’opera d’arte diventa
fusione di diversi stili. Diventa ricercatezza estetica, pubblicità, moda, ma
anche denuncia e accusa dei malesseri della società. La fotografia non è più
soltanto atto di documentazione del reale, “l’immagine è il riflesso concreto
del mondo in cui ciascuno vive”
8
. Estende il suo campo d’azione e si fa
pratica polifunzionale al servizio delle tendenze del momento e della
cronaca, perché in ogni caso, le immagini hanno un potere mediatico senza
pari. Nella società in cui viviamo, infatti, la fotografia occupa un posto di
primo piano nelle esperienze di tutti i giorni. Basti solamente pensare
all’incombente presenza di cartelloni pubblicitari in giro per le città.
Si parla molto agli occhi e poco alla mente. Di fatto, la nostra vita è
interamente contornata da immagini fotografiche; siano esse manifesti,
locandine di film o foto amatoriali. Ne siamo sommersi e ci servono per
7) Roberta Valtorta, Volti della fotografia, Milano, Skira, 1952, p. 81.
8) Gisele Freund, Fotografia e società, Torino, Einaudi, 2007, p. 91.
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vivere. Sono simbologie tradotte in figure che raccontano un’era nutrita di
immagini. “La fotografia é diventata l’arte quintessenziale della società
opulenta, dissipatrice e irrequieta, uno strumento indispensabile della nuova
cultura di massa”
9
. Perfino la conoscenza di un individuo, si fonda prima di
tutto sulla memoria visiva. L’essere umano si trova a dover competere con i
media e con i cambiamenti di un clima culturale immerso nella frenetica
corsa allo sviluppo. In questa società in cui la gente vive nella routine di un
finto perbenismo, tutti quanti recitiamo la parte di un’esistenza consumata
nell’anonimato. Siamo vittime di una società che lascia poco spazio
all’espressione dell’essenza del singolo.
Accanto alla martellante veridicità del fotogiornalismo, emerge una nuova
sensibilità artistica, la fotografia allestita, che affonda le sue radici nel
senso dello spettacolare. “I fotografi hanno spostato, in generale, il loro
interesse dalla realtà dei fatti, dal racconto veritiero della cronaca e della
storia, alle realtà costruite o artificiali di cui il mondo si va popolando”
10
.
L’intento del fotografo si fonde ora con quello del regista. Entrambi tentano
di creare situazioni dal forte sapore comunicativo. Questa é una fotografia
costruita ed organizzata intorno alla virtù illusoria che, a volte, arriva a
mostrarsi più vera del vero, ad annullare la distinzione tra verità e finzione.
“Pare ambire, con questa scelta di simulazione totale, alla creazione insieme
dell’immagine e della realtà”
11
. La sua caratteristica fondamentale sta
nell’accuratezza della preparazione allo scatto e nella minuziosa ricerca
degli elementi che compongono lo scenario della rappresentazione.
9) Susan Sontag, Sulla Fotografia, Torino, Einaudi, 1992, p. 61.
10) Roberta Valtorta, Volti della fotografia, Skira, Milano, 1952, p. 82.
11) Ivi, p. 31.