PREFAZIONE
Questa prima parte la rivolgo allo studio dei testi critici che si sono occupati del
lavoro di Mendieta, concentrandomi sugli aspetti presi in considerazione: il punto
di vista della performance, quello femminista, il corpo, l'espressione di presenza e
assenza nelle silueta, e l'espressione di perdita e essenza connessa alla storia
dell'artista. Nello specifico rivolgo l'attenzione al contributo di Olga Viso
1
che,
nello studio dell'opera di Mendieta, da una visione complessiva e coglie aspetti
rilevanti quali l'influsso della cultura messicana, dell'iconografia afro-cubana e,
soprattutto, dell'impossibile scissione arte-vita. Le ricerche svolte dalla curatrice
per l'Hirshhorn Museum in occasione della retrospettiva del 2005 presso il Des
Moines Art Center, Iowa, hanno l'obiettivo di inserire la produzione di Mendieta
nell’ampio contesto internazionale degli anni '70 e '80 e, contemporaneamente,
sottolineare l'importanza di una biografia completa e dettagliata. La ricerca di
Olga Viso si differenzia da quella compiuta da Julia Herzberg
2
, nel 1998, che si
concentra sui primi lavori realizzati tra il Messico e lo Iowa, consentendo così la
prima ricostruzione metodica di un periodo della sua carriera, dal 1969 al 1977. Il
1 Olga Viso ricoprì vari incarichi presso l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, prima
come assistente curatore e poi direttore nel 2005. Viso è autrice del testo Ana Mendieta: earth body.
Sculpure and Performance 1972-1985 (2004), la più completa indagine su Mendieta. Il catalogo,
realizzato in concomitanza con la mostra ha l’intento di spostare l’attenzione sulla vita e la produzione
dell’artista, inserendola nel contesto di ampio respiro degli anni ’70-’80. Il lavoro di Viso The Memory of
History traccia lo sviluppo di Mendieta dai primi lavori performativi alle creazioni di sculture dei primi
anni ’80. I lavori della mostra sono stati tratti da numerose collezioni pubbliche e private degli Stati Uniti
e dell’America Latina. L’esposizione fu poi allestita al Whitney Museum of American Art (New York),
Smithsonian Institution (Washington) e altri ancora.
2 Negli anni ’90 contribuisce ad allargare le prospettive sull’arte di Mendieta con ulteriori informazioni
sulla biografia. La sue ricerca, iniziata con la tesi di laurea Ana Mendieta: The Iowa Years, A Critical
Study, 1969-1977 , mette in luce informazioni critiche sulle influenze formative e l’impatto
dell’educazione Intermedia Programm all’Università dello Iowa. Julia Herzberg, inoltre collabora con un
testo critico al catalogo della mostra Ana Mendieta: earth body. Sculpture and Performance 1972-1985.
3
contributo di Gerardo Mosquera
3
nello studio dell'opera di Mendieta è
determinante dall'inizio degli anni '80. Il critico e curatore cubano si interessa dei
rapporti tra Elso
4
e Mendieta e dell'influenza che questi due artisti ebbero sulle
generazioni successive; inoltre, negli articoli Ana Mendieta e Ana Mendieta. Arte,
Religione e Differenza Culturale, mette in evidenza la ripresa del patrimonio delle
tradizioni dell’America Latina e della religiosità primitiva nella sua arte; oltre che
le affinità con artisti della scena contemporanea cubana come Brey, Bedia e
Francisco Elso. Guy Brett
5
, invece, approfondisce l'appartenenza di Mendieta a
una doppia patria culturale, America Latina e Nord America, spiegando come la
fusione di questi bagagli culturali la conduca all'ibridazione di un personale
linguaggio che risente, negli anni '70, dell'influsso dell'estetica concettuale, della
body art, earth art, del femminismo e della performance art. Si sono poi
occupati del lavoro dell'artista cubana altri autori, come ad esempio Donald
Kuspit
6
, che si concentra sul tema del corpo; Laura Roulet sull'importanza della
sua figura quale mediatrice tra due culture, quella latinoamericana e nord
americana; oltre che sottolineare gli incontri e i cambiamenti avvenuti nel suo
lavoro durante il periodo trascorso all'Intermedia Programm. Roulet analizza gli
elementi che accomunano il lavoro di Ana agli artisti internazionali degli anni '70,
come l'utilizzo del sangue, ma sottolineandone la differente componente estetica.
3 Mosquera, curatore e critico dell’arte nato a Cuba nel 1945, inizia a lavorare come giornalista a
l’Havana nel 1970 diventando il critico principale della nuova arte cubana. Egli riconobbe il potere di
Mendieta nel focalizzare la discussione critica sugli argomenti collegati alla sessualità e identità, mentre la
stessa artista resisteva alle categorizzazioni di performance art, land art e femminismo.
4 Juan Francisco Elso (Cuba 1956-1988) è uno degli artisti cubani con cui Mendieta ha condiviso
maggiore affinità. I lavori pseudo-rituali di Elso e Mendieta utilizzano diverse storie e sistemi di credenze
per creare opere personali che affrontano problemi di cultura, dell’individualità e delle differenze. I due
artisti sono visti come precedenti iconici la cui arte esercita importante influenza sulle generazioni di
artisti cubani.
5 Guy Brett (1942) è critico, curatore e docente di arte. Ha scritto il testo One Energy, in: Viso Olga, Ana
Mendieta: earth body. Sculpture and Performance 1972-1985,Ostfildern, 2004.
6 Donald Kuspit (1935) critico d'arte americano e professore di storia dell'arte presso la School of Visual
Arts. Ha scritto il testo Ana Mendieta, Autonomous Body, in: Ana Mendieta, Santiago de Compostela:
Centro Galego de Arte contemporanea, c.1996.
4
Patrick Dondelinger
7
analizza la questione religiosa connessa all'immagine sacra
e all'influsso della cultura messicana; mentre Charles Merewether
8
si focalizza
sulla questione inerente il sacrificio e le scene del crimine come stupro e
assassinio. La ricerca di Merewether, inoltre, è contemporanea a quella degli
storici dell'arte Jane Blocker
9
e Julia Herzberg, ma non viene pubblicata; compare
solo come saggio nel catalogo di Gloria Moure per la mostra del 1996. Di grande
importanza è inoltre l'intervista fatta a Mendieta da Linda Montano
10
, che ci
permette di ricevere informazioni significative, spesso sotto forma di racconto,
circa le fasi del suo operare. Molti di questi aspetti, come la dimensione sacra e
contemporaneamente profana, sono stati analizzati successivamente dalla critica.
L'approccio di Mendieta, approfondito successivamente da Tania Bruguera
11,
precorre i lavori di artiste degli anni '80 e '90.
Gli autori e i critici cui mi sono riferita si sono occupati del lavoro di Mendieta da
diversi punti di vista, discostandosi dalla mitologia intorno alla morte dell'artista
della metà degli anni '80. Per ciò che concerne la mia ricerca mi sono occupata
delle tesi portate alla luce da Olga Viso, Julia Herzberg, Guy Brett, Donald
Kuspit, Laura Roulet, Patrick Dondelinger, Charles Merewether, Tiziana Migliore
7 Laureato in storia e scienze politiche, con dottorato di ricerca congiunta in storia delle religioni e
antropologia religiosa; e teologia. Ha scritto il testo Ana Maria Mendieta. The Body, Art and Religion, in:
Ana Mendieta: Body Traks/hrsg.von Peter Fisher, mit Beitragen von Patrick Dondelinger, Laura Roulet;
Luzern: Kunstmuseum 2002.
8 Teorico dell'arte, scrittore e curatore. Laureato in letteratura comparata e storia dell'arte. Ha scritto il
testo From Inscription to Dissolution:An Essay on Expenditure in the Work of Ana Mendieta, in: Ana
Mendieta, Santiago de Compostela: Centro Galego de Arte contemporanea, c.1996.
9 Docente di Arte Contemporanea e Teoria presso il Department of Art History, University of Minnesota.
Master of Arts a School of Art Institute di Chicago; dottorato di ricerca in Storia dell'Arte, University of
North Carolina (1994). Ha pubblicato il testo Where is Ana Mendieta? Identity, Performativity and Exile,
1999.
10 Artista femminista, è una performer e lavora nella metà degli anni '60. La sua opera è crudelmente
autobiografica e spesso si occupa di trasformazione personale e spirituale. Ha scritto Intervista con Ana
Mendieta, in: Ana Mendieta, Blood &Fire, Galerie Lelong 2011.
11 L’impatto di Mendieta sull’isola è stato senza dubbio profondo in artiste come Tania Bruguera che per
quasi 10 anni fece opere controverse in cui ricreava opere e sculture di Mendieta nel contesto
contemporaneo.
5
e Gerardo Mosquera; ma è rilevante citare gli autori che, primi tra tutti, hanno
posto le basi per una rilettura del lavoro di Mendieta: Jane Blocker, Irit Rigoff,
Anne Raine e Miwon Know, segnalati nell'introduzione al testo Ana Mendieta:
earth body. Sculpture and performance 1972-1985. Questi riconoscono l'esempio
di un'artista impegnata socialmente, i cui lavori anticipano i discorsi sugli
stereotipi razziali e culturali; un'artista che affronta l'impatto del globalismo sulla
produzione culturale.
Conosciuta solo da una piccola cerchia di persone, il lavoro di Mendieta inizia a
destare interesse, dopo la sua morte nel 1985, grazie alla retrospettiva curata dal
Museum of Contemporary Art di New York (1986). Dopo qualche anno cominciò
ad occuparsi dell'artista la Galerie Lelong che organizzò diverse mostre con il
patrimonio di opere della galleria e, negli anni ’90, accostò il lavoro dell’artista a
quello di Marina Abramovic (1999) e Vito Acconci (2001) per presentarla al di
fuori della scena femminista o Latina. Il lavoro compiuto dalla Galerie Lelong,
che mise a disposizione i lavori realizzati da Mendieta durante il periodo
studentesco, portano alla luce i molti riferimenti ad artisti suoi contemporanei ma,
soprattutto, sottolineano la sperimentazione di una personale pratica performativa.
La mostra Ana Mendieta, curata da Gloria Moure
12
, è la prima retrospettiva
europea dell'artista, che dopo le tappe iniziali al Centro Galego de Arte
Contemporanea di Santiago e alla Fondazione Tàpies di Barcellona (1996-1997),
è ospitata alla Kunsthalle di Dusseldorf e, nel 1999, al Museo MACRO di
12 Storica, critica e curatrice spagnola, Gloria Moure studia Storia dell'arte presso la Facultad de Filosofia
y Letras dell'Università di Barcellona. Nel periodo in cui riveste la carica di direttrice al Centro Galego de
Arte Contemporanea, a Santiago de Compotela, dal 1994 al 1998, organizza una retrospettiva sul lavoro
dell'artista cubana. In occasione della mostra, Ana Mendieta (1996), Moure proiettò le copie delle
diapositive originali da 35 mm al posto di mostrare fotografie statiche o stampe postume; inoltre incluse la
documentazione di un numero di azioni realizzate durante il periodo universitario nello Iowa. Ha scritto il
testo Ana Mendieta, in: Ana Mendieta, Santiago de Compostela, Centro Galego de Arte Contemporanea,
1996.
6
Monterrey e al Museo Rufino Tamayo di Città del Messico. Attualmente i suoi
lavori sono stati rappresentati nelle raccolte del Whitney Museum, Guggenheim,
MOMA, Metropolitan, Centre Pompidou; inoltre sono da poco parte della
collezione permanente della Tate Modern. Importanti alla comprensione del
pensiero di Mendieta sono le letture di Octavio Paz
13
, che descrivono la realtà
messicana e del messicano aiutandoci a capire meglio il concetto di identità, esilio
e il rapporto vita-morte-rigenerazione emerso dal corpus di lavori dell’artista. Le
recenti retrospettive, SHE GOT LOVE (2013) presso il Castello di Rivoli, e
quella presso la Galleria Raffaella Cortese di Milano, offrono un panorama
preciso di quello che è stato il suo percorso artistico. Del 2013 è anche la mostra
Part of Ana Mandieta. Traces presso la Hayword Gallery di Londra.
Nel 2013, inoltre, al Museo Pecci di Milano, si è tenuta la mostra Corpi in
Azione, Corpi in Visione che si pone l'obiettivo di analizzare il contesto anni '60 e
'70 in maniera trasversale, poiché il tema del corpo viene affrontato dagli artisti in
maniera differente: happening, performance, fotografia, installazione e video.
Viene proposta questa chiave di lettura perché l'analisi del tema prende forma non
solo attraverso la body art, ma anche nella percezione del corpo come relazione e
analisi sociale, antropologica e politica. In questo contesto è inserita anche
Mendieta, contornata da artisti quali Oppenheim, che indaga il rapporto fusione-
scambio; Vito Acconci sulla resistenza; Marina Abramovic nella sua relazione
con il pubblico, oltre che un importante nucleo femminile: Eleonor Antin, Valie
Export e Joan Jonas.
Olga Gambari
14
, curatrice della mostra a Rivoli, nel saggio per il catalogo SHE
13 Poeta e saggista messicano (Città del Messico 1914-1998). E’ uno dei dei più importanti poeti spagnoli
della seconda metà del ‘900, e si affermò come innovatore del costume letterario e delle concezioni
culturali. Il testo di riferimento è El Laberinto de le soledad (1950) tradotto in italiano dieci anni più tardi,
nel quale riflette sulla storia drammatica e sulla socità messicana, dalla conquista alla contemporaneità.
14 Curatrice indipendente, critica d'arte e giornalista della "Repubblica", vive e lavora a Torino. Ha curato
7
GOT LOVE propone un discorso sull'iconografia legata alla madre terra; la forma
antropomorfica dell'albero della vita; l'identità; il corpo femminile; la
mimetizzazione nella natura; la trasfigurazione uomo-animale e uomo-natura; la
serie silueta, e la morte. La mostra stessa fornisce informazioni importanti circa la
lettura del lavoro di Mendieta, come la doppia serie Facial Cosmetic Variation
(1972), di cui fa parte Hair Suds; i disegni dalle forme antropomorfiche che
sottolineano il rivolgimento alle divinità neolitiche, realizzati su carta e su
materiali organici; il fondamentale carattere performativo del corpus di lavori e le
informazioni legate alla documentazione. Le immagini e i video esposti durante la
mostra di Rivoli provengono dalla raccolta della sorella dell'artista, Raquelin e
dall'Estate of Ana Mendieta gestito dalla Galleria Lelong in collaborazione con la
famiglia di Ana, la quale si occupa dell'eredità e delle opere dell'artista.
Il lavoro di Ana Mendieta continua a destare l'interesse della critica, la quale
cerca di confrontare il suo lavoro con quello di artiste sue contemporanee e, allo
stesso tempo, aprire la sua pratica performativa e multidisciplinare a nuove
interpretazioni. La stessa Artista, infatti affermerà di non appartenere ne alla
tradizione moderna ne a quello che la storia definisce postmodernismo.
il testo She Got Love (2013). Nel testo critico del giornale, sia Merz che Gambari scrivono del lavoro
dell'artista e Gambari si sofferma sulle forme di Silueta che diventano elementi simbolici.
8
INTRODUZIONE
L'obiettivo di questa tesi è duplice: mettere in luce il contesto storico, culturale e
artistico in cui agisce Mendieta, gli anni '70; e capire come il suo modo di vedere
il corpo e utilizzare la performance si inserisce nel contesto degli anni '90. Il
primo aspetto che considero è il suo approccio alla performance art, cioè quello
di un corpo che, piuttosto che divenire provocatorio, scompare sotto strati di
materia; mentre in secondo luogo spiego in che modo è stata influenzata dalla
conoscenza del lavoro femminista e quanto le sue azioni si discostino
dall'organizzazione di performance pubbliche; infatti Ana amava lavorare in
isolamento e instaurare una relazione di intimità con la terra e il luogo di
esecuzione. Questa metodologia di lavoro evidenzia gli elementi che la collegano
agli artisti suoi contemporanei, ma anche gli elementi di rottura.
Attraverso lo studio del lavoro di Ana esamino il rapporto di presenza-assenza
dalle performance alle Silueta e mi connetto al concetto di mimetizzazione dopo
la lettura del testo di Tiziana Migliore Il Camouflage come arte della litote,
ipotesi convalidata dall'analisi dei lavori dal 1972-1975. Mi sono poi accostata
alla tesi di Charles Merewether, From Inscription to Dissolution: An Essay on
Expenditure in the Work of Ana Mendieta, che prende in esame l'aspetto
fondamentale della scomparsa del corpo in un iter concettuale ben definito che
procede dal sacrificio, alla morte sino alla permanenza della traccia. Inoltre,
parallelamente, mi sono avvicinata ai testi che hanno approfondito l'aspetto
biografico.
Per quanto riguarda l'elaborato intorno al lavoro di Mendieta voglio mettere in
9
luce gli anni in cui agisce, segnati dalle sperimentazioni e dal recupero del corpo
materiale, considerato non più mero contenuto dell'opera ma vero strumento alla
stregua di una tela, di un pennello. Nello specifico sottolineo l'evoluzione dai
progetti universitari realizzati nello Iowa: Facial Hair Transplants (1972), Facial
Cosmetic Variation (1972), Glass on Body (1972) e Grass on a Woman (1972),
alla fusione dell'organismo vivente con quello naturale (1973-1980) e alla
trasfigurazione animale: Feathers on a Woman (1972), Blood and Feathers
(1974), Bird Run (1974) e Ocean Bird Wash Up (1974). Mi concentro poi
sull'aspetto di presenza assenza emerso nelle Silueta e sulla loro ambivalenza;
sulle opere in cui utilizza il sangue focalizzando l'attenzione sulla valenza
simbolica di questo elemento catartico, ma anche sull'importanza della religione
cattilico-latinoamericana e l'iconografia alla quale si riferisce nelle immagini
Sweating Blood (1973), Body Print (1974) e Body Track (1974).
Una parte importante di questa analisi è data quindi dall'approfondimento di
ciascuna opera e dagli spostamenti e incontri con le emergenti personalità
dell'arte contemporanea a Cuba e negli Stati Uniti, tra cui le più fruttuose con i
critici Lucy Lippard (1975) e Gerardo Mosquera (1981). Tale approccio
biografico mira a individuare le due principali fonti iconografiche, afro-cubana e
messicana, oltre che i più importanti luoghi di lavori: Old Man's Creek e Amana,
Iowa; Yagul, La Ventosa, Coulipan de Guerrero e le zone intorno Oaxaca,
Messico; e Guanabo, Varadero e il Parco Nazionale di Jaruco, Cuba. Questi
raggruppamenti hanno fatto emergere le questioni approfondite: il rapporto con il
passato dell'America Latina, i luoghi di sapoltura, la cultura e le tradizioni;
l'identità frantumata di Mendieta, divisa tra le radici cubane e la cultura
occidentale; le tracce di Silueta e la trasfigurazione in elemento naturale: tronco,
radice e corteccia nella serie Tree of Life; lo studio della storia cubana con un
10