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Prefazione
L’obiettivo di questa tesi è quello di fornire una analisi critica della questione relativa
all’attuazione di programmi di monitoraggio elettronico, attraverso lo studio dell’
applicazione dello stesso sui condannati del Regno Unito, mediante tecniche di ricerca
bibliografica, attraverso l’utilizzo del metodo qualitativo dell’intervista semi-strutturata
e mediante la partecipazione ad un seminario presso The All souls college ad Oxford nel
Regno Unito.
Il monitoraggio elettronico è stato spesso definito una sanzione di comunità alternativa
al carcere, che prevede per alcune tipologie di reati e di condannati, la libertà vigilata
attraverso l’utilizzo di strumenti elettronici (braccialetti, microchip) applicati sul corpo
del condannato stesso, che non gli permettono di allontanarsi dal luogo designato.
Diversi sono i pareri degli esperti, alcuni dei quali definiscono il monitoraggio
elettronico utile ai fini della rieducazione del condannato, altri invece sostengono sia
solamente un espediente per evitare il sovraffollamento delle carceri, caratteristica che
oggigiorno accomuna molti paesi occidentali. Da qui nasce l’esigenza di capire se il
monitoraggio elettronico abbia davvero una funzione rieducativa per il condannato e in
quale maniera l’utilizzo di questa tecnica si rapporti poi con il servizio sociale.
In questo elaborato verranno esaminate le implicazioni teoriche dello sviluppo e dell’
introduzione di programmi di monitoraggio elettronico.
La tesi verrà suddivisa in quattro capitoli principali:
Il primo capitolo rappresenta la parte introduttivo-teorica nella quale si
ripercorre storicamente la nascita e lo sviluppo del monitoraggio elettronico con
particolare attenzione al ruolo rivestito storicamente nel Regno Unito. L’excursus
passerà anche attraverso lo studio della legislazione che ha accompagnato l’evoluzione
del monitoraggio elettronico nel Regno Unito.
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Il secondo capitolo inserisce nell’elaborato alcuni termini di confronto dei
diversi sistemi ed organi di giustizia; approfondendo il tema dell’esecuzione penale
esterna e la situazione di utilizzo, all’interno dell’universo delle misure alternative, del
monitoraggio elettronico in Scozia ed in Italia.
Il terzo capitolo preceduto da una introduzione al caso inglese ed al metodo di
ricerca utilizzato, illustra la parte metodologica e pratica dell’indagine e le discussioni
relative allo studio e all’efficienza del monitoraggio elettronico. Nel capitolo viene
riportata l’intervista semi-strutturata somministrata a David Smith e le conclusioni che
ne sono emerse, ed infine vengono analizzate le diverse posizioni degli esperti, e
rispettivamente l’opinione favorevole al monitoraggio elettronico di Mike Nellis e
quella piuttosto contraria di David Smith.
Nel terzo capitolo vengono inoltre introdotte le strutture, i soggetti principali ed i
relativi ruoli ricoperti nell’ applicazione e nell’ utilizzo del monitoraggio elettronico e si
analizza in modo approfondito la struttura del sistema giudiziario inglese.
Infine le conclusioni esprimono una sintesi dell’argomento studiato, viene
illustrata l’importanza delle discussioni e dei documenti governativi e non ai fini dello
studio dell’efficienza del monitoraggio elettronico come misura alternativa al carcere.
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Introduzione
La prima volta che ho sentito parlare di monitoraggio elettronico (EM) non risale a
molto tempo fa; e ciò avvenne in un aula dell’università, quando il professor Ciarpi mi
propose da parte sua un argomento potenzialmente interessante, sul quale poter lavorare
per la mia tesi e da poter studiare da vicino grazie alla borsa di studio vinta per la ricerca
tesi all’estero. L’idea dell’ utilizzo di una tecnologia simile come strumento del sistema
di giustizia penale mi affascinò immediatamente.
Il monitoraggio elettronico o satellitare (electronic monitoring) è un sistema di
reclusione domiciliare finalizzato a controllare e modificare il comportamento del
colpevole con l’obiettivo di migliorarlo. Questo provvedimento rappresenta una
sanzione alternativa alla detenzione e permette ai condannati, altrimenti in carcere, di
poter restare nella propria abitazione, con restrizioni sulla propria libertà. Condanne che
implicano l’utilizzo del monitoraggio elettronico si sono sviluppate inizialmente negli
Stati Uniti, ma questo sistema per i trasgressori opera oggi in diverse parti del mondo.
Il monitoraggio elettronico può altrettanto essere visto come una delle alternative più
allettanti all’incarcerazione, appositamente adottata per alleggerire il problema del
sovraffollamento delle carceri. Il monitoraggio elettronico era già in uso in molti paesi
dell’Europa occidentale all’ inizio degli anni novanta; tra i paesi europei che fanno
maggiormente ricorso a tale tecnologia nel controllo dei condannati ammessi a
beneficiare di sanzioni di comunità troviamo il Regno Unito e la Scozia. Tra questi il
Regno Unito è stato il primo paese che ha sperimentato l’utilizzo delle sanzioni di
comunità alternative alla detenzione.
Le sanzioni alternative alla detenzione infatti, che si concretano in programmi di aiuto e
sostegno al reinserimento sociale del condannato, erano già presenti, fin dal secolo
scorso, nei Paesi anglosassoni. Le sanzioni alternative, comunemente dette anche
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misure di comunità, rappresentano una modalità di esecuzione della pena che tenta di
superare gli effetti deleteri della carcerazione sulla radicalizzazione delle scelte
delinquenziali, fornendo nel contempo opportunità di percorsi esistenziali affrancati dal
crimine.
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CAPITOLO PRIMO
NASCITA E SVILUPPO DEL MONITORAGGIO ELETTRONICO
1.1. Le origini storiche del monitoraggio elettronico in USA
L’utilizzo del monitoraggio elettronico come mezzo per migliorare la supervisione degli
autori di reati si sviluppò inizialmente in America. Il primo monitoraggio elettronico
infatti avvenne proprio negli Stati Uniti nell’ Aprile del 1983. L’Istituto Nazionale per
la giustizia si ritenne in questo caso soddisfatto per la strumentazione utilizzata e ritenne
inoltre che il monitoraggio elettronico fosse una proposta attuabile. Dai primi anni
Ottanta ci fu una rapida espansione nell’utilizzo del monitoraggio elettronico in quanto
quest’ultimo venne visto come uno strumento utile per alleviare i problemi della
giustizia penale: il livello di sovraffollamento carcerario, la perdita di fiducia nell’
efficacia della libertà vigilata
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ed infine una crisi fiscale che rese molto difficile
giustificare ulteriori spese. Il carcere infatti rappresentava e rappresenta tutt’oggi una
forma molto esosa di punizione con costi di personale e di gestione molto elevati e
costituisce una parte molto importante del bilancio del sistema penale di qualsiasi paese.
1.2. Il monitoraggio elettronico in Gran Bretagna
In Inghilterra, Svezia e Paesi Bassi programmi di monitoraggio elettronico sono ormai
ben consolidati, il più ampio e ambizioso di questi programmi è quello utilizzato nel
Regno Unito. Negli anni Ottanta la popolazione carceraria era in rapido aumento in
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N.d.R. Misura di sicurezza imposta, dopo la scarcerazione, ai condannati a pene detentive superiori ai
dieci anni. Viene imposta anche ai detenuti in permesso e in licenza. Può essere imposta anche ai
condannati recidivi e a persone incensurate segnalate all’autorità di Pubblica Sicurezza. La libertà vigilata
comporta il rispetto delle prescrizioni stabilite dall’autorità di Pubblica Sicurezza.
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Inghilterra, così, l’allora segretario di Stato per gli affari interni, effettuò una visita in
U.S.A. per indagare l’utilizzo del monitoraggio elettronico. Gli Stati Uniti ricorsero al
monitoraggio elettronico per una serie di criminali: i detenuti e coloro che erano invece
in libertà vigilata. In Inghilterra occorreva decidere a chi era destinato questo nuovo
sistema di controllo elettronico e dopo molte discussioni si è stabilito che poteva essere
utilizzato per salvare quegli imputati che altrimenti sarebbero stati sottoposti a custodia
cautelare in carcere. Ridurre la popolazione carceraria è stato considerato da alcuni da
subito il primo potenziale vantaggio pratico, quindi sarebbe stato utilizzato quale
alternativa alla detenzione. Il sovraffollamento delle prigioni infatti era visto come un
problema potenzialmente risolvibile con il monitoraggio elettronico di alcuni detenuti.
In principio, in Inghilterra, il monitoraggio elettronico è stato utilizzato con tre criteri
diversi:
su individui che non erano ancora stati condannati come condizione di libertà
vigilata,
come una pena a se stante e
come condizione di rilascio anticipato dalla prigione.
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Nel 1988 il governo del Regno Unito ha riconosciuto il monitoraggio elettronico come
una possibilità attuabile ed alla fine degli anni Ottanta è stato finalmente deciso che la
Gran Bretagna avrebbe dato avvio ai suoi tentativi proprio per scoprire eventuali
vantaggi e problemi nell’utilizzo del nuovo sistema.
Tale sanzione prevede appunto la restrizione del condannato in un determinato luogo
per un periodo di circa dodici ore al giorno per un massimo di dodici mesi
3
. In questo
contesto il governo si trova quindi a dover mantenere il difficile equilibrio tra la
riduzione della popolazione carceraria, la punizione dei criminali e la protezione della
collettività. Il monitoraggio elettronico, oltre che per rappresentare una sanzione
2
N.d.R. Sconto di pena concesso ai detenuti quale riconoscimento della "buona condotta" mantenuta.
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N.d.R. In realtà tale periodo in Inghilterra ed in Galles può spingersi in alcuni casi fino al doppio
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alternativa al carcere, è stato introdotto nel Regno Unito anche e soprattutto con la
esplicita finalità di salvaguardare e promuovere la umanizzazione della pena
4
. Avrebbe
inoltre avuto il compito di ridurre il recidivismo. Utilizzo il condizionale perché come
vedremo in seguito non sempre è così e non tutti gli esperti del settore sono d’accordo
nell’affermare che il monitoraggio elettronico abbia un ruolo positivo nella rieducazione
e nel reinserimento del condannato nella società. In questo contesto però, possiamo
inserire il monitoraggio elettronico all’ interno della più ampia gamma di sanzioni
alternative
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alla detenzione che nel Regno Unito viene indicata con il termine
“probation”.
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1.3. Gli obiettivi del monitoraggio elettronico
Scopo principale delle sanzioni alternative al carcere (le sanzioni di comunità) è quello
di umanizzare la pena e di evitare l’esclusione del soggetto, indicativa nel caso della
carcerazione. Con le misure di probation infatti si cerca di lasciare il soggetto in un
ambiente relativamente libero, cercando di responsabilizzarlo nella costruzione di un
rapporto positivo con la società e con la comunità che lo circonda. Nell’Europa
4
N.d.R. L’ aspetto della salvaguardia dell’ umanizzazione della pena è un valore altamente significativo
per il sistema giudiziario britannico e scozzese.
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Cfr. Riguardo alle cosiddette community sanctions ossia sanzioni e misure applicate all’ interno della
comunità, la raccomandazione n° R (92) 16 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’ Europa, relativa
appunto alle norme europee sulle sanzioni e le misure applicate nella comunità, fornisce la seguente
definizione: sanzioni e misure che mantengono il condannato nella comunità ed implicano una certa
restrizione della sua libertà attraverso l’ imposizione di condizioni e/o obblighi e che sono eseguite dagli
organi previsti dalle norme in vigore. Tale nozione designa le sanzioni decise da un tribunale o da un
giudice e le misure adottate prima della decisione che impone la sanzione o al posto di tale decisione,
nonché quelle consistenti in una modalità di esecuzione di una pena detentiva al di fuori di uno
stabilimento penitenziario.
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N.d.R. Probation è il termine inglese che indica una molteplicità di misure penali alternative al carcere,
presenti nel panorama mondiale oltre che nel Regno Unito ma che sono accomunate dal carattere dell’
inclusione, ossia dal fatto di essere misure che lasciano il soggetto in ambiente libero e cercano di
responsabilizzarlo nella costruzione di un rapporto positivo con la comunità; in questo senso
rappresentano una alternativa all’ esclusione, tipica ed emblematica, nel caso della carcerazione. L’
istituto del Probation ha avuto origine nei paesi di Common Law verso la metà del XIX secolo;
precisamente nello stato del Massachusetts (USA) ed in Inghilterra. Dapprima applicato in via
sperimentale, soprattutto nei confronti dei minori come misura tendente ad evitare la carcerazione e, nel
contempo, a reintegrare il soggetto nella comunità, fu ufficializzato in America nel 1878 (Massachusetts
Probation Act) e più tardi in Inghilterra nel 1907 (Probation of Offenders Act).
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occidentale, ed in particolar modo nel Regno Unito, il monitoraggio elettronico è
utilizzato come strumento di detenzione domiciliare. Ciò implica che il trasgressore
rimane a casa tranne che per il tempo trascorso a lavoro.
I requisiti per l’ attivazione di un programma di monitoraggio elettronico sono
solitamente:
una residenza adeguata,
il funzionamento di una linea telefonica ed
una occupazione.
Nel Regno Unito, a differenza di altri paesi, l’applicazione del monitoraggio elettronico
è gestita da compagnie di sicurezza private.
Ogni programma di monitoraggio è sempre seguito da una valutazione finale.
Il tempo di monitoraggio varia da pochi giorni fino ad un anno, ma in genere le misure
di libertà vigilata variano mediamente dai tre ai quattro mesi. In alcuni programmi di
monitoraggio ogni infrazione del sistema di coprifuoco conduce direttamente alla pena
detentiva, mentre altri sono molto più indulgenti.
1.4. Il dispositivo
Il primo dispositivo di monitoraggio elettronico è stato sviluppato a metà degli anni
Sessanta dallo psicologo di Harvard; il Dr. Robert Schwitzgebel. Il dispositivo era
costituito da una batteria ed un trasmettitore in grado di emettere un segnale ad un
ricevitore all'interno di una distanza determinata.
Secondo Schmidt (1995) ci sono due tipi di comuni dispositivi di controllo elettronici:
i dispositivi di segnalazione continua, che monitorano costantemente i
trasgressori in una posizione particolare,
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e i dispositivi di contatto programmato, che prevedono un contatto periodico con
i delinquenti per verificare la loro posizione.
Entrambi i metodi comunemente richiedono l'impiego del telefono nel luogo
sorvegliato, ma possono essere azionati tramite segnali radio
7
.
I sistemi di segnalazione continua hanno tre parti essenziali:
un trasmettitore,
un ricevitore e
un computer centrale.
Il trasmettitore è legato al trasgressore e trasmette un segnale codificato tramite una
linea telefonica a intervalli regolari. Il ricevitore o combinatore rileva i segnali dal
trasmettitore legato al colpevole e li invia ad un computer centrale come segnali di stop
e start. Il computer mette a confronto questi segnali ricevuti con eventuali interruzioni
del segnale durante l’ orario di coprifuoco del trasgressore ed avvisa i funzionari
penitenziari delle assenze non autorizzate.
Con il metodo del contatto programmato, un computer è programmato per richiamare il
colpevole durante le ore di monitoraggio sia in modo casuale che in momenti
specificatamente selezionati. Quando il computer chiama il colpevole il bracciale viene
inserito in un contenitore verificatore collegato al telefono per constatare che alla
chiamata risponda il trasgressore monitorato.
Alcuni sistemi di contatto programmato utilizzano per la verifica tecnologie vocali che
analizzano la voce del trasgressore quando quest’ultimo risponde ad una chiamata. La
voce ascoltata al momento della chiamata è collegata alla voce del reo registrata nel
momento in cui il egli è entrato nel programma.
Altri sistemi possono richiedere al reo di indossare un cercapersone e chiamare un
numero specificato quando il cercapersone emette un segnale acustico. Allo stesso
7
Schmidt, 1986; Nellis, 1991
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modo, questi metodi possono essere replicati con trasmettitori radio monitorati sia da un
cellulare che da un ricevitore centralizzato
8
.
I dispositivi di contatto programmato sono spesso indicati con il termine passivo in
quanto la presenza del reo in casa è verificata solamente quando il computer effettua la
chiamata.
Da qualche anno, un certo numero di società americane ha sviluppato sistemi di
tracciabilità per un potenziale utilizzo nelle misure di comunità. Il GPS (Global
Positioning Satellite) è un mezzo attraverso il quale i trasgressori possono essere
monitorati 24 ore al giorno. Se un delinquente dovesse violare le condizioni di un ordine
di monitoraggio elettronico, il GPS può individuare la sua posizione precisa, rendendo
la presa del colpevole da parte delle autorità un compito relativamente facile.
1.5. La tecnologia
Il monitoraggio elettronico prevede la presenza di un trasmettitore radio a bassa
potenza
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indossato dal detenuto, che trasmette un segnale ad una unità di base posta in
un punto fisso all’interno della casa. Il detenuto deve avere una residenza idonea a
contenere l’attrezzatura necessaria per il coprifuoco, egli deve inoltre firmare un
accordo di monitoraggio elettronico. In Inghilterra tre sono le società che forniscono gli
strumenti di monitoraggio
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che si inseriscono o al polso o alla caviglia del detenuto.
Questo strumento, nel quale sono impostate le ore di coprifuoco, è collegato ad una
linea telefonica. Se il colpevole cerca di manomettere in qualsiasi modo il segnale radio
8
Nellis, 1991
9
N.d.R. in Inghilterra di solito tale trasmettitore è posto all’interno di un braccialetto (cavigliera)
indossato dal detenuto.
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N.d.R. La realtà inglese rappresenta un caso emblematico e non molto comune agli altri paesi europei
che utilizzano il monitoraggio elettronico; l’Inghilterra infatti, al contrario di altri paesi, cede la fornitura
della strumentazione elettronica e la gestione ed il controllo della stessa a tre società private: G4S (Group
4 Securicor), Elmo Tech, e Serco.
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o se si allontana oltre i limiti prefissati dall’unità base, un computer centrale viene
avvisato e le autorità competenti ne sono informate. Lo strumento infatti invia un
segnale costante all’unità di base presente nell’abitazione, se nessun segnale viene
ricevuto durante le ore di coprifuoco il centro di controllo e la polizia vengono informati
del fatto che le condizioni sono state infrante. La polizia viene inoltre informata anche
se lo strumento elettronico viene manomesso. La tecnologia come si sa è in rapida
evoluzione e in costante sviluppo e sicuramente i progressi tecnologici interesseranno
gli aspetti pratici del monitoraggio elettronico. Le restrizioni imposte dal monitoraggio
elettronico variano, ma generalmente richiedono al colpevole di restare ad un dato
indirizzo per più di dodici ore. Recenti sviluppi nella tecnologia del monitoraggio
elettronico hanno permesso al governo di pianificare l’ estensione delle funzionalità del
coprifuoco. Strumenti elettronici avanzati sono utilizzati su stalkers, uomini violenti nei
confronti delle proprie compagne e molestatori sessuali
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. Questo sviluppo è volto a
dare maggiore protezione alle vittime di reati. Questi nuovi braccialetti elettronici
vengono collegati ad alcuni dispositivi presenti in casa delle vittime ed un allarme si
attiva qualora colui che indossa il braccialetto si avvicini superando una determinata
distanza dall’abitazione della vittima. Il Governo ha naturalmente ritenuto che l’attuale
utilizzo di sanzioni di comunità che implicano il monitoraggio elettronico, hanno avuto
successo. Questa fiducia da parte del Governo è dimostrata da piani che prevedono di
estenderne l’utilizzo. I progressi tecnologici senza dubbio consentiranno una maggiore
protezione della collettività e degli individui, in particolar modo delle vittime di
stalkers, pedofili e molestatori sessuali. Tuttavia nell’utilizzo del monitoraggio
elettronico per questi gruppi deve essere osservata molta cautela. Tradizionalmente
infatti criminali sessuali e pedofili vengono accolti con reazioni pubbliche spesso molto
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N.d.R. I cosiddetti sex offenders.