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Un sistema di pianificazione e controllo efficace, non solo è fondato
sulle grandezze economico-finanziarie, ma anche su unità di misura
rappresentative della qualità, dell’efficienza e dell’efficacia delle
prestazioni gestionali nel loro complesso. Nell’odierna evoluzione
tecnologica, fenomeni come la dematerializzazione delle imprese, la
globalizzazione dei mercati o i nuovi modelli di funzionamento, sono
fattori di mutamento che si riflettano sia sul contesto in cui l’azienda opera,
sia sui modelli organizzativi come sulle attività e sui processi influenzando
la gestione; queste contingenze implicano una maggiore complessità che
genera certamente effetti anche sugli strumenti e sulle modalità di
funzionamento del controllo di gestione. Per questi motivi, dunque, oltre
alle tecniche tradizionali occorrono nuove metodologie, ma anche nuove
coordinate teoriche e operative, senza tuttavia che presente e futuro
rinneghino il passato.
I fatti recenti provano che per le imprese la competizione risulta
ancora più accesa di quanto si potesse stimare, e in campo sono entrati
nuovi soggetti di dimensione e forze notevoli ma soprattutto in grado di
esprimere, per la grande disponibilità di fattori produttivi di cui
dispongono, una capacità di produrre prodotti e servizi a costi difficilmente
contrastabili, se non aumentando l’efficienza nei processi, la qualità non
solo degli stessi ma anche dei prodotti e dei servizi offerti, e spingendo non
solo unicamente nella direzione dei costi ma anche verso i ricavi,
rinnovando le competenze commerciali e accentuando le eccellenze
presenti nei prodotti e servizi realizzati, scegliendo adeguatamente e non
avventatamente i mercati di sbocco, migliorando la componente di
ponderazione e di valutazione del sistema delle decisioni e delle scelte
strategiche che ne derivano.
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Lo scenario che appare evidenzia quindi quei profili tipici di un
contesto in cui tutti i vari strumenti di controllo, operativo e strategico, nel
tempo proposti dagli studiosi del controllo di gestione si rivelano idonei per
supportare il sistema delle decisioni, per minimizzare gli errori gestionali e
favorire condizioni di lavoro basate su reali obiettivi di efficienza ed
efficacia bidirezionali, ovvero rivolti a massimizzare i ricavi e al contempo
minimizzare razionalmente i costi per creare condizioni solide per il
permanere dell’impresa nel tempo: approccio questo valido sia per le
imprese di produzione che per quelle di servizio.
In definitiva, un buon sistema di controllo deve innanzitutto
permettere la verifica costante e continua delle caratteristiche di efficacia
ed efficienza della gestione e dovrebbe essere dotato di una elevata capacità
di adeguamento ai continui mutamenti della realtà, mantenendo al
contempo una flessibilità propria, derivante dai metodi di elaborazione e
interpretazione cui gli strumenti devono riferirsi.
Il presente lavoro di tesi si articolerà in tre capitoli.
Nel primo si parlerà innanzitutto del significato del controllo di
gestione e delle sue tipologie (controllo di gestione per prodotto, controllo
di gestione per centro di costo e controllo di gestione per commessa);
saranno poi enunciate le fasi del processo decisionale di programmazione e
controllo e sarà descritto il ruolo del controller. Successivamente, si
affronterà la tematica relativa all’evoluzione della funzione di controllo e in
tale ambito si distinguerà il controllo direzionale da quello esecutivo; in
particolare il primo sarà articolato dal controllo operativo che a sua volta si
distinguerà in preventivo e concomitante; dalle valutazioni di rendimento
che a sua volta si differenzieranno in misurazioni di efficacia e di efficienza
( reddito, “cash-flow”, margine operativo e “benchmarking”) e infine dal
controllo strategico aziendale i cui obiettivi peculiari consisteranno nella
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verifica della congruenza esterna, della congruenza organizzativa e infine
dell’efficienza funzionale del sistema di direzione.
Nel secondo capitolo, invece, prima saranno descritte le componenti
(organizzativa e contabile) e gli obiettivi del sistema budgetario; in seguito
saranno delineate le caratteristiche (intrinseche/contabili ed
estrinseche/organizzative) e le funzioni specifiche del budget.
Successivamente l’attenzione sarà focalizzata sul processo di formazione
del budget che si articola su due livelli: la stesura di una serie di budget
settoriali e la redazione di un sistema di budget di sintesi.
Infine, nel terzo capitolo sarà trattato il controllo di gestione
nell’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri di Roma.
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CAPITOLO PRIMO
CENNI SUL CONTROLLO DI GESTIONE E SUA IMPORTANZA
NELLE IMPRESE
1.1 “Pianificazione” e “programmazione” delle decisioni
In relazione alle differenze che le varie tipologie di decisioni
presentano, teoria e pratica propongono diversi sistemi organizzativi
formalizzati per elaborare una decisione:
a) sistemi di pianificazione;
b) sistemi di programmazione.
I sistemi di pianificazione sono meccanismi organizzativi attraverso i
quali si vuole pervenire ad una razionale formulazione delle decisioni
strategiche dell’impresa; con il termine “pianificazione” si intende quel
processo mediante il quale vengono formalizzati gli obiettivi di fondo della
gestione e le strategie atte al loro raggiungimento. Oggetto del sistema di
pianificazione sono le decisioni strategiche, invece, soggetto del sistema
sono gli organi aziendali.
Il processo di pianificazione inizia dall’analisi dell’ambiente esterno,
al fine di individuare le diverse opportunità e minacce ambientali.
La seconda fase consiste in un’analisi interna all’azienda, che verifica
quelle che sono le sue potenzialità (sia a livello di risorse che di particolari
abilità e competenze) e le sue carenze. Da tale analisi emergono i punti di
forza e di debolezza dell’impresa, che prende coscienza di quello che in
concreto può fare, inoltre dovrebbero emergere i valori e le aspirazioni
dell’alta direzione.
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Da un’analisi congiunta dei fattori interni e di quelli ambientali
scaturisce il momento più importante della pianificazione, ossia
l’individuazione degli obiettivi di fondo della gestione aziendale, capaci di
portare al suo sviluppo, alla luce, delle opportunità ambientali e delle
possibilità interne. Gli obiettivi vengono distinti in globali e intermedi. I
primi, quali ad esempio l’aumento delle redditività, l’incremento del
fatturato, il miglioramento della liquidità, la conquista di una quota di
mercato maggiore, ecc., sono riferiti all’impresa nel suo complesso; quelli
intermedi si riferiscono,invece, a singole parti dell’impresa, come le
funzioni e le divisioni, e devono tra loro essere coordinati in vista del
raggiungimento dell’obiettivo globale.
La fase successiva è quella della formulazione delle strategie idonee
per raggiungere tali obiettivi.
Una volta definite le possibili strategie, si passa alla fase della
selezione delle alternative, al fine di scegliere tra queste, quelle più
confacenti. La scelta viene operata valutando aspetti tecnici, economico-
finanziari ed organizzativi di ogni ipotesi strategica presentata.
Il processo di pianificazione termina con la redazione di un piano
strategico, che si configura come un vero e proprio documento il quale
precisa gli obiettivi che devono essere raggiunti nel medio-lungo termine,
le azioni da attuare, le unità organizzative coinvolte nell’implementazione
di tali azioni e le modalità di allocazione delle risorse per la realizzazione
delle azioni operative. Il piano strategico si compone di una parte
descrittivo-qualitativa, in cui la pianificazione è illustrata, e di una parte
quantitativo-monetaria, in cui la stessa pianificazione è sintetizzata
attraverso determinati obiettivi economici che dovranno scaturire dalle
decisioni pianificate. Il piano strategico costituisce dunque l’output finale
del processo di pianificazione.
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I sistemi di programmazione attengono agli schemi organizzativi
formalizzati attraverso i quali si elaborano le decisioni tattiche ed operative.
La programmazione è quella attività con cui le aziende riprendono e
attuano, nel breve periodo, le indicazioni proprie della pianificazione;
normalmente, essa copre lo spazio temporale di un anno. In particolare,
nella programmazione i temi della pianificazione vengono riconsiderati nel
loro dettaglio, definendo le concrete azioni da porre in essere per realizzare
le attività previste in fase di pianificazione ed i soggetti destinati a
compierle.
Anche la programmazione, come la pianificazione, è un processo e si
svolge secondo determinate fasi logiche. Queste, sostanzialmente, sono
analoghe a quelle di pianificazione, con la differenza che, in tal caso,
l’obiettivo è la corretta applicazione delle indicazioni contenute nel piano.
Punto di partenza di ogni fase di programmazione sono gli obiettivi
contenuti nel piano strategico, che vengono tradotti in termini operativi. Gli
obiettivi operativi da raggiungere sono esaminati alla luce dei vincoli
esterni ambientali ed interni d’impresa e, compatibilmente con le risorse e
le capacità disponibili in azienda, vengono sviluppate delle alternative tra le
quali vengono selezionate quelle più idonee a raggiungere gli obiettivi
operativi. Anche la programmazione viene formalizzata in un documento, il
programma, costituito da una parte descrittivo-qualitativa e da una
quantitativo-monetaria. Il programma riguarda un periodo di tempo breve,
di solito l’anno, e definisce in maniera dettagliata le azioni da svolgere al
fine di realizzare il disegno strategico ed i soggetti chiamati a compierle. La
parte quantitativa del programma, detta budget, è il documento che espone
il programma della gestione aziendale nella sua traduzione in termini
economico- finanziari. Con il processo di budgeting i programmi vengono
tradotti in una serie di budget parziali, relativi alle diverse aree funzionali e