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INTRODUZIONE
L’acqua è un elemento essenziale per la vita. “In tutte le civiltà umane, l’acqua
è sinonimo di “origine della vita”, evoca la sacralità della vita stessa. L’acqua fa parte
dei “doni” della nostra esistenza e, in quanto tale, è espressione della gratuità della
vita.”
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Oggi, però, l’umanità deve affrontare importanti problemi che mettono a dura
prova la rigenerazione del ciclo idrico e la possibilità di accedere alla risorsa idrica. I
cambiamenti climatici, l’eccessivo sfruttamento ed inquinamento delle falde acquifere,
l’ineguale distribuzione dell’acqua e la sua scarsità hanno aperto un dibattito a livello
internazionale riguardante il riconoscimento giuridico del diritto umano all’acqua.
Vero e proprio laboratorio delle politiche di privatizzazione dell’acqua promosse
dalle Istituzioni finanziarie internazionali durante gli anni Novanta, il continente
latinoamericano ha manifestato una particolare attenzione nei confronti della questione
idrica ed alcuni Paesi hanno contribuito all’evoluzione del dibattito internazionale per il
riconoscimento dell’acqua come diritto umano. Nella cosmogonia andina, l’acqua è
considerata come un essere vivente generatore di vita e forza animatrice dell’universo.
L’acqua esiste perché generata da Wiraqocha (“acqua sacre”), creatore dell’universo
che, attraverso l’unione con Pachamama (Madre terra), dà origine alla vita. La risorsa
idrica segue le leggi cicliche naturali, dipendendo dal tempo, dal clima e dal territorio.
L’acqua deve essere rispettata e conservata così da garantire la sopravvivenza di tutti gli
esseri umani, avendo anche un’accezione sociale e politica poiché essa “è di tutti e di
nessuno”. Si tratta di un patrimonio comune perché appartiene alla terra ed agli esseri
viventi: le comunità indigene autogestiscono la risorsa affinché vi sia un uso equo che
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Aa. Vv. (2009), Acqua Bene comune dell’Umanità. Proposte di approfondimento
interdisciplinari. Acra, Africa '70, Cast, CeVI, Cicma, CIPSI, Menabó editore, Forlì, p. 110.
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corrisponda alle necessità della natura e delle stesse comunità per la propria sussistenza
e il loro sviluppo
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.
Il primo capitolo si propone di dare uno sguardo d’insieme sull’importanza
dell’acqua, quale elemento fondamentale per la vita sulla Terra e risorsa ampiamente
usata dall’essere umano sia nella sua quotidianità che nelle attività agricole, industriali
ed energetiche. Tenendo conto dell’intera catena di produzione di un dato Paese, le
attività umane comportano lo spostamento di ingenti volumi d’acqua (acqua virtuale)
da uno Stato all’altro. Di conseguenza, l’impronta idrica totale dei Paesi indica sia la
quantità d’acqua necessaria a produrre beni e servizi prodotti e consumati all’interno
degli stessi, che quella usata per la produzione delle merci nei Paesi esportatori.
Le risorse idriche sono distribuite in modo ineguale sulla superficie terrestre: non esiste
una relazione di causa-effetto tra la loro disponibilità e l’accesso all’acqua. Vi sono
Paesi che presentano scarsezza di fonti idriche, ma ne consumano elevate quantità.
Viceversa, in Paesi in cui l’acqua è abbondante, molte persone non vi possono accedere
o questa risulta essere di bassa qualità. Ciò determina conflitti tra Stati confinanti per
questioni di possesso e tra i vari attori della scena internazionale per la mercificazione
della risorsa. L’insufficiente consumo o l’accesso ad una fonte d’acqua di scarsa qualità
comportano disidratazione, diffusione di malattie quali diarrea, colera, tifo, che
colpiscono in particolare i bambini sotto i cinque anni, ed aggravano altre patologie
legate all’igiene personale.
Negli ultimi decenni, la Comunità internazionale ha preso coscienza dell’eccessivo
sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’uomo e dell’elevato tasso
d’inquinamento raggiunto. La necessità di migliorare le condizioni di vita e di ridurre la
mortalità ha dato origine alla realizzazione di vari incontri e forum incentrati sulla
questione ambientale. Si prenderanno in esame la prima Conferenza sull’ambiente
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Cfr Yaku-La visione dell’acqua, in http://www.yaku.eu [20 marzo 2014].
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umano del 1972 a Stoccolma, seguita da quella di Rio del 1992, dedicata all’ambiente
ed allo sviluppo, poi, il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile a Johannesburg nel
2002 ed infine quella che viene ricordata come la Conferenza Rio+20, poiché si è svolta
a venti anni di distanza dalla Conferenza di Rio.
In particolare, la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 è stata la prima a dare rilevanza
al concetto di sviluppo sostenibile, che prese origine dal Rapporto Brundtland del 1987.
Pur non avendo un significato univoco, esso indica, in generale, uno sviluppo che sia in
grado di garantire i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le
possibilità di quelle future di fare altrettanto. Si promuove una crescita economica
rispettosa dell’ambiente e degli ecosistemi al fine di garantire delle condizioni di vita
adeguate per l’intera umanità. Nonostante tale concetto sia stato innovativo, la
sostenibilità delle risorse naturali, tra cui l’acqua, non è facilmente definibile perché
dipende, tra le altre cose, da fattori culturali, dall’entità delle riserve, dalla tecnologia e
dai livelli di popolazione.
È in questo contesto che si inserisce la proposta del continente latinoamericano, ovvero
il buen vivir, un’alternativa allo sviluppo di stampo occidentale. Tale concetto prende
origine dalla cosmovisione indigena che, in una visione biocentrica e comunitaria,
promuove una vita in armonia con la Natura, di cui l’uomo fa parte. Non essendone il
padrone, l’uomo è consapevole che l’uso delle risorse naturali non deve eccedere le
necessità: il rispetto e la valorizzazione delle risorse, in particolare dell’acqua, sono
elementi fondamentali per preservare il ciclo naturale e la sua rigenerazione,
permettendone il godimento anche alle generazioni future. Tale concetto è stato poi
inserito nella recente revisione delle Costituzioni dell’Ecuador e della Bolivia, secondo
cui, lo Stato deve perseguire obiettivi quali la conservazione della natura (vero e proprio
soggetto di diritto in Ecuador), la partecipazione popolare, la diversità culturale e
un’economia solidale per il raggiungimento del buen vivir.
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A seguire, il secondo capitolo è dedicato al dibattito internazionale riguardante il
riconoscimento giuridico del diritto umano all’acqua.
A partire dagli anni Cinquanta, la Comunità internazionale iniziò a considerare l’acqua
come una risorsa scarsa e non liberamente accessibile. Il diritto umano all’acqua è stato
così individuato in atti sia di soft law, giuridicamente non vincolanti, come le
dichiarazioni adottate al termine di Conferenze internazionali o in documenti rilasciati
da organi sussidiari, parte del sistema delle Nazioni Unite, organizzazioni non
governative e attivisti, sia di hard law che, invece, sono giuridicamente vincolanti.
Quest’ultimi hanno portata regionale o sono volti a tutelare categorie di soggetti
vulnerabili. Infine, si accennerà ad alcune costituzioni e legislazioni nazionali attraverso
cui, in alcuni casi, l’acqua è stata considerata quale elemento da garantire e proteggere,
mentre in altri vi è stato un esplicito riconoscimento del diritto all’acqua. È bene
rilevare che, spesso, tale diritto non viene espresso in modo esplicito, ma viene derivato,
ad esempio, dal diritto alla vita, alla dignità umana, alla salute ed al cibo.
Infine, il crescente interesse delle Nazioni Unite nei confronti della questione idrica ha
dato origine a due atti di particolare importanza: il General Comment n. 15 elaborato dal
Comitato per i diritti economici, sociali e culturali nel 2002 e la risoluzione 64/292
dell’Assemblea Generale del 2010. Tuttavia, pur riconoscendo a livello internazionale
l’emergere di un diritto umano all’acqua, tali atti non sono giuridicamente vincolanti.
Di conseguenza, nonostante vi sia stata un’evoluzione, il dibattito internazionale in
materia risulta essere ancora aperto.
Il terzo capitolo costituisce la parte centrale della trattazione poiché si
prenderanno in esame i percorsi che hanno portato alcuni Paesi dell’America Latina ad
includere il diritto umano all’acqua nell’articolato delle proprie costituzioni.
Come emerso dal dibattito internazionale, pur essendo il concetto di “ambiente”
difficilmente definibile dal punto di vista giuridico, l’importanza assunta dalla necessità
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di tutelarlo e di garantire all’umanità benessere e sviluppo ha indotto molti Stati a
modificare le proprie costituzioni, includendovi i diritti ad un “ambiente sano” e ad una
“qualità di vita adeguata”. Ai tali diritti corrispondono degli obblighi che implicano il
rispetto dell’ambiente da parte degli Stati e dei singoli individui, richiamando, in questo
modo, il principio di sviluppo sostenibile.
La recente revisione dei testi costituzionali dei Paesi latinoamericani ha portato
all’inserimento dei principi di salvaguardia dell’ambiente a volte integrati con i valori e
le tradizioni delle culture autoctone, nel tentativo di conciliare la tradizione indigena
con la cultura di stampo occidentale. In particolare, Brañes, esperto di diritto
ambientale, ha parlato di un vero e proprio enverdeciemiento di tali costituzioni. Negli
ultimi anni del XX secolo e durante il primo decennio del XXI secolo, ha così avuto
origine il nuevo constitucionalismo, conseguenza dei conflitti sociali sorti come risposta
al neoliberismo. Si supera il concetto di Costituzione come limite al potere costituito e
si ripensa alla Costituzione come formula democratica dove venga riconosciuta la
sovranità popolare, generando meccanismi per la diretta partecipazione politica della
cittadinanza. In tale contesto, si inseriscono le Costituzioni di Uruguay, Ecuador e
Bolivia, Paesi che, dopo circa un decennio di politiche fallimentari di privatizzazione
della risorsa idrica promosse dalle Istituzioni finanziarie internazionali, hanno introdotto
nel proprio articolato un esplicito riconoscimento del diritto umano all’acqua.
Infine, il quarto capitolo accennerà alle principali posizioni riguardo alla
gestione dell’acqua, ovvero la privatizzazione della risorsa, il partenariato pubblico-
privato ed il coinvolgimento del settore pubblico come gestore del servizio.
Dopo una breve descrizione del concetto di bene comune, verrà presentata
un’alternativa, che prende origine dalla tradizione andina: la gestione comunitaria
dell’acqua. Da secoli, questa autogestione collettiva delle risorse naturali viene praticata
dalle comunità indigene, secondo la visione biocentrica che riconosce
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un’interdipendenza tra l’uomo e la Natura in base alla quale il primo ha diritto di
accedere alle risorse naturali, ma ha il dovere di preservarle e curarle. Le risorse
devono, quindi, essere conservate affinché possa avvenire il ciclo di rigenerazione
naturale.
A tal proposito, verrà presentato il progetto di cooperazione internazionale Yaku al Sur,
coordinato dal Centro di Volontariato Internazionale di Udine, il cui scopo è stato
quello di rafforzare la gestione comunitaria nella periferia sud della città di
Cochabamba, in Bolivia. Infatti, a causa della mancata fornitura del servizio idrico da
parte dell’impresa pubblica della città, la popolazione periurbana si è costituita in
comitati autogestiti che, riprendendo la tradizione andina, contribuiscono a garantire il
diritto di accesso all’acqua anche alle famiglie escluse dal servizio.
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CAPITOLO PRIMO
IL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE E LE RISORSE IDRICHE
1.1. Premessa.
L’acqua è una risorsa fondamentale per la vita. Elemento importante nella
quotidianità, esso viene utilizzato dall’uomo anche nelle attività agricole, industriali ed
energetiche, che implicano spesso un eccessivo sfruttamento e uno spostamento di
ingenti volumi di acqua (acqua virtuale) da uno Stato all’altro.
La presa di coscienza dell’ineguale distribuzione, della scarsità e dell’inquinamento
della risorsa idrica sia ascrive nel più ampio contesto della tutela ambientale e del
miglioramento delle condizioni di vita, promosso durante le principali Conferenze
internazionali su ambiente e sviluppo. Durante tali incontri, l'esigenza di conciliare
crescita economica ed equa distribuzione delle risorse in un nuovo modello di sviluppo,
rispettoso dell’ambiente e degli ecosistemi, è stata individuata nel concetto di sviluppo
sostenibile. In tale contesto, in base ad una visione biocentrica e comunitaria, che
promuove una vita in armonia con la Natura, il continente latinoamericano ha proposto
un’alternativa all’idea classica di sviluppo: il buen vivir.
1.2. L’acqua: una risorsa fondamentale per la vita.
L’acqua (H2O) nasce dall’unione di due atomi d’idrogeno ed un atomo di
ossigeno. Rappresenta un elemento indispensabile per garantire la vita sulla Terra ed è
l’unica sostanza che si può trovare in natura allo stato solido, liquido o gassoso. I diversi
stati sono alla base del ciclo idrologico: l’evaporazione dell’acqua, in particolare quella
degli oceani, è dovuta al riscaldamento solare che trasforma questo elemento da liquido
a vapore. Nell’atmosfera, in determinate condizioni, il vapore acqueo condensa nelle
nuvole e ricade sottoforma di pioggia o neve sulla superficie terrestre per effetto della