Introduzione La polizza malattia è un contratto poco conosciuto, e quindi diffuso, in
Italia. Non potrebbe essere altrimenti nel paese che, secondo la totalità
delle statistiche internazionali, vanta una delle migliori sanità al mondo.
Un sistema sanitario garantito da un intervento dello stato che si presenta
sin dalla sua nascita nel '78 come universale; concepito, nel dettato
Costituzionale come strumento per la tutela piena della totalità della
popolazione italiana.
Queste erano le premesse della sanità pubblica, la cui attuale situazione,
non viene del tutto centrata dalle statistiche; una situazione di costi in
costante crescita e conseguente arretramento delle prospettive statali che,
nel tentativo di far rientrare il deficit perenne in cui versa la gestione
pubblica della salute, ha portato, in particolare negli ultimi 10 anni ad un
netto ripensamento del ruolo del Sistema Sanitario Nazionale. Non più
copertura completa di qualsiasi bisogno del cittadino in materia sanitaria,
ma Livelli Minimi di Assistenza. Non più gestione statale di ogni aspetto,
con un sistema unico di raccolta dei fondi ed erogazione diretta dei servizi,
ma piuttosto sistema di finanziamento federale, aziende sanitarie locali, e
aziende ospedaliere, ciascuno con proprie prerogative e responsabilità
diretta sia in termini economici che di prestazioni erogate.
Questo porta, per quanto riguarda il singolo cittadino, una sempre maggior
richiesta di contributi diretti per usufruire dei servizi sanitari, leggi ticket, e
una più ristretta gamma di servizi offerti. Il fallimento dei tentativi di
ridurre la spesa complessiva, sono ricaduti direttamente sui privati,
rendendo l'Italia il paese con la spesa out of pocket, ossia la spesa diretta
delle famiglie, tra le più alte d'Europa.
4
Parlando d'Europa però si osserva come l'eccessivo costo del sistema
sanitario sia una problematica che coinvolge indistintamente la quasi
totalità dei paesi comunitari. Perché allora l'Italia è l'unico paese con una
pressione diretta così forte sulle entrate delle famiglie? Le polizze malattia
sono la risposta a questa domanda, la loro diffusione negli altri paesi fa si
che le spese dirette sostenute per ottenere prestazioni sanitarie sia, in
percentuale più bassa. Ma è possibile che la soluzione per tutelare un
diritto che, si ricordi, è posto dalla stessa Costituzione, tra i compiti
fondamentali dello Stato?
Questo studio ha l'obbiettivo di analizzare cosa siano le assicurazione
sanitarie, in che forme siano presenti in Italia e quale sia la loro diffusione.
Per fare questo si procederà con metodo di comparazione, in modo da
porre in relazione i profili del contesto italiano con quello degli altri paesi
europei in cui, sotto varie forme, le compagnie assicurative rappresentano
già una realtà importante del processo sanitario. Con lo stesso intento si
prenderà a modello quello che è il primo mercato assicurativo privato
sanitario al mondo: gli Stati Uniti d'America. Per quanto riguarda in
particolare questa ultima parte del lavoro, l'interesse sta nel porre a
paragone due sistemi che, da sempre su posizioni diametralmente opposte
nella scelta di un profilo che era esclusivamente pubblico da una parte, e
interamente privato dall'altra, sembrano in procinto di vivere una fase di
cambiamento destinata per la prima volta a una convergenza. Il sempre
maggior peso dell'iniziativa privata nell'ambito medico italiano, e
l'affidamento che sia i privati, sia le istituzioni fanno sui benefici che
questa potrà portare in futuro, pongono gli Stati Uniti come punto di
riferimento obbligato per il loro essere simbolo della gestione
imprenditoriale della salute. D'altra parte la recente riforma sanitaria
portata a compimento dalla presidenza Obama, da modo di osservare un
inedito scenario, per il contesto americano, in cui gli interessi collettivi si
5
trovano a prevalere su quelli imprenditoriali. Ancora una volta, per
l'osservatore italiano, comporta un'ottima occasione di osservare quali
problematiche deve affrontare la tutela della salute dei cittadini di fronte a
un mercato privato radicato, dando quindi spunto di riflessione a quanti
fanno ceco affidamento sull'iniziativa imprenditoriale come soluzione
imprescindibile e priva di controindicazioni.
6
Capitolo 1
1 Genesi dell'assicurazione: al di là del
contratto.
(Dalla nascita del bisogno di sicurezza alle prime
assicurazioni sanitarie private)
1.1 Bisogno di sicurezza "Le droit des assurances est une discipline récente.
Pour en comprendre les règles les plus fondamentales,
il est nécessaire de retracer l'histoire de la prise
de conscience collective d'un besoin de sécurité… "
Yvonne Lambert-Faivre 1
L'assicurazione ad oggi permea ogni aspetto della vita civile
rappresentando una delle basi economiche della società. La sua importanza
la rende oggetto di una legislazione particolarmente attenta tesa a
bilanciare la salvaguardia della sua rilevanza pubblica con la natura di
istituto di diritto privato. Tuttavia l'attenzione dello Stato, nelle vesti di
legislatore, verso l'assicurazione è materia recente: fino agli inizi del XX
secolo, il diritto assicurativo ha offerto una regolazione marginale e
disorganica senza interessarsi a porre un limite all'iniziativa privata che
gestiva la materia.
Considerando questa fondamentale premessa, per poter analizzare nel
1 Lambert-Faivre, Droit des assurances, Parigi, 1985 p.1
7
dettaglio l'evoluzione del fenomeno assicurativo è necessario indagare le
ragioni, in favore delle norme giuridiche, che hanno portato alla situazione
attuale; è necessario allora considerare quello che è "il germe più antico e
sempre vitale dell'assicurazione "
2
: il bisogno di sicurezza.
Bisogno, dal latino sòmnium, significa letteralmente “ cura, necessità, cosa
che preme, che ostruisce ” 3
: è quindi traducibile come ricerca di qualcosa
che manca o tentativo di colmare un esigenza. Nel caso del bisogno di
sicurezza 4
, tale esigenza nasce dall'imprescindibile necessità di conservarsi
o conservare insito nella natura umana, e presentandosi insufficienti le
risorse a disposizione del singolo è stimolo alla creazione di rapporti
alquanto eterogenei succedutesi nel corso dei secoli. Le prime tracce di
accordi basati su un reciproco aiuto vengono oggi fatte risalire al 3°
millennio a.C. presso i mercanti della Cina, spinti da ragioni prettamente
pratiche a consorziarsi per una più efficace riuscita dei loro traffici. A un
millennio più tardi, nella Babilonia della dinastia Achemeneide risale
invece la prima testimonianza di soccorso portato dal potere 5
. Al di là delle
2 La Torre, L'assicurazione nella storia delle idee, in Assicurazioni, Milano, 1993, p. 4
3 Sabatini e Coletti, Dizionario della lingua Italiana , Milano, 2001
4 Sicurezza o se-cur(itas) inteso come cura di se. In argomento è ricca la bibliografia soprattutto
in campo filosofico. Partendo dalle speculazioni di Spinoza,contenute nell'incompiuto “ De
intellectus emendatione ”, Semerari analizza il legame tra la natura umana e la sicurezza, o
meglio la sua assenza: “ Insecuritas vuol dire, letteralmente, non-senza-cura. Cura ha qui il
significato di preoccupazione, affanno, difficoltà, pensiero angustiante e perturbante, ecc.
L'insecuritas investe la esistenza umana nella sua globalità, a tutti i livelli. Si tratta di un
investimento non accidentale, non avventizio, bensì strutturale e permanente. Perciò,
l'insecuritas esistenziale è, per l'uomo, essenziale. La essenzialità della insecuritas, sin
dall'antichità, fu mitologicamente interpretata nella favola di Igino, che autori moderni e
contemporanei hanno successivamente ripreso. Igino racconta che, un giorno, la Cura
scorse, in un fiume che attraversava, del fango cretoso. Lo prese e ne modellò l'uomo, nel
quale Giove infuse lo spirito. La natura umana risultò, così, composta di Terra (il fango
cretoso) e di Cielo (lo spirito infuso da Giove). Allora il super-dio Saturno decretò che,
quando l'uomo fosse morto, il suo corpo si sarebbe restituito alla Terra e il suo spirito a
Giove. Ma, fino a che fosse stato in vita, egli sarebbe appartenuto alla Cura e stato in suo
possesso. Il mito è del tutto trasparente. L'uomo nasce dalle mani della Cura ed è da essa
governato sino alla fine del suo esistere. L'uomo, in quanto non-può-essere-senza-cura, è
insicuro e lo è in modo essenziale . . Semerari, “Insecuritas. Tecniche e paradigmi della
salvezza”, Milano, 2005 .
5 Vaughan, “Risk Management ”, 1997, New York. Ci si riferisce alla tradizione del Novruz
(nuovo anno) descritta nel codice di Hammurabi che, secondo alcuni studiosi, sarebbe la
prima testimonianza di assicurazione della storia.
8
suggestioni su istituti che, benché all'avanguardia per l'epoca remota in cui
si svilupparono, non molto offrono a un'analisi dell'esegesi dell'istituto
assicurativo, è da chiedersi perché, se da un lato il bisogno di sicurezza è
così connaturato nel genere umano e dall'altro abbia nell'assicurazione la
sua più efficiente soluzione, siano passati tanti secoli tra l'avvertire la
necessità di una soluzione e l'adozione di quella pratica che ad oggi sembra
imprescindibile e “naturale” per il funzionamento quotidiano della
società 6
. Le ragioni vanno ricercate sia nel contesto socio economico
necessario alla nascita di un istituto di tale complessità, quanto nei cosi
detti “atti assicurativi nell'intenzione” che si succedettero nei secoli
attenuando temporaneamente la spinta dell'insicurezza.
I fattori ambientali sono certamente il primo punto da cui partire per
cogliere le reali vie di sviluppo di un istituto, come quello assicurativo,
nato dalla prassi e quindi legato indissolubilmente al tessuto sociale ed
economico. Da questa premessa è importante notare come gli elementi di
cui l'assicurazione ha bisogno, per la sua completa formazione sono degli
strumenti giuridici sufficientemente affinati, data la novità degli schemi
che avrebbe introdotto accompagnati da un vivo interesse ad ottenere quel
pieno grado di protezione dagli imprevisti che, è bene ricordarlo, ne
rappresenta il solo intimo motivo. Detto questo si può notare come i l
diritto già in epoca romana aveva un grado di sviluppo in grado di
6 Intorno all'indubbia utilità del contratto di assicurazione come via privilegiata al
soddisfacimento delle necessità riconducibili al bisogno di sicurezza già nell''800 si diceva:
“ È cosa piacevole di fissare per un istante la affaticata attenzione su questo bel contratto,
nobile produzione dell'ingegno, e prima guarentigia del commercio marittimo. Le vicende
della navigazione intralciavano questo commercio: il sistema delle assicurazioni è comparso.
Esso ba consultate le stagiom, e portati i suoi sguardi sul mare. Ha interrogato questo
terribile elemento, e ne ba giudicata l'incostanza: ba presentito la tempesta, e spiata la
politica: ba riconosciuti i porti e le coste de' due mondi, ed ba tutio sottomesso a savj calcoli
e a teoriche approssimative. Esso ba detto al commerciante abile e al navigante intrepido: vi
sono certamente dei disastri, sui quali l'umanità non può che gemere; ma, quanto alla vostra
fortuna, andate, superate il mare, spiegate la vostra attività e la vostra industria, io
m'incarico dei vostri rischi. Allora, signori (s'egli è permesso di dirlo), - le quattro partì, del
mondo si sono avvicinate.” Corvetto, Discorso al Corpo Legislativo del 8 settembre 1807 , in
Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte , Milano, 1831, p. 144
9
ricomprendere nei suoi schemi la contrattazione del rischio 7
, ma non se ne
avvertiva la necessità, data la penetrante presenza dello stato in ogni
aspetto della vita economica in particolare nell'esercizio del commercio
visto ancora come prerogativa dello stato. Con la caduta dell'impero
d'occidente al crollo dei commerci si accompagna una parziale perdita
degli schemi giuridici imposti in Europa dalla tradizione romanica. Il
bisogno di sicurezza si ripresenta in maniera preponderante ma
concentrato sulle necessità primarie, in una società che trova nella chiusura
all'esterno l'unica soluzione per alleviare l'incertezza. Questa situazione
permane fino al tardo medioevo dove, alla rinascita dei traffici
commerciali e alla rinnovata economia di moneta, si accompagna un
perdurante senso di precarietà 8
, caratterizzazioni che lo rendono il periodo
storico più adatto alla nascita di un istituto, così nuovo nelle forme e così
antico nei motivi, come l'assicurazione. Gli scambi economici sempre più
importanti e la fioritura dei traffici, in particolare con l'oriente, aveva
portato prosperità al di fuori della classe nobiliare ma richiedeva una
nuova forma di tutela che incoraggiasse a intraprendere viaggi gravati da
rischi non sopportabili dal singolo. Dal punto di vista giuridico, per quanto
non si fosse formata una legislazione sofisticata e completa come quella di
epoca romana, la quale era anche allora presa a modello di perfezione e
preferita alle nuove normative, intervenne la consuetudine mercantile che,
plasmò istituti sempre più complessi e specifici, ritagliati sulle concrete
esigenze generate dal rinnovato vigore dei commerci.
Parlando del secondo motivo di questo “ritardo” si noterà come nel corso
dei secoli, in assenza di uno strumento oggi così imprescindibile, il
7 Non è il caso di soffermarsi per dimostrare questo postulato ma basti ricordare come il Diritto
romano, frutto di millenni di perfezionamento e di una continuità senza eguali (tanto nel
passato e quanto nel presente), fosse arrivato a una complessità, dal punto di vista formale,
che nulla ha da invidiare ai più moderni codici.
8 L'apparente contraddizione caratterizzante quest'epoca viene magistralmente sintetizzata da
La Torre che a riguardo spiega come la società medievale sia “ animata dallo slancio degli
affari quanto pervasa dal timore dei pericoli ” La Torre, op. cit. p.4
10
bisogno di sicurezza sia stato fonte di istituti quanto mai vari, frutto delle
esigenze dei singoli gruppi sociali nel divenire del tempo.
Primo rifugio del singolo è la famiglia: inevitabile che il legame più
spontaneo e primigenio in cui trovare protezione sia quello basato sul
sangue, e lo schema della solidarietà familiare sarà a modello di legami
importanti soprattutto per le fasce più deboli della popolazione; sin
dall'epoca romana
9
infatti, la mutua assistenza tra membri del gruppo
familiare, si allarga venendo a raggruppare persone accomunate non più da
legami di parentela ma da un comune bisogno 10
o da una comunione di
interessi. Nel medioevo questa solidarietà raggiunge il massimo sviluppo
permeando la società fino a diventarne uno dei caratteri distintivi 11
.
Uscendo dal nucleo della famiglia questi patti, su basi meno istintive,
hanno come radice la comune occupazione o il comune senso religioso.
Nel primo caso discendendo direttamente dalle Gilde 12
, che tanta
diffusione ebbero nel mondo germanico e anglosassone come accordi di
sangue prima e giuramenti tra membri di stesse tribù poi, si diffusero e
mutarono gradualmente lungo tutto il medioevo fino a sfociare nelle
associazioni di arti e mestieri che in Italia divennero parte integrante del
9 La funzione svolta dai Collegia Tenuiorum, che per l'appunto riguardavano le fasce più umili
della popolazione, è stata in passato vista come primo antenato dell'assicurazione. Anche se
questo orientamento è stato da tempo abbandonato è interessante quanto rileva Gasperoni in
materia. L'A. Afferma che se nel fulcro economico la moderna assicurazione è “ associazione
di più persone allo scopo di sopperire con le forze di tutti i bisogni eventuali di alcuni ” allora
“l e forme associative naturali e primordiali dell'uomo, la famiglia, la gente, la tribù,
adempirono anche questa missione economica " Gasperoni, Contratto di assicurazione in
generale in Nss. Digesto it. , IV, Torino, 1959, p 566 ss.
10 “ l'insufficienza dei mezzi del singolo lo porta a cercare protezione nell'unione con quanti
sono esposti al medesimo rischio(...) li associa nella sopportazione del rischio (collettivo) e
nella ripartizione del danno (individuale)” . La Torre, op. cit.
11 Nel medioevo " l'uomo non era cosciente di sé se non come membro di un gruppo o attraverso
una categoria generale " in Halperin " Les Assurances en Suisse et dans le monde. Leur rôle
dans l'évolution économique et sociale ", Neuchàtel, 1946
12Un interessante analisi riguardo la nascita e la diffusione in europa di questa “istituzione
mercantile” e al suo intimo legame con la storia commerciale del continente è fatta da Grafe
e Gelderblom in " The Rise and Fall of the Merchant Guilds: Re-thinking the Comparative
Study of Commercial Institutions in Premodern Europe ," pubblicato in Journal of
Interdisciplinary History , Spring 2010, Vol. 40 Uscita 4, pp 477–511. All'interno dei
Comparative study of the origins and development of merchant guilds in Europe, esp. their
emergence during the late Middle Ages and their decline in the Early Modern era.
11
tessuto sociale diffondendosi ad ogni settore dell'economia.
La religione cattolica è stato uno dei principali fattori a influire sullo
sviluppo dell'assicurazione. Dopo la fine dell'impero romano la Chiesa
riveste un ruolo centrale quale depositaria unica del potere spirituale, in cui
trovano rifugio le ansie collettive di un periodo tanto incerto, e come
organizzazione terrena forte dell'influenza garantita dalla consacrazione e
della diffusione capillare sul territorio delle sue strutture. Questa duplice
natura della chiesa si rispecchia anche nella sua influenza sulla genesi
delle assicurazioni. Come organizzazione terrena essa promuove la nascita
di quel “filone assistenziale” 13
antenato diretto delle odierne mutue
assicurazioni 14
. Come autorità spirituale diffonde l'idea di una volontà
divina imperscrutabile e inevitabile come sola legge a governare gli eventi,
la quale si può ben vedere, è la negazione dell'idea stessa di assicurazione.
Per questo è stato giustamente evidenziato che: “ perché prosperassero le
assicurazioni era necessario avvenisse un transfert da cielo a terra ” 15
che
mettesse nelle mani dell'uomo il proprio destino rinunciando al sentimento
di predestinazione divina
16
.
13La Torre, op. cit . Attorno alle confraternite che “ animano con l'afflato spirituale i doveri di
mutua solidarietà ” si diffondono esempi di mutua non dissimili da quelli che avrebbero
permeato la classe operaia con l'avvento della prima industrializzazione. Altro importante
merito va dato alle “ opere pie” con la diffusione del motto quod super est date pauperibus
influenzò in maniera determinante la mentalità della classe mercantile; dove si diffuse la
convinzione del dovere morale di giustificare le proprie ricchezze devolvendole in parte alla
chiesa cattolica.
14“ la stessa natura delle cose ricollega la moderna mutualità assicurativa "a tutte le forme
che, nel corso dei secoli, hanno costituito la manifestazione di una stessa spontanea
tendenza: quella che sospinge gli uomini ad associarsi per eliminare o, per lo meno,
attenuare un rischio che incombe su ciascuno, attraverso la ripartizione fra tutti del danno
che ne può derivare" De Gregorio, Fanelli – La Torre, Il contratto di assicurazione , Milano,
1987,p.269.
15 Cassano, Il Codice delle assicurazioni , Milano, 2006
16Non si tratta ovviamente di un completo abbandono se è vero che, come rileva Cassano, si
potevano trovare ad accompagnare le polizze frasi quali “ Soltanto Dio, non l'uomo può
garantire la salvezza delle merci che vanno per mare e se ne perdi, ciò addiviene per sciocca
obbligazione che hai fatto, pensando che non può sicurare tu, ma solo Dio”. Cassano, op. cit.
12
1.2 Origini del contratto di assicurazione
La nascita del contratto di assicurazione non avviene, come d'altra parte è
normale nell'evoluzione degli istituti giuridici, con una genesi improvvisa
e slegata dai precedenti istituti. Se come abbiamo visto nel precedente
paragrafo le ragioni alla base di tale accordo erano presenti sin dai
primordi della vita organizzata, il suo sviluppo ha richiesto numerosi
passaggi e il tempo necessario a che le nuove forme divenissero realmente
un sistema generalizzato. Come giustamente osservato dalla totalità degli
Autori impegnatisi in materia “Il contratto di assicurazione è una
creazione originale dello spirito mercantile medievale che, per suo mezzo,
pose al riparo dai rischi del mare e più ancora della gente, le merci
spedite o portate sui mercati d'oltremare e le navi stesse che le
trasportavano” .
17
Fu invece cristallizzata e riconosciuta, o meglio
affrontata, solo molti secoli dopo la sua nascita, e conseguente diffusione,
dalle legislazioni nazionali. Abbandonati tutti gli intenti di ricondurre a
istituti più antichi il contratto di assicurazione la sua vera nascita coincide
con quell'idea nuova, e suo nucleo fondamentale, che fu la contrattazione
del rischio come operazione speculativa, resa possibile e anzi favorita dalle
peculiarità con cui si presenta il contesto sociale ed economico del '300. A
17Continua inoltre Cassano, op. Cit., p.55, spiegando. “Il periculum di questi viaggi fu spostato
in testa a un altro soggetto al quale il padrone della nave o il proprietario della merce
corrispose in cambio un pretium, il pretium, appunto, periculi.” . Interessante riportare come
alcuni, e a dire il vero, rari autori si distacchino da questa unanime riconoscimento di
primogenitura da parte dell'ingenio mercantile italiano. Un esempio interessante, anche se non
supportato da riscontri nelle fonti ne in altri scritti, si ritrova nel “ Dizionario delle origini,
invenzioni e scoperte nelle arti, nelle scienze, nella geografia”, dove viene affermato con
sicurezza che: “ Le assicurazioni furono inventate dagli Ebrei, allorché, nel 1182, sotto il
regno di Filippo Augusto, essi vennero banditi dalla Francia^ se ne servirono allora per
agevolare il trasporto de'loro averi; e ne rinnovarono l'uso nel allorché, sotto Filippo-il-
Lungo furono nuovamente cacciati dal regno.” “ Dizionario delle origini, invenzioni e
scoperte nelle arti, nelle scienze, nella geografia”
13
questo periodo risale la “ sedentarizzazione degli uomini d'affari” 18
che
porta a una progressione dei metodi di gestione, con la trasformazione
della figura classica del mercante in quello che inizia a somigliare sempre
di più al moderno uomo d'affari, nonché a un ulteriore, e in parte
conseguente in parte causale, allargamento dei mercati. Questo
meccanismo evolutivo genera un maggiore bisogno di nuovi strumenti di
garanzia più idonei, e allo stesso tempo meno gravosi, per la gestione
dell'impresa. La limitata copertura garantita dalle forme utilizzate fino a
quel momento era causata dalla persistente presenza del rischio all'interno
dell'affare, spostandosi esso semplicemente da un contraente all'altro senza
che si eliminasse del tutto. La nuova forma d'impresa permetteva inoltre lo
svolgimento di più affari simultaneamente, i cui rischi sommati,
divenivano insopportabili anche nella misura in cui venivano ridotti dalle
pattuizioni allora in uso. Un ultimo aspetto era la completa assenza
dell'ombra dell'usura nel nuovo istituto, al contrario di ciò che avveniva
con le precedenti forme di sicurtà riconducibili al mutuo 19
. Si deve
ricordare, infatti, la decisa condanna dell'usura da parte della chiesa, come
di ogni altro atto ad essa ascrivibile. I sospetti di usura avevano intralciato
il percorso dei contratti “ a scopo assicurativo ” sin dal prestito a cambio
marittimo, condannato da Papa Gregorio IX nella decretale intitolata
18 La Torre, op. cit. p. 513 ss. A sua volta l'autore prende a prestito questo concetto dall'Opera di
Renouard Y., Gli uomini d'affari italiani nel medioevo, Parigi, 1973, ried., Milano, Rizzoli,
2005 pp. 155, 236 e ss. Da aggiungere infine come l'importanza di questa nuova figura di
mercante sia stata analizzata anche in testi monografici che andarono ad approfondire alcune
delle personalità più di rilievo dell'epoca come, Origo I., Il mercante di Prato. La vita di
Francesco Datini. Alle origini del capitalismo italiano, Milano, 1957
19La riconduzione delle prime polizze alla forma di mutuo non ha certo bisogno di ulteriore
trattazione essendo stata in passato oggetto di numerosi e importanti trattati:.su tutti vale la
pena ricordare l'insuperata opera di Bensa E., Il contratto di assicurazione nel Medio Evo ,
Genova 1884 . Non si deve tuttavia dimenticare che la dottrina, nel tentativo di vestire con
abiti conosciuti un istituto che appariva sotto più aspetti estraneo ad ogni altro suo
predecessore al fine di legittimarlo di fronte alla legge, propose numerose ipotesi a riguardo.
A semplice livello d'esempio si ricordano Ridolfi il quale vedeva l'assicurazione come
Locazione giustificandosi con la facile scappatoia all'usura fornita da questo rivestimento
“ quia slum in contractu mutui capit usura” e osservando come esso fosse indissolubilmente
legato al contratto di trasporto allora configurato come locazione. Ridolfi, Tractatus de
Usuris , Arezzo, 1403-1404
14
“ Naviganti vel eunti ad nundinas” 20
. Questo atto influenzò non poco i
comportamenti dei mercanti non solo per l'autorità terrena di cui erano
rivestite le condanne ecclesiastiche nel medioevo ma anche perché, in
questa fase di profonda evoluzione e ammodernamento, non era stato
abbandonato l'intimo e solo apparente contrasto, tra spirito speculativo a
afflato religioso.
L'idea nuova che giunge in questo ambiente è appunto quella di coprire il
rischio utilizzando i capitali di un terzo non coinvolto nell'affare 21
. Il
vantaggio di tale approccio era per l'assicurato il poter traferire l'alea al di
fuori dell'accordo, eliminando ogni possibile conseguenza negativa,
mentre all'assicuratore si presentava una possibilità di investimento dei
capitali frutto della rinascita economica con un alto potenziale fruttifero. Il
primo periodo, l'inizio del '300, in cui l'assicurazione iniziò a inserirsi nelle
meccaniche del commercio non fu certo privo di incertezze, in particolare
per coloro che decisero di rischiare i propri averi in una operazione nuova
e priva di garanzie. Se dal lato degli assicurati la polizza divenne subito
uno strumento naturale, anzi indispensabile, per garantire i propri traffici 22
,
la mancanza di un approccio professionale e soprattutto di un esercizio
abituale dell'attività assicurativa portò a notevoli guasti per coloro che
20 Datata intorno al 1230 vietava qualsiasi contrattazione avente ad oggetto interessi riferiti al
rischio. La decisione del Papa portò al declino dell'istituto ma non venne accolta senza
remore. La dottrina affrontò approfonditamente l'argomento del rapporto tra usura e rischio.
Si possono citare sia uomini di fede, come Bartolomeo da San Concordio, il quale
sottolineava come non fosse sufficiente la susceptio periculi a giustificare gli elevati interessi
propri del prestito a cambio marittimo. Altra opinione in materia veniva espressa da
Francesco da Empoli il quale sosteneva come di fronte ad un Dubium fosse lecito riscuotere
un prezzo, da calcolarsi in percentuale al valore del bene oggetto del contratto. Nonostante
ciò egli prosegue sottolineando, forse per primo, come tale pratica dovesse essere svolta non
sotto un contratto nominato, ma dovesse rivestire una nuova forma adatta al suo
oggetto.Cassandro Per informazioni a riguardo: Van Niekerk, The development of the
principles of insurance law in the Netherlands from 1500 to 1800 vol.I , Cape Twon, 1998, p.
21.
21Renouard, op. cit.
22 Esempio ne sia la lettera del 22 febbraio 1399 che il famoso mercante Datini invia a un suo
socio dopo aver scoperto che un carico, a dire al vero già giunto a destinazione senza
complicazioni, era stato inviato senza alcuna copertura del rischio: " Non abbiate pensiero
ch'io mandi nostra merchantia in niuna parte senza sicurtà; io voglio che noi guadagnano
innanzi meno e viviamo sichuri ".
15
primi si cimentarono nel prestare assicurazione 23
. Ma se l'alea era così
sbilanciata a favore dell'assicurato, perché il mercato assicurativo trovò
comunque un cospicuo numero di “ capitalisti ” pronti a rischiare i loro
capitali in maniera tanto avventata? Il primo punto a favore del nuovo
istituto era legato alla mentalità degli uomini d'affari dell'epoca; ancora
una volta il binomio sopra ogni cosa fu religione e profitto. In questo
particolare caso, però, anche lo spirito religioso rivelava uno stretto legame
con il fine ultimo dell'attività economica: la certezza del guadagno.
Separando l'assunzione del rischio dall'anticipazione fruttifera, propria
delle forme di sicurtà praticate attraverso un contratto di muto, il
compenso era giustificato solo dalla copertura del rischio e quindi
conforme ai precetti morali della chiesa nonché, forse più importante,
garantito in una posizione di più sicura legittimità nel corrispondente
diritto a un premio. Sotto un profilo strettamente economico, nel calcolo
dei valori che animano l'imprenditore dell'epoca, la prospettiva di un
cospicuo guadagno prevaleva sul timore della perdita. Le assicurazioni non
venivano concesse comunque in maniera avventata ma secondo " un'etica
utilitaria individualistica, che era dominata dal fine del profitto e però
sostenuta da un razionalismo di metodo "
24
; anche in assenza di basi
scientifiche per il calcolo del rischio, i dati raccolti dall'esperienza sul
campo 25
permettevano sin dai primordi una valutazione sufficientemente
23 Lo stesso Datini,citato nella nota precedente, ebbe a lamentarsi di aver perduto " in una volta,
tutto ciò che aveva guadagnato in tante assicurazioni ". Non si deve stupire di trovare lo
stesso mercante lodare i vantaggi dell'essere assicurato per poi lamentarsi dei danni subiti per
aver prestato assicurazione. Inizialmente l'istituto trattato non solo è originale creazione del
ceto mercantile ma ne era intimamente legato anche nella pratica, svolgendo gli stessi
mercanti entrambe le posizioni in diversi affari, trovandosi più volte a prestare sicurezza a
quelli che a loro volta ne avevano prestato loro.
24La Torre, op. cit. , p. 247: “una lucida analisi degli schemi mentali con cui avvenivano le
speculazioni ci viene da Renouard:" fare affari quanto più possibile, senza preoccuparsi della
loro eterogeneità, per accumulare grossi guadagni; farli in condizioni di informazione e
contabilità tali che il ragionamento permetta di eliminare al massimo i rischi, di individuare
le operazioni più suscettibili di successo e di controllarle passo a passo; lanciarsi nelle
imprese con audacia e senza indietreggiare davanti ai rischi e alle fatiche, per quanto grandi
possano essere ".
25Un excursus approfondito su quali dati fossero riferimento per una precisa valutazione
16
efficace a ridurre l'alea entro limiti accettabili dalla logica mercantile.
Trattandosi di un settore comunque esposto a eventi fortuiti il cui
potenziale dannoso era si riducibile ma non eliminabile, il vero strumento
che permise agli assicuratori la pratica di questo fruttuoso affare senza
incorrere in possibili dissesti improvvisi fu però un altro: la ripartizione del
rischio 26
.
Questa pratica arriverà a pieno sviluppo in una fase avanzata con la nascita
dei Lloyds di Londra, la cui base sociale è proprio la partecipazione alla
ripartizione del rischio, ma già dai primi anni questa pratica iniziò a
diffondersi parallelamente all'espansione del mercato assicurativo. Questo
meccanismo consiste nel dividere in quote sia il contratto di modo che il
premio, e di conseguenza il rischio, siano divisi in base all'impegno
sottoscritto dal singolo prestatore intervenuto e solo per la quota da esso
sottoscritta. In questo modo, senza bisogno di disporre degli importanti
capitali delle future compagnie di assicurazione l'assicuratore poteva
suddividere la somma investita a garanzia di più polizze, frammentando il
rischio e di conseguenza riducendone l'incisività della singola polizza
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dell'operazione assicurativa viene fatto da La Torre. Esso individua le fonti di conoscenza
dividendole in due campi principali: da un lato l'esperienza secolare dei commerci che
unendosi alle necessità organizzative della progressiva sedentarizzazione dei mercanti porto a
formare un corpus di informazioni su navi (tipi, grado di sicurezza e fama capitano), carichi
(quantità e natura) e viaggi (comprendenti itinerari, lunghezza durata e rotta). Riguardo
questo ultimo punto in particolare si è sviluppata una ricca bibliografia. Sempre da un punto
di vista dei rapporti commerciali l'aumento dei traffici e delle dimensioni delle compagnie
commerciali portò a una spersonalizzazione dei rapporti. A questa doveva far seguito un
nuovo approccio per garantire gli affari un tempo basati sulla fiducia e conoscenza diretta;
ecco che quindi la scrupolosa registrazione di ogni operazione, in ogni suo dettaglio diventa
doppiamente importante e attenta. Altra fonte di conoscenza sicura era data dai sensali i quali
con la loro opera di primi intermediatori mettevano a disposizione una serie di conoscenze
acquisite dalla pratica diretta dell'atto assicurativo.
26“S orse ben presto l'uso di ripartire il rischio fra più assicuratori, anzi si trova già nel XIV
secolo, sebbene isolata, la riassicurazione ” Goldschmidt, Storia Universale del diritto
commerciale , Torino, 1913
27 " gli assicuratori, che intervenivano in un singolo contratto, erano più o meno numerosi in
relazione all'altezza della cifra assicurata, e ciò accadeva in conseguenza di un calcolo
economico, che sembra essere stato costantemente seguito: quello, cioè, di ripartire la
somma totale che si era disposti ad assicurare su più navi e più itinerari, in maniera di
rendere meno gravoso un eventuale sinistro " Dini, Introduzione, in Federigo, Le Fonti, in
Origini e sviluppi delle assicurazioni in Italia : secoli 14 – 16 , Roma, INA, 1975,cit. p. 31 :
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Ripartendo un rischio assunto consapevolmente, grazie ai metodi mutuati
dalla consuetudine, l'assicurazione diviene presto un fenomeno diffuso. La
sua pratica viene inizialmente riservata a un aspetto della politica
affaristica degli stessi mercanti i quali trovano nell'assicurazione un ottimo
investimento per i capitali accumulati con il commercio. Anche questo
aspetto ha una duplice facciata. Da una parte permette al ceto mercantile,
in quanto unico e bilateralmente impegnato nell'affare assicurativo, di
sviluppare una “ coscienza assicurativa ” temperando “ l'impulso
speculativo con la prudenza calcolatrice ” 28
; dall'altro però limita la
possibilità di ulteriori sviluppi in quanto l'attività praticata in maniera
abituale si trova a fronteggiare una molteplicità di rischi difficilmente
gestibili se non attraverso un metodo con cui ricondurre la massa di rischi
assunti ad una qualche unità. E questo metodo era praticato già prima della
nascita del vero e proprio contratto di assicurazione e garantiva la riunione
di più rischi omogenei all'unità al fine di renderne meno difficile la
sopportazione: la mutua.
28La Torre, L'assicurazione nella storia delle idee, in Assicurazioni , p. 256
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