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Introduzione
La situazione economica di un paese viene descritta, in termini
quantitativi, attraverso un sistema di informazioni statistiche sui flussi
economici e finanziari; detto sistema di informazione costituisce la
contabilità nazionale.
Nata durante la seconda guerra mondiale sotto lo stimolo delle
teorie keynesiane, la contabilità nazionale è attualmente realizzata in tutti
i paesi secondo schemi comuni che garantiscono la confrontabilità delle
grandezze economiche misurate, dal prodotto interno lordo, ai consumi,
al reddito disponibile, al risparmio, ecc.
Per i paesi europei il sistema attualmente utilizzato è il Sistema
Europeo dei Conti SEC95, introdotto nel 1999, a sua volta derivato dal
System of National Accounts definito in sede ONU, la cui ultima
versione risale al 1993 (SNA93).
I dati concernenti la produzione, il consumo, gli investimenti, i
rapporti con l’estero, le operazioni finanziarie, ecc., forniti dalla
contabilità nazionale sono indispensabili per lo studio dei fenomeni
economici, in particolare per l’analisi della crescita e dei divari di
sviluppo tra paesi. Su di essi si fondano le decisioni delle imprese e di
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altri soggetti economici, così come le decisioni di politica economica
adottate dai governi.
In Italia il Governo ha l’obbligo di presentare al Parlamento, entro
il 31 del mese di marzo di ogni anno, la Relazione sulla situazione
economica del Paese, che contiene i conti economici nazionali relativi
all’anno precedente.
I dati annuali per l’Italia sono pubblicati in due stadi: le prime
stime provvisorie, su un ventaglio ridotto di conti, appaiono nella
Relazione generale sulla situazione economica del paese, che dal 1950
costituisce un libro bianco sullo stato dell’economia. Al tempo stesso
l’ISTAT che elabora le stime, le divulga con le proprie banche dati,
consultabili in linea, e con apposite pubblicazioni: fascicoli della Collana
d’informazioni e Annuario di contabilità nazionale. I dati relativi agli
ultimi tre anni sono provvisori, non essendo interamente disponibili tutti
i dati di base necessari per le valutazioni definitive se non in un lasso di
tempo di circa due anni. Una volta divulgate le stime di marzo l’ISTAT
mette a punto la versione definitiva e completa dei conti del quart’ultimo
anno (per esempio, nel corso del 1997 i conti del 1993) e una versione
intermedia, non definitiva ma già più larga per il ventaglio di conti e
tabelle impiegato, per gli anni più recenti.
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L’attività economica descritta dalla contabilità nazionale è
costituita dall’insieme delle operazioni elementari messe in atto dai
soggetti che fanno parte del sistema economico. Le categorie di soggetti
o operatori che agiscono nel sistema economico sono quattro: imprese,
famiglie, pubbliche amministrazioni, resto del mondo. Le imprese sono i
soggetti che nel sistema economico svolgono la funzione principale di
produrre beni e servizi. Le famiglie, o meglio le persone fisiche che ne
fanno parte, prestano il proprio lavoro alle imprese, comprese quelle a
carattere famigliare, ricevendone un compenso che utilizzano
principalmente per acquistare i beni e servizi di uso finale prodotti dalle
imprese e necessari a soddisfare i loro bisogni (consumi). La parte di
remunerazione (reddito) non utilizzata per acquistare beni di consumo
atti a soddisfare i bisogni attuali viene accantonata (risparmiata) per
aumentare, attraverso gli investimenti, la capacità di produzione e quindi
di consumo nei periodi futuri. Le pubbliche amministrazioni (PA)
producono servizi non destinabili alla vendita, come l’istruzione, i
servizi sanitari, l’amministrazione della giustizia, la difesa nazionale ecc.
ed esercitano la funzione della redistribuzione del reddito e della
ricchezza tra i soggetti economici tramite trasferimenti (imposizione
fiscale, contributi e prestazioni sociali). Il resto del mondo comprende
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tutti gli operatori che non appartengono al sistema economico analizzato,
ma che intrattengono rapporti con gli operatori che ne fanno parte.
Le categorie di operatori che agiscono nel sistema economico per
realizzare la loro funzione nel sistema, compiono operazioni con altri
operatori, ovvero realizzano attività economiche elementari che si
traducono in transazioni economiche. Per giungere ad una
rappresentazione quantitativa delle transazioni che avvengono nel
sistema economico, che è l’obiettivo della contabilità nazionale, occorre
osservare tali transazioni in un periodo temporale, denominato periodo
contabile, generalmente l’anno, oppure il trimestre. L’insieme di
transazioni dello stesso tipo in un determinato periodo contabile, ad
esempio l’insieme delle operazioni di acquisto di beni o servizi di
consumo in un anno, definisce un flusso aggregato di transazioni, o
semplicemente aggregato, ad esempio l’aggregato annuo dei consumi.
Le operazioni messe in atto dai soggetti o operatori economici si
riferiscono a diversi stadi del processo economico, ognuno dei quali
deve essere convenientemente rappresentato in termini quantitativi. I tre
stadi fondamentali del processo economico descritti dalla contabilità
nazionale sono: la formazione e l’impiego delle risorse, la distribuzione
e redistribuzione del reddito, la formazione del capitale.
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Alla luce di quanto esposto, il lavoro sarà articolato come di
seguito descritto.
Nel I Capitolo analizzeremo la situazione economica dell’Italia dal
2002 al 2011.
Nel II Capitolo a n a l i z z e r e m o l a s i t u a z i o n e d e l l ’ a g g r e g a t o d e l
consumo in generale relativa agli anni dal 2002 al 2011, facendo una
analisi della distribuzione primaria del reddito.
Nel III Capitolo a n a l i z z e r e m o l ’ e v o l u z i o n e d e l c o n s u m o n e l l a
Grande Distribuzione Organizzata relativa agli anni 2008, 2009 e 2010,
sia in generale, sia per quanto riguarda le varie aree geografiche, che per
reparti ed in particolare per il reparto alimentare.
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CAPITOLO I
Situazione economica dell'Italia
relativa all’ultimo decennio
Premessa
Per delineare la situazione economica dell’Italia nel periodo che
va dal 2002 al 2011, si è tenuto conto dei dati descritti nel Conto
Economico delle risorse e degli impieghi.
Esso riassume la situazione macroeconomica del Paese,
mettendo in evidenza l’equilibrio tra l’offerta, rappresentata dalle risorse
(prodotto interno lordo ed importazioni dall’estero) e la domanda, data
dagli impieghi ( c o n s u m i f i n a l i d e l l e f a m i g l i e , d e l l e a m m i n i s t r a z i o n i
pubbliche e delle istituzioni sociali private (I.S.P.) ed investimenti fissi
lordi, cui vanno aggiunte le variazioni delle scorte e degli oggetti di
valore, nonché le esportazioni verso l’estero).
Le risorse quindi comprendono:
1) Il PIL (Prodotto interno lordo) rappresenta il valore complessivo
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dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un paese in un certo
intervallo di tempo (generalmente l’anno). Il PIL può essere anche
definito come il valore della ricchezza o del benessere di un paese.
Si parla di Prodotto in quanto il PIL misura il valore dei beni
finali prodotti, Interno perché la definizione e il calcolo del PIL prende
in considerazione il valore finale dei beni e dei servizi prodotti
internamente ad un determinato paese (indipendentemente dalla
nazionalità di chi li produce), a differenza del Prodotto Nazionale Lordo
(PNL) che in parte è conseguito all'estero. Il termine Lordo invece fa
riferimento al fatto che il PIL è al lordo degli Ammortamenti.
Del PIL fanno parte i profitti realizzati dalle imprese straniere in
Italia, viceversa i profitti realizzati dalle imprese italiane all'estero fanno
parte del PNL italiano e del PIL dello Stato in cui hanno sede tali
imprese.
Il prodotto interno lordo è calcolato sottraendo dal valore della
produzione totale il valore dei consumi intermedi, cioè i costi per le
materie prime e ausiliarie e degli altri beni e servizi correnti impiegati
nel processo produttivo, allo scopo di determinare il flusso di nuovi beni
e servizi finali a disposizione della collettività.
Determinato il consumo di capitale fisso verificatosi durante
l’anno o il trimestre, occorre sottrarlo dal prodotto lordo ed ottenere così
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il prodotto netto, che misura – in assenza di commercio con l’estero – la
quantità di nuovi beni offerti al consumo finale e di nuovi beni
strumentali destinati ad accrescere la dotazione di capitale fisso del
Paese. Il consumo di capitale fisso è più noto con il termine
ammortamenti, che richiama la pratica aziendale di accantonare una
quota di ricavi allo scopo di rimpiazzare alla fine del periodo tecnico di
vita le macchine, i fabbricati e gli altri capitali fissi che si logorano
durante il processo produttivo. Poiché anche la quantità di beni capitali
richiesta dal sistema per sostituire quelli logorati entra nel mercato e
concorre a formare la domanda globale, il prodotto interno lordo appare
l’aggregato migliore per rappresentare nel breve e medio periodo la
crescita produttiva del sistema. Il prodotto interno netto è invece
l’aggregato più idoneo per le analisi di lungo periodo basate sulle teorie
dello sviluppo economico, accompagnato o no da altre misure, come
quella del benessere economico
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.
Un’ultima distinzione che si può fare parlando di PIL è quella tra
PIL nominale e PIL reale.
Il PIL è nominale i n q u a n t o m i s u r a i l v a l o r e f i n a l e d e l l a
produzione in un certo periodo ai prezzi di quel periodo (prezzi correnti),
questo vuol dire che il valore della ricchezza di una determinata nazione
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La misura del benessere economico è fondata non sulla produzione, ma sui consumi che apportano
effettivi benefici alla popolazione e sono in grado di accrescere il piacere degli individui.