Capitolo I
L’organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi scopi
delle Nazioni Unite. Durante l’incontro a Yalta tra i
rappresentanti delle tre Potenze (Stati Uniti, Gran
Bretagna e U.R.S.S.) per la definizione di alcuni aspetti
delle proposte di Dumbarton Oaks, fu deciso di
convocare una “Conferenza delle Nazioni Unite”, che si
tenne a San Francisco, dal 25 aprile 1945, con la
partecipazione di 50 Stati. La Carta, che fu approvata
all’unanimità al termine della Conferenza il 26 giugno
1945, riprende fondamentalmente i principi delle
proposte di Dumbarton Oaks. È entrata in vigore il 25
ottobre 1945, in seguito alla ratifica dei cinque membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza e della maggior
parte degli altri Stati firmatari.
Gli scopi di questa organizzazione internazionale,
che ad oggi comprende quasi tutti gli Stati del globo
2
,
sono elencati, anche se con una formula alquanto
generica e indeterminata, nell’art.1 della Carta: il
mantenimento della pace e della sicurezza
2
188 nel 2000.
2
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L’organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi scopi
internazionale; lo sviluppo di relazioni amichevoli tra
le nazioni; il raggiungimento della cooperazione in
campo economico, sociale, culturale ed umanitario; la
promozione e la tutela dei diritti dell’uomo.
Il fine più importante appare essere il
mantenimento della pace. Se si analizza l’attività delle
Nazioni Unite dalla loro nascita ad oggi, si può notare
come questo sia stato l’aspetto di prevalente rilievo
nell’attività dell’organizzazione nei suoi primi anni di
vita, per tornare ad esserlo dopo la caduta del muro di
Berlino, anche se in modo molto differente, come
vedremo nel prosieguo della nostra analisi.
Per la maggior parte dei delegati presenti alla
Conferenza di San Francisco, la pace poteva essere
conseguita in modo reale e durevole solo fondandola
sulla giustizia
3
. Inoltre, accanto alla pace intesa come
mancanza di guerra, prese piede un’insieme di temi che
sono, ancora oggi, indispensabili al suo mantenimento,
3
Capitolo I
L’organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi scopi
quali l’autodeterminazione dei popoli, il rispetto dei
diritti dell’uomo, la cooperazione tra Stati. Si pone però
il problema se i tre campi di tutela previsti dall’art.1
della Carta non siano troppo limitativi per l’attività
dell’organizzazione e se non lascino scoperti ambiti
quali la giustizia nelle relazioni internazionali4. In
realtà, qualsiasi obiettivo che sia al servizio dell’uomo
può essere, se si fa bene attenzione, compreso nelle
previsioni della Carta. Come viene detto nella
risoluzione 377(V), Union pour le maintien de la paix,
«le maintien d’une paix réelle et durable dépend aussi
de l’observation de tous les buts et principes énoncés
dans la Charte des Nations Unies»
5
. D’altronde, in ogni
atto emesso da un organo delle Nazioni Unite si fa
riferimento agli obiettivi e ai principi della Carta, e
3
Mohammed Bedjaoui, Commentaire géneral all’art.1, in Cot - Pellet, O.N.U., la
Charte, Economica, 1985, Parigi, p.22 e ss.
4
Questo fu il rilievo sollevato durante la Conferenza di San Francisco dalle
delegazioni di Cuba e Paraguay.
5
Il mantenimento di una pace reale e durevole dipende anche dall’osservanza di
tutti gli obiettivi e i principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite.
4
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sono gli stessi obiettivi ad assegnare determinati poteri
e funzioni a tale organo.
Se il mantenimento della pace generale si può
considerare finora garantito, purtroppo, è necessario
anche contare tutti i sacrifici fatti in ambito di “pace
locale” per salvaguardare la pace mondiale. Un numero
assai elevato di guerre ridotte per estensione spaziale e
numero di partecipanti si sono verificate, in un
crescendo notevole. Basti pensare al Vietnam, oppure
alle più recenti guerre interne che hanno interessato i
territori della ex Iugoslavia. Spesso le Grandi Potenze
hanno preferito ricorrere a guerre locali tra piccoli Stati
interposti, sempre al fine di “salvaguardare la pace
internazionale”.
Inoltre si deve valutare se il merito della pace e
sicurezza internazionale sia effettivamente ascrivibile
alle Nazioni Unite. Si può ritenere che, anche se di fatto
l’ONU non è intervenuta direttamente nella maggior
parte delle negoziazioni finalizzate alla soluzione delle
5
Capitolo I
L’organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi scopi
controversie, sicuramente le parti si sono spesso rifatte
ai suoi principi.
Per ciò che riguarda il secondo obiettivo previsto
dall’art.1 della Carta, l’uguaglianza dei diritti e
l’autodeterminazione dei popoli, possiamo dire che le
Nazioni Unite hanno avuto un ruolo sicuramente
maggiore che ha portato alla quasi completa
decolonizzazione. È il terzo obiettivo, quello dello
sviluppo, che ad oggi desta le maggiori preoccupazioni.
I paesi del cosiddetto Terzo Mondo sembrano andare
ancora a rilento in un’economia mondiale che vive
anch’essa a tratti una crisi strutturale.
2.) Art.1 §1 Carta N.U.: il mantenimento della
pace e della sicurezza internazionale.
Il par.1 dell’art.1 della Carta propone dunque come
primo obiettivo dell’ONU il mantenimento della pace e
della sicurezza internazionale. Il primo dei due è stato
perseguito fin dalla notte dei tempi, poiché da sempre si
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è cercato di osteggiare il ricorso alla guerra di
aggressione e all’impiego della forza come mezzo di
risoluzione delle controversie. Il primo passo, di un
certo spessore, a livello internazionale fu compiuto
dalla Società delle Nazioni, quello decisivo dalla Carta
delle Nazioni Unite. In questo testo il termine viene
inteso nel senso di pace internazionale, che si applica
anche all’interno degli Stati, non solo nei rapporti tra
essi.
È però necessario analizzare il modo in cui si lega
al concetto di sicurezza internazionale. La pace può
essere dovuta alla paura e può costituire un segno di
debolezza, oltre che consacrare la sicurezza solo di
alcuni e non di tutti. La “sicurezza internazionale” è la
sicurezza di tutti e nessuno può considerarsene il
guardiano
6
.
Nonostante questo primo obiettivo sia stato il punto
di partenza della Conferenza di San Francisco, non sono
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Capitolo I
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ancora del tutto scomparsi i rischi di situazioni di
conflitto. Ecco quindi che gli Stati membri delle
Nazioni Unite non possono limitarsi ad un semplice
atteggiamento passivo di non violazione della pace e
della sicurezza internazionale. È necessario prendere
delle «efficaci misure collettive», finalizzate alla
prevenzione e alla rimozione delle minacce o alla
composizione e risoluzione delle eventuali controversie.
La pace e la sicurezza collettive devono portare
all’instaurarsi di relazioni amichevoli e di cooperazione
tra i vari Stati. I mezzi e i metodi per raggiungere tale
obiettivo sono appunto le «efficaci misure collettive»,
espressione con la quale si vuole indicare l’idea per cui
ogni Stato ha il diritto alla protezione della propria
pace e della propria sicurezza, ma ha anche l’obbligo di
collaborare alla protezione della pace e della sicurezza
degli altri Stati. Questo anche per permettere il
tempestivo isolamento di chi, compiendo atti di
6
Manfred Lachs, Commento art.1§ 1, in Cot-Pellet, O.N.U., la Charte, Economica,
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Capitolo I
L’organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi scopi
aggressione, minaccia la pace e la sicurezza
internazionale.
La Carta non dà indicazioni specifiche sulle
modalità, ma elenca solamente una serie di obblighi e di
diritti, per gli Stati, al fine di agire unitariamente ogni
qualvolta uno di essi sia oggetto di un’aggressione.
Ecco quindi che il processo di pace non si snoda più
secondo il classico sentiero della negoziazione, ma
segue il meccanismo della cooperazione, mirata alla
prevenzione delle controversie, prima ancora che alla
loro risoluzione.
Proprio mirata alla prevenzione delle minacce e
delle violazioni della pace è la previsione per cui gli
Stati membri delle Nazioni Unite devono perseguire «la
composizione o la soluzione delle controversie»
ricorrendo a mezzi pacifici. Il primo dei due obiettivi è
rivolto a quei conflitti che non si possono risolvere
completamente e perciò è necessario cercare di adottare
1985, p.31-38.
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Capitolo I
L’organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi scopi
una soluzione di compromesso. Il secondo è un
obiettivo più ambizioso, che cerca di porre fine ad una
controversia in modo definitivo.
Il sistema di sicurezza collettiva esige un perfetto
ed efficace funzionamento del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, organo al quale peraltro sono
delegate le maggiori e più importanti funzioni in
quest’ambito. L’attività del Consiglio richiede la
perfetta comprensione degli interessi dei singoli Stati.
È quindi necessaria un’attività di miglioramento e di
adattamento alle situazioni concrete che si presentano
sempre nuove con il passare degli anni con un
conseguente mutamento di interesse, rimanendo però
sempre fedeli ai principi della Carta.
3.) L’obbligo di astensione dall’uso della
forza: nascita ed evoluzione del principio.
Per garantire il raggiungimento dei fini previsti
all’art.1, la Carta, all’art.2, postula una serie di
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Capitolo I
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principi. Il primo di questi è l’uguaglianza sovrana dei
membri dell’organizzazione, che dovrebbe garantire
agli Stati più deboli il diritto al rispetto della loro
sovranità da parte degli altri Stati.
L’art.2 pone due obblighi fondamentali per il
mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale: al §3 il dovere di risolvere le
controversie con mezzi pacifici, al §4 il divieto di uso
della forza. Forse sarebbe stato più logico invertire
l’ordine degli obblighi, ma resta il fatto che il binomio
fondamentale e la ricorrente alternativa nella Carta
sono quelli di guerra e pace, di uso della forza e di
mezzi pacifici. Purtroppo l’obbiettivo della pace
internazionale non è facilmente raggiungibile. In primo
luogo la stessa comunità internazionale deve spesso
ricorrere alla forza armata per ottenerla; inoltre le
norme che vietavano la guerra sono state spesso violate.
La frequenza dei conflitti armati è dovuta, secondo
Rousseau, al fatto che l’uomo non potrà mai rinunciare
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Capitolo I
L’organizzazione delle Nazioni Unite e i suoi scopi
al suo “stato di natura”
7
. Per ovviare alla continua
alternanza tra le guerre e la pace, si è tentato di passare
da uno “stato di natura” ad uno “stato di società”.
Purtroppo il mutamento non si è ancora stabilizzato,
anche per il fatto che si è preso a modello per il
raggiungimento della pace quello del singolo Stato, cioè
si è cercato di trasferire nella comunità internazionale
le misure adottate nei diritti interni. Tale modello è
però difficile se non impossibile da raggiungere a
livello internazionale. L’art.2 §4, che ha un’importanza
fondamentale nel sistema delle Nazioni Unite in quanto
punto di partenza di tutti i mezzi diretti al
mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale, si inserisce in questo mutamento come
ultimo passo di una evoluzione iniziata con il Patto
della Società delle Nazioni.
Prima di tale Patto, la libertà di ricorso alla forza
armata era molto ampia. La guerra era considerata un
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In Dupuy, Commentaire général all’art.2, in Cot - Pellet, op. cit., p.71 e ss.
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