Come un fotografo che con il suo obiettivo focalizza maggiormente
un singolo aspetto del paesaggio da ritrarre, il tema viene diviso in tre
parti, al fine di fornire al lettore un’esauriente risposta ai quesiti precedenti.
Nella prima parte viene presentato un excursus storico dei rapporti tra il
Congresso e l’intelligence americana, cercando di evidenziare lo sviluppo
del controllo congressuale, nei suoi periodi di maggiore o minore intensità.
Il periodo storico preso in esame si estende dalla nascita degli Stati Uniti
d’America, nel 1776, fino ai giorni nostri. La parte più ampia è
naturalmente dedicata all’analisi del periodo successivo alla seconda
guerra mondiale. Negli anni precedenti infatti, non è possibile fare
altrettanto a causa della limitatezza del ruolo dell’intelligence americana.
Anche in questo capitolo viene fatto ampio riferimento a due delle
inchieste del biennio 1975/76: le commissioni Rockefeller e Pike. La prima
istituita per volere del Presidente Ford, la seconda dalla Camera dei
Rappresentati, indagarono sugli abusi delle attività d’intelligence compiuti
nel dopoguerra.
Nella seconda e terza parte si entra nel vivo della trattazione
analizzando un aspetto dalla “stagione d’inchiesta”: il Senate Select
Committee on Intelligence del Senato degli Stati Uniti, meglio conosciuto
come commissione Church. La scelta cade su questa commissione oltre
che per ragioni legate ai contenuti, perché ritenuta dalla critica politica
americana, la più attendibile e la più completa fra le inchieste intraprese
dal Congresso. Si cerca di fornire un quadro completo della sua
formazione, dei suoi contenuti, e delle dinamiche che ne caratterizzarono
l’operato. Attraverso la descrizione di alcuni degli abusi commessi dai
servizi segreti, ed analizzando le proposte fatte al fine di migliorare la
legislazione in materia di controllo, si cercherà sempre di più di delineare i
poteri di controllo nelle mani del Congresso.
Nella terza ed ultima parte viene analizzato nei dettagli un aspetto
della commissione Church: le covert actions in Cile tra il 1963 ed il 1973.
Questo costituisce uno degli aspetti più complicati, ma allo stesso tempo
più interessanti dell’inchiesta del Senato. Attraverso la trattazione di
7
questo caso studio viene presentata in modo dettagliato una parte della
commissione, così da evidenziarne in modo più approfondito i contenuti, i
metodi di lavoro e le principali difficoltà incontrate lungo il percorso. La
scelta del caso cileno è mossa, oltre che da un interesse personale, dai
numerosi risvolti che la vicenda sottolinea. È possibile infatti attraverso
questa trattazione ricostruire in modo significativo alcuni aspetti salienti del
rapporto tra Congresso ed intelligence, le ripercussioni internazionali
create dagli eventi cileni e l’importante ruolo giocato dall’esecutivo
americano.
Durante la narrazione, in particolare nella terza parte, si assisterà
all’ingresso di un terzo e fondamentale attore: l’esecutivo. Nella relazione
tra Congresso e comunità d’intelligence si scopre l’importanza del suo
ruolo, per certi versi una sorta di “manovratore” delle azioni degli altri due.
Questo tenta in ogni modo di vincolare le azioni dei servizi segreti al
proprio interesse politico ed economico, rendendosi spesso complice di
una serie di abusi. Durante il biennio d’inchieste vennero scoperte
numerose responsabilità ed interferenze delle varie amministrazioni
insieme ai loro governi, nelle attività illecite compiute dai servizi segreti:
due nomi su tutti, quello del Presidente Richard Nixon e del Segretario di
Stato Henry Kissinger.
L’analisi di questo tema è stata possibile grazie alla pubblicazione
dei documenti prodotti dalla commissione Church, dopo alcuni
emendamenti al Freedom of Information Act negli anni ’90. I documenti
prodotti dal Senate Select Committee on Intelligence, come quelli della
commissione Rockefeller, sono oggi disponibili sul portale on-line
dell’Assassination Archives and Research Center, il più ampio archivio
privato al mondo sull’argomento. Durante la trattazione, oltre che ad una
bibliografia sul tema, si fa particolare riferimento alle trascrizioni delle
udienze ed al final report della commissione Church. In questo modo si è
potuta effettuare un’analisi diretta, partendo da fonti prodotte e fornite dal
Congresso degli Stati Uniti. Nel corso della narrazione vengono riportate
alcune parti fra le più salienti: stralci del rapporto finale, comunicazioni tra
8
le varie agenzie d’intelligence ed alcuni interessanti scambi di battute
avvenuti durante le udienze. In allegato viene fornito qualche esempio
della documentazione su cui si è basata l’intera trattazione: alcune pagine
iniziali dei reports della commissione Church; la prima pagina del
settimanale Panorama dell’anno 1976, nel quale era contenuto un allegato
con alcune parti della commissione Pike; ed infine alcune tabelle che
riassumono gli ingenti finanziamenti americani in Cile. Di particolare
interesse storico la copia dell’appunto preso dal DCI Richard Helms,
durante la riunione del 15 settembre 1970 con il Presidente Nixon, circa la
nuova strategia da seguire in Cile, contenuta nelle Hearings Exhibits del
settimo volume delle udienze della commissione Church.
9
Parte 1
Il rapporto tra Congresso ed intelligence
10
1.1 Il rapporto tra Congresso ed intelligence. 1776 – 1947
Gli Stati Uniti d’America, fin dalla loro nascita, percepirono la
necessità di dotarsi di un efficiente servizio d’intelligence. Già nel 1777,
George Washington in una lettera al colonnello Elias Dayton affrontava
l’argomento:
The necessity of procuring good intelligence is apparent & need not
be further urged. All that remains for me to add, is that you keep the
whole matter as secret as possible. For upon Secrecy, Success
depends in most Enterprises of the kind, and for want of it, there
are generally defeated, however well planned & promising a
favorable issue.
1
Emerge immediatamente da queste parole l’importanza di avere strutture
di informazione e di spionaggio per meglio conoscere le potenze
avversarie, le loro capacità industriali e belliche, i loro segreti e le
eventuali debolezze.
Lo stesso Washington utilizzò, durante la guerra d’indipendenza,
commissioni segrete incaricate di condurre operazioni militari e di
spionaggio ai danni degli inglesi.
Nell’800 l’intelligence per decisione del Congresso divenne attività
di esclusiva competenza del Presidente. Nonostante ciò, i servizi segreti
statunitensi rimasero relativamente deboli. Questo problema aveva origine
dalla debolezza istituzionale del governo americano e dalla forte diffidenza
di ampia parte della popolazione nei confronti di strutture segrete, prive di
controllo pubblico. Un'altra ragione era costituita dal sostanziale
isolamento degli Stati Uniti, dal loro scarso coinvolgimento negli affari
internazionali nel corso del XIX secolo e dal non intervento nei conflitti
europei.
1
Smist, Frank, John jr., Congress Oversees the United States Intelligence Community,
1947 – 1989, The University of Tennessee Press, Knoxville 1990, pp. 1 – 2.
11
Solo negli anni ottanta dell’800, l’esercito e la marina crearono proprie
strutture informative, che saranno alla base dei progressi registrati
dall’intelligence americana agli inizi del XX secolo.
Durante la prima guerra mondiale gli Stati Uniti fecero largo uso di
operazioni clandestine paramilitari e di sabotaggio, distribuzione di
volantini propagandistici e tecniche di intelligence fotografica, che
contribuirono al buon esito della guerra per gli alleati. Anche sul piano
interno, ci fu un grande utilizzo dei servizi per irreggimentare la produzione
industriale in favore dello sforzo bellico. Provvedimenti restrittivi colpirono
coloro che erano contrari alla partecipazione del paese alla guerra; nel
1918 furono incarcerate più di 10 mila persone, per lo più aderenti a
movimenti sindacali ed anticapitalisti.
Il governo istituì il Committee on Public Information, con a capo il
giornalista George Creel, che aveva il compito di promuovere un rigido
controllo dell’informazione destinata a riviste e quotidiani; ed emanò
provvedimenti come l’Espionage Act (1917) il Sedition Act (1918) ed il
Sabotage Act (1918), volti a sopprime qualsiasi forma di dissenso.
2
Dopo il 1918, gli Stati Uniti ridussero consistentemente i bilanci, ed
in seguito smantellarono larga parte degli apparati d’intelligence
dell’esercito e della marina, soggetti al controllo del Dipartimento di Stato.
La loro posizione in politica estera tornò di ambito isolazionista, tanto da
non ratificare i trattati di Versailles e da non aderire alla Società delle
Nazioni proposta dal Presidente Wilson.
Come per le altre potenze europee, negli anni ’20 e ’30, le azioni
d’intelligence americane furono relativamente scarse e si concentrarono
sul piano interno. Combattere il pericolo rosso, dopo la rivoluzione
d’ottobre in Russia, era la nuova prerogativa. La crisi economica e lo
sforzo di Roosevelt per il suo New Deal, accentuarono maggiormente
l’isolazionismo americano, lasciando in secondo piano l’organizzazione di
un nuovo sistema di servizi segreti.
2
Del Pero, Mario, La C.I.A. Storia dei servizi segreti americani, Giunti, Firenze 2001, p.
14.
12
Così nel 1940, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale in Europa,
gli Stati Uniti possedevano un sistema di raccolta di informazioni
totalmente inadeguato.
Un importante ruolo nella riorganizzazione venne ricoperto
dall’avvocato newyorchese William J. Donovan. Tra il 1940 ed il 1941,
elaborò un progetto che prevedeva la creazione di un’agenzia civile
interdipartimentale, che coordinasse e dirigesse l’attività di tutti i servizi
informativi americani. Questa proposta venne accolta dal Presidente
Roosevelt che, nel luglio del 1941, istituì l’Office of the Coordinator of
Information (COI), il primo servizio centralizzato d’intelligence della storia
degli Stati Uniti.
3
L’istituzione del COI fu tardiva e non riuscì ad evitare quello che viene
definito il “maggior fallimento dei servizi d’intelligence”: l’attacco
giapponese alla base di Pearl Harbor avvenuto nel dicembre del 1941.
Colpisce il fatto che i servizi americani disponessero di informazioni a
riguardo, ma non furono in grado di usarle. Era mancato un adeguato
coordinamento tra i vari apparati.
Con l’ingresso nel secondo conflitto mondiale, nel 1942 venne istituito
l’Office of Strategic Services (OSS), che aveva sia il compito di analisi
delle informazioni, sia quello operativo di promuovere la propaganda, la
guerra psicologica e le operazioni clandestine. Il nuovo apparato entrò
subito in conflitto con le strutture del governo americano, queste divisioni
si ripercossero sull’efficienza dell’OSS stesso, che in alcune aree fu
totalmente marginale. Nonostante ciò, la nuova agenzia si ritagliò in
Europa un ruolo molto rilevante.
4
Nell’immediato dopoguerra l’antagonismo fra intelligence e governo
riprese in modo molto aspro. Secondo Donovan l’agenzia doveva
coordinare i vari apparati informativi di cui disponeva il governo, il direttore
avrebbe dovuto essere un civile e rispondere delle sue azioni direttamente
al Presidente, senza intermediazione dei Capi di Stato Maggiore o del
Dipartimento di Stato. In questo modo essa avrebbe assunto una
3
Ibid., pp. 12 – 23.
4
Ibid.
13
posizione equivalente a quella dei corpi militari. La proposta incontrò
notevoli ostacoli: gran parte dell’opinione pubblica era ostile al
mantenimento di una struttura d’intelligence in tempo di pace. I militari
accettavano l’idea del mantenimento di un agenzia come l’OSS, ma
consideravano inaccettabile che non vi fosse alcuna intermediazione tra
l’agenzia e la presidenza.
Tutto venne complicato da una scellerata fuga di notizie, che rese
possibile la pubblicazione sul Chicago Tribune e sul Washingon Times –
Herald, di particolari dettagli della proposta di Donovan. Le denunce fatte
dai due quotidiani portarono un’ondata di polemiche, Donovan fu accusato
di voler creare una “Gestapo in salsa americana”, dando così al governo
un controllo totalitario sul paese. È semplice intuire che la già scettica
opinione pubblica americana si schierò compatta contro una simile
proposta.
L’ondata di timori travolse anche il neo Presidente Harry Truman, che
diffidente nei confronti delle proposte di Donovan, decise lo scioglimento
dell’OSS, avvenuto nel settembre del 1945, appena chiusosi l’ultimo fronte
di guerra. Il suo scioglimento riaprì lo scontro tra la marina, l’esercito, l’FBI,
il Dipartimento di Stato e quello di Guerra, tutti impegnati nell’ambito
dell’intelligence. Alcuni di essi riuscirono ad appropriarsi delle strutture
dell’OSS sopravvissute allo scioglimento: la componente analitica passò
sotto il controllo del Dipartimento di Stato; quella operativa entrò a far
parte del Dipartimento di Guerra.
5
La fine dell’esperienza dell’OSS evidenzia la sconfitta dei militari nel
controllo delle operazioni d’intelligence. I corpi armati avevano cercato
vanamente di portare sotto il loro comando l’attività dei servizi, ma
dovettero cedere al principio stabilito, durante la seconda guerra
mondiale, secondo cui dovevano essere un’organizzazione di carattere
civile.
Nonostante lo scioglimento dell’Agenzia, l’esperienza bellica fu cruciale
per il futuro dell’intelligence americana, in essa si formò una generazione
5
Ibid.
14
di professionisti, a cui la CIA avrebbe attinto per formare i suoi nuovi
quadri. Oltre che per la componente analitica l’OSS fu un esempio per la
CIA nella componente operativa, raccolta di informazioni, preparazione e
attuazione di azioni d’intervento all’estero (le famose covert actions).
Attorno a queste ultime si creò una vera e propria mistica ed il loro uso
spesso smodato fu alla base, a metà anni ’70, del periodo più buio della
storia della CIA.
Risulta evidente, che nei primi centocinquanta anni di storia degli
Stati Uniti, le questioni relative all’intelligence erano unicamente
prerogativa dei vari governi, lasciando il Congresso in una posizione di
estraneità.
Gli Stati Uniti si accorsero in pochissimo tempo che il nuovo
scenario mondiale, scaturito dalla fine della guerra, non poteva
prescindere da un apparato d’intelligence efficiente e ben coordinato.
Anche il Presidente Truman, inizialmente scettico ad accettare un servizio
segreto in tempi di pace, ne ammise la necessità:
We have two great lessons from World War II. One was we could
never again be without a permanent operating intelligence agency.
The different branches of the government received volumes of
information that would come in daily. No central location was there
where all the information could be centred, collated, and studied. If
we had such an operation, we could have very well had the naval
base prepared at Pearl Harbor. The information were never
centralized and studied. Second was that we could never go
through another war with the Navy Department and War
Department as separate operations in competition one with the
others. If the army or navy had given as much time to defeating the
enemy as they gave to fighting each other, the war could have
been ended a good deal sooner.
6
6
Smist, op. cit., pp. 2 – 3.
15
I tempi erano maturi per la nascita di un nuovo servizio d’intelligence.
16