7
e che mostravano prevalentemente reazioni spontanee dei protagonisti,
escludendo alcune specifiche tipologie di trasmissione che, esplicitamente
o meno, presupponessero un “copione” o una “sceneggiatura”.
L’ analisi finale, dunque, è stata condotta su un corpus composto da
dieci puntate di alcuni noti talk-show televisivi, registrate su DVD e
trascritte in formato elettronico da tastiera.
In particolare mi riferisco a:
“Matrix”, condotto da Enrico Mentana, Canale 5, seconda serata (00:
01:40);
“Porta a Porta”, condotto da Bruno Vespa, Rai Uno, seconda serata
(00:02:10 / 00:00:41 / 00:01:59);
“Ballarò”, condotto da Giovanni Floris, Rai Tre, prima serata;
“Mi manda rai tre”, condotto da Andrea Vianello, Rai Tre, prima
serata (00:02:75 / 00:03:04);
“Maurizio Costanzo Show” , condotto da Maurizio Costanzo, Canale
5, seconda serata (00:05:04);
“L’ arena” (“Domenica in”), condotto da Massimo Giletti, Rai Uno,
nella fascia pomeridiana (00:01:01 / 00:04:04).
Le trascrizioni sono state eseguite utilizzando il sistema jeffersoniano.
Il litigio è un fenomeno comunicativo assai frequente nella vita
quotidiana. Ma anche diversi programmi televisivi, oggi, offrono spesso
l’occasione assistere a vere e proprie dispute mediatiche, in cui gli elementi
dell’enfasi e della spettacolarizzazione del conflitto sembrano aggiungere
ulteriore “colore” a questo tipo di evento conversazionale.
L’interesse per il tema del conflitto comunicativo e per quella sua
particolare declinazione rappresentata dai litigi televisivi si è concretizzato,
in questo lavoro di tesi, da un lato in una ricognizione bibliografica sugli
8
argomenti e dall’altro in un’analisi empirica condotta su dati
conversazionali.
Tale interesse per i conflitti dialogici è motivato sia da una curiosità
teorica, sia da un’attenzione per la dimensione formativa: penso, infatti, che
la conoscenza e la consapevolezza delle dinamiche conflittuali possano
aiutare a prevenire o, quantomeno, a gestire al meglio l’insorgenza dei
problemi conversazionali.
Ritenendo, inoltre, fondamentale educare alla gestione dei conflitti sin
dalla tenera età, ho elaborato ed inserito in appendice un progetto didattico
destinato agli alunni della scuola primaria.
Gran parte dei cartoons specificamente a loro rivolti, si imperniano su
una esasperata competizione e mostrano la violenza come unico modo di
risolvere i conflitti. Il messaggio che può arrivare è l’ affermazione
implicita che chi ha più forza e vince è nel giusto ed è il migliore.
Purtroppo l’ immediatezza delle immagini coinvolge molto emotivamente i
bambini il cui comportamento potrebbe essere di conseguenza influenzato.
Sta all’ educatore (genitore, insegnante…) intervenire stimolando una
più ampia visione del conflitto nei bambini, in modo che imparino a gestirli
in modi alternativi alla violenza.
Struttura
Il lavoro è articolato in due parti che gradualmente approfondiscono l’
argomento alla base della ricerca sviluppandosi complessivamente in sette
capitoli.
La prima parte (capitoli 1, 2 e 3), illustra i principi teorico-
metodologici cui si è fatto riferimento ed i dati raccolti per la ricerca; la
9
seconda, invece, (capitoli 4, 5, 6 e 7) è incentrata sul conflitto comunicativo
vero e proprio e sul litigio.
Nello specifico:
ξ nel primo capitolo, intitolato “Comunicazione ed interazione
verbale”, viene data una definizione al termine “comunicazione” e
ne vengono illustrate le funzioni, gli elementi che ne sono alla base e
la motivazione che spinge l’ individuo a servirsene. Viene illustrato
come una comunicazione possa realizzarsi in sintonia o in distonia
con l’ interlocutore e di come l’ una o l’ altra possibilità influenzi i
rapporti e la messa in atto di particolari strategie;
ξ il secondo capitolo si intitola “L’ analisi della conversazione” e
rappresenta uno dei punti cardine di questa tesi, in quanto descrive l’
approccio teorico-metodologico cui si è fatto riferimento per il tema
del litigio in tv;
ξ il terzo capitolo, dal titolo “Indicazioni metodologiche e scopo della
ricerca”, presenta nello specifico le motivazioni che hanno
determinato lo sviluppo della tesi, le fasi attraverso le quali si è
articolato il lavoro, il sistema e le convenzioni di trascrizione di
riferimento ed infine le trascrizioni effettuate per la ricerca;
ξ nel quarto capitolo, intitolato “Il conflitto comunicativo in tv”,
vengono analizzate e confrontate due trascrizioni che esemplificano
la discussione e il conflitto vero e proprio. Si riflette in seguito sul
perché nasca il litigio distinguendo i casi in cui esso può essere
determinato da componenti emotive e quelli in cui il conflitto si
realizza principalmente sul piano dei contenuti. Analizzando poi
spezzoni di conversazioni trascritte, si individuano le forme più
ricorrenti di obliquità comunicativa finalizzata a “salvare la faccia”,
mettendosi al riparo da accuse e reazioni forti;
10
ξ Il quinto capitolo invece, si intitola “Componenti e dinamiche del
litigio” e si concentra principalmente sulla definizione del termine
“litigio”, sulle sue cause e su particolari strategie conflittuali
individuate dall’ analisi del corpus di riferimento, come il malinteso,
l’ accusa e la contestazione dei presupposti;
ξ il sesto capitolo riguarda l’ individuazione degli indicatori dell’
interazione conflittuale, ossia toni e ritmi accelerati, competizione
per il turno, fenomeni di interruzione e sovrapposizione, ripetizioni e
marcatori di dissenso;
ξ il settimo ed ultimo capitolo intitolato “Il litigio in tv”, presenta le
caratteristiche del dato televisivo ed alcuni esempi di negoziazione
conflittuale in tv (con particolare attenzione alla figura del
conduttore come mediatore del conflitto e negoziatore di idee), con
esito positivo e negativo.
Convenzioni di trascrizione
L'analisi delle conversazioni contenute all’ interno di questo lavoro si
basano su video-registrazione delle interazioni e su una trascrizione
accurata, conforme alle convenzioni sotto riportate.
I. Conversazione corrente
TESTO volume alto
°testo° volume basso
testo parola pronunciata ridendo
>testo< accelerato
<testo> rallentato
test- troncatura di un suono
11
te::sto prolungamento di un suono (tanto maggiore quanti più
sono i ‘:’)
. intonazione discendente, conclusiva
, intonazione continuativa (come nella lettura di un elenco)
? intonazione ascendente come in una domanda
hh espirazione (tanto più lunga quanti più sono gli ‘h’)
.hh inspirazione (tanto più lunga quanti più sono gli ‘h’)
hh risatina (tanto più lunga quanti più sono gli ‘h’)
HH risata (tanto più lunga quanti più sono gli ‘H’)
= continuità di emissione vocale tra un'espressione e quella
seguente, senza stacco
II Sovrapposizioni
Sono indicate da parentesi quadre, che racchiudono le parti di parlato
sovrapposte, di due o più voci diverse. Ad esempio:
A: non credo [che sia lui.]
B: [neanche io,] è impossibile
III Pause
(.) pausa breve, percepibile inferiore a 0.2 secondi
(..) pausa media, fra due e cinque decimi di secondo
(…) pausa lunga
IV Dubbi e incertezze
(testo) espressioni dubbie.
12
( ) espressioni inudibili o incomprensibili. La lunghezza
della parentesi vuota è
proporzionale alla lunghezza del parlato incomprensibile o
inudibile.
V Commenti
((commento)) i commenti del trascrittore, relativi principalmente a
fenomeni non verbali
sovrapposti al parlato, sono scritti fra doppie parentesi quadre
[...] omissione di una parte del turno o di alcuni turni.
13
PARTE PRIMA
Aspetti
teorico- metodologici
14
CAPITOLO I
COMUNICAZIONE E INTERAZIONE VERBALE
1.1 LA COMUNICAZIONE
Il termine comunicazione deriva dal latino communicare, che attraverso
la terminazione –atio, che significa azione, determina la parola:
Communicatio Æ partecipazione, letteralmente, messa in comune
‘Comunicare’ significa scambiare informazioni, conoscenze, bisogni,
atteggiamenti, emozioni, percezioni tra soggetti coinvolti in un determinato
contesto spazio temporale.
Nel processo comunicativo assumono rilevanza significativa non solo i
contenuti (le informazioni), ma anche il sistema di valori, i pregiudizi, i
vissuti personali, gli stili comunicativi dei soggetti interagenti.
Anche il contesto (familiare, sociale, lavorativo) nel quale avviene la
comunicazione ha la sua rilevanza in quanto influenza il modo di pensare e
lo stato d’animo degli interlocutori.
E’ possibile comunicare in modalità verbale o non verbale.
Nel primo caso, la parola è l’ unità di base. Il sistema verbale è codificato
15
grazie ad un canale vocale, strutturato secondo delle regole precise (la
grammatica).
La comunicazione non verbale invece, riguarda i messaggi che vengono
trasferiti all’ interlocutore tramite il corpo, dunque i gesti, la postura, lo
sguardo, i movimenti, etc.
Vi sono poi componenti che rinforzano il fenomeno comunicativo
arricchendolo di significato e altri che determinano la relazione
interpersonale tra chi comunica.
Si tratta dell’ intonazione, che conferisce la cosiddetta ‘punteggiatura’ al
discorso, del sistema paraverbale, costituito da tutti i segni vocali che
accompagnano l’ enunciazione verbale, come le pause, le risate, gli
sbadigli, i borbottii, etc. ; e il sistema prossemico, dato dalla distanza-
vicinanza tra gli interlocutori.
All’ interno di una conversazione, possiamo riconoscere tutti questi
sistemi che permettono la costruzione del significato del messaggio
1
.
Per Jakobson (1966) parlare serve a comunicare e comunicare è un fatto
complesso, che nasce di volta in volta in rapporto a funzioni diverse: si
comunica per esprimersi, per raccontare o descrivere un aspetto della
realtà, per assicurarsi che l’ interlocutore capisca, per spiegare il significato
di una parola, per dare un ordine, per creare qualcosa di esteticamente
bello.
Egli scompone il processo della comunicazione in sei elementi principali:
il mittente, il codice, il messaggio, il contesto, il canale e il destinatario.
- Il contesto
Si tratta della situazione nella quale di fatto si situa la comunicazione.
1
I.RICCIONI a , Dispense di Psicologia della Comunicazione, 2005
16
L'interpretazione di ciascun segno è vincolata dal contesto (una stessa
frase, proferita in circostanze diverse, può veicolare significati diversi dal
suo significato ‘letterale’, come nel caso delle metafore, dell'ironia, ecc).
- Il messaggio
E’ ciò che il testo o l’insieme di testi comunicano, cioè l’ informazione.
- Il mittente (o emittente) e il destinatario (o ricevente)
Rispettivamente colui che produce e colui che riceve il messaggio.
- Il canale
E’ il mezzo attraverso il quale il messaggio passa dal mittente al
destinatario.
- Il codice
Il codice è il linguaggio, cioè il sistema di segni con cui il mittente
formula il messaggio che invia al destinatario.
E’ necessario che il mittente conosca il codice con cui codificare il
messaggio e che esso sia condiviso dal destinatario affinché possa
decodificarlo.
Vi sono situazioni che forzano l’uso di un codice anziché di un altro
proprio per la natura del mezzo usato o dell’ambiente (ad esempio una
telefonata obbliga all’uso del linguaggio verbale).
I linguisti distinguono le funzioni della comunicazione facendo
riferimento alle più note classificazioni.
Il modello di Jakobson riconosce la presenza di sei componenti del
processo comunicativo, legate a sei funzioni linguistiche.
In particolare ne distingue sei:
1) la funzione referenziale (orientata sul contesto) secondo la quale, tramite
il contenuto del messaggio il parlante si riferisce (cioè fa riferimento) al
mondo, riferendo o informando circa un determinato argomento o
problema.
17
2) la funzione emotiva (orientata sul mittente) secondo cui il parlante,
attraverso il messaggio, manifesta i propri stati d’animo, esprime opinioni e
pensieri;
3) la funzione conativa o persuasiva (orientata sul destinatario) secondo la
quale il mittente, inviando un messaggio, intende persuadere, influenzare
dal punto di vista emotivo, intellettivo o comportamentale, il destinatario;
4) la funzione fatica (orientata sul canale) che permette di assicurarsi che il
canale sia funzionante e che il contatto tra conversanti sia attivato e
mantenuto (come, ad esempio, quando si risponde al telefono: “Pronto?!”) ;
5) la funzione metalinguistica (orientata sul codice) che permette di parlare
della lingua attraverso la lingua stessa.
6) la funzione poetica (orientata sul messaggio) che riguarda le situazioni
nelle quali chi produce un messaggio assegna una maggiore (o pari)
importanza alla forma rispetto al contenuto, esprimendosi cioè in modo
formalmente raffinato.
Al feedback viene riconosciuto lo status di settima funzione; esso
determina il superamento del criterio di alternanza tra emittente e ricevente,
mentre l'integrazione delle condizioni sociali nel processo comunicativo
sono incluse in questo modello all'interno della nozione di contesto
2
.
Comprendere un enunciato, infatti, significa molto di più che
comprendere i significati delle singole parole enunciate e delle relazioni
che le legano, ed implica trarre inferenze che mettano in riferimento quanto
detto con quanto reciprocamente ipotizzato dai partecipanti o con quanto
detto in precedenza
3
.
Il contesto è interpretato anche come un insieme di rappresentazioni dei
partecipanti sulla base sia di informazioni preliminari, sia di informazioni
2
C. GALIMBERTI, Dalla comunicazione alla conversazione. Percorsi di studio dell’ interazione
comunicativa. In “Ricerche di psicologia”, anno XVIII n. 1, Franco Angeli, Milano 1994
3
S. C. LEVINSON, La pragmatica, Il Mulino, Bologna 1985
18
fornite nel corso dell'interazione, conosciute anche come indici di
contestualizzazione e costituite dall'insieme di elementi che forniscono ai
partecipanti delle conoscenze pertinenti circa i diversi parametri che
costituiscono il contesto stesso
4
.
Il contesto può essere considerato un elemento fluido dell'interazione,
oggetto di ridefinizioni incessanti ad opera dello scopo dello scambio,
dell'identità e dello statuto del partecipanti e della relazione, e la cui
proprietà principale consiste nel carattere dinamico.
L'identificazione corretta del contesto da parte dei partecipanti è
necessaria perché possano interpretare correttamente gli eventi verbali e
non verbali che si verificano nel corso dell'interazione e perché possano
comportarsi in modo adeguato
5
.
Attraverso il linguaggio è possibile esprimere intenzioni, giudizi, stati
d'animo, esperienze, ed entrare in ‘cooperazione’ con gli altri individui.
La parola è l’ unità di base del linguaggio e rappresenta il veicolo
comunicativo per eccellenza.
La comunicazione può essere intesa come:
ξ Bisogno umano elementare, in quanto collante dei sentimenti che
tengono insieme le persone le une alle altre dando stabilità al tessuto
sociale.
In particolare, la comunicazione assolve due fondamentali bisogni:
quello di solidarietà dato dalla necessità di relazione e di amore; quello
psicosociale (secondo la definizione aristotelica, l’uomo è un animale
sociale).
4
KERBRAT – C. ORECCHIONI, Les interactions verbales, vol. 1, Armand Colis, Paris 1990
5
KERBRAT – C. ORECCHIONI op. cit.
19
ξ Fatto sociale, poiché la comunicazione è l’ambiente in cui siamo
immersi sin dalla nascita. Essa rappresenta una rete di relazioni dentro
cui si sviluppa la nostra esistenza
ξ Tecnica, infatti può essere considerata una tecnica, un’arma, uno
strumento, un mezzo tramite cui è possibile ottenere effetti e
raggiungere obiettivi.
ξ Attività cognitiva, in quanto permette di cogliere e capire il referente, di
organizzare le conoscenze che si riferiscono e che si apprendono; il tutto
in rapporto al contesto che unisce parlante e ascoltatore
6
.
La comunicazione, dunque soddisfa una serie di necessità:
¾ bisogni di tipo fisico. La presenza o l’assenza di comunicazione
sembrano incidere sulla qualità della vita e persino sulla salute psico-
fisica delle persone
¾ bisogni di tipo psico-sociale. Attraverso la comunicazione, da un
lato, si sviluppano il senso di appartenenza e di coinvolgimento, il
senso di affiliazione e di controllo/influenza; dall’altro, si sviluppa il
senso di identità personale, si impara a capire chi siamo all’interno
della rete di relazioni in cui siamo inseriti. Inoltre, essa permette di
essere ascoltati e di ascoltare e accogliere stati emotivi di tensione,
paura, rabbia, gioia, entusiasmo etc.;
¾ bisogni di tipo pratico o strumentale. La comunicazione ad esempio,
risponde al bisogno di informazione (avanzare e ottenere
informazioni);
¾ bisogni di tipo cognitivo. Attraverso la comunicazione le persone
giungono alla comprensione e alla categorizzazione del reale
7
.
6
M. DI GABRIEL – F. CARUGATI, Psicologia sociale dello sviluppo cognitivo, Giunti Editore, Firenze
1987
7
I. RICCIONI b, Dispense di psicologia della Comunicazione, 2007
20
Comunicare è un processo interattivo complesso, continuamente
negoziato e ridefinito, basato su un’ attività inferenziale che va oltre il dire
letterale e osservarlo significa addentrarsi in un percorso dove si mettono
in gioco intenzioni più o meno scoperte, al fine di agire gli uni con gli altri,
o contro gli altri
8
.
1.2 ASPETTI DELL’ INTERAZIONE VERBALE: ACCORDO E
DISACCORDO
L’interazione rappresenta qualsiasi contatto, sia fisico che virtuale, che
avviene tra due o più individui, anche in modo involontario, in grado di
modificare lo stato preesistente delle cose fra loro
9
.
Tramite la parola, i gesti, le espressioni, il movimento, noi ci diciamo
qualcosa riguardo a quali rapporti vogliamo, instaurare con l’ interlocutore,
come ci vediamo, come vediamo l’ interlocutore, come vogliamo che l’
altro, l’ altra ci veda, ecc…
10
.
La relazione nasce da una sequenza continuata e duratura nel tempo di
interazioni, in grado di generare un modello interattivo prevedibile e
standardizzato che permette di alimentare credenze, aspettative e vincoli
sulle specifiche interazioni in corso o future
11
.
Nelle relazioni, di qualsiasi genere esse siano, gli individui non
comunicano solo su fatti esterni alla relazione, ma, nella relazione,
8
M. MIZZAU, E tu allora?- Il conflitto nella comunicazione quotidiana, Il Mulino, Bologna 2002
9
L. ANOLLI, Psicologia della comunicazione, Il Mulino, Bologna 2002
10
M. MIZZAU, op. cit.
11
L. ANOLLI, op. cit.