della mansione, quelli ambientali e professionali, tra
quelli soggettivi individuiamo il cosiddetto "carico
mentale", ossia l’insieme delle operazioni mentali
indispensabili all’individuo per classificare i compiti e
attribuire loro importanza.
A questo riguardo, entra in gioco il processo di
interiorizzazione, mediante il quale (Morri, 1992,
pag.85):
"[...] l’individuo di fronte ad un processo
lavorativo di qualunque genere deve
immagazzinare informazioni, "metabolizzarle"
[...] e trasformarle in azioni".
A volte succede che, specie in situazioni
lavorative complesse, si creino delle ambiguita’, delle
discrepanze conoscitive nei rapporti uomo-uomo, uomo-
macchina e uomo-ambiente, tali da rendere difficoltoso
l’agire umano e da arrecare stress e gravi disturbi
psicologici all’individuo.
Altro elemento soggettivo che influisce sulla salute
del lavoratore Ł individuato nel rapporto tra le
capacit dell’individuo e l’onerosit del lavoro
assegnato: solo in una situazione di equilibrio tra
capacit personali e lavoro assegnato non si viene a
creare una situazione di disagio e di senso di impotenza.
Vengono infatti ritenute stressanti tutte quelle
situazioni in cui il soggetto si veda costretto a dover
operare in condizioni inadeguate alle sue capacit , o
perchŁ si tratta di compiti che superano le sue
conoscenze tecniche, o perchŁ oggettivamente al di sopra
delle capacit di chiunque.
Secondo lo psicologo Kornhauser (1973), quando
vengono disattese le aspettative di ciscun individuo, che
vede bloccato ogni tentativo di realizzazione personale,
accade sovente che la prima a risentirne sia la salute
psichica: a lungo andare si rischia la nascita di
patologie o di vere e proprie malattie mentali.
Qualora, invece, la quotidianit e la sfera
lavorativa offrano opportunit e stimoli alla
realizzazione di desideri importanti, o al loro graduale
soddisfacimento, gli individui tenderanno a svolgere le
loro attivit felicemente, efficientemente ed in
condizioni di buona salute mentale.
L’interesse per i processi psichici consci ed inconsci,
attivati dal confronto con le situazioni stressanti,
deriva dal desiderio della medicina del lavoro di
salvaguardare l’equilibrio affettivo mediante il
potenziamento dei meccanismi di difesa, di compromessi
tra esigenze individuali e pressioni della realt
lavorativa.
Gli studi tradizionali sullo stress
lavorativo hanno evidenziato le conseguenze della
repressione psicologica esercitata da quelle situazioni
di lavoro che, proibendo ogni autonomia e spontaneit ,
provocano una radicale estraneazione.
Gli interventi in ordine ai fenomeni psicologici che
agiscono in situazioni lavorative stressanti hanno
richiesto l’approccio clinico per diagnosticare il
vissuto di soggetti individuali e collettivi, per svelare
la dinamica delle percezioni e dei comportamenti, per
consentire un confronto realistico con le situazioni da
innovare (Novara, Rozzi, Sarchielli, 1992).
Questo perchŁ le organizzazioni lavorative non sono
sistemi in cui la vita e le sue evoluzioni sono
prescritte geneticamente, predeterminate: sono sistemi
"animati da propositi", da intenzioni, ma proprio per
questo pronti a cambiare la propria struttura qualora
questa entri in conflitto con l’agire umano.
Solo se le condizioni ambientali hanno una
evoluzione che rende difficile l’adattamento, sorgono
sintomi nevrotici: la capacit di evolvere Ł il
fondamento della selezione naturale delle organizzazioni
e i modi in cui esse cambiano producono la loro
diversificazione.
Rimane, comunque, compito dell’organiz-zazione la
decisione di persistere in un comportamento nevrotico o
di adottare un modo piø sano, e soddisfacente, di
funzionare.
1.4.1. La relazione individuo/ambiente
sociale.
Pur facendo parte dell’ambiente che lo circonda,
l’individu Ł parte a se’, distinta e, in un certo senso,
isolata; egli trae le sue origini dall’ambiente, ma
sviluppa una sua peculiare esistenza che lo porta anche a
confrontarsi dialetticamente con esso.
I contatti con questa realt avvengono per mezzo
della sollecitazione degli organi di senso (Aronson,
1991), che permettono all’organismo di allacciare
rapporti con entit diverse e apportatrici di nuove
emozioni, sensazioni, paure.
Ferma restando la natura dei primi contatti
dell’individuo con l’ambiente esterno, Eiser (1990)
enuncia i presupposti necessari per le indagini della
psicologia sociale:
- innanzitutto, l’individuo Ł un "elaboratore attivo di
informazioni", che reagisce ad ogni stimolo esterno a
seconda di come lo percepisce di volta in volta, senza
comportamenti standardizzati;
- il modo in cui lo stimolo viene interpretato dipende
dal legame dello stimolo stesso con altre
sollecitazioni note al soggetto e classificate;
- l’individuo cerca di classificare le sue esperienze
attraverso un lavoro di selezione accurata che gli
permette di individuare possibili legami con esperienze
passate: si tratta di una sorta di organizzazione del
vissuto che fornisce una guida per l’agire ed una ba-
se per programmare le esperienze future.
Lo sviluppo della struttura conoscitiva umana
mette a disposizione dell’uomo una enorme quantit di
fatti che necessitano di essere classificati e
coordinati, per evitare che lo travolgano; in questo
modo vengono in superficie i rapporti esistenti tra
esperienze diverse che cessano di essere realt a se’ per
diventare, stratificandosi, sentimenti e sensazioni nuove
verso nuovi oggetti di interesse (Eiser, 1990).
Attraverso questo processo, le esperienze isolate e
casuali vengono raggruppate in sistemi solidi che
regolano l’agire umano e implicano riflessioni, una sorta
di ponte tra il vivere hic et nunc ed il vivere futuro.
Si viene cos a creare una struttura emotiva che
subisce all’interno della societa’ notevoli
trasformazioni: molte azioni, emozioni ed atteggiamenti
nascono in risposta alle sollecitazioni degli altri
individui, ma hanno ragione di essere solo se ricevono da
questi una risposta emotiva che ne giustifichi
l’esistenza (Asch, 1976).
E’ al termine di questo processo che si assiste alla
formazione di un "Io" ben distinto, che pretende da se’ e
dagli altri, si autovaluta e valuta i suoi rapporti con
gli altri: fondamentale Ł, in questo senso, il ruolo
dell’interazione umana, senza la quale sentimenti come
l’amore, l’odio, l’amicizia, la rivalit non avrebbero
ragione d’essere, in quanto necessitano di un continuo
riferimento agli altri.
1.5. LA PSICOLOGIA DELL’ORGANIZZAZIONE.
Assunto fondamentale della psicologia
dell’organizzazione, Ł che l’organizzazione Ł un insieme
di stati d’animo, di emozioni, che fanno capo agli
individui appartenenti a diverse realt sociali e
lavorative; Ł un modo di intendere i rapporti
interpersonali valorizzando la soggettivit di ciascuno.
L’individuo Ł portatore di questa soggettivit ,
l’individuo fa parte di un gruppo, e i gruppi formano
l’organizzazione: studiare le dinamiche soggettive vuol
dire, quindi, studiare le dinamiche dell’organizzazione
stessa.
PoichØ ci troviamo davanti a dei sistemi uomo-uomo,
Ł inevitabile assistere ad una loro continua
trasformazione ed evoluzione, in quanto molteplici ed
inesauribili sono gli apporti personali di ciascuno, come
lo sono altrettanto gli stimoli reciproci al confronto ed
al miglioramento.
L’organizzazione altro non Ł che una sorta di
rappresentazione soggettiva e pluralistica di svariate
individualit e cio’ significa affrontare il tema
dell’importanza della visione del singolo rispetto alle
masse, all’autorit , al sistema: significa recuperare il
concetto di energia psichica, intesa come volont ,
decisione, interesse per il proprio lavoro, positivit ,
ricerca del benessere e del proprio ruolo nella
collettivit .
Scrivono Spaltro e Piscicelli (1990) che il
lavoro ha assunto ai giorni nostri un significato
efficientistico, tuttavia non si pu parlare di
organizzazione senza tenere conto della sfera emotiva, e
quindi della soggettivit , del singolo che vi partecipa.
E tener conto della soggettivit , del vo-lere degli
individui, non vuol dire altro che privilegiare l’aspetto
psichico su quello economico, individuando tutte le
risorse psichiche e valorizzandole, per mezzo di stimoli
personali, sistemi premianti e anche punitivi, nel
rispetto dei vincoli che comunque regolano qualsiasi
organizzazione.
E’ fondamentale il passaggio cui assistiamo dalla
negoziazione come fondamento delle unit produttive, alla
cooperazione come assenza e a volte come presenza di
conflitti che hanno finalit creative e non distruttive:
" [...] la cooperazione, originata dalla negoziazione,
tratta ogni conflittualit con finalit generative e
creative, e non ripartitive e cautelative" (Spaltro e
Piscicelli, 1990, pag. 13).
Non ha piø senso parlare esclusivamente di
massimizzazione dei profitti riguardo all’attivit
economica: scopo delle organizzazioni diviene ora anche
il perseguimento del benessere individuale e il
soddisfacimento dei desideri, con un’attenzione
particolare alle esigenze dello sviluppo psico-fisico
dell’individuo, una sorta di massimizzazione dei desideri
(Spaltro, 1970).
Tutto ci Ł perseguibile solo con una
accurata opera di formazione ed educazione dell’individuo
a vivere e ad adattarsi ad organizzazioni preesistenti,
ma anche a proggettarne e crearne di nuove in cui operare
e crescere; Ł per necessario imparare anche a ragionare
in termini di collettivt , di confronto con l’altro, di
cooperazione, appunto, elemento importante per
l’innovazione organizzativa.
1.5.1. Organizzazione come sistema
naturale.
Le strutture organizzative non agiscono con la sola
finalit di raggiungere obiettivi prefissati, bens si
adoperano per affrontare e superare ogni situazione,
anche adattandovisi, ove non sia possibile altra via per
la sopravvivenza dell’organizzazione come struttura e di
ogni singolo componente (Spaltro, Piscicelli, 1990).
Viene rivalutato il ruolo dell’organizzazione
come collettivit , visione propria dei teorici
dell’approccio naturale i quali che la struttura
organizzativa Ł composta da individui, con la
conseguenza che l’attribuzione di ruoli e di compiti
propria della progettazione riguarda gli individui stessi
i quali, essendo portatori di proprie idee, di propri
valori, rendono il funzionamento del sistema meno
meccanicistico, dando luogo alla cosiddetta struttura
informale.
Con questa espressione si intende quell’insieme di
caratteristiche personali dei singoli appartenenti al
sistema, di apporti e contributi imprescindibili per il
funzionamento del sistema stesso, contrapposto alla
struttura formale che invece prevede norme di
comportamento precostituite alle quali l’organizzazione
deve adeguarsi per l’ordinato funzionamento.
Questo non significa che l’agire informale
comporti disorganizzazione o cattivo funzionamento:
anch’esso implica un adeguamento a schemi di
comportamento che la rendono funzionale ed ordinata e che
consistono in reti di comunicazione, operative e sistemi
di potere che attribuiscono a ciascuno un ruolo - diverso
da quello gerarchico - all’interno del gruppo.
Le organizzazioni formali, scrivono Depolo e
Sarchielli, (1987) sono strumenti razionalmente ordinati
e progettati per raggiungere degli scopi, ma proprio
questa razionalit non permette di sondare la sfera non-
razionale del comportamento organizzativo, rappresentata
dagli individui che compongono le organizzazioni e sono
alla base della suddetta struttura informale.
Proprio questa incapacit di affrontare gli aspetti
non razionali dell’organizzazione rende gli approcci allo
studio della stessa piø difficoltosi, in quanto rimane
sempre una parte ignota, sconosciuta, che sfugge ai
tentativi di indagine condotti con gli strumenti propri
degli studi tecnico-organizzativi.
Di fronte alla minaccia di cambiamenti si sviluppa un
meccanismo di difesa che diviene sempre piø imponente
quanto meno chiara Ł all’individuo la natura del
cambiamento stesso.
Si possono individuare, per migliore chiarezza, quattro
livelli di manifestazioni difensive (Spaltro,Piscicelli,
1990):
a)individuale:
b)interpersonale:
c) del piccolo gruppo:
c)del grande gruppo
La consapevolezza dell’esistenza di difese comporta
lo sforzo di affrontarle e di capirle, non soffocarle, in
quanto si tratta sempre e comunque di una forma di
energia psichica che necessita solo di essere convogliata
verso nuovi obiettivi con nuove aspettative e
interiorizzazioni.