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INTRODUZIONE
Grazie all‟opportunità di svolgere uno stage di sei mesi in Svezia e a una
successiva borsa di studio per la tesi all‟estero ho avuto la duplice possibilità di fare
ricerca presso lo Stockholm International Peace Research Institute; con il gentile
supporto di alcuni suoi ricercatori ho potuto approfondire un argomento che in Italia è
quasi praticamente assente. Il dibattito sull‟human security infatti è partito dal sistema
onusiano ed ha catturato l‟attenzione di nazioni come Canada e Giappone, che hanno
inserito questo concetto come parte integrante della propria politica estera, Norvegia,
Svizzera e appunto Svezia che annualmente investono numerose risorse sia ministeriali
che private, economiche e non, per promuovere un concetto che è ancora in fase di
piena attuazione.
La fine della Guerra Fredda ha cambiato la percezione del significato di
sicurezza. Da quel momento in poi la vita degli individui non è stata minacciata
solamente da guerre e conflitti internazionali, ma anche da organizzazioni criminali,
terrorismo, degrado ambientale, malattie infettive, povertà cronica, armi di distruzione
di massa e povertà economica. Il numero dei conflitti inter-statali è così diminuito, ma
ora molte nuove guerre hanno luogo in paesi in via di sviluppo: si tratta di conflitti a
„bassa intensità‟, che coinvolgono eserciti relativamente piccoli e non necessariamente
regolari. Il risultato è che i civili diventano i principali bersagli in queste situazioni, così
la violazione dei diritti umani e gli stupri diventano comuni forme di guerra. Una delle
conseguenze quindi è stata l‟emergere del concetto di human security che da un
differente significato dell‟idea di sicurezza, provando a replicare al tradizionale concetto
di sicurezza statale e di sviluppo umano con un nuovo paradigma che ci aiuta meglio a
capire le vulnerabilità globali. Questo concetto è basato su una visione della sicurezza
dei popoli per assicurare la sicurezza necessaria per la stabilità nazionale, regionale e
globale. L‟Human Security, differentemente dall‟idea tradizionale di sicurezza (basata
sullo Stato) è incentrato sulle persone: aiuta a proteggere gli individui, espandendo la
protezione ad una più ampia gamma di minacce, non solo quindi la difesa dello stato
dalle aggressioni. Lo stato non è più l‟unico soggetto che garantisce la sicurezza, ma la
realizzazione dell‟HS implica una più ampia partecipazione di differenti attori
(organizzazioni regionali e internazionali, non governative e comunità locali)
1
. La Carta
1 L‟Human security aiuta anche ad emancipare le persone e le società come mezzo di sicurezza: le persone
contribuiscono identificando e attuando soluzioni per risolvere l‟insicurezza.
6
delle Nazioni Unite del 1954, la Dichiarazione Internazionale sui Diritti Umani, la
Convenzione di Ginevra e i vari report negli anni ´70 e ´80
2
riconoscono tutti
unanimemente il diritto degli individui alla loro sicurezza personale. Proteggendo tutte
le popolazioni indistintamente da atti di violenza e aiutandoli a costruire un più grande
senso di sicurezza nella sfera personale si riconoscono i diritti dei popoli, che sono
importanti almeno quanto quelli che gli stati hanno ottenuto dalla fine della Seconda
Guerra Mondiale. Ma solamente nel 1994 con l‟Human Development Report
dell‟UNDP che l‟Human Security fu prima introdotto come un nuovo concetto
distintivo, per poi ottenere una più ampia popolarità. Da allora in poi, il suo significato è
stato piuttosto raffinato e meglio definito da successivi report, anche se rimane ancora
un concetto abbastanza vago.
2 The Brandt Commission, the Brundtland Commission and the Commission on Global Governance.
7
CAPITOLO 1: IL CONCETTO DI HUMAN
SECURITY
1.1 Sicurezza tradizionale e sicurezza umana
Idealmente, la sicurezza nazionale e la sicurezza umana dovrebbero rafforzarsi a
vicenda
3
, ma negli ultimi 100 anni molte più persone sono morte come conseguenza
diretta o indiretta delle azioni dei loro governi, oppure forze ribelli in guerre civili sono
state uccise da eserciti invasori stranieri che agiscono in nome della sicurezza nazionale.
Quindi risulta abbastanza evidente come anche i governi possano rappresentare delle
minacce alla sicurezza dell‟uomo nella sua accezione più ampia.
Per questo motivo, si può dire che l‟Human Security nasca come una sfida alla
tradizionale idea di sicurezza. Tuttavia va sempre ricordato come questi due concetti
non siano affatto esclusivi, infatti senza sicurezza umana quella tradizionale non
potrebbe essere ottenuta e viceversa.
Analizzando le differenze tra i due concetti, possiamo dire che quella
tradizionale riguarda l‟abilità di uno stato di difendere se stesso contro attacchi esterni e
spesso è chiamata sicurezza nazionale o sicurezza dello stato. Essa descrive la filosofia
della sicurezza internazionale predominante da quando è stata firmata la Pace di
Westfalia nel 1648. Mentre le teorie delle relazioni internazionali includono molte
varianti di sicurezza tradizionale, dal realismo all‟idealismo, il tratto fondamentale che
queste scuole condividono è la predominanza del concetto di Stato-Nazione. Mentre le
politiche di sicurezza tradizionali sono destinate a promuovere richieste dello Stato e per
lo Stato (protezione dei confini, dei suoi cittadini, istituzioni e valori), l‟Human Security
è centrato sulla persona nella sua accezione più ampia, per il suo benessere e per
rispondere ai suoi bisogni. Come già detto, la sicurezza tradizionale ha come obiettivo
quello di difendere gli stati dall‟aggressione esterna
4
, facendo uso di strategie di
deterrenza per mantenere l‟integrità dello Stato e proteggerne il territorio. Il nuovo
concetto di Human security invece, oltre a proteggere lo Stato da aggressioni esterne,
amplia la portata della protezione ad una più ampia gamma di minacce, tra cui
l‟inquinamento ambientale, le malattie infettive e la povertà economica. Per quanto
riguarda gli attori invece, nel concetto tradizionale lo Stato è l‟unico attore che
3 Secondo l‟approccio dell‟Human Security Gateway complementare al concetto ampio di sicurezza umana
originariamente svolto dall‟UNDP nel suo Human Development Report del 1994
4 Walter Lippmann ha spiegato che la sicurezza dello stato riguarda la capacità dello stesso di dissuadere o
sconfiggere un attacco.
8
garantisce la propria sopravvivenza; il potere decisionale è centralizzato nel governo e
l‟esecuzione delle strategie raramente coinvolge il settore pubblico. Si presuppone che
si operi in un ambiente internazionale anarchico, senza alcun organo di governo
mondiale che applichi norme internazionali di comportamento. Invece il nuovo concetto
di sicurezza implica la partecipazione non solo dei governi ma di una più ampia gamma
di attori, dalle organizzazioni regionali e internazionali, a quelle non governative fino
alle comunità locali. Infine, per quanto riguarda i mezzi per attuare questi due concetti,
anche in questo caso si possono notare delle differenze. La sicurezza tradizionale si basa
sulla costruzione di una potenza militare e su una difesa nazionale, oltre che su alleanze
e strategie con gli altri stati. L‟Human Security va invece oltre, utilizzando le stesse
persone come mezzo di protezione.
L‟Human Security offre, ipoteticamente, un nuovo approccio sia per quel che
riguarda la sicurezza che lo sviluppo. Tuttavia, le politiche attuali di sicurezza ancora
tendono a focalizzarsi sui rischi dello stato e sulle tradizionali capacità militari. L‟aiuto
economico consiste in assistenza umanitaria o in aiuto allo sviluppo, il quale tende ad
essere legato a politiche di liberalizzazione, privatizzazione e performance macro-
economica. Inoltre, il problema della sicurezza è solitamente trattato in modo separato
dal problema dello sviluppo. Non solo gli approcci alla sicurezza e allo sviluppo
possono essere inappropriati, ma in alcuni casi potrebbero anche portare ad un ulteriore
insicurezza.
Come già detto, l‟idea di Human Security fu promulgata per la prima volta
nell‟Human Development Report del 1994 dell‟United Nations Development
Programme. Il report dice come il concetto di sicurezza sia stato per troppo tempo
interpretato strettamente: come sicurezza del territorio dalle aggressioni esterne, come
protezione degli interessi nazionali in politica estera o come sicurezza globale dal
pericolo nucleare. È stato quindi collegato molto più al concetto di stato-nazione che
alle persone
5
. Il report identifica sette elementi principali che costruiscono il concetto
base di Human Security: sicurezza economica, alimentare, sanitaria, ambientale,
personale, collettiva e politica.
Inoltre, il concetto sembra essersi sviluppato in due direzioni. La prima riguarda
l‟approccio preso dal governo canadese, il quale ha adottato il concetto e stabilito un
network di stati con idee simili che sottoscrivono il concetto. La loro versione si riflette
5
United Nations Development Programme, Human Development Report 1994 (New York: UNDP e
Oxford University Press, 1994).
9
nell‟Human Security Report, pubblicato nel 2005 ed è affine con la nozione di
responsabilità a proteggere
6
. Secondo questo approccio si enfatizza la sicurezza degli
individui come opposta a quella dello stato, ma l‟attenzione principale è volta sulla
sicurezza di fronte alla violenza politica. L‟altro approccio è quello dell‟UNDP, riflessa
anche nel lavoro dell‟High-Level Panel on Threats, Challanges and Change delle
Nazioni Unite e nella successiva risposta del Segretario Generale nel In Larger
Freedom
7
. Questo approccio enfatizza l‟interrelazione di differenti tipi di sicurezza e
l‟importanza dello sviluppo, in particolar modo, come una strategia di sicurezza. Dal
mio punto di vista, è importante combinare entrambi gli approcci e risaltare sia la
sicurezza degli individui che i suoi caratteri interrelati della sicurezza.
La sicurezza è spesso vista come assenza di violenza fisica, mentre lo sviluppo
come sviluppo materiale, ovvero miglioramento degli standard di vita. Ma questa è una
distinzione fuorviante e bisognerebbe piuttosto combinare i concetti di „libertà dalla
paura‟ e „libertà dal bisogno‟. La sicurezza si confronta con delle grandi vulnerabilità,
non solo durante le guerre ma anche a causa di disastri naturali o causati dall‟uomo oltre
che carestie, tsunami e uragani. Lo sviluppo dovrebbe essere qualcosa di più di un
decente standard di vita. Riguarda altresì il sentirsi sicuri sulle strade o essere capaci di
influenzare le decisioni e partecipare attivamente alla vita politica . Nelle guerre
contemporanee, solo una minoranza di vittime sono morte in battaglia, la maggior parte
delle persone muore a causa di violenze deliberatamente mirate contro civili come
risultato di terrore, pulizia etnica o genocidio, o a causa di effetti indiretti della guerra
come risultato di carenza di accesso alle cure e incremento delle malattie, della fame e
dei senza casa.
Forse l‟indicatore più vicino per misurare la sicurezza umana si trova proprio
attraverso lo studio dei profughi e degli sfollati. C‟è stato un importante incremento nel
numero di sfollati a causa dei conflitti negli ultimi tre decenni. Tanto per fare qualche
esempio, nel Lebanon oltre 1000 civili vennero uccisi e oltre 400 mila forzati a lasciare
le loro case, così come centinaia di migliaia dovettero lasciare New Orleans a causa
dell‟Uragano Katrina
8
.
6
Human Security Report: War and Peace in the 21st Century, Human Securitty Centre, University of
British Columbia (Oxford University Press, 2005) The Responsibility to Protect.
7
In Larger Freedom: Towards Development, Security and Human Rights for All, Report of the Secretary-
General, United Nations, 2005, disponibile online su http://www.un.org/largerfreedom/contents.htm
8
Global Environmental Change and Human Security, edito da Richard A. Matthew, Jon Barnett, Bryan
McDonald, e Karen L. O‟Brian, 2010.
10
Nel report della Commission on Human Security, Amartya Sen concettualizza
l‟Human Security come concetto più limitato sia rispetto lo sviluppo umano che dei
diritti umani. In relazione allo sviluppo umano, Sen focalizza l‟attenzione sui „rischi
negativi‟: le insicurezze che minacciano la sopravvivenza umana nella vita quotidiana,
mettono alla prova la dignità naturale degli uomini e delle donne, espongono l‟essere
umano all‟incertezza delle malattie e pestilenze, o soggetti vulnerabili ad improvvisa
povertà. In relazione ai diritti umani, Sen li vede come una classe di diritti che
garantisce libertà dalle insicurezze di base, nuove e vecchie che siano
9
. Così l‟Human
Security potrebbe essere concettualizzato con argomenti assimilati sia dallo sviluppo
umano che dai diritti umani. Così l‟Human Security è parte dello sviluppo umano,
include elementi sia civili che militari ed offre un modo di agire, un set di principi per
una buona gestione della crisi.
1.2. I principi dell’Human Security
Nell‟elaborare la nozione di Human Security è possibile identificare un insieme di
principi che chiariscono i modi in cui un approccio differisce dagli approcci
convenzionali alla sicurezza e allo sviluppo. Questi principi riguardano sia gli obiettivi
che il significato stesso del concetto. Ci sono molte discussioni oggi giorno riguardo la
responsabilità a proteggere e le condizioni sotto le quali è giusto usare la forza militare,
ma ci sono molte meno discussioni su come la forza militare dovrebbe essere usata e ci
sono molte critiche riguardo l‟efficacia della protezione. Si discute anche su come gli
elementi civili di gestione della crisi debbano essere usati, mostrando molta attenzione
sull‟esigenza di stabilire un corpo di leggi efficaci, ma molta meno su come e quando
questi elementi civili debbano lavorare con i militari. Una distinzione è spesso definita
tra la prevenzione della crisi e la ricostruzione post-conflittuale. Ma è spesso difficile
distinguere tra le differenti fasi del conflitto in modo preciso, perché non c‟è un chiaro
inizio ed una chiara fine e perché le condizioni che causano il conflitto (la paura e
l‟odio, l‟economia criminalizzata che riceve profitti grazie a metodi violenti, stati deboli
ed illegittimi, o l‟esistenza di signori della guerra e gruppi paramilitare) spesso
peggiorano durante e dopo il periodo di violenza
10
. Tornando ai principi dell‟Human
Security, se ne possono sintetizzare cinque:
9
Amartya Sen nella Commission on Human Security, Human Security Now: Protecting and Empowering
People (New York: Commission on Human Security, 2003).
10
Smith, The Utility of Force.
11
Principio 1: la superiorità dei diritti umani
È il primo principio che distingue l‟approccio dell‟Human Security rispetto a
quelli tradizionali. Sebbene il principio sembri ovvio, ci sono istituzioni radicate
profondamente ed ostacoli culturali che devono essere superati se lo si vuole realizzare
nella pratica. I diritti umani includono diritti economici e sociali oltre che politici e
civili; questo significa che sono tali come il diritto di vivere, di avere una casa, o quello
di libertà di opinione che devono essere rispettati e protetti anche in situazioni di
conflitto. Questo ha profonde implicazioni sia per la sicurezza politica che per lo
sviluppo. In termini di sicurezza, la preoccupazione principale di professionisti ed
analisti di politica estera negli ultimi anni è stata che i diritti umani debbano avere la
precedenza o superiorità rispetto la sovranità nazionale. È spesso accettata l‟idea che
l‟uso della forza militare sia giustificabile se vi è autorità legale ad intervenire (jus ad
bellum) e se gli obiettivi siano meritevoli di essere ottenuti, utili ad una giusta causa
(per la difesa dei diritti umani). Tuttavia, i metodi adottati devono anche essere
appropriati per ottenere l‟obiettivo specifico. Inoltre questo principio prevede che, a
meno che non sia assolutamente necessario e legale, le uccisioni debbano essere evitate.
Riguardo l‟azione militare, l‟obiettivo principale è la protezione dei civili piuttosto che
la sconfitta dell‟avversario. Ovviamente alcune volte è necessario catturare o
sconfiggere forze ribelli e insorgenti, ma questo deve essere visto come un obiettivo
ultimo. Inoltre i così detti danni collaterali sono ritenuti inaccettabili. Allo stesso tempo
però, l‟applicazione di questo principio, che prevede il salvare vite che sono minacciate,
potrebbe implicare l‟effettivo uso della forza e politiche di intervento molto più robuste.
Tali interventi aiuterebbero così a prevenire il ripetersi di situazioni come accaduto, ad
esempio, nel Ruanda. Nelle operazioni umanitarie, la protezione dei civili è, o dovrebbe
essere, l‟unico fine. L‟aiuto serve a prevenire attacchi sui civili e a confermare e
rafforzare i diritti umani. L‟intervento britannico in Nord Irlanda è un esempio di questo
tipo di approccio, anche se molto problematico. I britannici partirono dal presupposto
che i cittadini del Nord Irlanda erano anche cittadini britannici
11
e che la loro protezione
era una priorità assoluta. Bombardare Belfast non era considerata un opzione. Infatti
questo principio implica che tutti siano trattati come cittadini. La superiorità dei diritti
umani comporta anche che quelli che commettono pesanti violazioni dei diritti umani
siano trattati come criminali piuttosto che come nemici della collettività.
11
Va tenuto conto inoltre come I cittadini nordirlandesi fossero considerate cittadini britannici in quanto
votanti.
12
Principio 2: L’autorità politica legittima
L‟Human Security dipende dall‟esistenza di istituzioni legittimate che hanno
ottenuto la fiducia della popolazione e hanno capacità di forza. Questo richiede una
sicurezza sia fisica
12
che materiale/economica
13
. L‟autorità politica legittima non ha
necessariamente bisogno di uno stato, potrebbe infatti consistere in un governo locale o
regionale, oppure in accordi politici internazionali come le amministrazioni
transazionali. Tuttavia è proprio il fallimento di uno stato la prima causa di conflitto, e
in questi casi si deve tenere conto della ricostruzione dell‟autorità politica legittima.
Misure come riforme dei settori della giustizia e della sicurezza, l‟estensione
dell‟autorità, e la riforma del servizio pubblico sono fondamentali per lo stabilimento di
un‟autorità politica legittima
14
. Questo principio riconosce in modo esplicito i limiti
dell‟uso della forza militare. L‟aiuto di ogni intervento è quello di rendere stabile la
situazione così che possa essere creato un processo di pacificazione politica piuttosto
che imporre la propria volontà attraverso la sola forza militare. La diplomazia, le
sanzioni, l‟approvvigionamento dell‟aiuto e la società civile sono tutti strumenti
disponibili per le istituzioni internazionali che servono nei processi di influenza politica
nelle altre nazioni. È in caso di catastrofe umanitaria, come una minaccia di genocidio
ad esempio, che le forze militari potrebbero essere usate. In tali casi, l‟uso della forza
militare può riuscire solo sulla base di supporto e consenso locale. Il massimo che può
essere ottenuto attraverso l‟uso della forza militare è la stabilizzazione. Inoltre, questo
cambio cognitivo per i militari è molto difficile, poiché continuano a vedere il loro ruolo
in senso tradizionale, attivo, con lo scopo di sconfiggere un nemico piuttosto che
stabilizzare una situazione. Attualmente, in molte operazioni contro-insorgenti, la
vittoria è molto difficile e può essere ottenuta solo attraverso un aumento della forza
distruttiva e della repressione. Questo principio riconosce esplicitamente l‟impossibilità
della vittoria e aiuta a stabilire zone di sicurezza cercando piuttosto soluzioni politiche,
che sono la priorità da ricercare. Sia le politiche economiche che di sicurezza devono
essere quindi guidate da considerazioni politiche e, in termini operazionali, questo
significa che c‟è bisogno di avere un solo commando, politico o militare, che fornisca le
politiche da attuare ed abbia accesso all‟autorità politica.
12
La legge ed un buon funzionamento del sistema giustizia sono fondamentali per poter garantire la
sicurezza fisica necessaria.
13
L‟incremento dell‟occupazione regolare, fornire infrastrutture e servizi pubblici grazie a politiche
statali sono tutti requisiti per la sicurezza materiale/economica.
14
Fonte: Herbert Wulf, The Challenges of Re-establishing a Public Monopoly of Violence, di Glasius e
Kaldor, A Human Security Doctrine for Europe.
13
Principio 3: Il multilateralismo
L‟approccio dell‟Human Security deve essere globale e può essere implementato
solo attraverso l‟azione multilaterale. Multilateralismo significa più di una semplice
azione di un gruppo di stati, altrimenti in questo senso tutte le iniziative internazionali
potrebbero essere considerate multilaterali. Il multilateralismo invece è collegato al
concetto di legittimità e denota proprio la differenza tra l‟approccio di Human Security
rispetto a quello del neo-colonialismo.
Per prima cosa, significa un impegno a lavorare con istituzioni internazionali e
attraverso le loro procedure. Questo significa lavorare all‟interno della struttura delle
Nazioni Unite, ma implica anche il lavoro con altre organizzazioni regionali
15
. Come
secondo punto, il multilateralismo implica un impegno a creare delle norme e delle leggi
comuni per risolvere i problemi proprio attraverso queste norme e grazie alla
cooperazione, inoltre punta a rafforzare le leggi già esistenti. Oggi giorno, l‟autorità
politica legittima deve essere inserita proprio all‟interno di una struttura multilaterale.
Inoltre va considerato come il fallimento dello stato si possa parzialmente spiegare in
termini di fallimento del sistema tradizionale unilaterale degli stati di adattarsi ai metodi
di lavoro multilaterali. Terzo ed ultimo punto, il multilateralismo deve includere
coordinamento piuttosto che concorrenza tra gli attori facenti parte. Un approccio di
Human Security efficace richiede il coordinamento tra intelligence, politica estera,
politica commerciale, politica allo sviluppo e tra le varie iniziative di sicurezza politica,
degli stati membri, della Commissione e del Consiglio dell‟Unione Europea, e di altri
attori multilaterali, comprese le Nazioni Unite, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario
Internazionale e le istituzioni regionali. Infatti politiche preventive o proattive non
possono essere efficaci se sono isolate o addirittura concorrenti tra loro.
Principio 4: L’approccio bottom-up
Le nozioni di „partenariato‟, „proprietà locale‟ e „partecipazione‟ sono già
concetti chiave nelle politiche di sviluppo, ma questi concetti dovrebbero riferirsi anche
alle politiche di sicurezza. Le decisioni sui tipi di politiche di sicurezza e di sviluppo da
adottare
16
devono tener conto di molte esigenze basilari delle persone colpite da
violenza ed insicurezza. Questo principio parte dal presupposto che proprio le persone
che vivono in zone di insicurezza sono la migliore fonte di informazioni; così la
15
Organizzazioni regionali come l‟OSCE e la NATO in Europa, l‟AU, il SADC e l‟ECOWAS in Africa.
16
Ad esempio se intervenire o meno con la forza militare oppure farlo attraverso varie forme di
condizionalità.