Capitolo I
2
obiettivo ambizioso: fondare una propria scuola di sociologia. Lancia
numerosi lavori dal suo centro all'EHESS, e nel 1975 crea la sua rivista,
"Actes de la Recherche en Sciences Sociales". Nel 1979 pubblica la sua opera
maggiore, "La distinzione", nel 1980 "Questions de sociologie" e nel 1981
raggiunge la consacrazione, divenendo titolare della cattedra di Sociologia al
Collège de France; nel 1993 il CNRS gli conferirà il suo massimo
riconoscimento, la medaglia d'oro. Un'ascesa che si è realizzata a prezzo di
rotture, più o meno brutali, con numerosi dei suoi collaboratori più illustri : J.
C. Passeron (con cui aveva scritto "Les héritiers", nel 1964, e "La
reproduction", nel 1970), L. Boltanski, C. Grignon.
Rafforzata la sua posizione in Francia, Bourdieu si rivolge verso il mercato
internazionale, specialmente verso gli Stati Uniti, dove si reca frequentemente
(Università di Princeton, della Pennsylvania). Di fatto, è uno degli intellettuali
più conosciuti in America, dove la sua opera suscita una notevole quantità di
commenti. Gli anni '90 segnano un cambiamento di strategia. Fra il 1989 e il
1990 presiede una commissione di riflessione sui contenuti dell'insegnamento.
L'opera collettiva, "La misère du monde" (1993) viene presentata dallo stesso
autore sulla terza di copertina come "un altro modo di fare politica". All'epoca
degli scioperi del dicembre 1995 partecipa ad un appello degli intellettuali a
favore degli scioperanti; nel gennaio 1998 offre il suo appoggio al movimento
dei disoccupati, così come si schiera in sostegno degli intellettuali algerini.
Passa, per usare le parole di Philippe Cabin, "dalla qualifica di sociologo a
quella di profeta"
1
. Si lancia in una crociata sulla stampa, fustigando gli
esperti, i giornalisti, i saggisti e, attraverso questi, il neoliberismo.
Attualmente, dunque, nel panorama intellettuale europeo e internazionale,
Bourdieu occupa una posizione "dominante", per usare un aggettivo che
compare frequentemente nelle sue analisi. Oggi è ancora professore titolare di
Sociologia al Collège de France, directeur d'études all'EHESS e al Centre de
1
PHILIPPE CABIN, De la Distinction à la "gauche de gauche", "Sciences Humaines", 105, 2000. p.29
I principali concetti sociologici sviluppati da Pierre Bourdieu
3
Sociologie Europèenne (all'interno del Collège de France), nonché direttore di
"Actes de la Recherche en Sciences Sociales" e della rivista internazionale di
libri "Liber". Collabora frequentemente con il prestigioso mensile "Le Monde
Diplomatique". Nel corso del 1998 ha pubblicato due saggi: "Contro fuochi",
che come sottotitolo ha un eloquentissimo "Argomenti per resistere
all'invasione neoliberista", e "Il dominio maschile".
I.2. La posizione di Bourdieu nel campo delle scienze sociali. Fonti e
influenze.
Nel panorama della sociologia europea ed internazionale un posto di rilievo è
certamente occupato dal lavoro di Bourdieu e dell'équipe che a lui fa
riferimento nell'ambito del Centre de Sociologie Européenne (CSE), al
Collège de France, e della rivista "Actes de la Recherche en Sciences
Sociales" (ARSS). Fondata dal nostro autore nel 1975 (col supporto di F.
Braudel), e diretta tuttora da lui stesso, la rivista è stata definita da Loic
Wacquant "a sociological workshop in action"
2
. ARSS porta il marchio
inconfondibile del suo creatore, ma è il risultato del lavoro svolto da un'ampia
rete di studiosi collegati al CSE e dagli affiliati e associati stranieri. Si tratta,
come sostiene V. D'Alessandro, di "uno dei rari casi in cui il sistema teorico
di un singolo è riuscito a proporsi ed imporsi come modello (…) di analisi"
3
.
Possiamo infatti parlare di una scuola, la cui produzione scientifica e le cui
ricerche empiriche sono state costruite sulla base di alcuni fondamentali
concetti - chiave elaborati da Bourdieu. Ed è proprio a partire da questi
2
LOIC WACQUANT, A sociological workshop in action: Actes de la Recherche en Sciences Sociales, in
The Columbia History of Twentieth - Century French Thought, ed. by LAWRANCE D. KRITZMAN, New
York, Columbia University Press, 2000.
Documento rinvenuto sul sito internet: www.homme-moderne.org/societe/socio/wacquant/workshop/html
3
VERENA D'ALESSANDRO, Considerazioni sulla sociologia di P. Bourdieu, "Sociologia e ricerca
sociale", 3, 9, 1982, p.41-67.
Capitolo I
4
cardini concettuali che il lavoro di analisi si ramifica in vari campi:
dall'educazione all'arte, dalla scienza alla religione, dai processi culturali al
linguaggio. Nei lavori di Bourdieu possiamo rinvenire ampi apporti della
tradizione sociologica e scientifica. Influenze diverse si possono individuare
nelle sue opere, a partire dalla sociologia durkheimiana, dagli studi di Marcel
Mauss e dallo strutturalismo di Levi-Strauss (da notare l'importanza,
soprattutto nella teoria del campo, del concetto di relativismo posizionale).
Ma certamente Bourdieu ha trovato una fortissima ispirazione nel
materialismo di Karl Marx, nella sociologia di Max Weber, soprattutto nello
studio della religione, e nello strutturalismo. La sociologia di Bourdieu
rappresenta, a detta di David Swartz, "un coraggioso tentativo di trovare una
via di mezzo che superi la classica bipolarità idealismo - materialismo,
proponendo un resoconto materialista non riduzionista della vita sociale"
4
.
I.2.1. Marx e la tradizione marxista
Come Marx, Bourdieu enfatizza la dimensione preminente del conflitto e
dell'ineguaglianza sociale basata sulle classi nelle società moderne; ma è
fortemente critico nei confronti delle teorie di classe riduzioniste della vita
religiosa e culturale. Certamente si può sostenere, con D'Alessandro, che
nell'ambito della riproduzione sociale, il merito di essersi occupati del potere
ideologico e del consenso vada al marxismo, storico e althusseriano. Ma
quello che Bourdieu, con la sua teoria dei campi, tende a mostrare, è che "le
ideologie non possono essere semplicemente ridotte agli specifici interessi
delle classi economiche dominanti"
5
. Al contrario, egli mostra come sia
proprio la relativa autonomia della pratica intellettuale a dare efficacia ai
4
DAVID SWARTZ, Bridging the study of culture and religion; Pierre Bourdieu's political economy of
symbolic power, "Sociology of religion, 57, 1, 1996, p.71-85.
5
D'ALESSANDRO, Considerazioni cit., p.43.
I principali concetti sociologici sviluppati da Pierre Bourdieu
5
meccanismi di dominazione simbolica. Essendo interessato alle forme di falsa
coscienza, o, per usare le sue parole, di "misconoscimento" delle relazioni di
potere, egli accetta l'idea marxiana che i sistemi simbolici adempiono delle
funzioni di dominazione e riproduzione dell'ineguaglianza sociale. E
condivide pure l'assunto che la religione è ideologia; ma resiste al considerare
la divisione simbolica separata dalla vita sociale. Ancora, Bourdieu è in
disaccordo anche con il marxismo strutturalista di Althusser, che fu uno dei
suoi riferimenti importanti negli anni '60 e '70. Egli condivide la prospettiva
materialista di base di Althusser e la sua enfasi sulla relativa autonomia della
religione e della cultura dalla politica e dall'economia. Ma respinge (e lo fa ne
"La distinzione") l'idea che l'esistenza sociale possa essere frammentata e
organizzata gerarchicamente in sfere distinte. Bourdieu cerca di elaborare una
scienza generale delle pratiche che combini la dimensione materiale con
quella simbolica, perciò enfatizza la fondamentale unità della vita sociale.
Possiamo ritenere dunque che l'interesse del sociologo per il problema delle
relazioni fra gli aspetti simbolici e quelli materiali della vita sociale derivi
senza dubbio dai suoi primi confronti con questa tradizione marxista.
I.2.2. Weber
Da Marx, l'interesse di Bourdieu si sposta verso l'opera di un altro "classico",
Max Weber, per trovare gli strumenti concettuali adatti ad elaborare una
teoria dei beni e delle pratiche simboliche che vorrebbe superare, come detto,
sia il riduzionismo di classe sia l'idealismo. Bourdieu si accorge che Weber
offre un'economia politica della religione, che trae fuori "l'intero potenziale
dell'analisi materialista della religione senza distruggere il carattere
propriamente simbolico del fenomeno"
6
. Weber ha usato, secondo il
6
PIERRE BOURDIEU, In other words: essays toward a reflexive sociology, Stanford CA, Stanford
University Press, 1990, p.36.
Capitolo I
6
sociologo francese, "il modello economico per estendere la critica materialista
al campo della religione"
7
. Proprio il concetto di interesse religioso, in
Bourdieu, deriva dall'enfasi weberiana sul carattere "di questo mondo" del
credere religioso. Weber sostiene che "le più elementari forme di
comportamento motivate da fattori religiosi o magici sono orientate verso
questo mondo"
8
. Quindi, fondamentalmente, Weber fornisce "un modo di
collegare i contenuti del discorso mitico (e anche la sua sintassi) agli interessi
religiosi di coloro che lo producono, lo diffondono e lo ricevono"
9
, anche se
Bourdieu ritiene che la nozione di interesse religioso sia stata solo
parzialmente elaborata.
I.2.3. Strutturalismo
A detta di Michel Lallement, ai giorni nostri il sociologo francese che più è
stato influenzato dalla tradizione strutturalista è proprio Bourdieu. Dell'analisi
strutturalista Bourdieu conserva una fondamentale intuizione: "l'importanza
dei sistemi di relazione fra individui e classi per riuscire a comprendere i
fenomeni sociali"
10
. Ma il nostro sociologo critica e corregge il metodo
strutturalista su almeno due questioni:
1. Egli rimprovera al metodo strutturalista di ignorare il significato che gli
individui attribuiscono alle loro azioni, un senso che invece guida la loro
prassi.
2. Aggiunge al concetto di regola quello di strategia, intesa come capacità dei
soggetti di affrontare situazioni impreviste e che cambiano continuamente.
Dobbiamo inoltre ricordare la già accennata eredità strutturalista del concetto
di relativismo posizionale, che Bourdieu utilizza nella sua teoria dei campi e
7
Ivi, p.107.
8
MAX WEBER, Economy and society, Berkeley, University of California Press, 1978, p.399.
9
PIERRE BOURDIEU, The logic of practice, Stanford CA, Stanford University Press, 1990, p.4.
10
MICHEL LALLEMENT, Le idee della sociologia, II, Bari, Edizioni Dedalo, 1996, p.141
I principali concetti sociologici sviluppati da Pierre Bourdieu
7
che gli è utilissimo nell'illustrare il rapporto di ogni individuo rispetto agli
altri componenti del gruppo e la dicotomia dominanti/dominati esistente
all'interno di ogni campo.
I.3. Il rapporto fra economia e sociologia.
Bourdieu rifiuta l'attitudine diffusa che considera l'economia come un dato
universale ed eterno e preferisce invece spostare il suo interesse sul modo in
cui si è storicamente autonomizzato un campo economico nelle società
moderne.
Fin dai suoi primi studi sulla società algerina, l'interesse dell'autore è
catalizzato dall'ambito economico: egli subito nota come i concetti e i termini
che gli economisti pretendono avere una valenza universale, quali "lavoro",
"disoccupazione" o "calcolo economico" abbiano poco senso se applicati
all'analisi di società pre-capitalistiche. Dagli esordi ai lavori più recenti
(ricordiamo ancora che negli ultimi tempi il sociologo si è scagliato contro
una nuova forma economica imperante, il neoliberismo), il peso
dell'economico nella costruzione teorica dell'autore è rilevantissimo.
Secondo il sociologo, la teoria delle pratiche propriamente economiche (cioè
la produzione, la circolazione e lo scambio di beni materiali e servizi) non è
altro che "un caso particolare di una teoria generale dell'economia delle
pratiche"
11
.
Il fondamentale rapporto fra i campi, i beni, gli interessi, gli investimenti (che
vedremo meglio più avanti), termini tutti derivanti dal linguaggio economico
e applicati da Bourdieu all'analisi sociologica, testimonia l'importanza del
nesso fra il materiale (l'economico) e il simbolico nella teoria delle pratiche
sviluppata dall'autore. Nella sua analisi, e precisamente nella teoria delle
11
PIERRE BOURDIEU, Le sens pratique, Paris, Ed. de Minuit, 1980, p.209.
Capitolo I
8
pratiche simboliche, "l'aspetto simbolico acquista peso e una sua funzione
accanto all'aspetto economico e sociale"
12
.
Il valore della tesi del nostro sociologo sull'esistenza di sfere della società
(campi) diverse da quella economica è fuori discussione; come è altrettanto
provato, e lo vedremo in seguito, che campi molto diversi rispondono tutti a
determinate leggi e regole di funzionamento. Tuttavia nei riguardi di
Bourdieu e della sua costruzione teorica sono stati mossi anche numerosi
appunti. Alain Caillé, criticando con determinazione "l'economicismo
sociologico" del Bourdieu, sostiene che tutta la sua produzione si presenta
come uno sviluppo, spesso ripetitivo, "di un'intuizione unica e fondamentale,
quella per cui l'insieme delle pratiche sociali si riduce al gioco più o meno
mediato e più o meno mascherato degli interessi materiali"
13
. Poco oltre, la
critica continua: "sembra proprio che la sociologia di Bourdieu non si
sottragga all'economicismo comune a quasi tutti i marxismi"
14
. Ci sembra che
l'analisi svolta da Caillé sul rapporto fra Bourdieu e l'economico sia pertinente
e ben sviluppata:
"quel che Bourdieu rimprovera all'economicismo non è il fatto di
ipostatizzare il modello dell' homo oeconomicus e del calcolo degli
interessi, ma di non vedere che la sua portata e il suo ambito di
validità sono universali. (…) In un certo senso, Bourdieu non ha
torto. In effetti, l'economia politica si è costruita sulla base di una
scissione tra l'economico e tutto il resto, abbandonato alla
sociologia o a chi volesse occuparsi di queste cose vaghe e senza
importanza. Ora, Bourdieu si propone proprio di non pensare
l'economico come un sottosistema della società, ma al contrario di
concettualizzare il rapporto sociale come una modalità allargata del
rapporto economico"
15
.
12
D'ALESSANDRO, Considerazioni cit., p. 53-54.
13
ALAIN CAILLÉ, Mitologia delle scienze sociali. Braudel, Lévi-Strauss, Bourdieu., Torino, Bollati
Boringhieri editore, 1988, p.126.
14
Ivi, p.126.
15
Ivi, p.137-138.
I principali concetti sociologici sviluppati da Pierre Bourdieu
9
E Bourdieu illustra bene il suo pensiero ne "Le sens pratique" : secondo lui, è
necessario
"abbandonare la dicotomia di economico e non economico che
impedisce di apprendere la scienza delle pratiche “economiche”
come caso particolare di una scienza in grado di trattare tutte le
pratiche, comprese quelle che si vogliono disinteressate o gratuite,
dunque affrancate dall' “economia”, come delle pratiche
economiche orientate verso la massimizzazione del profitto
materiale o simbolico"
16
.
Da queste poche considerazioni abbiamo potuto comprendere come sia
centrale, nell'opera di Bourdieu sociologo, il riferimento all'ambito
economico; nostro obiettivo era semplicemente quello di mettere in rilievo
questa centralità e non certo quello di offrire un'analisi esaustiva
dell'argomento, che riteniamo peraltro lunga e difficoltosa. Ci è sufficiente,
perciò, tenere conto, anche nell'indagine di un campo simbolico, quale quello
religioso, di questo costante riferimento dell'autore, certamente dopo aver
sostenuto l'autonomia relativa del campo, alla sfera dell'economia.
I.4. Il concetto di habitus.
Il concetto di habitus occupa una posizione cardine nella costruzione teorica
di Bourdieu, perché permette di mettere in relazione e articolare l'individuale
e il sociale, le strutture interne della soggettività e quelle sociali esterne e di
comprendere come queste, lungi dall'essere estranee le une alle altre, siano
invece due stati della stessa realtà. Definito come sistema di disposizioni ad
agire, percepire, sentire e pensare in una determinata maniera, interiorizzate
16
BOURDIEU, Le sens cit., p.209.
Capitolo I
10
dagli individui nel corso della loro vita, l'habitus si manifesta principalmente
attraverso il senso pratico, vale a dire l'attitudine a muoversi, ad agire e ad
orientarsi a seconda della posizione occupata nello spazio sociale, a seconda
della situazione particolare in cui gli attori sociali si trovano; e tutto questo
senza che intervenga la mediazione di un ragionamento cosciente, ma grazie
alle disposizioni acquisite e funzionanti come automatismi.
Come notano Accardo e Corcuff
17
, la definizione data da Bourdieu di habitus
si è modificata nel corso degli anni: se ne "La reproduction" (1970) esso è
"quel principio generatore ed unificatore delle condotte e delle opinioni, di cui
è principio esplicativo, poiché tende a riprodurre in ogni momento (…) il
sistema delle condizioni oggettive di cui esso è il prodotto"
18
, nel 1980, in
"Questions de sociologie", esso "è costituito da un insieme sistematico di
principi semplici e in parte sostituibili, a partire dai quali possono essere
inventate un'infinità di soluzioni che non si deducono direttamente dalle sue
condizioni di produzione"
19
.
L'autore, ne "La distinzione", afferma che "l'habitus è (…)
contemporaneamente principio generatore di pratiche oggettivamente
classificabili e sistema di classificazione (…) di queste pratiche"
20
, e poco
oltre specifica che esso , "struttura strutturante, che organizza le pratiche e la
loro percezione (…), è anche struttura strutturata: il principio di divisione in
classi logiche, che organizza la percezione del mondo sociale, è a sua volta il
prodotto dell'incorporazione della divisione in classi sociali"
21
.
Ancora, poi, Bourdieu ci parla della relazione fra habitus di classe e habitus
individuale. Egli sostiene che, escluso che i membri di una stessa classe
abbiano avuto le stesse esperienze e nella stessa misura, è certo invece che
17
ALAIN ACCARDO-PHILIPPE CORCUFF, La Sociologie de Bourdieu, Bourdeaux, Editions Le
Mascaret, 1986, p.56.
18
PIERRE BOURDIEU-J. C. PASSERON, La reproduction.Éléments pour une théorie du système
d'enseignement, Paris, Editoins de Minuit, 1970, p.198.
19
PIERRE BOURDIEU, Questions de sociologie, Paris, Editions de Minuit, 1980, p.134
20
PIERRE BOURDIEU, La distinzione. Critica sociale del gusto, Bologna, Il Mulino, 1983, p.174.
21
Ivi, p.175
I principali concetti sociologici sviluppati da Pierre Bourdieu
11
ogni membro della stessa classe ha delle chances maggiori di essersi trovato
di fronte a situazioni che sono più frequenti per i membri di quella classe
rispetto a qualsiasi membro di un'altra classe, ogni sistema di disposizioni
individuali è una variante strutturale degli altri, nel quale esprime la
singolarità della posizione all'interno della classe e della traiettoria.
Il principio della differenza fra gli habitus individuali risiede nella singolarità
delle traiettorie sociali. Come sostiene D'Alessandro, quello che Bourdieu ha
messo in evidenza con le sue analisi è che "le disposizioni nei riguardi
dell'avvenire sono influenzate non tanto dalla posizione sociale dei soggetti
sincronicamente intesa, quanto dalla curva della traiettoria collettiva del
gruppo di cui fa parte l'individuo"
22
. Infatti, a seconda che l'individuo
appartenga ad un gruppo o classe in ascesa o in declino nel suo complesso,
avrà aspettative molto diverse rispetto all'avvenire.
Si arriva quindi con Bourdieu a sostenere che "gli stili di vita sono (…) i
prodotti sistematici degli habitus che, percepiti nei loro reciproci rapporti, in
base agli schemi dell'habitus, diventano sistemi di segni forniti di una
qualifica sociale"
23
.
L'habitus, poi, tende a conservarsi; esso, infatti, tende ad assicurare la propria
costanza nel tempo e la propria difesa dal cambiamento attraverso la selezione
che opera fra i nuovi inputs, rigettando quelle capaci di mettere in discussione
l'informazione accumulata (potremmo dire il capitale, introducendo un altro
concetto importantissimo nella sociologia del Bourdieu) e soprattutto
sfavorendo l'esposizione a tali informazioni. Qui l'autore evidenzia il "peso"
delle prime esperienze. Molte volte si riscontra una chiara difficoltà di
adattamento per l'habitus individuale alle condizioni effettive; "la
22
D'ALESSANDRO, Cosiderazioni cit., p.48.
23
BOURDIEU, La distinzione cit., p.177.
Capitolo I
12
corrispondenza si verifica di fatto solo quando le condizioni in cui l'habitus
funziona rimangono simili alle condizioni in cui esso si è venuto formando"
24
.
Per concludere, è bene tener presente che l'habitus è un concetto astratto, non
un qualcosa di materiale, è una "formula generatrice che consente di spiegare
sia delle pratiche e dei prodotti classificabili, sia dei giudizi, anch'essi
classificati, che costituiscono queste pratiche e queste opere in un sistema di
segni distintivi"
25
.
Ponendo l'accento sull'habitus come modus operandi degli individui e delle
classi sociali, concetto utilissimo per lo studio della produzione e
riproduzione dei capitali, Bourdieu da un lato
"prende (…) le distanze da ogni discorso che tratti le strutture
oggettive come altrettante realtà astratte e impersonali. Dall'altro
interpreta il cambiamento sociale [quel difficile processo di
adattamento sopra accennato] come effetto del mutare degli
interessi, della posta in gioco, dei contendenti"
26
.
I.5. La nozione di capitale
Nella sociologia di Bourdieu un altro concetto di importanza fondamentale è
quello di capitale. Nella sua costruzione teorica l'autore non considera il
capitale come un insieme di ricchezze meramente materiali; al capitale
economico, infatti, bisogna accostare il capitale culturale (le capacità
intellettuali, i beni culturali posseduti e i titoli scolastici acquisiti nel corso
della propria vita) e il capitale sociale, inteso come il complesso delle
relazioni sociali di un individuo. Il capitale culturale, ci dice il sociologo, "è
24
D'ALESSANDRO, Considerazioni cit., p.48.
25
BOURDIEU, La distinzione cit., p.174.
26
D'ALESSANDRO, Considerazioni cit. p.49
I principali concetti sociologici sviluppati da Pierre Bourdieu
13
un avere divenuto essere, una proprietà fatta corpo, divenuta parte integrante
della “persona”, un habitus"
27
.
Il capitale sociale, invece, è
"l'insieme delle risorse attuali e potenziali che sono legate al
possesso di una rete duratura di relazioni, più o meno
istituzionalizzate di interconoscenza e di inter-riconoscenza; o in
altri termini, all'appartenenza a un gruppo, come insieme di agenti
che non sono solamente dotati di proprietà comuni (suscettibili di
essere percepite attraverso l'osservazione dagli altri o da se stessi)
ma sono anche uniti da dei legami permanenti e utili"
28
.
Bisogna precisare che questa rete di legami non è un dato naturale, né è
costruita una volta per tutte, ma sono necessari un atto di istituzione e un
lavoro di mantenimento per produrre e riprodurre legami utili e duraturi.
Dunque, con l'uso dei concetti di habitus e di capitale, Bourdieu può
occuparsi dell'analisi delle classi sociali; le classi dominanti, sostiene il
sociologo, si distinguono per una ricca dotazione di capitale (economico,
culturale e sociale). Le classi subordinate, invece, dispongono di un'esigua
quantità di capitale (in questo caso, soprattutto economico).
Perciò
"le differenze principali, quelle che distinguono le classi di
condizioni di esistenza, derivano dalle dimensioni collettive del
capitale come insieme di risorse e di potere effettivamente
utilizzabili, capitale economico, capitale culturale e anche capitale
sociale"
29
Ancora, l'autore sostiene che
27
PIERRE BOURDIEU, Les trois états du capital culturel, "Actes de la Recherche en Sciences Sociales",
30, 1979, p.3-6.
28
PIERRE BOURDIEU, Le capital social, "Actes de la Recherche en Sciences Sociales", 31, 1980, p.2.
29
BOURDIEU, La distinzione cit., p.120.
Capitolo I
14
"le frazioni la cui riproduzione dipende dal capitale economico
(…) si contrappongono alle frazioni maggiormente sprovviste (in
senso relativo, ovviamente) di capitale economico, e la cui
riproduzione dipende principalmente dal capitale culturale"
30
.
Abbiamo dunque compreso come il nostro autore non consideri il capitale
simbolico (intesi i simboli come linguistici, letterari e culturali) disgiunto
dall'ordine economico; anzi possiamo sostenere che "vi si lega sia per mezzo
dell'utilizzazione e del consumo dei beni, sia perché la distribuzione di tale
capitale diventa spesso, a lungo andare, convertibile in capitale economico"
31
.
L'importanza del concetto di capitale simbolico è basilare per comprendere
appieno il sistema della distinzione sociale:
"Non misurabile e quantificabile - dal momento che si tratta non
di possesso di beni materiali bensì di tratti culturali - l'accumulo di
capitale simbolico, in determinate situazioni economico-sociali,
diventa finanche uno strumento di differenziazione- conservazione
più efficace per certe frazioni di classe e gruppi sociali che non
l'investimento in pratiche specificamente economiche e
immediatamente monetizzabili"
32
.
Concludendo, possiamo constatare come le pratiche di distinzione siano
sempre ricondotte dall'autore da un lato al vissuto dell'individuo e del suo
gruppo di appartenenza (e qui diventa importante il concetto di habitus),
dall'altro al tipo e alla quantità di risorse possedute (e per spiegare ciò
introduce la nozione di capitale).
30
Ivi, p.121
31
D'ALESSANDRO, Considerazioni cit., p.51.
32
Ivi, p.51.
I principali concetti sociologici sviluppati da Pierre Bourdieu
15
I.6. La teoria generale dei campi
Il "campo" è una nozione critica nel lavoro di Bourdieu. Il concetto si riferisce
sia alla totalità degli attori e dei gruppi coinvolti in un'arena di produzione
sociale o culturale, sia alle relazioni dinamiche che intercorrono fra di essi.
I.6.1. Definizione di "campo"
Il sociologo francese usa il termine per indicare i luoghi di produzione (e
riproduzione) di un determinato tipo di beni; essendo egli interessato
soprattutto ai beni simbolici, analizza i diversi campi culturali (campo degli
intellettuali, artistico, religioso, del linguaggio, dello sport…). Ma vediamo
come si può definire più precisamente un campo. Innanzitutto, esso non è
riducibile ad un aggregato di agenti, ma viene definito dall'autore come "un
sistema di linee di forza"
33
. I campi vengono dunque concepiti come "arene
[di lotta, vedremo] in cui specifiche forme di capitale vengono prodotte,
investite, scambiate e accumulate"
34
. Una successiva definizione da parte di
Bourdieu descrive il campo come
"una rete, o configurazione, di relazioni oggettive fra le posizioni.
Queste posizioni sono oggettivamente definite (…) dalla loro
situazione presente e potenziale (…) nella struttura della
distribuzione dei tipi di potere (o capitale) il cui possesso consente
l'accesso agli specifici profitti che sono in gioco nel campo"
35
.
Secondo Accardo e Corcuff,
33
PIERRE BOURDIEU, Intellectual field and creative project, in M.K.D. YOUNG (ed. by), Knowledge and
control: new directions for the sociology of education, London, Collier Mcmillan, 1971, p.161-188.
34
SWARTZ, Bridging cit., p.78.
35
PIERRE BOURDIEU, Les règles de l'art: gènese et structure du champ litteraire, Paris, Editions du Seuil,
1992, p.97.