4
CAPITOLO I
CENNI STORICI E GEOGRAFICI
Nella seconda guerra mondiale la popolazione fu tragicamente coinvolta nelle
vicende belliche più che in ogni altro conflitto. Gli Italiani, in particolare, oltre a dover
quotidianamente fronteggiare i bombardamenti, i razionamenti e le lacerazioni familiari,
si dovettero misurare anche con la caduta repentina di gran parte degli istituti statali.
L’ingresso in guerra, l’ininterrotta catena di scacchi militari, il crollo del fascismo
segnarono tragicamente gli avvenimenti Italiani. Con l’armistizio e gli eventi successivi,
il distacco tra fascismo e nazione non solo provocò il collasso dello Stato, ma generò
nel Paese una feroce guerra civile. Con l’otto settembre 1943, infatti, l’Italia si ritrovò
divisa in due campi di azione: l’uno occupato dai tedeschi, l’altro dagli anglo-americani.
Formalmente erano due anche gli Stati. Al Nord vennero restaurati il fascismo ed il
duce con l’insediamento della Repubblica sociale italiana (Rsi). Al Sud, invece, si cercò
di perpetuare la continuità del vecchio Stato con il governo capeggiato da Badoglio.
Comunque, in entrambe le realtà, erano, di fatto, le forze straniere ad avere il potere
decisionale; per la Rsi mediante una stretta sorveglianza esercitata dal generale delle SS
Karl Wolff e dall’ambasciatore Rudolf Rahn, dal 10 settembre nominato
plenipotenziario del Reich in Italia, mentre al Sud le decisioni di rilievo erano riservate
all’autorità dell’Allied Military Government of Occupied Territories (Amgot)
1
.
Questa premessa è importante per comprendere il sorgere del fenomeno della
Resistenza. Il movimento partigiano nacque dalla coincidenza di alcuni fattori, quali:
l’impatto morale e fisico della guerra sulla popolazione, la sopravvivenza di una
tradizione antifascista clandestina durante il regime riemersa con la guerra e l’effettiva
occupazione del territorio centro - settentrionale dopo l’otto settembre, da parte delle
truppe tedesche, nonostante la creazione della Repubblica di Salò.
1
R. CHIARINI, Le origini dell’Italia repubblicana (1943 - 1948), in Storia d’Italia. 5. La Repubblica,
a cura di G. SABBATUCCI - V. VIDOTTO, Roma - Bari, Editori Laterza, 1997, p. 14 - 15.
5
E’ in questo scenario che, dall’inverno 1943 fino al termine del conflitto
mondiale, iniziò, per le regioni dell’Italia settentrionale, una stagione drammatica
contrassegnata dalla nascita e dallo sviluppo della guerra antitedesca condotta dalle
forze partigiane. Tali aree furono teatro di un conflitto cruento e crudele fatto, da un
lato, da rastrellamenti da parte dei nazifascisti nelle zone controllate dai partigiani e,
dall’altro, da attentati e sabotaggi compiuti da quest’ultimi contro l’occupante. Gli
eventi che contraddistinsero le terre friulane sono riconducibili a questo contesto storico
ma, ad aggravare ancor più la situazione, vi fu anche la questione che ha interessato i
confini orientali. E’ in quest’area, infatti, che si fusero ed al contempo si contrastarono
diversi interessi. Da un lato vi erano le aspettative della Jugoslavia partigiana che, oltre
a non aver dimenticato l’oppressione fascista e l’occupazione dell’esercito italiano nel
1941, rivendicò apertamente nuovi confini
2
; dall’altro lato le forze tedesche che
consideravano la zona strategicamente irrinunciabile tanto da istituire il cd “Litorale
Adriatico” al fine di garantirsi uno sbocco nell’Adriatico
3
. Quest’area, inoltre, era
altrettanto importante anche per gli anglo-americani che guardavano al Friuli come una
direttrice che poteva condurli a Vienna e a Lubiana prima delle forze sovietiche.
E’ in questa cornice storica che si sviluppò la Resistenza in Friuli e che si
collocarono i rapporti politico - militari tra i partigiani del versante friulano, divisi nelle
formazioni della Garibaldi e dell’Osoppo, con quelli sloveni guidati dal IX Corpus
d’armata
4
. Le relazioni tra le citate formazioni partigiane furono particolarmente
complicate dato che il Partito Comunista Jugoslavo assunse, fin dall’inizio, la direzione
della lotta partigiana ed in forza di ciò impresse alla guerriglia, oltre al carattere di
2
Le rivendicazioni territoriali Jugoslave affondano le loro radici nella revisione del trattato di Rapallo
del 1920 che sancì la fuoriuscita dalla madrepatria circa 300.000 slavi. Le pretese territoriali erano,
almeno inizialmente, indeterminate e compresero le zone slave del vecchio confine e l’Isonzo e, al di
qua dell’Isonzo, la Slavia veneta con le valli di Resia, del Torre, del Natisone, il Collio ed il Carso con
le città di Gorizia e Trieste. G. GALLO, Resistenza e questione nazionale: collaborazione e contrasti
tra Italiani e Sloveni al confine orientale, in Antifascismo e Resistenza nel Friuli occidentale,
Pordenone, Edizione della Provincia di Pordenone, 1985, p. 165.
3
L’Adriatisches Küstenland comprese le Province di Udine, Pordenone, Gorizia, Trieste, Lubiana,
l’Istria e il Quarnero. GALLO, Resistenza e questione nazionale cit., p. 166.
4
Il crollo militare dell’Italia nel settembre 1943 e la sua resa incondizionata, comportò il ritiro
dell’esercito dalla Slovenia e ciò consentì la creazione di una grande zona libera presidiata dai
partigiani slavi che comprendeva anche parti del Friuli. Tra le unità partigiane slave, il 6 ottobre 1943
tra l’Isonzo ed il vecchio confine, si formarono due divisioni, la Gorizia e la Tricorno, che nel
dicembre dello stesso anno costituirono il IX Corpus d’armata. GALLO, Resistenza e questione
nazionale cit., p. 168 - 169.
6
liberazione dallo straniero, quello di rivoluzione popolare per fondare uno Stato
socialista.
La lotta partigiana in Italia fu diretta invece, da una coalizione di partiti che
collaborarono, in posizione di pari dignità, nel Comitato di Liberazione Nazionale
(CLN), ovvero in un governo clandestino di guerra nell’Italia partigiana
5
. L’intesa
programmatica di questi partiti si fondò sulla rinuncia dei loro rispettivi programmi
massimi allo scopo di raggiungere due obiettivi essenziali quali la lotta agli occupanti
per l’indipendenza nazionale e la successiva ricostruzione di uno Stato democratico.
Pertanto, la presenza di un forte movimento di liberazione sloveno a direzione
comunista collegato politicamente con il PCI della Regione e con le brigate partigiane
di formazione comunista come quelle garibaldine, spiega il nascere ed il successivo
sviluppo in Friuli, di una grossa organizzazione partigiana non comunista come
l’Osoppo. Quest’ultima, dal punto di vista militare, vivrà situazioni di alterna fortuna
nei rapporti con la Garibaldi, ma gli accordi raggiunti saranno spesso assai faticosi e
laboriosi per le differenti impostazioni ideologiche.
Svanita in breve tempo l’illusione di un conflitto che potesse volgere verso
l’epilogo, si mostrò invece la cruda realtà della guerra. L’inverno 1943/44 fu molto duro
per i partigiani, ma, soprattutto lo fu per la popolazione civile; le offensive tedesche,
infatti, dopo un primo periodo di sbandamento, iniziarono ad intensificarsi sul territorio.
Solamente nell’estate del 1944 vi fu un’inversione di tendenza favorita anche da una
lenta, ma inesorabile, avanzata degli alleati lungo la penisola. In Friuli, come in poche
altre circostanza in Italia, i partigiani, che ormai potevano contare di un buon seguito,
riuscirono addirittura a cacciare i tedeschi da determinate zone. Vennero così istituite
due zone libere, una in Carnia ed una nelle Prealpi Giulie. Ma le speranze di una
perdurante libertà si infransero, ben presto, in una violenta reazione nazista. Infatti,
nell’arco di tempo che va da settembre a dicembre 1944, la repressione tedesca si
scatenò inesorabile. Furono rioccupate le due zone precedentemente liberate e inferti
colpi durissimi alla Resistenza ed alla popolazione civile. Solo con la Liberazione di
Udine e delle altre zone del Friuli, avvenute nei primi giorni del maggio 1945, si
concluse la guerra e poté prendere avvio la fase di ricostruzione sociale e politica della
5
Quali il Partito Comunista Italiano, la Democrazia Cristiana, il Partito d’Azione, il Partito Socialista
Italiano e il Partito Liberale Italiano.
7
Regione, come del resto in tutta la Penisola. E’ in questo frangente storico di transizione
istituzionale che i CLN assunsero la responsabilità politica per gestire i territori liberati
fino all’insediamento, rispettivamente nella primavera e nell’autunno del 1946, dei
Consigli comunali e provinciali elettivi
6
. In particolare, il passaggio dalla fase
insurrezionale all’attività legale, pose i CLN in una situazione nuova e li collocò di
fronte ad altre responsabilità. In questa fase divennero corresponsabili, congiuntamente
alle Amministrazioni locali provvisorie, del buon andamento di tutti i pubblici servizi e
dell’opera di assistenza alla popolazione.
* * * * *
Il toponimo Nimis appare per la prima volta nella Historia Langobardorum di
Paolo Diacono, opera scritta nella penultima decade del secolo VIII
7
. E’ da rilevare
comunque che l’indicazione di un toponimo Nemas è anteriore, probabilmente di epoca
preromanica, celtica; infatti, alcuni autori fanno derivare questo toponimo dalla radice
Nem - Nema alla quale, se si aggiunge la desinenza plurale, si ha Nemas. La radice Nem
(santuario, recinto) o Nim (bosco), fa pensare a un recinto o ad un bosco sacro. Dal
punto di vista geofisico il Comune di Nimis, centro agricolo sito a 207 metri sul livello
del mare con una superficie di 31,280 Kmq, è localizzato nell’area orientale della
Regione Friuli -Venezia Giulia a pochi chilometri dal confine di Stato con l’attuale
Slovenia e si adagia su un terrazzo alluvionale di era neozoica inserito nelle Prealpi
Giulie occidentali. In particolare, alle sue spalle, in direzione nord nord-ovest, si ergono
il monte Bernadia ed il monte Plajùl, divisi dalla stretta valle del Cornappo, mentre in
posizione più defilata insiste il Gran Monte (Montgrande), il monte di San Giacomo ed,
infine, il monte Canin. Ai suoi fianchi, a levante, si erge una catena di colline eoceniche
che si susseguono fino al poggio della Motta e proseguono, a ponente, sulla strada
Nimis - Tarcento. In direzione sud sud-est si apre la veduta della pianura friulana ove
scorre il torrente Torre fino alla confluenza con il torrente Cornappo il quale suddivide
6
In generale, i CLN operanti nella fase del dopoguerra furono ricostituiti. Il rinnovamento dei CLN con
nuovi membri rispetto a quelli operanti nelle strutture clandestine aveva come obiettivo quello di
chiudere definitivamente le pagine del conflitto e fornire nuovi impulsi all’organizzazione. A Nimis la
ricostituzione del CLN avvenne nel luglio 1945.
7
“Communierant se quoque Langobardi ed in reliquis castris, quae his vicina erant, hoc est in
Cormones, Nemas”. P. BERTOLLA - G. COMELLI, Storia di Nimis, Udine, Arti Grafiche Friulane,
1990, p. 16.
8
fisicamente il terrazzo stesso in due parti
8
.
Il territorio comunale di Nimis comprende le frazioni di Chialminis, Torlano,
Ramandolo, Cergneu Superiore ed Inferiore, Monteprato, Vallemontana, Nongruella e
Pecol. Questa distinzione, tutt’altro che formale soprattutto in epoche passate, identifica,
come emerge anche nella trattazione degli eventi descritti in questa sede, micro - realtà
differenti e talvolta anche antagoniste. Nimis, inoltre, è sempre stato suddiviso nei
borghi di Molmentèt, Centa, Valle, Ariis, San Gervasio e Cecchin e confina con i
Comuni di Povoletto, Reana del Rojale, Tarcento, Lusevera, Taipana e Attimis.
Tali premesse storico - geografiche rivestono la loro importanza per la
comprensione degli avvenimenti oggetto di trattazione. Il Comune di Nimis, infatti, nel
corso del conflitto rientrò nelle rivendicazioni territoriali delle formazioni partigiane
slovene ed anche nelle strategie belliche tedesche ma, al contempo, fu anche un valido
rifugio per i partigiani che trovarono in questa area quelle peculiari caratteristiche,
legate alla morfologia del territorio, necessarie per sviluppare questo tipo di lotta. In
siffatto contesto la vicenda più esaltante, ma anche fatalmente tragica, è quella legata
alla battaglia per la liberazione di Nimis che si svolse tra il 21 ed il 31 agosto 1944.
L’operazione militare che portò alla liberazione di Nimis è però preceduta da un
avvenimento che desta ancora vivi ricordi nei testimoni dell’epoca, ovvero
l’occupazione del territorio da parte dei cosacchi
9
. Infatti, il 20 agosto 1944 le forze
cosacche, inquadrate nella Russkaja Osvobodetelnaija Armija (R.O.A.) agli ordini di
Andrei Andreievic Vlassov, fecero irruzione nella valle del Torre, accompagnate da
donne, vecchi e bambini. Era un popolo disperato, desideroso di realizzare il sogno
impossibile fatto balenare dai nazisti di poter mettere radici in Friuli
10
, come in una
sorte di feudo Medioevale. La liberazione del territorio fu resa possibile grazie ad
un’abile operazione militare compiuta delle forze partigiane
11
, supportate anche da
8
BERTOLLA - COMELLI, Storia di Nimis cit., p. 15.
9
Pur godendo di una qualche autonomia, le forze cosacche erano subordinate all’autorità di Odilio
Globocnik, governatore del “Litorale Adriatico”. G. ANGELI - N. CONDOTTI, Carnia Libera. La
Repubblica partigiana del Friuli, Udine, Del Bianco editore, 1971, p. 144.
10
L. DAMIANI - L. DE CILLIA, Antonio Comelli una vita per il Friuli, Udine, Edizione della
Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone e della CRUP Cassa di Risparmio di Udine e
Pordenone S.p.a., 2003, p. 35.
11
Nell’operazione agirono sia formazioni della Garibaldi che della Osoppo. DAMIANI - DE CILLIA
Antonio Comelli cit., p. 38.
9
rifornimenti di munizioni e viveri paracadutati dalla missione inglese. L’obiettivo fu
così raggiunto e, grazie anche ad altre favorevoli sortite, l’influenza partigiana si
espanse nella piana del Torre fin quasi raggiungere le porte di Udine. Poté così
costituirsi la cd “Zona Libera del Friuli Orientale” che oltre a Nimis comprendeva
Attimis, Faedis, Torreano, Lusevera e Taipana con un’estensione di circa 314 Kmq.
Diverse ragioni convergevano a rendere questa Zona Libera molto importante.
Anzitutto essa gravitava sulla ferrovia Pontebbana minacciando così i rifornimenti
tedeschi, confinava a est con il territorio operativo riservato al IX Corpus ed inoltre si
trovava a pochi chilometri da Udine
12
, il che la rendeva particolarmente insidiosa
considerato che la città era sede dei reparti della Wehrmacht, delle SS, della polizia
militare SD, nonché delle varie forze militari e politiche fasciste
13
. A nord la zona si
collegava con il territorio montano di Montemaggiore, Platischis e Prossenicco e a sud
raggiungeva la linea ferroviaria Udine - Cividale. All’esterno di quest’area liberata vi
erano forti raggruppamenti di tedeschi e cosacchi, con presidi sia a Tarcento, ove aveva
sede un comando della Todt
14
, sia a Cividale, ove erano dislocati impianti industriali
riconvertiti dai nazisti a fini bellici
15
.
E’ facilmente intuibile la soddisfazione provata per il nuovo “status” acquisito;
sembrò potesse nascere una nuova vita sociale e che il risultato ottenuto potesse essere
la premessa di un successo ulteriore anche su scala nazionale. Nimis poté inoltre
riorganizzare la vita politica attraverso l’elezione popolare del Sindaco
16
e della Giunta.
Questo fu un avvenimento di notevole rilievo visto che le amministrazioni civili degli
altri Comuni liberati furono rette da capifamiglia o da rappresentanti nominati dai CLN
clandestini. Si costituirono, pertanto, le basi per la nascita di una nuova struttura
democratica.
12
S. SARTI (Gino), Osoppo avanti! Breve storia della Brigata Osoppo, Udine, Edizione
dell’Associazione partigiani Osoppo - Friuli, 1985, p. 45.
13
B. CADETTO, Udine capitale della resistenza friulana. L’opera del CLN provinciale nel ricordo di
un testimone, Udine, Edizione della Società Filologica Friulana, 1983, p. 144.
14
Formazione ausiliaria dell’esercito tedesco creata nel 1938 per la costruzione della Linea Sigfrido. Per
la costruzione di fortificazioni militari si servì di manodopera straniera, volontaria o reclutata con la
forza. Percorsi della storia. Enciclopedia, Milano - Novara, “Corriere della Sera” RCS Editori e
ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI, 1997, p. 987.
15
DAMIANI - DE CILLIA, Antonio Comelli cit., p. 38.
16
Carica conferita il 20 settembre 1944 a Francesco Casati, mentre vice Sindaco fu nominato Emilio
Fabretti. DAMIANI - DE CILLIA, Antonio Comelli cit., p. 38.
10
La liberazione di questa zona, come del resto quella della Carnia
17
, rivestì anche
un importante stimolo per tutta la popolazione della Provincia. Particolarmente
emblematiche, per comprendere le sensazioni vissute in detto contesto, sono le
impressioni raccolte da alcuni testimoni. Le emozioni vissute sono ancora forti in queste
persone, tanto che la descrizione dell’atmosfera creatasi all’epoca è ancora limpida; il
periodo della Zona Libera è un lasso temporale ricordato con entusiasmo, ove vi erano
persone che la raggiungevano per “respirare aria di libertà”
18
. Come detto in
precedenza, però, alla grande soddisfazione seguì la disfatta e questa assunse i caratteri
di tragicità. Il 27 settembre 1944 i tedeschi ed i cosacchi, a dimostrazione dell’alto
valore strategico attribuito al Friuli, lanciarono un’offensiva con un impiego di mezzi e
di uomini veramente imponente: quasi 30 mila uomini schierati, con 60 carri armati,
altrettanti autoblindo e batterie su treni blindati delle linee Udine - Tarvisio e Udine -
Gorizia - Trieste
19
. Nonostante una strenua difesa, il 29 settembre si scatenò la
rappresaglia; il centro di Nimis venne sconvolto ed incendiato
20
. Iniziò così una lunga
odissea fatta di profughi
21
, di deportati
22
, di esecuzioni sommarie e di saccheggi. Questo
tragico destino venne riservato a Nimis, come ad Attimis, Faedis, Sedilis, Ramandolo e
Torlano. Tutti questi luoghi furono bruciati e, contestualmente, venne decretata la fine
all’esperienza della Zona Libera con il ripristino dell’autorità nazista fino all’epilogo
della guerra.
Da queste premesse si può intuire quanto difficile sia stato il contesto sociale di
Nimis nel dopoguerra e quali furono le priorità che dovettero affrontare il ricostituito
17
La Zona Libera della Carnia, che assunse anche la veste e le funzioni di Repubblica partigiana, si
instaurò già dalla fine di luglio 1944 e durò circa tre mesi fino alla controffensiva nazista dell’ottobre
successivo.
18
Si veda, in particolare, l’intervista realizzata con Giovanni Padoan riportata in Appendice.
19
G. PADOAN (Vanni), Abbiamo lottato insieme. Partigiani Italiani e Sloveni al confine orientale,
Udine, Del Bianco editore, 1965, p. 181.
20
Nimis venne bruciato il 29 settembre 1944 a seguito della rappresaglia nazista e cosacca. Le case
incendiate furono 452, mentre 318 furono le stalle e i fienili. Con le abitazioni andarono distrutti
anche gli attrezzi rurali, molto importanti per una ripresa delle attività agricole, mentre il patrimonio
zootecnico andò perduto per circa l’80%. Non fu risparmiata dall’incendio nemmeno la canonica, con
annesso archivio parrocchiale, le scuole e la sede comunale. La maggior parte della popolazione (circa
2200 persone) ripiegò nei comuni limitrofi o in luoghi ove aveva parentele o conoscenze. B.
FABRETTI, Nimis un calvario nei secoli, Udine, “Lis Campanelis - La voce del Friuli”, 77, maggio
1982, p. 405.
21
Durò oltre tre mesi il veto di rientrare in paese per la popolazione di Nimis, il quale, nel contempo,
rimase in completa balia dei cosacchi. B. ALESSIO, L’incendio e il martirio di Nimis. Brevi cenni
storici, Ziracco (Ud), 1984, p. 28.
22
Centotrenta persone, in gran parte giovani, furono deportate in Germania e poche poterono tornare.
DAMIANI - DE CILLIA, Antonio Comelli cit., p. 41.
11
CLN comunale e la Giunta provvisoria
23
, nella fase politica antecedente alle prime
elezioni amministrative del 7 aprile 1946.
23
La Giunta provvisoria fu nominata dal CLN nel mese di maggio 1945.
12
CAPITOLO II
IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE E I PROBLEMI
DELLA REALTA’ LOCALE
1. Il CLN
Per delineare gli avvenimenti che segnarono la vita nel Comune di Nimis nei mesi
successivi alla liberazione e fino allo svolgimento delle libere elezioni della nuova
Amministrazione comunale tenutesi il 7 aprile 1946, è indispensabile rifarsi, oltre che
alle sedute della Giunta comunale
1
, soprattutto agli atti redatti dal CLN tenuto conto
non soltanto della frequenza con cui si è riunito ma anche perché quasi tutte le vicende
politiche di quella precisa epoca storica hanno in esso avuto eco. Con la fine della
guerra si apre una fase nuova per l’Italia ed è in questo frangente che a Nimis, come nel
resto della Penisola, inizia l’attività di governo dei CLN.
E’ a questo Comitato ed al suo frasario sfumato, che si deve ricondurre tutta
l’opera politica atta a conciliare le differenze ideologiche dei partiti rappresentati. I
verbali del Comitato, tuttavia, non sempre permettono di documentare l’origine e il
successivo svolgimento del dibattito interno. Di queste sedute gli atti trascritti non
riportano che il momento conclusivo e da questa sintesi non sempre emerge, nella sua
concretezza, il dialogo intercorso. In generale, la circostanza può ricondursi alla natura
del Comitato quale organo deputato a mantenere l’equilibrio fra le sue diverse anime
salvaguardando così la propria funzione interpolitica. Questa è una caratteristica
peculiare dei Comitati di Liberazione, nati dopo l’armistizio e con lo specifico compito
di fornire indirizzi politici e militari unitari alle forze di liberazione. Gli argomenti
oggetto di discussione, per poter divenire esecutivi, dovevano ottenere il consenso
1
La Giunta composta dal Sindaco e da Assessori compare dalla seduta del 19 maggio 1945. Fino a tale
data, le sedute e le deliberazioni erano tenute dal Commissario Prefettizio e dal Segretario comunale.
In Appendice sono riportate le ultime sedute antecedenti all’attività della Giunta provvisoria.
Appendice, Deliberazioni del Commissario Prefettizio (22.11.1944 - 4.4.1945).
13
unanime dei componenti del Comitato altrimenti non potevano essere attuati. I Comitati,
tuttavia, essendo il governo politico della Resistenza si presentavano all’Italia liberata
forniti di carica innovatrice. Seppur con tali premesse, l’ufficialità e la prudenza con cui
sono stati stilati gli atti del CLN di Nimis non impediscono di cogliere le posizioni e gli
interessi emersi e talvolta non sono celati pienamente i contrasti, anche forti, che si
dovettero superare per esprimere una volontà comune.
Il periodo storico analizzato in questo capitolo è documentato attraverso gli atti
del CLN riportati in Appendice, ai quali si fa rinvio per una cognizione esaustiva dei
fatti esposti
2
.
La documentazione oggetto di trattazione è custodita presso l’archivio del
Comune di Nimis
3
, mentre per i richiami al CLN per la Provincia di Udine
4
, si è fatto
riferimento all’archivio dell’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di
Liberazione
5
.
2. I rappresentanti in seno al CLN
Fatta questa doverosa premessa, dobbiamo chiederci chi erano le persone che
agirono in seno al CLN di Nimis subentrate a quello operante, in clandestinità, durante
il periodo bellico
6
. I Comitati di Liberazione, infatti, si costituirono in forza della
volontà politica dei rappresentanti dei cinque partiti antifascisti, quali la DC, il PCI, il
PSI, il Pd’A ed il PLI al fine di assumere la responsabilità della rappresentanza politica
del Paese. A Nimis ciò non accadde. La composizione del CLN dimostra, infatti, una
peculiarità rispetto al contesto nazionale. Si può affermare che il CLN si strutturò
essenzialmente su di una rappresentanza di borgata o di frazione. I membri che
esplicitamente assunsero l’incarico in nome e per conto di un partito sono pochi e,
talvolta, anche senza una effettiva legittimazione da parte di quest’ultimo. Dall’esame
della documentazione rinvenuta, si evince che solo i rappresentanti del PCI e del PSI
2
Appendice, CLN, Fasc. 1 - 26.
3
ARCHIVIO COMUNALE DI NIMIS (ACN), Comitato di Liberazione Nazionale, Verbali.
4
Di seguito indicato CLNP.
5
ISTITUTO FRIULANO PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE (I.F.S.M.L.),
Fondo CLNP di Udine, Verbali.
6
Non sono stati rinvenuti atti relativi al CLN clandestino.
14
hanno avuto una investitura ufficiale; non emergono, invece, esponenti delegati dalla
DC e dal PLI. Questa circostanza sarà argomento di costante e aspra polemica interna al
CLN e, nonostante vi sia stato anche l’interessamento del CLNP, la questione rimarrà
aperta fino all’epilogo dell’esperienza del Comitato stesso
7
.
A suffragio del nuovo corso democratico instauratosi con la conclusione della
guerra, gli esponenti del CLN furono designati mediante elezioni popolari. Nonostante
il metodo utilizzato, non mancarono però, manifestazioni di malcontento
8
. A
testimonianza di ciò vi è, tra l’altro, la richiesta sottoscritta, in data 24 luglio 1945, da
ventisette persone del borgo di Molmentet tendente ad ottenere l’annullamento delle
elezioni dei membri del CLN tenutesi otto giorni prima. La motivazione addotta dai
firmatari era che molte persone della borgata non erano state tempestivamente avvisate
e, pertanto, non avevano potuto esercitare il loro diritto al voto. Il Comitato, a tal
riguardo, dopo aver convocato i due incaricati deputati all’organizzazione delle
operazioni elettorali in loco e con l’assenso dalla maggioranza, respinse la richiesta e
convalidò i risultati emersi dalla votazione
9
.
Le sedute del CLN vedevano, in media, la presenza di circa quindici membri,
anche se le persone che hanno preso parte almeno per una volta alle riunioni sono state
circa una trentina
10
. Da questi elementi si può intuire come il CLN fosse composto da
un’assemblea molto vasta e questo dato, di per sé, rende l’idea di quanto complessa
debba essere stata anche la sola gestione delle discussioni in tale sede. Ogni verbale è
strutturato in modo da riportare i nominativi delle persone presenti e di quelle assenti,
specificando, spesso, se le stesse assenze sono giustificate o ingiustificate. L’estrazione
sociale dei componenti del CLN era prevalentemente legata al settore agricolo; alcuni di
essi, inoltre, avevano avuto anche esperienze in formazioni partigiane
11
. Per quanto
attiene all’attribuzione delle cariche in seno al Comitato, nella prima seduta del 24
7
A titolo esemplificativo si veda, in Appendice, il doc. 6 contenuto nel Fasc. n. 15.
8
Già precedentemente alla costituzione del CLN vi erano state delle proteste da parte degli abitanti di
Nimis, come si rileva dal verbale del CLNP n. 66 del 18.6.1945, nel quale si legge: ”Circa il ricorso di
numerosi abitanti del comune di Nimis per mutamenti nella costituzione del Comitato e
dell’Amministrazione comunale, viene dato incarico al rappresentante della D.C. di interessarsi per le
necessarie indagini sul posto”. I.F.S.M.L., Fondo CLN di Udine, Verbali.
9
Appendice, CLN, Fasc. n. 1.
10
Per un quadro riepilogativo dei componenti e delle rispettive presenze alle sedute, si veda la tabella
riportata nella sezione dedicata al CLN. Appendice, CLN, p. 308.
11
A tal riguardo si veda il manifesto dell’epoca riportante i nomi e le immagini degli esponenti aderenti
al “Gruppo Volontari della Libertà - Comune di Nimis“, tra cui figurano alcuni componenti del CLN.
Appendice, CLN.
15
luglio 1945
12
, furono designate, tramite elezioni svoltesi con indicazione segreta, quella
di presidente, di vice presidente e di segretario. Le elezioni condussero Paolo Comelli
13
a rivestire la carica di presidente e Cesare Fabris quella di vice presidente. La carica di
segretario, invece, fu affidata a Guido Sambo che la ricoprì fino al 22 settembre 1945
quando, dopo la presentazione di formali dimissioni, sarà sostituito da Ottavio Casati
14
.
Dalla lettura degli atti si può comunque individuare il carattere dei componenti
impegnati nel CLN. Questi erano anzitutto persone con un linguaggio schietto non
mascherato dietro fronzoli sintattici, le cui personalità erano temprate dall’esperienza di
vita maturata durante gli anni del fascismo prima e dell’occupazione nazista poi.
In conclusione, si può affermare che il CLN è stato un elemento coagulante di
idee e personalità differenti ed ha reso possibile il formarsi di sinergie tali da poter
essere considerato un valido punto di riferimento sociale nel dopoguerra.
3. L’attività svolta dal CLN e risvolti politici
Se nel paragrafo precedente è stato dato rilievo agli elementi che caratterizzarono
l’aspetto umano del CLN, ora se ne analizza l’attività svolta ovvero i numerosi problemi
e le questioni ch’esso dovette affrontare. I CLN rappresentarono un punto di riferimento
nel contesto sociale dei paesi ove operarono e si assunsero le responsabilità politiche
connesse a quel delicato periodo di transizione istituzionale. Inoltre, le stesse
Amministrazioni provvisorie furono nominate proprio dai CLN.
Nell’immediato dopoguerra il compito principe dei Comitati fu quello di fornire
assistenza alle numerose masse di diseredati usciti dal conflitto cercando di garantire
almeno il fabbisogno alimentare. In tale contesto, il CLNP stabilì che per assolvere a
queste necessità, i CLN locali dovevano collaborare alle operazioni di raduno del
bestiame e dell’ammasso di viveri. La disposizione era ritenuta indispensabile per
prevenire possibili abusi legati a requisizioni o distribuzioni arbitrarie di beni riservati
alla popolazione dell’intera Provincia
15
. E’ in questo ambito sociale profondamente
12
Appendice, CLN, Fasc. n. 1.
13
Il presidente Paolo Comelli è stato, tra l’altro, l’unico componente del CLN sempre presente alle
sedute.
14
Appendice, CLN, Fasc. n. 10.
15
A tal riguardo si riporta lo stralcio del messaggio divulgato dal CLNP ai CLN locali attraverso il
quotidiano Libertà: “Contiamo perciò sulla vostra collaborazione affinché tutti i raduni di bestiame,
gli ammassi di prodotti agricoli ecc. abbiano tutto il vostro appoggio incondizionato. Senza di ciò
16
segnato dagli eventi bellici, ove la vita della comunità ricominciò lentamente il suo
percorso, che prende avvio l’attività del Comitato di Liberazione Nazionale di Nimis
nell’epoca post Liberazione. Il primo atto di rilievo fu compiuto il 30 luglio 1945 con la
redazione dell’inventario fisico di magazzino e la ricognizione dei movimenti di cassa
16
.
L’incombenza era necessaria per regolare, nel passaggio di consegne tra CLN entrante e
uscente, l’utilizzo del denaro e del materiale depositato presso il magazzino al fine di
poter meglio rispondere alle esigenze di soccorso di volta in volta prospettate dalla
popolazione.
Come detto, tra le funzioni svolte dal Comitato, quella di epicentro della raccolta
e della distribuzione dei beni di conforto, fu sicuramente la più importante e delicata. Le
procedure seguite per la distribuzione del materiale e dei sussidi in denaro avevano
regole ben definite. Alle richieste di assistenza formulate dai cittadini, generalmente
manoscritte ed allegate ad ogni verbale redatto, seguiva un esame di merito da parte del
CLN
17
. L’iter di assegnazione era inderogabile; fu stabilito, infatti, che nessuna
consegna poteva essere effettuata senza che prima fosse presentata e conseguentemente
approvata apposita domanda
18
. Le istanze formulate erano rivolte ad ottenere
l’assegnazione di beni di prima necessità come prodotti alimentari, capi di
abbigliamento, materassi e/o cuscini, carta catramata o per impellicciatura e lamiere
zincate utili per il ripristino dell’abitabilità delle case e delle baracche
19
. Le domande
più frequenti, comunque, vertevano sull’ottenimento di sussidi in denaro. Queste
richieste erano spesso corredate da una descrizione generale delle condizioni di salute
della famiglia con esplicito riferimento, anche, alle vicissitudini sofferte durante la
guerra
20
. La maggior parte delle domande presentate avevano esito favorevole anche se
farete, sia pure inconsciamente, opera contraria al movimento di liberazione che dovreste
rappresentare”. CLNP, “Libertà - quotidiano della provincia di Udine”, 17 maggio 1945, p. 2.
16
L’ammontare complessivo rilevato del fondo cassa fu di lire 79.100. Appendice, CLN, Fasc. 2. Nelle
predette operazioni di inventario venne designato, in qualità di rappresentante del CLN uscente, l’ex
presidente Giacomo Cargnelutti. L’incarico fu attribuito, in data 24.7.1945, nella prima seduta del
nuovo CLN. Appendice, CLN, Fasc. 1.
17
Il CLN, generalmente, si pronunciava sull’accoglimento o meno della richiesta dandone espressa
menzione nella seduta successiva rispetto alla data di presentazione dell’istanza. In calce alle singole
richieste di assistenza formulate dai cittadini è riportato l’esito attribuito dal Comitato.
18
Per l’assegnazione di talune categorie di prodotti quali lo zucchero, il caffè ed il sapone venne
stabilito che questi dovevano essere distribuiti, prioritariamente, ai bisognosi previa apposita
certificazione rilasciata dal medico comunale.
19
Il prezzo fissato per la carta catramata e per quella da impellicciatura era rispettivamente di lire 5 e di
lire 2 al metro quadro, mentre era di lire 10 per ogni pezzo di lamiera zincata.
20
La lettura delle istanze presentate dimostra come spesso queste fossero materialmente manoscritte da
persone terze rispetto al richiedente che si limitava ad apporre la propria firma.
17
talvolta erano ridimensionate nell’ammontare richiesto. Per le domande non accolte,
invece, non venivano evidenziate, esplicitamente, le motivazioni del rifiuto ed il diniego
veniva riportato sia sulle domande stesse che sui verbali. A tal proposito è possibile
pensare che a monte di ogni singola decisione vi fosse una istruttoria intesa a verificare
le effettive necessità prospettate e la veridicità della richiesta. La lettura di queste
domande, in ogni caso, fornisce uno specchio fedele delle necessità dell’epoca e rende
appieno l’idea di quanto precaria fosse la situazione sociale all’interno del Comune.
Particolari agevolazioni potevano essere assicurate anche ad associazioni, come
avvenne, tra l’altro, in occasione dell’insediamento della sede dell’ANPI nel Comune di
Nimis
21
. L’evento è ascrivibile al recepimento delle direttive impartite dal CLNP che
dispose la collaborazione tra i CLN comunali e le nascenti sezioni dell’ANPI. A Nimis,
in particolare, un rappresentante dell’Associazione partecipò stabilmente alle sedute del
Comitato
22
.
Per la particolarità del settore e gli interessi investiti, il CLN era anche il
destinatario delle critiche avanzate dalla popolazione in relazione alle modalità di
gestione e di distribuzione del materiale e dei generi di conforto. In alcuni verbali, come
nella seduta del 5 agosto 1945, traspaiono tali sensazioni: ”Qualche membro ha espresso
l’idea e l’opinione del popolo di Nimis di rivedere e possibilmente cambiare, la
Commissione per l’abbigliamento che sembra non vada tanto giusta per il fatto che sono
evidenti certi favoreggiamenti. Desiderano inoltre sapere il quantitativo di burro che
viene dato dalle latterie di Monteprato e Chialminis dove viene distribuito e in quale
misura. Sembra che sia dato a capriccio e non a bisogno. Il Presidente si impegna a
verificare e riferire in merito all’avvenuto accertamento“
23
. Nella seduta del 16
21
La sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) di Nimis è stata costituita in data
28.10.1945 ed in tale occasione fu fatta pervenire al CLN formale richiesta per ottenere un contributo
di lire 20.000 per la creazione del fondo cassa. Il CLN, pur mostrandosi disponibile a facilitarne
l’insediamento, non soddisfò la richiesta motivando il rifiuto con i gravosi impegni economici già in
essere. Appendice, CLN, Fasc. n. 15.
22
Nella lettera del 20.08.1945 n. 1504/M del CLNP, indirizzata a tutti i CLN, veniva richiesto di
accogliere il rappresentante dell’ANPI appoggiandone le iniziative in fatto di assistenza e
collocamento al lavoro dei partigiani. Appendice, CLN, Fasc. n. 17.
23
Appendice, CLN, Fasc. n. 3.