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IL RUOLO DEGLI ZOO
1.1 LA STRATEGIA MONDIALE DI ZOO E ACQUARI
La prima Strategia Mondiale di Zoo e Acquari per la Conservazione,
pubblicata nel 1993 e stabilita dalla WAZA (World Association of Zoos and
Aquariums), era caratterizzata da grandi aspettative e si collocava in un
periodo di notevoli cambiamenti - i Giorni di Rio, la nascita della
Convenzione sulla Diversità Biologica e della Strategia di Conservazione
dell’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) (Philips e
Dollinger, 2006). In quegli anni, iniziò a diffondersi il concetto dello
sviluppo sostenibile e la prospettiva degli zoo fu quella di assicurare agli
animali un futuro migliore: questa aspettativa non fu completamente
soddisfatta e la situazione globale andò peggiorando (Philips e Dollinger,
2006). Le minacce ambientali sono ancora oggi in aumento e hanno
determinato un grave declino della diversità biologica: gli ultimi 10 anni
sono stati caratterizzati da cambiamenti climatici, sovrasfruttamento delle
risorse naturali, impatto negativo delle specie invasive e distruzione
dell’ambiente su vasta scala; questi problemi sono connessi direttamente
all’incremento della popolazione umana, che porta a limitazioni nello
sfruttamento delle risorse naturali disponibili per le altre specie non-umane
(Philips e Dollinger, 2006). La prospettiva futura, ciò nonostante, non è del
tutto negativa, in quanto sono state sviluppate strategie nazionali per la
conservazione della biodiversità delle specie animali e vegetali e sono state
intensificate le restrizioni e le normative ambientali; inoltre, Zoo e Acquari
sono diventati luoghi ove si svolgono attività di supporto e si attuano
strategie necessarie per il progresso della conservazione (Philips e Dollinger,
2006). Molte persone si chiedono se è giusto sostenere zoo e acquari, qual è
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Fig. 1.1- La Strategia WAZA 2006
(immagine tratta da www.waza.org).
la filosofia e gli obiettivi che si prepongono e, in sostanza, per quali ragioni
esistono. La Strategia Mondiale di Zoo e Acquari per la Conservazione
pubblicata dalla WAZA nel Maggio 2005 e intitolata “Costruire un futuro
per la Natura” fornisce, ora, una risposta a queste domande (Philips e
Dollinger, 2006).
Zoo e Acquari devono essere indirizzati alla conservazione, perché solo
queste strutture, insieme agli orti botanici, sono in grado di operare
nell’ampio spettro di attività di conservazione che includono: l’allevamento
ex-situ delle specie minacciate, la ricerca, l’educazione del pubblico e
soprattutto il supporto e la difesa delle specie e del loro habitat tramite la
conservazione in situ (Philips e
Dollinger, 2006).
Attualmente sono stati effettuati
diversi tentativi per concentrare le
esigue risorse finanziare dei
progetti di conservazione in aree
di grande biodiversità: è necessario
incoraggiare le comunità locali che
vivono in queste regioni a
partecipare attivamente ai
programmi di conservazione, allo
scopo di ottimizzare la possibilità
di successo: senza l’uso sostenibile
delle risorse, infatti, non è
possibile realizzare nessun tipo di
miglioramento (Philips e
Dollinger, 2006).
Gli Zoo e gli Acquari rappresentano un’attrattiva per circa 600 milioni di
visitatori all’anno, per questo motivo costituiscono una risorsa importante
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per incrementare i fondi destinati alle azioni di conservazione e per
informare meglio sui problemi legati alla conservazione della biodiversità
(Philips e Dollinger, 2006).
La nuova strategia di conservazione (Fig. 1.1) è rivolta a tutti gli zoo e
acquari, non solo ai membri della WAZA, ma anche a tutti gli zoo del
mondo organizzati in Associazioni a livello regionale e nazionale; essi,
lavorando insieme, danno vita a una fitta rete di Istituzioni, che si occupa
della conservazione a livello locale e fornisce un prezioso contributo per la
salvaguardia della biodiversità dell’intero Pianeta: si rende utile, pertanto,
elaborare e seguire delle strategie di conservazione che abbiano obiettivi
definiti e mirati alla effettiva conservazione della biodiversità (Philips e
Dollinger, 2006).
1.2 Il ruolo degli zoo: conservazione delle specie ed educazione
Il ruolo principale degli zoo è quello d i p r o t e g g e r e e d i a s s i c u r a r e l a
sopravvivenza delle specie minacciate e dei loro ecosistemi (Philips e
Dollinger, 2006). Per raggiungere tale obiettivo, queste strutture devono,
innanzitutto, aderire ai progetti mondiali di conservazione e,
contemporaneamente, stabilire e rafforzare il legame tra queste attività e il
lavoro di routine, allo scopo di ottenere il supporto del pubblico (Philips e
Dollinger, 2006).
Fino al secolo scorso, pochissimi zoo si sono impegnati nella conservazione,
ma già nel 1960 la conservazione della natura era il principale scopo di gran
parte delle istituzioni zoologiche; oggi, sono stati fatti grandi sforzi in questo
settore, spesso senza un adeguato riconoscimento da parte del pubblico, ma
più che altro delle istituzioni pubbliche (Philips e Dollinger, 2006).
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Zoo e Acquari - intesi come centri ricreativi che si occupano del
mantenimento degli animali - forniscono al pubblico importanti
informazioni per comprendere le origini delle minacce che hanno portato
molte specie a rischio di estinzione; inoltre, queste istituzioni comunicano ai
visitatori la loro missione e coordinano le proprie attività interne di
conservazione con progetti esterni più ampi (Philips e Dollinger, 2006). Il
moderno e complesso campo della conservazione si occupa di una grande
varietà di temi e include svariate organizzazioni accomunate dallo stesso
scopo (Philips e Dollinger, 2006).
Secondo la Strategia Mondiale degli Zoo per la Conservazione, gli obiettivi
attuali degli zoo sono fondamentalmente tre e possono essere così riassunti:
1. CONSERVAZIONE EX-SITU E IN-SITU: rappresenta il tema centrale degli
zoo e indirizza la loro evoluzione verso “centri di conservazione”. Gli
zoo possono contribuire alla salvaguardia delle specie e degli habitat
tramite la riproduzione ex-situ delle specie minacciate di estinzione (cioè
al di fuori del loro habitat di origine) e sostenendo azioni di
conservazione delle stesse specie in natura (in-situ).
2. EDUCAZIONE: gli zoo hanno un potenziale notevole che deriva dal
grande numero di visitatori che attira ogni anno e che non viene
eguagliato da nessun altro tipo di istituzione; per questo motivo, essi
rappresentano i luoghi migliori in cui operare per accrescere la
consapevolezza dell’insostituibile valore della natura e della sua
biodiversità;
3. RICERCA: gli zoo offrono un valido supporto e le strutture necessarie
per l’approfondimento delle conoscenze scientifiche sulle specie
animali, da cui la conservazione può trarre un enorme beneficio.
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1.3 I programmi di conservazione per le specie minacciate di estinzione
La maggior parte degli zoo e degli acquari è impegnata nella riproduzione di
specie animali a rischio di estinzione, inserite in particolari programmi a
loro dedicati (Philips e Dollinger, 2006). L’European Endangered Species
Programme (EPP) è l’organizzazione europea che attua programmi di
riproduzione per tali specie negli zoo del Vecchio continente (Philips e
Dollinger, 2006).
Lo Species Survival Plan (SSP) rappresenta la controparte nordamericana e
altri programmi simili vengono condotti negli zoo Australiani, Giapponesi e
Indiani; le Istituzioni coinvolte in programmi di riproduzione regionale
consistono in molte centinaia di zoo (Philips e Dollinger, 2006). Sebbene i
diversi programmi operino in modo indipendente a livello regionale, esiste
un coordinamento a livello mondiale guidato dal “Captive Breeding Specialist
Group” (CBSG): questa importante organizzazione è uno degli Specialist Group
della “Commissione per la Sopravvivenza delle Specie” (SSC), una sezione
dell’IUCN (Philips e Dollinger, 2006). L’importanza della connessione tra gli
zoo e tali programmi di riproduzione risiede nel fatto che, oggi, molte specie
dipendono dalla loro sopravvivenza all’interno degli stessi zoo (Philips e
Dollinger, 2006).
Alcuni esempi di specie che devono la loro esistenza a questi programmi
sono: il Cervo di Padre David, il cavallo di Przewalski (Fig. 1.2a), l’Orice
Bianco d’Arabia (Fig.1.2b) e l’oca delle Hawaii (Mench e Kreger, 1996) (Fig.
1.2c); tra i felini, le specie che sono state reintrodotte con successo, grazie a
programmi di allevamento in cattività, sono tigri, leopardi, serval, la lince
Iberiana, ghepardi e gatti selvatici Europei (Law et al., 1997).
Le finalità degli zoo implicati in questi programmi sono:
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• dirigere programmi di conservazione sul campo o contribuire ad essi
(entrambi tramite il supporto tecnico), delineare programmi di
educazione e di istruzione o di ricerca scientifica;
• collaborare con le istituzioni locali (per esempio con gli zoo del luogo),
con le strutture di allevamento o con i “santuari” (riserve naturali);
• condurre e supportare la ricerca scientifica sul campo o negli zoo, al fine
di contribuire alla conservazione della natura;
• stimolare e partecipare a dibattiti politici anche di altri governi;
• reperire e incrementare fondi per sostenere programmi e progetti di
conservazione (Philips e Dollinger, 2006).
a
b
c
Fig. 1.2- Cavalli di Przewalski (a) (immagine WAZAs); Orice Bianco d’Arabia (b) e Oche
delle Hawaii (c) (foto tratta da www.agraria.org).
1.4 La ricerca negli zoo
La conservazione della natura nasce dalle conoscenze che abbiamo sulle sue
componenti: ciò che non si conosce non può essere apprezzato né tanto
meno conservato (EAZA, EEP).
Le collezioni animali di zoo e acquari forniscono delle importanti
opportunità di ricerca diretta anche alla conservazione; inoltre,
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rappresentano un teatro di discussione fra scienziati e visitatori (Philips e
Dollinger, 2006).
La ricerca scientifica è di vitale importanza per risolvere le crisi ambientali,
per cui è necessario dare la priorità ai progetti di ricerca che hanno delle
chiare implicazioni nella conservazione delle popolazioni e degli habitat
(Philips e Dollinger, 2006). Gli studi a lungo termine sono gli unici a poter
fornire una soluzione efficace per questi problemi: essi rappresentano gli
elementi di base per definire le azioni di conservazione che richiedono
soluzioni con maggiore urgenza (Philips e Dollinger, 2006). I risultati della
ricerca, poi, devono essere disponibili e comprensibili per tutti gli zoo,
soprattutto per quelli che non dispongono di un proprio gruppo di esperti:
in questi casi le pubblicazioni che trattano materie specifiche sono di
prezioso aiuto (Philips e Dollinger, 2006).
Molti studi hanno fornito esempi di quanto sia importante il lavoro di
ricerca in cattività per i felini selvatici (Law et al, 1997). I ricercatori che
hanno studiato le popolazioni in natura dei felini sudamericani hanno
potuto utilizzare il calco delle impronte di animali in cattività per
riconoscere e determinare la presenza di determinate specie nella loro area di
studio: questa tecnica è stata utilizzata per lo studio del Margay (Leopardus
wiedii) e per il giaguaro (Panthera onca (Pitsko, 2003). In altri casi, grazie alla
registrazione delle vocalizzazioni di felini mantenuti in cattività, è stato
possibile determinare gli indici di presenza di alcune specie in ambiente
forestale, come il leopardo nebuloso (Neofelis nebulosa) nel Sudest dell’Asia
(Pitsko, 2003).
Inoltre, una valutazione costante del lavoro di ricerca è fondamentale per
diverse ragioni: occorre assicurarsi che tali studi siano focalizzati sulle
priorità stabilite, che siano sostenuti finanziariamente e che gli sforzi
compiuti siano di utilità per la conservazione e per il raggiungimento degli
obiettivi richiesti (Philips e Dollinger, 2006).