Premessa
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Premessa
Così come la laurea specialistica rappresenta una continuazione di quella
triennale, il presente lavoro costituisce il completamento della tesi che ho
presentato in seduta di laurea all’Università degli studi di Salerno nell‘ Ottobre
del 2008.
Ora come allora la scelta dell’argomento della tesi è stata condizionata dall’
intenzione di applicare quanto maturato negli anni di studio (riguardante
l’ingegneria civile) ad un qualcosa di tangibile caratterizzante il territorio delle
mie origini.
Così ho analizzato il complesso conventuale di S.Antonio in Acerno (SA) prima
da un punto di vista storico, architettonico e descrittivo (lavoro della tesi
triennale) e poi da un punto di vista strutturale (lavoro della specialistica).
La struttura oggetto di studio rappresenta un elemento rilevante per la storia di
Acerno. Purtroppo per diversi anni, dopo il sisma dell’80 in Irpinia, è stata
dimenticata e abbandonata a se stessa.
Per questa ragione è stato realizzato, alla fine degli anni ’90, un progetto di
recupero della struttura in muratura e parziale ricostruzione ex-novo in
calcestruzzo armato, che trasformerà il vecchio complesso conventuale in un
“Ostello della Gioventù”.
Introduzione
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1. Introduzione
1.1. Cenni storici
È con l’Editto di Costantino (o di Milano) del 313 d.C. che ai cristiani veniva
concessa la libertà di culto.
I fedeli, non avendo costruito in precedenza edifici per il culto, riutilizzarono gli
invasi spaziali esistenti, adattandoli alle nuove funzioni liturgiche. In particolare
furono usate le basiliche romane nelle quali si amministrava la giustizia, ed è
per questo motivo che le prime chiese cristiane sono dette basiliche.
Con le prime realizzazioni di edifici religiosi si ha subito il distacco
dall’architettura romana, sontuosa, austera e raffinata nei materiali, per
realizzare spazi di culto semplici ed a scala umana, nei quali il fedele si poteva
sentire come a casa propria.
I pavimenti erano in cotto o pietra locale, le pareti uniformi ed intonacate con
grassello di calce e le coperture con capriate in legno, tavolati, coppi e
controcoppi. L’ingresso era sul lato corto (nelle basiliche, invece, era sul lato
lungo) per avere una visione generale della chiesa dove nel fondo era situato
l’altare. L’illuminazione avveniva dall’alto tramite finestre generalmente
strombate.
In prosieguo di tempo questi spazi semplici si trasformarono in costruzioni più
complesse con l’aggiunta della torre campanaria e delle navate laterali che
erano più basse di quella centrale, definite all’interno da sequenze di colonne
con archi.
Le prime tipologie sono quelle a croce latina e greca in quanto viene aggiunto il
transetto che era disposto perpendicolarmente alle navate e nella loro
intersezione vi era una cupola emisferica.
Altra tipologia è quella detta “centrale” perché presentava una pianta circolare.
Elemento particolare nel periodo medioevale è dato dalle raffigurazioni
scultoree e pittoriche che decoravano le chiese con intento didattico in quanto
dilagava l’analfabetismo.
Introduzione
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Fino al periodo romanico (1200) le strutture erano costituite da murature,
colonne, archi e capriate.
Col periodo gotico si ha una trasformazione spaziale e strutturale della chiesa
che consisteva nell’adozione di strutture puntiformi, pilastri cruciformi, archi a
sesto acuto, volte a crociera e archi rampanti all’esterno della chiesa che
sostenevano le spinte delle volte.
Alla direzione principale, cioè quella verso l’altare, si aggiunse quella verso
l’alto. Le due direzioni agivano contemporaneamente per far rivolgere lo
sguardo dei fedeli anche verso il cielo suggerendo la presenza di Dio.
Non è più un’architettura a scala umana, ma monumentale ed il fedele,
all’interno di questo spazio, resta meravigliato e rapito anche per la presenza di
grosse vetrate colorate ed istoriate che creano una luce rarefatta e mistica.
La tipologia è a croce latina con diverse navate e transetto, con cupole
estradossate. L’interno è composto da campate costituite da quattro pilastri
cruciformi con archi sormontati da archi a sesto acuto con in sommità la volta a
crociera costolonata.
In corrispondenza di ogni pilastro, all’esterno vi è l’arco rampante inclinato in
direzione opposta alla spinta della volta a crociera di copertura.
Il gotico, che nasce in Francia, quando si diffonde in Italia non conserva tutte la
sue caratteristiche strutturali.
Nell’Italia meridionale, infatti, le strutture restano ancora murarie e solo gli archi
e le volte sono gotiche.
Con il ‘400 e il ‘500, periodo interessato da straordinarie scoperte scientifiche
come la prospettiva, conosciuta dai greci, si assiste ad un nuovo cambiamento
architettonico costituito dall’idea che è l’uomo ad essere al centro dell’universo
e tutto ciò che si realizza lo si fa in funzione di esso. L’architettura torna ad
essere a scala umana e soprattutto, questa volta, lo spazio può essere
rappresentato e misurato per mezzo della prospettiva.
Le tipologie sono quelle già conosciute, colonne con base e capitelli ad archi a
tutto sesto che accompagnano il fedele verso l’altare. Le coperture della navata
centrale sono generalmente piane e cassettonate e solo le navate laterali
presentano volte impostate su archi a tutto sesto.
Introduzione
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Particolare rilevante è costituito dalle cupole estradossate che sono dei veri
capolavori architettonici come quella di S. Maria del Fiore del Brunelleschi e la
cupola di S. Pietro di Michelangelo.
Lo spazio interno delle chiese è piramidale o centrale con l’unica direzione
verso l’altare e dalle proporzioni impostate su canoni classici derivanti dagli
studi dell’architettura del passato.
Questi due periodi sono l’Umanesimo ed il Rinascimento. Quest’ultimo ha avuto
il suo centro a Firenze per poi svilupparsi in tutto il mondo.
Al Rinascimento segue un periodo detto “di maniera” perché vengono
interpretati in tono minore tutti i grandi risultati dei maestri precedenti.
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1.2. Architettura monastica del ‘600
A reagire con forza al manierismo è il Barocco ( ‘600), che sostituisce la visione
monoculare con quella poliprospettica degli spazi interni, creando più visioni. Il
fedele, all’interno della chiesa, doveva essere rapito e meravigliato attraverso
visioni simultanee e soprattutto catturato dalla complessità formale delle cupole
dirette verso l’alto. Queste ultime non s’impostavano più sui pennacchi di forma
triangolare ma proseguivano in direzione delle strutture murarie creando così
una visione verticale continua.
Una cupola del ‘500 ed una del ‘600 possono assimilarsi a due ombrelli, il primo
diretto verso il basso ed il secondo verso l’alto.
La pianta della chiesa, ora, non si percepisce chiusa nel suo interno ma sembra
continuare all’esterno perché è composta da diverse forme geometriche tra le
quali primeggia quella ellittica.
Lo spazio è concavo e convesso, dove una volta lo spazio interno pulsa verso
l’esterno e un’altra volta quello esterno pulsa verso l’interno.
Le chiese più significative di questo periodo sono quelle del Borromini dove
vengono esaltate le cupole estradossate a pianta ellittica e a stella, come quella
della chiesa di S. Ivo alla Sapienza a Roma. È questa l’opera più significativa
del Borromini impostata su una pianta esagonale dal profilo mistilineo. In questa
chiesa prevale all’esterno l’alto tamburo convesso che avvolge la cupola
nascondendone buona parte, mentre la parte estradossata si presenta
gradonata e sorretta da contrafforti radiali.
Sulla cupola è impostata la lanterna terminante con una struttura di copertura a
forma di elicoide reggente un’ aurea corona in ferro che ne esalta la verticalità.
Gli interni delle chiese, così spazialmente organizzate, sono poi arricchite da
elementi decorativi soprattutto scultorei da creare uno spazio forte
plasticamente e rivelato drammaticamente da fonti luminose che ne
evidenziano la presenza.
Accanto a queste complesse architetture si sviluppa un’architettura monastica
che in tutte le sue manifestazioni presenta la stessa tipologia. È questo il
convento, costituito da due corpi attigui, uno dato dalla chiesa e l’altro dalle
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residenze dei monaci. Queste ultime sono organizzate intorno ad un chiostro
con pozzo centrale ed un porticato a piano terra dove sono anche alloggiate le
funzioni cosiddette “a giorno” (come dispense, deposito, cucine, mensa, uffici),
mentre il primo piano era destinato alle cellette dei monaci, disimpegnate da
corridoi voltati.
Il luogo per questa realizzazione veniva scelto con particolare cura, prevedendo
la presenza dell’acqua ed il terreno idoneo per le coltivazioni, nonché in
generale un luogo ameno che favoriva la contemplazione e la preghiera.
Le strutture portanti di queste opere sono costituite da murature, volte e pilastri
o colonne con archi a tutto sesto.
Le coperture erano a falde inclinate con capriate e cassettoni o volte, ottenute
anche su incannucciata, ed il campanile di piccole dimensioni aveva forma di
una torretta ed era posto in facciata o sopra l’abside.
Aspetto rilevante aveva il chiostro centrale che veniva utilizzato per passeggiare
e per piccole coltivazioni intorno al pozzo centrale.
Alcuni conventi avevano le cellette a “duplex”, con il vano a piano terra adibito
ad ambiente di lavoro e comunicante con il livello superiore (Certosini).
Gli esterni erano costituiti dai campi di coltivazione, dalle piante rarissime che
oggi si sta cercando di riprendere, com’è stato fatto per i vigneti di Pompei,
utilizzando le loro radici.
Nel salernitano diversi sono i conventi che si possono annoverare di questo
periodo. A Piaggine vi è il convento dei Cappuccini, a Sicignano degli Alburni e
a Giffoni Valle Piana il convento di S. Francesco; ancora a Giffoni Valle Piana
ve ne è un secondo dedicato a S. Antonio ed, infine, il “nostro”, ad Acerno, è
anch’esso dedicato a S. Antonio da Padova.
Quest’ultimo è molto simile a quello di S. Antonio in Giffoni Valle Piana, al punto
da suggerire al progettista del restauro la riproposizione del pozzo centrale del
chiostro che è andato perduto e di cui non si ha alcuna documentazione.
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1.3. A Ac ce er rn no o e e l le e s su ue e c ch hi ie es se e
Acerno è un piccolo paese della provincia di Salerno. Dal capoluogo dista 44
km. Il suo territorio si estende su una superficie di 72.32 kmq con un’ altitudine
massima di 1790 m s.l.m. (monte Polveracchio) e una minima di 400 m s.l.m.
Immagine tratta da internet
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Il centro abitato è situato a circa 800 m s.l.m. alla valle del fiume Tusciano e
circondato dai monti Picentini che non ne lasciano alcuna veduta.
Foto di Andrea Pantalena
Come riportato dal Giustiniani, l’origine di Acerno risalirebbe alla distruzione di
Picentia (antica città situata nella zona dell’odierna Pontecagnano) da parte dei
romani, che avrebbero distrutto la città per connivenza con Annibale (seconda
guerra Punica: 218-201 a.C.). La fuga dei suoi dispersi sulle vicine montagne
avrebbe determinato la nascita di Acerno e di altri paesi limitrofi come Giffoni e
Montecorvino.
Tuttavia non ci sono notizie supportate da prove, è lo stesso Giustiniani ad
affermare che “siffatte cose non si possono asserire con molta franchezza”
(Lorenzo Giustiniani, Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli,
Napoli 1797, Tomo I, pg 30).
Il documento più antico, conservato presso l’Archivio della Badia di Cava de ’
Tirreni, è del 1027.
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Un notevole contributo per il patrimonio architettonico di Acerno ci è stato
offerto dagli edifici destinati alle funzioni religiose fin dal XI sec.
Infatti Acerno è stata sede vescovile fino al 1818 quando fu aggregata
all’arcidiocesi di Salerno, entrando di diritto nella prestigiosa denominazione:
Arcidiocesi di Salerno, Acerno e Campagna.
Palazzo Vescovile del XVII sec. (Foto National Archivies)
Palazzo vescovile e dintorni dopo il primo bombardamento del ’43. (Foto National Archivies)
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Le sette chiese di Acerno sono tuttora esistenti anche se alcune sono
semidistrutte a causa di terremoti e guerre:
• Chiesa Cattedrale: S. Donato
• Chiesa Madre: S. Maria degli Angeli
• Santa Maria delle Grazie
• Morti e Orazione
• Madonna del Carmine in disuso
• S. Matteo in disuso
• S. Antonio da Padova (“sconsacrata” nel ‘74) in futuro uso al Comune
Chiese attive e in ristrutturazione 1
• 1 : S. Donato
• 2 : S. Maria degli Angeli
• 3 : Santa Maria delle Grazie
• 4 : Morti e Orazione 7
Chiese in disuso
• 5 : Madonna del Carmine 2 3
• 6 : S. Matteo 5 4 6
Chiesa “sconsacrata” nel ’74
• 7 : S. Antonio da Padova
Individuazione delle sette chiese sul territorio acernese
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Cattedrale S. Donato - (Foto di Andrea Pantalena)
Cattedrale S. Donato –
( immagine tratta da “Acerno e S. Donato nella storia dell’ architettura” )