2
consentito dall’interesse governativo e dalla propria struttura
totalmente decentralizzata. Nel 1983 il settore militare si separò
originanado una rete autonoma, ma pur sempre collegata alla rete
madre. Da questo momento in poi lo sviluppo della rete è stato
esponenziale, passando dai mille host del 1984 ai centomila del 1989,
fino ai pochi meno di sei milioni del 1999. Il numero di host è,
secondo molti, il parametro più idoneo per stimare la diffusione di
Internet nel mondo; rappresenta, infatti, il numero di indirizzi IP
assegnato univocamente dalle autorità competenti nelle diverse aree
mondiali a qualunque calcolatore si colleghi alla rete.
Date queste caratteristiche della rete il presente lavoro può
idealmente essere scomposto in tre parti: nella prima viene presentato
Internet, il commercio elettronico e tutte le altre attività che si possono
svolgere con l’ausilio di questa tecnologia, attraverso l’analisi di dati
statistici riguardanti le potenzialità di Internet, con riferimento tanto al
mercato mondiale che a quello italiano. I dati utilizzati provengono da
indagini di mercato commissionate da diversi soggetti, tra cui imprese
private e uffici pubblici. Non si può, infatti, non notare l’attenzione
che la Pubblica Amministrazione sta ponendo sulla questione, ad
esempio con la costituzione, presso il Ministero dell’Industria e del
3
Commercio, dell’Osservatorio permanente sul Commercio
Elettronico.
L’interesse mostrato da più parti non è altro che un’ulteriore
dimostrazione dell’importanza che il fenomeno ha assunto e che,
soprattutto, assumerà nei prossimi anni.
Nella parte centrale, l’obiettivo è individuare le possibili strategie di
marketing per un’impresa che voglia raggiungere una posizione di
leadership sul mercato virtuale, sia che si tratti di un’impresa nata con
Internet, sia di un’impresa già esistente che voglia sfruttare le
potenzialità di questo nuovo mezzo di commercio. Tale analisi è stata
condotta studiando le analogie tra le tecniche tradizionali di marketing
e quelle che invece trovano applicazione nel commercio effettuato
attraverso Internet. Si tenterà di evidenziare i cambiamenti intervenuti
in questa nuova ottica, esaminando gli effetti del commercio
elettronico sulla catena del valore; molti economisti ritengono, infatti,
che si debba parlare di catena del valore virtuale e, trattandosi di uno
studio economico, non possiamo ignorare gli effetti che tutto ciò ha
sui costi in generale e su quelli dovuti all’e-commerce in particolare.
Lo studio si conclude considerando i vantaggi, innegabili, che
un’impresa può ottenere operando su Internet e, come altra faccia di
4
una stessa medaglia, i possibili motivi di fallimento nonché i problemi
che si possono incontrare svolgendo questa attività.
Certamente, affrontando uno studio del genere, non si può
trascurare il problema cruciale, che per certi versi ha frenato lo
sviluppo del commercio elettronico in quest’ultimo periodo, ovvero la
sicurezza delle transazioni. Argomento, questo, molto dibattuto
soprattutto all’inizio di quest’anno, quando alcuni pirati informatici,
detti ‘hackers’, si sono introdotti nei siti di alcune delle più grandi
Internet-companies, bloccandoli per alcune ore. Volendo nominare i
due casi più clamorosi, ricordiamo Yahoo!, il più grande motore di
ricerca della rete, avente un’audience quotidiana paragonabile a quella
di uno dei più grandi network televisivi mondiali, e Amazon.com, la
più grande libreria virtuale al mondo e soprattutto il punto di
riferimento per chiunque voglia fare acquisti su Internet. Tutto ciò non
fa altro che sfiduciare il singolo consumatore il quale, diffidente dei
mezzi di protezione, non è disposto ad utilizzare la propria carta di
credito per effettuare transazioni per timore che qualcuno possa
impossessarsi del proprio codice e usarlo.
Gli esempi di cui sopra sono solo due dei molteplici casi verificatesi
che, sebbene rivelatisi innocui - non è stata infatti violata alcuna
5
informazione riservata -, hanno mostrato tutta la fragilità di questo
nuovo tipo di commercio.
Malgrado tali barriere, è indubbio ritenere il commercio elettronico,
e in generale tutte le potenzialità di Internet, il futuro di molte imprese
che devono necessariamente evolversi. Questo è quello che sostiene
anche Franco Modigliani, premio nobel per l’economia, che nel suo
intervento alla conferenza organizzata in occasione dello SMAU,
intitolata ‘dieci nobel per il futuro’, sull’argomento ha detto: ‘restare
fermi è il modo più veloce di muoversi all’indietro in un mondo che
cambia sempre più rapidamente.’
6
Capitolo 1
Internet ed il commercio elettronico.
1. Internet e la New economy.
Molto spesso quando si parla di Internet si usa un nuovo concetto di
economia, definita E-economy o New economy: con questi termini si
indica un’economia basata sull’utilizzo della rete, sia da parte di
imprese che operano attivamente su Internet attraverso le più svariate
attività (vendita di prodotti o servizi), sia imprese diversamente
collegate con l’High-Technology, provider e produzione di prodotti ad
alta tecnologia. In questo nuovo concetto di economia la risorsa
fondamentale, più scarsa e quindi più preziosa, è la relazione tra le
imprese che operano sulla rete ed i loro potenziali clienti. Da qui si
sviluppa l’attenzione, già presente in quella che potremmo definire old
economy che si è accentuata in quest’ultimo periodo, per la customer
service.
7
In una realtà in cui chiunque può ottenere qualsiasi prodotto o servizio
desideri attraverso un semplice click, in cui le distanze tra le varie
informazioni disponibili sono nulle e in cui i prodotti offerti sono
eccessivamente abbondanti, avere una relazione e un rapporto, quanto
più profondo possibile, con il potenziale cliente equivale ad avere
l’opportunità di convertire l’attenzione mostrata in occasione di
business.
Altro elemento caratterizzante è il mutamento della concorrenza:
capita, spesso, navigando nel ‘World Wide Web
1
’ di imbattersi in siti
in cui produttori concorrenti pubblicizzano la loro attività in due
banner
2
molto simili, ovvero non è difficile trovare nella home page di
uno dei maggiori provider italiani una pubblicità che reclamizza un
prodotto, per lo più identico, offerto da un concorrente.
Il caso forse più eclatante è quello verificatosi durante la conferenza ‘I
have an e-dream’, sponsorizzata dalla più grande società di
telecomunicazioni italiana, ma trasmessa via Internet da una società
appartenente al gruppo capeggiato da uno dei suoi principali
concorrenti. Il fatto cui ci riferiamo è, in particolare, quello accaduto
1
Quella parte di Internet composta da pagine multimediali collegate tra loro da link, ossia da
collegamenti ipertestuali.
8
durante l’intervento del presidente della società sponsorizzatrice
dell’evento. In quello stesso momento veniva trasmesso via Internet il
suo volto con il logo della società concorrente che offriva il servizio di
streaming e connettività. Come hanno fatto notare alcuni, ciò
corrisponderebbe a intervistare l’avocato Agnelli alla guida di una
Volkswagen.
Internet sembra, quindi, lo strumento in grado di spingere gli attori
economici a collaborare e a comunicare per potere sfruttare al meglio
le sue potenzialità; questo, almeno, fino a quando non si avrà una
visione più completa della realtà futura.
Ad ogni modo una caratteristica che spesso viene tralasciata, e che
bisogna tenere presente per il proseguimento di questo lavoro, è che
ogni stima proposta ed ogni definizione data è suscettibile di
successive modifiche e deve essere valutata tenendo conto del relativo
contesto. In questo settore, ancor più che in altri, vale il vecchio detto
per cui ‘prevedere è come tentare di guidare un’automobile ad occhi
bendati, seguendo le istruzioni date da una persona che guarda fuori
dal finestrino posteriore’ (Anonimo).
2
Piccolo spazio pubblicitario tabellare, disolito con immagini animate su pagine Web che,
cliccato, porta al sito dell’inserzionista. Dall’inglese banner: striscione, insegna.
9
2. Attività complementari al commercio elettronico.
Oltre all’E-commerce, oggetto del nostro lavoro, è doveroso
accennare alle ulteriori attività che possono essere svolte con l’ausilio
di Internet, quali il Web-banking, il collocamento di titoli di Stato e
l’M-commerce, denominazioni che hanno invaso tutti i maggiori
quotidiani economici e che necessitano di una breve analisi.
2.1. Web-banking.
Web banking: si tratta, come risulta evidente, dell’offerta di tipici
servizi bancari e finanziari alla clientela. Quest’attività, soprattutto
nella realtà italiana, non si presenta come alternativa alla classica
attività bancaria ma come servizio supplementare offerto ai clienti per
potere controllare dal proprio PC il proprio conto e i propri
investimenti finanziari; infatti questi servizi, oltre che dalle banche,
vengono offerti anche dalle più importanti società di intermediazione
mobiliare. Secondo uno studio compiuto dalla Èidos su di un totale di
900 banche garanti in Italia, il seguente grafico rappresenta la
percentuale di presenza su Internet con la specificazione del tipo di
attività svolta.
10
2.2. Collocamento di titoli di stato.
Altra attività è quella del collocamento dei titoli di Stato; questa ha
avuto inizio il 16 febbraio del 2000 quando la BEI - Banca Europea
degli Investimenti - ha prescelto il mercato italiano per la prima
emissione di e-bond attraverso la rete Internet. Le motivazioni che
hanno spinto la Banca Europea ad operare su Internet sono da
ricercare, innanzitutto, nella quantità di informazioni distribuibili sul
Web, notevolmente superiore rispetto ai canali tradizionali, e in
secondo luogo nella possibilità di contattare un maggior numero di
investitori, ed infine la possibilità di offrire servizi sempre più
sofisticati e raffinati. Ad esempio, ogni singolo investitore avrà la
Banche italiane su Internet (in %)
non hanno un sito trading on line
servizi home banking hanno un sito
Fonte: Èidos
11
possibilità di passare direttamente da un titolo ad un altro nel
momento più conveniente, agendo direttamente dal proprio PC.
La BEI è stata spinta ad intraprendere questa nuova attività anche in
considerazione del successo che ha avuto la prima emissione on-line
di titoli effettuata in Finlandia, dove, secondo Abn Amro e Deutsche
bank, ben il 50% degli ordini sono stati raccolti on-line.
2.3. Mobile commerce.
M-commerce: con questo termine si individua la possibilità di
effettuare vendite di prodotti o servizi attraverso la telefonia mobile;
non si tratta, com’è per l’E-commerce, di una attività sviluppatasi in
America e poi esportata nel resto del mondo, ma di una vera e propria
forma di business tutta italiana. Quest’idea nasce da due ordini di
considerazioni, prima di tutto la presenza in Italia dei due più grandi
gestori europei di telefonia mobile, ma anche e soprattutto dalla
maggiore diffusione dei telefoni cellulari rispetto ai PC. Basti pensare
che nel 2003, secondo la società di consulenza Ernst & Young, nel
mondo ci saranno 400 milioni di utenti di telefonia mobile, 100
milioni in più di quelli che avranno un computer, e saranno quasi tutti
concentrati in Europa, con le punte più alte in Italia.
12
Ciò non significa che bisognerà rinunciare alle opportunità che
derivano dal commercio on-line, ma solo che si dovrà rivederlo e
adeguarlo alle caratteristiche del mercato italiano. Per questo motivo, i
gestori italiani, e non solo, stanno sviluppando nuove tecnologie di
comunicazione attraverso la telefonia mobile, come il WAP o
l’UMTS, che consentono la navigazione in Internet direttamente dal
telefono cellulare, dunque l’M-commerce non si rivolge alle aziende,
ma ai consumatori.
Il mobile commerce presenta, però, due ulteriori problemi rispetto a
quelli di cui già abbiamo accennato, e che vedremo meglio in seguito,
del commercio online. Il più evidente è il problema della logistica, con
riferimento al commercio di prodotti tangibili, infatti il problema, già
esistente, della consegna di un prodotto acquistato via Internet viene
notevolmente amplificato quando l’acquisto viene effettuato attraverso
un apparecchio di telefonia mobile.
Il secondo problema che si presenta è legato alla tecnologia e alle
differenza dei mercati, basti pensare al costante aggiornamento
tecnologico che ogni singolo soggetto dovrebbe effettuare per restare
al passo con i tempi.
13
Di seguito viene riportato uno studio, recentemente condotto dalla
McKinsey, per determinare il valore che assumerà nel prossimo futuro
il commercio tramite la telefonia mobile.
3. Le diverse modalità di commercio elettronico.
Non esiste una definizione universalmente riconosciuta di commercio
elettronico; tra le principali possiamo citare quella di Pier Luigi
Bersani, Ministro dell’Industria, che, nell’introduzione della ‘Guida al
commercio elettronico’ presentata dall’Osservatorio Permanente sul
Commercio Elettronico, lo definisce come ‘l’insieme delle transazioni
Valore dell'M-commerce
(Mld. Lit)
0
20.000
40.000
60.000
80.000
100.000
120.000
140.000
2001 2003
Fonte: eMarketer
14
e delle procedure interne ed esterne, dirette ed indirette che
riguardano un modo nuovo di fare impresa, di organizzare l’attività
produttiva, commerciale e logistica, di svolgere funzioni
amministrative e finanziarie, utilizzando le tecnologie per ampliare il
mercato e la competitività di un’azienda’. Ovvero, possiamo
considerare la definizione data dalla Commissione UE nella
Comunicazione ‘Un’iniziativa europea in materia di commercio
elettronico’, in base alla quale per tale deve intendersi: ‘lo
svolgimento di attività commerciali e di transazioni per via elettronica
e comprende attività diverse quali la commercializzazione di beni e
servizi per via elettronica; la distribuzione online di contenuti digitali;
l’effettuazione per via elettronica di operazioni finanziarie e di borsa;
gli appalti pubblici per via elettronica ed altre procedure di tipo
transattivo delle Pubbliche Amministrazioni.’
Anche il commercio elettronico, come Internet, è nato e si è
sviluppato lontano dall’attenzione della massa; le prime forme di E-
commerce si sono sviluppate, parecchi anni fa, su reti chiuse che con
procedure telematiche, principalmente di tipo EDI
3
(electronic data
3
Protocollo, ossia insieme di regole e convenzioni che definiscono il modo in cui gli apparati di
una medesima rete comunicano tra loro, che fornisce i formati elettronici che consentono lo
scambio di dati tra aziende operanti su reti diverse e tra loro connesse.
15
interchange), rendevano possibile la comunicazione tra le grandi
imprese ed il loro indotto di clienti e fornitori diretti, quindi una rete in
un certo senso paragonabile all’odierna Intranet
4
.
Ad ogni modo l’oggettiva difficoltà, che da più parti si è riscontrata
nel tentativo di dare una definizione unica del commercio digitale, è
anche dovuta al fatto che non ne esiste un’unica forma; ma l’ambiente
nel quale si svolge l’attività commerciale e le caratteristiche dei
soggetti coinvolti nelle transazioni danno vita a quattro possibili tipi di
commercio on-line:
1. commercio elettronico tra aziende (business to business)
2. commercio elettronico tra aziende e consumatori (business to
consumer)
3. commercio elettronico tra consumatori finali (consumer-
consumer)
4. rapporti tra Pubblica Amministrazione e aziende e tra P.A. e
cittadini (Public Agencies to business, P.A. to citizens)
4
Rete privata che si estende, solitamente, su superfici limitate, realizzata utilizzando il protocollo
di comunicazione e le regole proprie della rete Internet. Non è raro il caso in cui a sua volta si
connette ad Internet.