2
materie testimoniano l’inesistenza, ancora, di studi sistematici che
affrontino ‘in un’ unica soluzione’ tutte le questioni linguistiche legate
esclusivamente alla lingua dei giornali.
Il Primo Capitolo affronta questioni legate propriamente alla scrittura e
alla realizzazione di un articolo: il discorso, ancora generale, cerca,
soprattutto nell’idea di una possibile cooperazione tra scuola e
giornalismo, una soluzione al problema della scrittura di questa
singolare forma e attraverso l’esempio di Beppe Severgnini propone un
‘percorso’ di scrittura.
Il Secondo Capitolo descrive, dal punto di vista strettamente linguistico,
le forme del giornalismo in modo da individuarne i processi che le
realizzano e attraverso cui si ‘definiscono’. L’attenzione, ovviamente, è
rivolta al commento in quanto genere e al registro brillante, nonostante
la tendenza a generalizzare alcuni aspetti e, nel complesso, a fare una
presentazione il più possibile esaustiva della varietà di questa scrittura;
nonostante l’obiettivo vero sia classificare la scrittura di Beppe
Severgnini.
Il Terzo e il Quarto Capitolo, complementari tra loro, sono quelli più
tecnici: vengono evidenziati gli aspetti lessicali e sintattici che
caratterizzano il linguaggio di Severgnini, così da capire quali siano i
presupposti che ne realizzano l’efficacia comunicativa finora postulata. I
fenomeni, individuati e analizzati, potranno rappresentare, nel
contempo, una proposta di scrittura.
Il Quinto Capitolo, l’ultimo, prende in esame un aspetto più generale:
studia non la scrittura tout court dell’autore, ma le sue applicazioni
nell’ambito dell’intervista. Per un lavoro più completo è sembrato
opportuno, infatti, trattare, anche in maniera sommaria, un aspetto
diverso della scrittura giornalistica di Severgnini, puntando l’attenzione
su un particolare genere con l’obiettivo di evidenziare lo stile brillante in
una interpretazione alternativa di una tecnica propria del giornalismo di
tutti i tempi. Si tratta di una presenza ad honorem, in questa ricerca,
essendo l’intervista, in fin dei conti, la riproduzione legittimata del
parlato.
3
Chiude il lavoro l’Appendice che è una raccolta dei pezzi di Severgnini:
vi sono presenti, interi, tutti gli articoli citati nel corso dell’analisi.
La ricerca, è intuitivo, tralascia aspetti e caratteristiche del linguaggio
giornalistico in generale e della scrittura di Severgnini in particolare che
sarebbe opportuno studiare nell’ambito di analisi più specifiche e
mirate: è sembrato sufficiente, per ora, proporre uno dei tanti percorsi
possibili.
4
1. Il mestiere di scrivere
“ Da quel giorno i miei temi d’italiano
dovevano avere tre caratteristiche: essere
brevi, e comunque restare all’interno di un
foglio protocollo (sapevo stringere la
scrittura per risparmiare qualche riga);
contenere frasi corte ; e utilizzare vocaboli
di uso comune. Anche oggi, quando scrivo,
seguo le stesse regole”
Beppe Severgnini
1
Se sia meglio una prosa lineare, sobria, pulita, regolare o, piuttosto, un
fraseggio morbido, allegro, vario, nessuno pu� dirlo: si tratta di stile
personale, di ritmo, di rispetto per le parole, di confidenza, familiarit�,
consapevolezza delle loro sfumature, della loro delicatezza, del loro
potere, del loro protagonismo sul foglio.
1.1 Una questione di stile.
Guai se chi scrive per mestiere non acquisisce, in breve tempo, un
proprio stile.
Secondo De Mauro lo stile "� il modo in cui, dato un senso da
esprimere in parole, organizziamo le parole in frasi e le frasi in
discorso"
2
. Normalmente si insiste sull� attenzione da prestare alla
scelta delle parole, alla loro disposizione, alla giusta punteggiatura da
1
B.Severgnini, Italiani si diventa, RCS Libri 1998, p. 80.
2
T.De Mauro, Guida all’uso delle parole, Roma, Editori Riuniti 1997, p. 93.
5
adoperare per determinare e evidenziare ritmo e scorrevolezza della
pagina; alla forma, ai contenuti, al senso. Il valore che, in De Mauro,
presiede a queste scelte, � la libert�; la scelta �non deve essere
capriccio�
3
, ma �coerente utilizzazione dei mezzi verbali�.
4
Il modo in cui,
via via, queste scelte (di parole, di maniere pi� o meno formali, di canali
di trasmissione del nostro messaggio) prendono corpo e si legano tra
loro definisce lo stile del testo.
Ad un livello semiotico, il concetto di stile � ben definito da Umberto
Eco che identifica due autori, Flaubert e Proust, per cui il concetto �
�squisitamente semiotico�
5
. Per Flaubert �lo stile � il modo�, irripetibile,
�di foggiare la propria opera�
6
attraverso cui si concretizza un modo di
pensare; Proust invece pensa che lo stile sia �l�intelligenza trasformata,
incorporatasi nella materia�
7
.
Queste sono le origini del concetto di �stile come modo di formare�,
quindi dell�opera d�arte come forma, e �non riguarda pi� soltanto il
lessico o la sintassi�, ma ogni strategia testuale: �apparterranno allo
stile (come modo di formare) non solo l�uso della lingua (o dei colori, o
dei suoni, a seconda dei sistemi o universi semiotici) ma anche il modo
di disporre strutture narrative, di disegnare personaggi, di articolare
punti di vista�
8
. Secondo questo punto di vista, che � quello dell�analisi
semiotica, parlare di stile significa spiegare come l�opera � fatta,
mostrare come � stata fatta, individuare le cause, i motivi, i modi in cui
si apre a un certo tipo di ricezione.
La parola stile ha, inoltre, due valori storici fondamentali:
1. I tratti formali �che caratterizzano il modo di esprimersi o di scrivere
di un autore�
9
;
3
Ivi, p. 94.
4
Ibidem.
5
U.Eco, Sullo stile, in U.Eco Sulla letteratura, Milano, Bompiani, 2002, pp. 172-190:
p. 173.
6
Ibidem.
7
Ibidem.
8
Ivi, p. 174.
9
C. Segre, Avviamento all’analisi del testo letterario, Torino, Einaudi, 1985, p. 307.
6
2. I tratti formali �che caratterizzano un gruppo di opere su basi
storiche o tipologiche�
10
.
Scrivere, si sa, non � semplice, insegnare a scrivere � molto difficile,
acquisire uno stile � arduo, offrirsi al pubblico e da questo essere
accettati e apprezzati � la sorte di pochissimi. Proprio da questi
presupposti prende il via questo lavoro perch� parlare di scrittura
giornalistica, studiarne uno stile preciso, come in questo caso, o
affrontare il discorso in generale per tentare di fornire schemi
compositivi, significa anche porsi il problema in maniera cosciente del
ruolo dell�insegnamento e della maniera d�insegnamento di questa
particolare forma.
1.2 Scuola e giornalismo.
�Scuola e giornalismo dovrebbero essere alleati�
11
: di questo � convinto
Franco Franchini, constatando l�aggravarsi della gi� infelice situazione
della scrittura.
L�introduzione della lettura dei giornali nelle scuole, iniziativa da tre
anni a questa parte meglio conosciuta come �Il Quotidiano in classe� e
promossa dall�Osservatorio Permanente Giovani Editori, potrebbe
essere, allora, una possibilit� di collaborazione e un�ipotesi di lavoro.
Che questa alleanza, cooperazione, porti realmente dei frutti � un
aspetto auspicabile, certo, ma secondario: per ora � importante
sensibilizzare e sensibilizzarsi al problema e cercare di stabilire un
rapporto il pi� stretto possibile tra scrittura, scuola e giornalismo.
Non ci sono �ricette magiche da offrire ai responsabili�
12
, ma �stimoli e
incoraggiamenti alla lettura abituale di libri e giornali�
13
potrebbero
essere una soluzione per acquisire quello stile di cui si � parlato.
Soprattutto l�esercizio potrebbe essere vantaggioso per appropriarsi di
un metodo: �esercitazioni periodiche di scrittura non con il vecchio
10
Ibidem.
11
F.Franchini, La scrittura giornalistica, Roma, RAI-ERI 1997, p. 65.
12
Ibidem.
13
Ibidem.
7
tema, ma con un componimento che potrebbe sempre pi� assomigliare
ad un articolo giornalistico � un buon articolo, sia chiaro! � senza frasi
fatte, senza retorica e sdolcinature accattivanti�
14
dovrebbero avere una
loro reale dimensione in un programma didattico.
Intanto, Maria Emanuela Piemontese recentemente ha scritto che �per
produrre testi chiari, semplici e precisi, occorre imparare a controllare:
• La superficie del testo attraverso scelte che riguardano:
LESSICO E SINTASSI;
• L�organizzazione logico-concettuale del testo, sapendo:
- ORDINARE LE INFORMAZIONI
(secondo una �struttura a piramide�: dall�informazione pi� rilevante,
dalla pi� generale alla pi� particolare)
- RAGGRUPPARE LE INFORMAZIONI
(per blocchi omogenei)
- ESPLICITARE TUTTE LE INFORMAZIONI NECESSARIE
(per ridurre la quantit� di inferenze richieste al lettore)�
15
.
L�obiettivo di queste indicazioni � cercare e individuare un nuovo
approccio alla didattica della scrittura cercando di mettere in luce
alcuni aspetti non secondari della scrittura stessa come la chiarezza, la
semplicit� e la precisione: valori fondamentali dello scrivere, soprattutto
dello scrivere per comunicare.
Pi� precisamente Cristina Lavinio illustra, nell�ambito di un discorso
molto pi� ampio sulle nuove forme di scrittura a scuola, le specificit�
del saggio breve e dell�articolo di giornale. La tesi sviluppata � che tra le
due forme di scrittura ci sia, c��, una zona di sovrapposizione: sui
giornali, infatti, anche sui quotidiani, si trovano articoli che possono a
pieno titolo definirsi saggi brevi; �non � il caso di radicalizzare
l�opposizione, si tratta piuttosto di sollecitare la produzione di testi
provvisti di coerenza interna (anche quanto a stile espositivo) ed
esterna, cio� di coerenza pragmatica rispetto a un eventuale contesto di
14
Ibidem.
15
M.E Piemontese, La scrittura: un caso di problem solving, in A.R.Guerriero,
Laboratorio di scrittura, Firenze, La Nuova Italia, 2002, pp. 3-40.
8
pubblicazione e a un eventuale pubblico-destinatario�
16
. La differenza
fra il saggio breve e l�articolo di giornale � relativa alla
contestualizzazione: l�articolo, infatti, � sempre legato ad un�occasione
che ne giustifica la comparsa sulle pagine del mezzo d�informazione,
quindi � opportuno che di questa occasione rimanga traccia nell�articolo
stesso. Ci� che Lavinio sottolinea � che, proprio nell�ambito della prova
scritta d�italiano, la proposta dell�articolo di giornale come forma di
scrittura induce a selezionare l�opzione �saggio breve�, perch� gli
argomenti delle prove, almeno di quelle proposte finora, sono
difficilmente risolvibili con le stesse modalit� di scrittura dell�articolo di
cronaca.
1.3 Tipologie di articoli.
Questo capitolo in cui, fatalmente, si confondono prescrizioni, consigli e
relative attuazioni sarebbe opportuno offrisse, prima di tutto, un
inventario dei principali tipi di articoli.
Anche se sarebbe sufficiente sfogliare un qualsiasi quotidiano per
individuare la cronaca (nazionale o cittadina, nera, giudiziaria, bianca,
rosa, sportiva, politica), il commento o il resoconto e distinguerli
agevolmente, consideriamo la distinzione operata da Paolo Murialdi,
accettabile bench� �datata� e limitata in questo brano alla sola
informazione politica: �Il quotidiano presenta ai lettori il risultato delle
sue scelte e delle sue valutazioni in vari modi: con la cronaca politica o
�pastone�, con la nota, col resoconto, con le notizie, con il commento
vero e proprio (�) La cronaca politica � l�articolo che riporta i fatti pi�
importanti selezionandoli, riassumendoli, inquadrandoli (�) Si presta,
infatti, a sottili manipolazioni dell� informazione che vanno
dall�omissione alla reticenza, alla riduzione d�importanza da un lato, alla
sottolineatura, al rilievo, all�enfasi dall�altro (�) Si chiama nota politica
quell�articolo che si occupa di un problema solo (�) in chiave
informativa ma soprattutto di commento (�) A volte, invece, la nota �
16
C.Lavinio, L’articolo di giornale tra le nuove forme di scrittura a scuola, in
A.R.Guerriero, Laboratorio di scrittura, Firenze, La Nuova Italia, 2002, pp. 153-165.
9
un vero e proprio commento: ci� avviene quando costituisce il
complemento di un resoconto politico (�) Le notizie, quarta specie
dell�informazione politica, comunicano brevemente un fatto minore e le
reazioni che ha determinato (�) Infine c�� il commento (�) Le diverse
posizioni ci dicono quale importanza il direttore annette a questo
articolo e quale peso ha voluto dargli�.
17
L�informazione, non solo politica, con ovvie distinzioni in base agli
argomenti trattati e con differenze e preferenze che variano da pagina a
pagina, ancor di pi� da quotidiano a quotidiano, ancora oggi viene
organizzata secondo questa suddivisione delle notizie e distribuita in
una tipologia di articoli che � rimasta tale.
Pi� precisamente Alberto Papuzzi assicura che �esiste una
tradizionale nomenclatura degli articoli, in base alla quale le varie
tecniche di rappresentazione della notizia possono essere diversamente
sfruttate: dunque il rapporto del giornalista con il testo muta secondo la
tipologia dell�articolo�
18
. In base a ci� che afferma Papuzzi � operante e
fondamentale la separazione tra cronaca e commento. Nell�ambito della
cronaca � ovvio che �notizia� non indica solo il nucleo del giornalismo,
ma anche �il testo base per comunicare i fatti notiziabili, quello che
contiene gli elementi essenziali�.
Il servizio, di cui il resoconto (l�esposizione lineare dei fatti) e il reportage
(che dilata la notizia cogliendo le sfumature pi� significative dei fatti)
sono due tipologie specifiche, aggiunge informazioni, descrizioni, ipotesi
e secondo alcuni manuali comprende tutti i pezzi pi� lunghi della
semplice notizia.
Per quanto riguarda il commento, l’articolo di fondo, rigorosamente in
prima pagina, ne � l�espressione pi� classica; l�editoriale e l�opinione
sono forme pi� elastiche che offrono un pluralismo di posizioni sui
problemi; il corsivo (commento polemico, ironico e tagliente allo stesso
tempo) e la rubrica (spazio riservato al dialogo tra i lettori e un
commentatore) sono, ancora, sottoclassi dell�editoriale e dell�opinione.
17
P. Murialdi, Come si legge un giornale, Roma-Bari, Laterza, 1976, pp. 43-49.
18
A. Papuzzi, Etica e tecnica, in AA.VV., Stile Stampa, Torino, La Stampa, 1998, pp. 3-
67: p. 42.
10
Tutti questi materiali si articolano nell�inchiesta, �l�articolo principe,
banco di prova della maturit� dei giornalisti�
19
, di cui abbiamo due tipi:
investigativa (che punta ad accertare la verit� di un fatto) e conoscitiva
(si propone di informare sulla realt� in cui viviamo, pi� che fatti
specifici considera grandi fenomeni).
Il �tipo� a cui si adatta meglio il discorso brillante �, intuitivamente, il
commento: genere ormai diffusissimo e dalle tante applicazioni,
contenitore di articoli difficilmente classificabili, etichetta unica per
pezzi diversissimi.
1.4 Beppe Severgnini docet.
Al commento, del resto, appartiene la produzione di Beppe Severgnini,
di cui ora si riporta un articolo apparso su Io Donna
20
del 27 Maggio
2000; sono consigli per scrivere bene �l�articolo di maturit��, note di
professionalit� al servizio di tutti, per questa ricerca un bello spunto.
Ecco l�articolo, un decalogo per chi si cimenta a redigerne uno e allo
stesso tempo una rivelazione di stile:
L’aria torna a profumare di maturità, e si comincia a discutere su come
scrivere un tema sotto forma di articolo (o viceversa, non ricordo). Ecco
alcuni consigli non richiesti. Quindi, sinceri.
1. Avere qualcosa da dire
2. Dirlo
3. Dirlo brevemente
4. Non ridirlo
5. Dirlo chiaro
6. Dirlo subito
7. Dirlo in modo interessante
8. L’ aggettivo è radioattivo
9. Metafore: occhio alla muffa
10. Citazioni: poche ma buone
19
Ivi, p.43.
20
Magazine del Corriere della Sera, in uscita il Sabato.
11
Spiegazioni:
1. C’è chi comincia a scrivere; e decide strada facendo cosa dirà. Da
evitare. Prima di partire, è bene sapere dove si vuole arrivare.
2. Se avete deciso che intendete dire A, non scrivete B perché suona
bene.
3. Non c’è bisogno di essere telegrafici. Basta essere asciutti. Pensate ai
Dieci Comandamenti: solo quarantanove parole.
4. Il lettore non è stupido. Se ripetete si scoccia.
5. Periodi brevi, poche secondarie, mai più di un “che” in un periodo.
Dopo aver scritto, tagliate. Scrivere è come scolpire: bisogna levare.
6. E’bene far capire qual è l’ argomento (e il vostro punto di vista).
7. Il lettore vi può mollare in qualsiasi momento. Trattenetelo. Logica,
fantasia, intuizione, sorpresa, umorismo: tutto serve. L’unica colpa
imperdonabile, per chi scrive, è la noia.
8. Un aggettivo in una frase è potente. Due sono interessanti. Tre si
annullano. Quattro annoiano. Cinque uccidono (l’articolo, il tema, e
l’attenzione del lettore).
9. Non si può scrivere “Ci sentivamo precari come foglie d’autunno”. Le
foglie hanno smesso di cadere dopo Prevert e Ungaretti. Occorre
inventarsi qualcos’altro. L’unica metafora buona è la metafora nuova
(“Ci sentivamo precari come supplenti e sottosegretari”).
10. Diceva Ralph Waldo Emerson: “I hate quotations. Tell me what you
know” (Odio le citazioni. Dimmi quello che sai). E’ una citazione: ma
rende l’idea.
Il commento di questo articolo sar� un pretesto per iniziare ad
esplorare, ad un livello superficiale, la scrittura dell�autore e per
testarne la creativit� linguistica, in un�epoca in cui il giornalismo soffre
pi� che mai della omogeneizzazione, desemantizzazione, robotizzazione
delle parole. Lo studio della scrittura di Severgnini servir� inoltre a
dimostrare che il giornalismo � una forma di letteratura e che i testi
giornalistici, se affrontati in maniera consapevole, presentano come gli
altri (poesia, narrativa ecc.) molteplici livelli di analisi e costituiscono
strumenti validissimi per la didattica.
12
1.4.1 Avere qualcosa da dire.
Sul primo punto � �avere qualcosa da dire�- siamo tutti d�accordo.
A turno, tutti abbiamo lamentato l�insufficienza, quando non la totale
assenza, di �contenuti� negli articoli di giornale. Anche l�articolo di
cronaca, sportiva, economica o cittadina, che, a rigor di logica, non
porrebbe il problema del cosa dire, ma del come dirlo, a volte �
incompleto e insufficiente dal punto di vista contenutistico; la notizia �,
spesso, approssimativa e vaga, neanche varie colonne diligentemente
compilate ovviano all�inconveniente dell�incompletezza comunicativa.
Questa non � un�impressione se anche Franco Franchini, docente
affermato alla scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia, nel
redigere un �casereccio decalogo� per chi scrive, pone al primo posto,
proprio come Severgnini, l�imperativo �avere qualcosa da dire (sembra
lapalissiano, ma quasi sempre un brutto articolo, una brutta lettera, un
brutto libro, sono tali proprio perch� non hanno niente da dire)�
21
.
A rafforzare la consapevolezza di questa lacuna della carta stampata,
oltre agli avvertimenti dei preoccupatissimi Franchini e Severgnini i
quali, forti della loro autorit� in materia, hanno presentato sotto forma
di suggerimento affettuoso il primo, fondamentale aspetto da curare per
scrivere un �buon pezzo�, contribuisce l�intervento di Umberto Eco.
Probabilmente a causa di un velato rispetto per quella autorit� austera
che � la stampa, non a caso denominata �quarto potere�, la reticenza ad
evidenziare questo primo, grande, diffuso difetto, � espressa con ironia e
sarcasmo anche da Eco. Alla domanda �Cos�� una notizia?� risponde
che �un detto aureo del giornalismo internazionale dice, come ciascuno
sa, che un cane che morde un uomo non fa notizia, ma un uomo che
morde un cane si�
22
, con evidente riferimento alla spettacolarit�, alla
eccezionalit� che, inevitabilmente, fa notizia. Procede immaginando
come un giornale americano diffonderebbe una simile notizia: poche
21
F. Franchini, La scrittura giornalistica, Roma, RAI-ERI 1997, p. 78.
22
U.Eco, Guida all’interpretazione del linguaggio giornalistico. Appendice a Capecchi-
Livolsi, La stampa quotidiana in Italia, Milano, Bompiani, 1971, pp. 335-377: p. 335.
13
parole, ma chiare; in tre righe tutte le informazioni precise sul fatto,
dall�uomo, al cane, al morso; �potrebbero eventualmente seguire, ma
solo dopo, particolari sulla ferita, dichiarazioni dello psichiatra,
rapporto del sergente di polizia ecc.�
23
. Bene. Ora arriva il bello.
E se fosse un giornale italiano a diffondere la stessa notizia?
Eco, in maniera non troppo azzardata, pensa che i nostri giornali
riporterebbero in un pastone politico le preoccupazioni destate in
parlamento, le risposte del ministro della Sanit� all�interrogazione di un
deputato circa i provvedimenti adottati e, dulcis in fundo, in un articolo
di fondo
24
: �Il caso del tramp indigeno che ha creduto opportuno sfogare
i propri istinti ferini sul pi� tradizionale amico dell�uomo, ha suscitato
una discussione politica che va al di l� dei limiti, in se� risibili,
dell�episodio(�)Mentre le opposizioni hanno depistato le giuste
preoccupazioni del Parlamento circa le intemperanze del regionalismo
eccedente (�)in un processo alla mano pubblica accusata di dar poca
attenzione a quello che gli anglosassoni chiamano �mental healt� (�)
Poich� la discussione si � aperta non sar� inutile riproporci il problema
medico-deontologico, nel contempo politico e sociale, di un controllo
dell� igiene mentale della popolazione avventizia della nostra citt�.�
25
Questo, che � chiaramente un delirio di fantasia, � utile ad evidenziare
quanto la poca chiarezza, la complessit�, sia ostacolante per la ricezione
del messaggio; e a ironizzare sull�assenza, inverosimile per una cronaca,
dei protagonisti del fatto. Il contenuto �, pi� che mai, vacuo.
Se avessimo dubbi sulla corrispondenza del reale a queste prospettive,
Eco riporta, al di l� del gioco, anche due stralci che �non sono
inventati�, tiene a precisare: riprenderli sarebbe per noi superfluo,
questo � uno dei casi in cui la realt� supera la fantasia.
23
Ibidem.
24
Scritto che esprime il giudizio del giornale sui pi� importanti avvenimenti: � posto in
apertura.
25
U.Eco, cit., p. 335.
14
1.4.2 Dirlo, dirlo brevemente, non ridirlo, dirlo chiaro, dirlo subito, dirlo
in modo interessante.
Ha ragione Beppe Severgnini quando nel secondo dei suoi
�comandamenti� � �Dirlo� � consiglia di arrivare subito al nocciolo del
discorso. Insiste molto sulla cura di questo aspetto, pare seriamente
preoccupato quando, nei punti successivi, in una incalzante
successione, quasi prega di �dirlo brevemente�, �non ridirlo�, �dirlo
chiaro�, �dirlo subito�. Non si fida o � un cultore del repetita iuvant: in
entrambi i casi fa bene, considerata la qualit� dell�offerta.
Tra avvertenze grammaticali (�periodi brevi, poche secondarie�) e dritte
etico �comportamentali (�� bene far capire il vostro punto di vista�)
propone un percorso: seguendolo c�� la possibilit� di giungere a un
prodotto accettabile. Ma il problema � evidentemente un altro: la
frequente oscurit� nella e della comunicazione.
L�intenzione, insomma, � buona; il dramma vero � perseguirla. Che
spesso ci sia una soggettiva, scarsa chiarezza di idee da parte di chi
scrive �, purtroppo, opinione dilagante.
C�� chi d� pi� importanza al pericolo dell�oscurit� del linguaggio, una
sorta di paura del buio, e chi, come Severgnini, ritiene sia pi� urgente
insistere sull�insufficienza delle buone intenzioni linguistiche. Il nesso
strettissimo tra pensiero e linguaggio �, comunque, ormai accettato da
tutti.
Franchini che, nel suo decalogo, dedica ben quattro punti alla scelta del
linguaggio avvertendo di evitare quello familiare o parlato, ma di
guardarsi bene anche dallo scrivere �in bella, col birignao�, di �non
confondere la sciatteria con la disinvoltura�, �sintomi di maleducazione
intellettuale�
26
, apparterrebbe a quella schiera di studiosi che si
preoccupa piuttosto di evitare l�oscurit� del linguaggio. Effettivamente
questo � un punto critico nell�ambito della teoria del fa’ la cosa giusta;
certo l�equilibrio, il giusto mezzo, il linguaggio medio, la comprensione
per tutti�Non � facile.
26
F. Franchini, La scrittura giornalistica, Roma, RAI-ERI 1997, p. 78.