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Incipit
L’elemento che contribuì alla realizzazione della più importante
opera filosofica di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, la
‘Fenomenologia dello spirito’, fu l’influsso e l’attrazione che il
filosofo idealista tedesco ebbe dalla sorella schizofrenica Christiane
Luise.
Quanto appena detto dimostra come l’associazione tra due elementi
antitetici quali il dolore dell’inconscio e la volontà di superarlo della
coscienza stessa, siano in grado di dare alla luce grandi opere
intellettuali che rimarranno indelebili nella storia.
Ecco che la presa di coscienza di quanto sta avvenendo in ambito
economico, ossia una crisi mondiale molto grave e profonda,
costringe ogni singolo studioso dapprima ad analizzarne le cause e
successivamente a teorizzare delle soluzioni possibili.
Se il capolavoro hegeliano è ‘la storia romanzata della coscienza
che via via si riconosce come spirito’, la ricerca scientifica di ogni
economista dovrebbe volgere allo studio analitico degli errori della
finanza moderna, mirando al ricongiungimento di essa con il suo
fondamentale ruolo originario all’interno del sistema economico.
Il seguente lavoro persegue l’obiettivo di dimostrare, innanzitutto a
me stesso, che la finanza non è un cinico e senza scrupoli gioco
d’azzardo di tipo predatorio a danno di inesperti risparmiatori, ma
bensì uno strumento che può aiutare in maniera etica il
miglioramento economico della collettività.
‘Non sarà l’economia a rovinare gli investitori; saranno gli
investitori stessi a farlo.’
Warren Buffet
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Introduzione
Esiste una ‘speculazione etica’?
È possibile perseguire il rischio finanziario in modo etico?
È da tali domande che è nato il seguente lavoro, che ha come
obiettivo quello di analizzare tra le possibili soluzioni all’attuale crisi
finanziaria, quella che segue il cosiddetto ‘codice etico’.
Con tale espressione si fa riferimento a un insieme di principi di
condotta afferenti il contesto sociale, focalizzandosi in particolare
sull’ambito economico-finanziario.
La finalità che mi sono proposto di perseguire è far capire che è
possibile avvalersi della finanza in modo morale ed etico,
incrementando il benessere non solo individuale, ma bensì dell’intera
collettività economico-finanziaria.
Il seguente lavoro è strutturato in quattro parti, attraverso cui saremo
in grado di analizzare l’attuale contesto finanziario, i suoi errori e la
mancanza di etica e di morale che lo caratterizza.
Nella prima parte della trattazione verrà analizzato il concetto di
etica dell’economia e della finanza, attraverso un excursus sulla
storia del pensiero economico che sottolineerà la distanza
dell’attuale finanza rispetto al suo carattere etico; l’evoluzione della
moderna ingegneria finanziaria ha portato alla mercificazione dei
mercati, che oramai risultano essere caratterizzati da un agere
economico privo di solidarietà, equità e giustizia sociale,
caratteristiche fondamentali per la responsabilità sociale di
un’impresa e di un investitore; a questo riguardo, nell’ultimo
capitolo della prima parte si accennerà alle peculiarità della finanza
islamica confrontandola con il sistema finanziario occidentale.
Nella seconda parte della tesi sarà dettagliatamente analizzato il
concetto di rischio finanziario, innanzitutto nel suo carattere
antropologico facendo riferimento alla finanza comportamentale,
ossia allo studio delle scelte economiche degli agenti in ambito di
incertezza, partendo dalle teorie classiche dell’economia per finire
all’irrazionalismo moderno. In seguito si entrerà nel dettaglio delle
tecniche della moderna finanza, perseguendo la finalità di analizzare
criticamente le scelte decisionali di imprese e investitori per quanto
concerne la struttura finanziaria dei propri investimenti, la quale
risulta spesso eccessivamente sbilanciata verso il capitale di debito,
da cui scaturisce un profilo rischio-rendimento troppo elevato che ha
un impatto sulla collettività molto negativo. L’ultimo capitolo della
seconda parte è relativo all’esternalizzazione del rischio finanziario,
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con particolare attenzione agli strumenti derivati e al loro abuso da
parte degli operatori economici, fattore che ha inciso notevolmente
sulla moderna crisi finanziaria.
La terza parte del lavoro descrive una possibile soluzione etica alla
moderna crisi economico-finanziaria. Il primo capitolo descrive i due
elementi che caratterizzano il ‘codice etico’ della finanza, ossia in
primo luogo il ‘Socially Responsible Investing’, ossia l’investimento
socialmente responsabile, e in secondo luogo lo ‘Environmental
Social and Corporate Governance’, ossia la gestione della
sostenibilità e dell’impatto sociale relativi agli investimenti di una
società. Successivamente saranno descritti i lineamenti fondamentali
dell’investimento etico, il quale permette non solo una maggiore
attenzione ai fattori ambientali e sociali, ma permette anche di
ottenere una performance finanziaria migliore rispetto
all’investimento tradizionale. Nell’ultimo capitolo della terza parte si
farà riferimento ai moderni indici etici, in particolare allo ‘Ethic
premium puzzle’ e ai benefici che si possono trarre dall’investimento
‘sustainability-oriented’.
La quarta e ultima parte del lavoro concerne l’analisi quantitativa
che è stata realizzata, con l’intento di dimostrare statisticamente la
superiorità in termini di economicità delle società con alti parametri
etici, rispetto alle società non interessate alla responsabilità e
sostenibilità socio-ambientale.
Ad oggi i termini utilizzati nelle domande all’inizio
dell’introduzione, ossia speculazione etica e rischio finanziario etico,
sembrano essere ossimorici, e tale contrasto è giustificato
dall’aberrante modus operandi degli operatori dei mercati finanziari,
riferendomi in particolare agli istituti creditizi e agli speculatori dei
mercati che hanno strumentalizzato l’attuale ingegneria finanziaria
per ottenere come unico obiettivo la massimizzazione del profitto
individuale.
Accostando il termine ingegneria a finanza, intendo riferirmi alla
combinazione dei più innovativi strumenti economici per creare
moderni prodotti finanziari personalizzati, con cui gestire il rischio
in maniera semplice ed efficace: è assai scoraggiante ammettere che
uno dei motivi dell’attuale crisi è da rintracciarsi proprio nell’utilizzo
arbitrario e ingiustificato dei nuovi strumenti finanziari.
In particolare occorre fare riferimento ai derivati, strumenti
finanziari il cui originario utilizzo è l’hedging, ossia la strategia
d’investimento disegnata per ridurre il profilo di rischio di un
portafoglio, riducendone la volatilità; paradossalmente tali strumenti
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sono stati successivamente utilizzati per pura speculazione
finanziaria, creando danni enormi a tutto il sistema economico
finanziario.
Ai fini di tale analisi, è fondamentale chiarire il concetto di rischio e
di speculazione, per esplicitare che essi non sono in contrasto con il
termine etica, come purtroppo si crede negli ultimi anni.
Etimologicamente, il termine rischio è l’unione di due concetti
differenti: il primo relativo all’esporsi a un pericolo, più
precisamente ‘superare uno scoglio’ o ‘vogare all’indietro’; in
secondo luogo ‘tutto ciò da cui si trae profitto’, quindi
un’opportunità da cui ottenere rendimento. In termini più
specificatamente finanziari, il rischio è riconducibile alla possibilità
che un investimento produca un guadagno o una perdita, vale a dire
all’aleatorietà di tale operazione economica.
Il termine speculazione invece deriva dall’azione dell’osservare,
dell’esplorare tramite calcoli e analisi per far progetti e imprese
commerciali. Nel pensiero economico siamo passati dall’ottica
neoclassica, che definisce la speculazione come l’attività di un
operatore che all’aumentare dei rischi assunti richiede una sempre
maggiore remunerazione, alla definizione keynesiana secondo cui la
speculazione è l’arte di prevedere le mosse future dei concorrenti.
In ambito squisitamente finanziario, oggi la speculazione è definita
come l’attività di investire nel presente su un mercato, presumendo
un esito futuro il cui verificarsi o meno produrrà un profitto o una
perdita.
Le definizioni appena date non sembrano contrastare con l’idea di
morale o etica, in quanto l’attività di investimento sul mercato
prevedendo di ottenere un guadagno o una perdita in condizioni
future incerte, può essere implementata in modo assolutamente etico,
vale a dire seguendo regole e principi conformi all’agere morale,
ossia alla cosiddetta scienza dei costumi che insegna la pratica del
bene e delle buone azioni, le quali devono dirigere la libera attività
dell’uomo anche e soprattutto in ambito economico.
Allora è lecito chiedersi la ragione per la quale i due concetti oggetto
di analisi, ovvero l’etica e il rischio finanziario, siano in così forte
antitesi tra loro; la risposta può essere inizialmente trovata nella
cosiddetta ‘behavioural finance’, che ci permette di analizzare gli
errori del comportamento dell’homo oeconomicus.
Infatti nella finanza comportamentale è noto che la condotta
dell’investitore finanziario è tutt’altro che razionale, essendo
caratterizzata da bias comportamentali, trappole in cui i risparmiatori
cadono ad esempio per l’eccessiva fiducia in se stessi, la non
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conoscenza degli strumenti finanziari in cui investono o la tendenza
a non cambiare idea.
Tali trappole sono sovente sfruttate da chi attua l’insider trading,
tramite cui si approfitta di asimmetrie informative per un proprio
guadagno. È proprio a causa di tali errori che spesso gli attori non
professionisti dei mercati finanziari agiscono in modo errato: la
conseguenza non è solo una perdita di guadagno riferibile al singolo
individuo, ma purtroppo all’intero mercato.
Mi sto riferendo in particolare al parossismo della speculazione
finanziaria moderna, la cui massima espressione è relativa a pratiche
come lo scalping, lo short selling e il moral hazard, concetti che
saranno ampiamente approfonditi nel prosieguo.
Ecco come risulta chiara la discrasia tra comportamento finanziario
moderno ed etica: come si può parlare di condotta morale in mercati
finanziari nei quali l’abuso di informazioni privilegiate è in costante
aumento da dieci anni a questa parte?
Dagli errori della finanza moderna si capisce quanto occorra
un’educazione etica sia per i professionisti della finanza, sia per i
piccoli risparmiatori i quali altrimenti diventano un numeroso mezzo
per arricchire i pochi speculatori.
La finanza deve essere uno strumento a sostegno dei mercati e della
collettività: uno dei più grandi e gravi errori che la finanza moderna
sta commettendo è quello di permettere la massimizzazione di utilità
e profitto dei singoli a discapito della collettività; ciò
ineluttabilmente comporta un guadagno e un benessere individuale
di breve termine, destinato a produrre una crisi sempre più in
espansione che poi coinvolgerà anche gli stessi che vi hanno
speculato. Di conseguenza risulta necessario perseguire come
obiettivo primario il benessere collettivo in modo etico per poi
ottenere quello individuale.
Il mio interesse e fascino verso la finanza mi ha portato a concordare
con la definizione dell’attività finanziaria come una delle tre pietre
angolari del mondo moderno, insieme alla ricerca scientifica
applicata e all’intraprendenza.
Grazie alla finanza si può trasportare ad esempio il denaro non
utilizzato verso chi ha nuove idee, permettendo di creare valore
restituendo il denaro con degli interessi; la finanza permette un uso
moltiplicativo del denaro, che può aiutare le economie emergenti;
inoltre la finanza è in grado di aumentare il valore delle aziende e dei
prodotti ed è pacificamente considerata come uno dei gangli
fondamentali dell’economia moderna.
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Il mondo economico moderno sta patendo un eccesso di
‘finanziarizzazione’: stiamo assistendo ad una degenerazione della
funzione e del compito della nuova finanza, che è sempre più
distante dall’economia reale ed ha ecceduto il proprio compito
creando bolle speculative finanziarie.
L’attuale movimento degli ‘indignados’ si sta scagliando soprattutto
contro le cosiddette ‘banksters’ e gli isituti di credito che
implementano attività parallele a quelle consuete e tradizionali,
attraverso la ‘finanza ombra’ che ha contribuito in maniera
significativa alla genesi della débacle del mercato immobiliare
statunitense: intendo riferirmi allo shadow banking, relativo alle
attività finanziarie non regolamentate e non sottoposte al rispetto di
controlli, le quali non garantendo adeguati requisiti di sicurezza agli
investitori, permettono di conseguire prestiti a convenienti tassi
d’interesse o investimenti ad alto rendimento; gli hedge funds
rappresentano la tipica espressione di tali attività.
Ecco che più in generale si palesa necessaria una ristrutturazione
etica del capitalismo, che deve per forza partire da un nuovo
concetto della finanza, in cui l’eticità, i valori e la morale devono
essere messi al primo posto.
Per ottenere ciò risulta fondamentale la presenza di una
responsabilità morale molto elevata da parte di chi guida una banca o
un qualsiasi istituto finanziario: un operatore morale e con dei
principi non scende mai a compromessi, evitando la corruzione e
preferendo una condotta etica.
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1. Etica della finanza
L’espressione ‘etica della finanza’ ha fin da subito suscitato in me
molto interesse, e ciò grazie all’involontaria e istintiva
contrapposizione che ho riscontrato nei due termini.
Analizzando i termini se ne desume che l’etica non è antitetica alla
finanza come solitamente si pensa, ma al contrario che l’etica
appartiene alla finanza, è al suo interno, di conseguenza ne condivide
gli obiettivi; e dato che il compito dell’etica è di studiare l’uomo, da
quanto appena evidenziato segue che anche la finanza è un’attività
umana. Tale concetto è fondamentale, perché permette di
comprendere come la finanza ha la possibilità di aprirsi a un campo
non solo tecnico ma anche relativo all’uomo, il quale risulta essere al
centro della stessa finanza, che ne dovrebbe riscoprire l’importanza e
il ruolo.
È in questo modo che l’etica permette alla finanza di svilupparsi in
un contesto più ampio ed elevato, la cui peculiarità è la relazione tra
finanza e persona umana.
La domanda che ad oggi mette in crisi i più accaniti sostenitori del
nuovo capitalismo è la seguente:
‘Oltre l’avanzatissima tecnica della moderna finanza, dov’è
l’uomo?’
Il continuo incedere della tecnocrazia nel nostro sistema rischia di
sopprimere l’umanesimo, affermazione più elevata della dignità
degli esseri umani, il quale contraddistingue la nostra civiltà: stiamo
assistendo impotenti alla tecnicizzazione della vita sociale, da un lato
affascinati dagli enormi guadagni e profitti che i nuovi strumenti
tecnici permettono di ottenere, dall’altro impauriti dalla
disumanizzazione della nuova economia. Occorre sempre avere
presente che la finanza è sempre stata e deve continuare ad essere a
servizio dell’economia reale, ossia dello sviluppo delle persone;
interessante a riguardo la ricetta anticrisi del premier britannico
David Cameron: ‘meno finanza e più economia reale’. Tale
provocazione è molto utile per rendersi conto quanto negli ultimi
anni la finanza si sia distaccata dal suo compito primario, ovvero
come impiegare il denaro per massimizzare l’economia di un
sistema, e sia divenuta sempre più autoreferenziale.
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La finanza non può essere fine a se stessa, è necessario che ci sia un
sistema culturale al centro della finanza, e ciò si può ottenere grazie
all’etica, che però non può essere considerata come un ‘costo’ per
umanizzare la finanza.
Ad oggi la contrapposizione etica-efficienza è ingiustificata, dal
momento che è pacificamente noto come l’etica d’impresa e la
responsabilità sociale d’impresa abbiano dei risvolti positivi sia
sull’immagine delle aziende sia sulla loro redditività.
Ecco che incrementare la responsabilità sociale e l’eticità delle
persone che operano nel sistema finanziario sembra essere uno dei
necessari interventi alla crisi attuale.
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1.1 Antropologia dell’etica economica
L’etica è la Scienza della morale.
In quanto tale essa permette di governare i nostri costumi, usi,
abitudini e consuetudini, termini dai quali l’etimologia del termine
etica deriva. Nell’ambito delle scienze sociali, l’economia è la
disciplina che studia le scelte razionali da compiere per soddisfare i
bisogni materiali della collettività. Si presuppone che tali
comportamenti sociali, da cui scaturiscono delle scelte economiche,
seguano una ratio: ossia la ragione, la razionalità e il raziocinio, che
rappresentano le forze intellettuali più elevate dell’uomo,
permettendogli la facoltà di compiere azioni con criterio. Non a caso
mi avvalgo del termine ‘criterio’, il quale in senso strettamente
filosofico indica i Sommi Principi che guidano i comportamenti
umani nel conoscimento del vero e nel giudicare rettamente; tali
facoltà sono proprie di chi ha ‘acume di mente’, ovvero buon senso:
più specificamente nell’agere economico ciò si traduce nel seguire
un codice etico, il quale definisce l’insieme di principi di condotta in
un preciso contesto sociale.
La definizione di ‘codice etico’ di Confindustria aiuta a capire
l’importanza di tali principi per il processo di sviluppo
dell’economia mondiale. Concetti come responsabilità, integrità ed
eticità devono essere associati ai comportamenti degli attori
economici; in caso contrario si avrà una situazione di amoralità
economica la quale come effetto nel medio-lungo termine ha
inevitabilmente la crisi, che proprio negli ultimi anni stiamo vivendo.
Non ci si stupisce più se ricercando la definizione di comportamento
economico o finanziario i primi risultati che osserveremo sono
relativi ad ‘unethical business practice’, e ciò da un lato è
scoraggiante in quanto chiarifica la condotta amorale dei moderni
operatori economici, dall’altro è stimolante dal momento che
definisce un punto di non ritorno nel quale tutte le emergenze si
saturano e non si può che migliorare.
Risulta imprescindibile iniziare lo studio dell’etica economica
facendo riferimento a tre pilastri storici collocati in epoche
totalmente differenti: ‘Etica Nicomachea’, la raccolta delle lezioni
aristoteliche del 50 a.C.; la kantiana “Metafisica dei costumi” del
1797; infine “Etica ed economia”, l’opera del premio nobel Amartya
Sen, relativa alle conferenze da lui tenute in California nel 1986.
I concetti espressi in tali opere sono fondamentali per individuare le
cause dell’attuale crisi economico-finanziaria, in quanto fanno
emergere il concetto di “what is and what should never be”: ossia
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come il moderno sistema economico dovrebbe essere seguendo delle
regole e dei principi, e come purtroppo la realtà si distanzia da tale
stereotipo, ormai utopistico.
Ai fini della nostra analisi, il capolavoro
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aristotelico è basilare
poiché consente di collegare l’agire dell’uomo alla ricerca della
morale, la quale è definita come il massimo bene. Infatti, in “Etica
Nicomachea” l’indagine è rivolta a un comportamento dell’uomo
che deve essere contraddistinto da virtù, ossia la capacità di agire in
modo appropriato al presentarsi di una certa situazione. Nella sua
definizione filosofica, la Virtù esplica bene la sua rilevanza: ‘è la
disposizione costante della volontà ad uniformarsi alla legge
morale’.
Maggiormente si analizza tale concetto e sempre più si ha chiaro
quanto la situazione economico-finanziaria moderna si colloca sul
relativo punto antipodale.
La critica ad oggi più comune nei confronti di imprenditori e
operatori finanziari è attinente a dei comportamenti che poco hanno
a che fare con l’agire veritiero, che si richiede a tutti gli operatori
economici, dato l’enorme impatto che le loro azioni hanno sul
contesto sociale. Basti pensare all’elevata influenza che ha
l’imprenditore all’interno dell’azienda: la sua figura è di
responsabile e propulsore dell’attività produttiva e del successo
dell’impresa, la cui immagine scaturisce dal ruolo del manager, che
determina i valori, l’immagine e la cultura imprenditoriali.
I valori dell’imprenditore si uniscono a quelli dell’impresa, e da tale
unione dipende la percezione che i clienti hanno dell’azienda:
soprattutto in ambito finanziario, un valore che deve avere
un’impresa è la trasparenza dell’informativa, mentre un valore che
deve essere proprio di un operatore economico deve essere la fiducia
che esso si guadagna nei confronti dei suoi clienti. È proprio dalla
mancanza di tali valori che nasce la crisi profonda che coinvolge i
mercati finanziari di tutto il mondo, una opacità di informazione e
una sfiducia dei risparmiatori sia nei confronti degli istituti creditizi
che degli intermediari finanziari.
1
Aristotele, ‘Etica Nicomachea’, IV Secolo a.C.
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"La giustizia è la virtù più efficace, e né la stella della sera, né
quella del mattino sono così meravigliose, e citando il proverbio
diciamo: nella giustizia ogni virtù si raccoglie in una sola. Ed è una
virtù perfetta al più alto grado perché chi la possiede è in grado di
usare la virtù anche verso gli altri e non soltanto verso se stesso"
È in questo modo che Aristotele definisce la giustizia la virtù
principale, alla quale dedica l’intero quinto libro della sua opera. Si
desume quanto sia importante il concetto di altruismo in ambito
professionale, l’unico effetto nel lungo periodo di un comportamento
egoista e mirato esclusivamente alla massimizzazione del profitto
individuale è un disequilibrio del mercato, che porta fatalmente alla
crisi.
Afferente al concetto aristotelico di usare la virtù non solo verso noi
stessi ma anche verso gli altri, è utile il riferimento alla cosiddetta
Golden Rule, traducibile come ‘etica della reciprocità’: fa’ agli altri
cosa vorresti fosse fatto a te, o la versione ippocratica definita Silver
Rule, secondo cui occorre non trattare gli altri nel modo in cui non
vorresti essere trattato. Tali regole sono alla base dei diritti umani,
anche se ad oggi impudentemente non vengono rispettate.
Molto attuale risulta essere la critica di Aristotele all’insaziabile
desiderio e bramosia (greediness) di ottenere sempre più denaro da
parte degli attori economici, disinteressandosi totalmente
dall’impatto che tali comportamenti opportunistici hanno sull’intero
sistema economico. È questa critica che rappresenta il collegamento
con la celebre opera
2
di Kant la cui prima parte, ‘Scienza del diritto’,
si occupa delle leggi garanti dei diritti individuali, e la seconda
‘Scienza delle virtù’ dei temi relativi allo sviluppo morale
dell’individuo.
La traduzione inglese del titolo dell’opera, ‘Metaphysics of morals’,
rende meglio l’idea di ciò che più interessa alla seguente trattazione:
i principi del dovere morale. Basilare nell’ambito economico-
finanziario risulta essere il cosiddetto principle based ethics: l’etica
procedurale, intesa come utilizzazione dell’etica per formulare
decisioni in molteplici contesti.
2
Immanuel Kant, ‘La Metafisica dei Costumi’, 1797.