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2. ANATOMIA E MORFOLOGIA DELLA VITE
La vite come tutte le cormofite è munita di cormo, ossia corpo vegetativo, formato da
tre organi principali: radici, fusto e foglie. La suddivisione degli organi del cormo inizia
allo stadio embrionale, quando si individuano due poli opposti: il polo caulinare che da
origine al caule e il polo radicale che da origine alla radice, quest’ultimo è costituito da
cellule meristematiche piccole e indifferenziate che vanno rapidamente in mitosi, tutte
uguali con pareti sottili, vacuoli non rigonfi, che contengono plastidi indifferenziati
(Protoplastidi). Durante il differenziamento tali cellule crescono di volume formando
grandi vacuoli citoplasmatici pieni d’acqua con una parete inspessita, modificando i
protoplastidi in cloroplasti se le cellule sono esposte alla luce ed in amiloplasti (o altri
plastidi con funzione di riserva) se le cellule appartengono ad organi interni o alle radici.
Durante lo sviluppo si osserva il cambiamento delle cellule meristematiche in cellule
differenziate che combinandosi danno origine a tessuti definitivi, mentre restano tali in
alcune zone del cormo allo stadio adulto in particolare nell’apice della radice, nelle gemme
dei rami e nella porzione del fusto e delle radici, nota con il nome di cambio. Queste sono
le uniche zone in cui si verifica l’accrescimento e il rinnovo di organi quali foglie e rami,
mentre nelle altre regioni della pianta, questi fenomeni non si verificano, perché le loro
cellule hanno perso la capacità di moltiplicarsi. In particolare, il cambio (che manca nella
maggioranza delle monocotiledoni) è uno strato di cellule meristematiche posto nel tronco
e nella parte inferiore degli strati corticali della radice, moltiplicandosi nelle due direzioni.
Da esso si formano i vasi conduttori denominati floematici (libro) verso l’esterno e quelli
denominati xilematici (legno) verso l’interno, determinando l’accrescimento in larghezza
dei citati organi della pianta. I tessuti meristematici, differenziandosi, generano in seguito i
tessuti definitivi della pianta che si distinguono in: epidermici (rivestimento o tegumentali),
parenchimatici di sostegno e vascolari.
La vite è una pianta caratterizzata dal seme munito di due cotiledoni ed elementi
fiorali con numeri variabili tra quattro e cinque e loro multipli. Le nervature delle foglie
sono in genere retiformi mentre i fasci vascolari sono distribuiti ad anello nel fusto.
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2.1 APPARATO RADICALE
La radice è l’organo della pianta che svolge funzione di ancoraggio al suolo, di
assorbimento di acque e di sostanze nutritive necessarie (come i sali minerali) e di
produzione di ormoni quali citochinine e gibberelline per lo sviluppo della radice e del
germoglio con il conseguente accumulo di sostanze di riserva, tra i quali l’amido ed i
carboidrati provenienti dalla zona epigea delle foglie ed utilizzate dalle piante al risveglio
vegetativo.
Le radici nascono dalla radichetta della plantula che si allunga in una radice primaria
dalla quale si dipartono varie radici secondarie. Ogni radice è formata da un asse radicale
che si presenta coperto da peli responsabili dell’assorbimento; tali peli sono però assenti
nella regione apicale dove si trova la cuffia radicale (o caliptra), pileoriza adibita a
difendere il delicato gruppo di cellule meristematiche che costituiscono l’apice vegetativo.
Alla cuffia, segue un breve tratto ancora nudo dove le cellule meristematiche si vanno
dividendo e allungando e dove la radice si accresce in lunghezza (zone di allungamento).
Le giovani radici, spesso filiformi, talvolta ingrossate per la presenza di parassiti radicali
(nematodi, fillossera) hanno un meristema cilindrico che si può suddividere in tre aree
concentriche: il dermatogeno esterno, il pleroma interno ed il pleriblema compreso tra i
due.
A monte dell’apice vegetativo i meristemi si differenziano dando origine a tre
istogeni (generatori di tessuti) caratterizzanti la struttura primaria della radice, tra cui il
dermatocaliptrogeno forma la cuffia e l’epidermide, quest’ultimo costituito da cellule
sottili che per un lungo tratto producono peli radicali con funzione assorbente e quando
l’apice si allunga i peli cadono, il pleriblema, genera una spessa zona corticale formata da
vari strati di cellule parenchimatiche rotondeggianti che presentano larghi spazi tra di loro
dove circola l’acqua e il pleroma, più interno, che origina il cilindro centrale.
Lo strato più esterno del tessuto corticale si differenzia in mesoderma, con cellule
attive nell’assorbimento di acqua e sali, in parenchima corticale, che costituisce uno strato
intermedio ed è formato da cellule grandi ricche di amido e tannino, ed in uno strato di
cellule più interne a parete cerosa impermeabile che delimita il perimetro della zona
interna denominata cilindro centrale. Tale cilindro centrale è a sua volta formato da tre
strati di cellule che costituiscono il periciclo (o zona rizogena) che conserva capacità
riproduttive e da cui si originano le radici secondarie di ordine inferiore.
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Fig. 3 : Struttura primaria (1) e secondaria (2) delle radici di dicotiledoni in sezione trasversa. In rosso il cambio (ca) ed il
fellogeno (fe); co: corteccia; pe: periciclo; xi: xilema; fl: floema; en: endoderma; ep: epidermide; su: sughero; fd:
felloderma; xs: legno secondario; fs: floema secondario.
Internamente al periciclo il cilindro contiene vasi conduttori disposti radialmente in
gruppi di quattro o più fasci fibrovascolari, i vasi xilematici o legnosi più interni, formano
fasci centrali di forma stellata i quali raggiungono quasi il centro della radice lungo i quali
l’acqua sale dalle radici alle foglie, fra i raggi all’esterno decorrono i vasi floematici
(cribosi) nei quali la linfa elaborata dalle foglie scorre verso le radici. Tra un fascio e
l’altro si insinua un tessuto parenchimatico che forma i raggi midollari convergenti al
centro del tessuto midollare che funge da supporto.
Con l’accrescimento, la struttura primaria delle radici evolve in una più complessa
detta struttura secondaria dove entrano in attività due zone generatrici, il cambio ed il
fellogeno, così come accade nelle altre dicolitedoni a fusto legnoso. Il cambio (o zona
cambiale) si forma dalle cellule parenchimatiche (meristematiche) e si interpone tra i vasi
xilematici e floematici. La zona cambiale nell’accrescimento diventa circolare e produce
annualmente nuovi vasi legnosi all’interno (legno secondario) e nuovi vasi cribosi verso
l’esterno, così la radice cresce di diametro. Il fellogeno è anch’esso un tessuto
meristematico che si forma dal periciclo ed è posto sotto l’epidermide; da esso si origina
verso l’interno sughero e parenchima corticale secondario (il felloderma) e verso l’esterno
sughero o fellema. Le pareti cellulari del fellema, diventano inattive e determinano la
necrosi di tutti i tessuti esterni, mentre il fellogeno genera altri strati di felloderma e
sughero che forma il ritidoma, uno strato di corteccia screpolata. Nel felloderma, nei raggi
midollari e nel parenchima cribroso, invece, si osserva l’accumulo di sostanze di riserva
sotto forma di amido. Nel complesso, nella struttura secondaria, la radice appare costituita
quasi interamente dal cilindro centrale in quanto il tessuto corticale si riduce a pochi strati
cellulari.
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L’apparato radicale della vite è posto parzialmente ad una profondità variabile da 1 a
7 metri e si espande lateralmente per qualche metro fino ad un massimo di 4 o 5 metri e
dipende dalle caratteristiche del terreno e dal clima; nella vite esso è rappresentato da
radici avventizie e radici aeree. Le radici avventizie si originano da talea o da seme.
Quelle da talea formano un apparato fascicolato costituito da radici piccole e numerose che
nascono da un punto situato alla base del fusto (colletto) mentre quelle che si sviluppano
dal seme sono fittonate cioè presentano una grossa radice principale dalla quale nascono
radici secondarie progressivamente più corte. Le radici aeree, invece, si sviluppano sotto i
nodi dei tralci in condizioni di alta umidità.
Una caratteristica dell’apparato radicale è l’angolo geotropico, formato dalla radice
con l’ideale proiezione nel terreno del fusto. Ad angolo geotropico largo (circa 80°)
corrisponde un apparato radicale superficiale come quello della Vitis riparia, mentre ad
angolo geotropico piccolo (circa 20°) corrisponde ad un apparato radicale profondo come
quello della Vitis rupestris, poco resistenti alla siccità. Da ciò si evince che gli apparati
radicali ad ampio angolo geotropico, sono i più resistenti ed hanno alte capacità di
assorbimento e regolazione stomatica. L’angolo geotropico è un carattere genetico che si
trasmette alla discendenza ed ogni varietà presenta un proprio angolo tale da formulare un
vero elenco.
Rupestris du Lot 20°
Berlandieri 25-30°
Chasselas x Berlandieri 41 B 45°
Berlandieri x Rupestris 40-50°
Riparia x Rupestris 40-60°
Riparia x Berlandieri 60-70°
Riparia 75-80°
Tab. 3 : Elenco Angoli Geotropici
Le piantagioni di viti coltivate sono generalmente fornite di portinnesti, mentre altre
di radici proprie: ciò è legato al clima e alle condizioni edafiche che non permettono lo
sviluppo della fillossera così come la sabbia che non permette alla fillossera di riprodursi e
anche il clima troppo caldo, impedisce il completamento del ciclo della fillossera.