7
INTRODUZIONE E NOTE METODOLOGICHE
L’esigenza di realizzare un progetto di tesi su una nuova tendenza turistica, e
allo stesso tempo recente fenomeno socioculturale, chiamata “cineturismo”, dipende da
un interesse personale verso l’argomento maturato nel corso della mia carriera
universitaria. Il mio corso di studi, infatti, si pone l’obiettivo di sviluppare le
competenze linguistiche, culturali, economiche, geografiche e sociologiche, necessarie
per l’esercizio di funzioni dirigenziali in ambito turistico.
Il turismo, quindi, è il settore lavorativo al quale aspirano i laureati, come me, in
“Mediazione linguistica, turismo e culture”. Il cineturismo, che in questo momento mi
limito a definire come “visita turistica a una destinazione o attrazione in seguito alla
rappresentazione della stessa destinazione in televisione, video o schermo
cinematografico”, costituisce un’interessante forma turistica ancora di nicchia nel nostro
Paese, ma già convertita in un fenomeno di massa in altre nazioni come l’Australia o la
Nuova Zelanda. L’istituzione tanto della “Borsa Internazionale delle Location e del
Cineturismo” (BILC) a Ischia, come di una rete nazionale completa ed efficiente di Film
Commission, sottolineano come il cineturismo rappresenti un’industria in espansione in
Italia. La nascita della Trentino Film Commission, per di più, evidenzia come il
fenomeno abbia raggiunto persino la dimensione locale e territoriale della provincia di
Trento.
Quest’ultimo avvenimento del 2011, unito alla passione personale per il cinema,
fu lo stimolo decisivo che mi spinse a intraprendere un cammino lungo, faticoso ma
stimolante ed eccitante, nel mondo del cineturismo, mediante un’indagine che ha
l’intenzione di mettere in chiaro la confusione intorno all’argomento e che spero possa
essere utile, in futuro, nel mondo lavorativo. La letteratura, per l’appunto, è limitata,
disordinata e principalmente in lingua inglese. L’unico manuale completo pubblicato
finora è “Film-Induced Tourism” (Beeton, 2005), che, d’altro canto, focalizza troppo
l’attenzione sulla situazione oceanica.
Lo studio si pone l’obiettivo di analizzare le relazioni che si stabiliscono tra le
attività audiovisive, principalmente cinematografiche, e il territorio, mettendo a fuoco
quelli che sono i benefici che le prime possono concedere al secondo e dando
particolare enfasi all’elemento che beneficia maggiormente di questa relazione cinema-
territorio, ossia il turismo.
8
Il titolo, per iniziare, situa il film-induced tourism nella sfera di una forma
tradizionale di turismo, cioè quella culturale, per la sua relazione con il tema dell’arte.
Le location, difatti, vengono considerate dei luoghi d’interesse culturale per il loro
vincolo con la settima arte, la cinematografia, o con il mondo artistico degli audiovisivi.
Il cineturismo, per di più, può essere considerato una strategia produttiva di
marketing territoriale, un modello di sviluppo locale con il fine di sviluppare l’economia
di un determinato territorio per mezzo della creazione e/o promozione di tutti gli
elementi attraenti dello stesso, non esclusivamente quelli turistici. La denominazione
“destination marketing”, quindi, risulta restrittiva, perché il cineturismo può riuscire ad
arricchire tutti gli elementi del marketing territoriale: visita (genera flussi turistici grazie
alle attrazioni impiegate come location), valore simbolico (dona al territorio un
guadagno d’immagine, in quanto considerato una meta privilegiata per le produzioni) e
insediamento (favorisce la competitività del settore audiovisivo locale).
L’indagine è divisa in tre parti, due teoriche, sul fenomeno del cineturismo in
generale, e una pratica sul caso locale del Trentino.
Il primo capitolo presenta un’analisi pioniera nell’ambito del cineturismo,
poiché raramente la letteratura ha studiato l’industria turistica e audiovisiva
(cinematografica e televisiva) per stabilire le relazioni esistenti tra di loro. La parola
cineturismo, di fatto, è stata letteralmente smontata per essere poi ricomposta solo al
finale. Per fornire prova di questo, il termine è stato impiegato solo come ultima parola
del capitolo, per dare al lettore tanto la possibilità di assimilare prima gli argomenti
chiave del fenomeno, quanto di rendersi conto delle relazioni esistenti tra il turismo e
l’industria cinematografica e televisiva.
La prima parte del paragrafo analizza l’industria turistica, con un’attenzione
speciale rivolta al turismo culturale. La seconda, in cambio, studia l’industria culturale,
con un occhio di riguardo a quella cinematografica e televisiva. Per studiare la
redditività di queste industrie è stato applicato, in entrambi i casi, un punto di vista
macroeconomico, un campo di ricerca che studia il sistema economico attraverso delle
variabili macro (spese, valore aggiunto, fatturato, numero d’imprese e d’impiegati ecc.)
relative all’industria nel complesso. La scala d’analisi di entrambe le industrie, inoltre,
si sposta da quella mondiale fino alla situazione europea e nazionale.
9
La terza parte, infine, analizza il binomio cine-turismo, prima citando i mezzi che
durante la storia dell’umanità hanno risvegliato il desiderio di viaggiare sfruttando il
senso visivo, e poi palesando come l’industria turistica e cinematografica si siano
sviluppate parallelamente e come la seconda abbia stimolato inizialmente il viaggio
virtuale e successivamente il viaggio reale, dando vita alla nuova tendenza di turismo
chiamata cineturismo.
Il secondo capitolo, composto di quattro parti, vuole fornire al lettore le
competenze basilari e specifiche necessarie per comprendere adeguatamente tutto quello
che è relazionato con il fenomeno del cineturismo. La prima serve d’introduzione, con
l’analisi dei suoi antecedenti, della sua storia, delle sue forme e dei benefici e
inconvenienti che comporta. La seconda e terza parte esaminano gli attori coinvolti dal
punto di vista della domanda (il cineturista, con i fattori che condizionano il suo
processo decisionale, il suo processo d’acquisto e l’esperienza del prodotto
cineturistico) e dell’offerta (gli attori coinvolti nell’impiego del cineturismo come
strumento privilegiato di marketing territoriale, ossia la Destination Management
Organization, la Film Commission e le produzioni audiovisive). L’ultima parte, infine,
cita una serie di case study, da una dimensione globale fino a una locale, che
documentano tanto la diffusione globale del cineturismo, quanto la sua efficacia.
L’ultimo capitolo, infine, indaga la situazione del territorio trentino, inteso come
unità amministrativa con confini stabiliti, in quanto a cineturismo. Tale indagine farà
riferimento ai concetti anteriori, questa volta sviluppati in chiave locale. La prima parte
dirige lo sguardo al binomio cinema e turismo, studiando localmente il turismo, in
primis quello culturale, e l’industria culturale, con un’attenzione speciale rivolta
all’industria cinematografica e televisiva provinciale. Questo paragrafo ha lo scopo di
dimostrare come il cineturismo possa rappresentare un’importante strategia di
marketing territoriale per il Trentino, mentre la seconda parte del capitolo mostra
l’attuale situazione del fenomeno nella provincia. Quest’ultimo paragrafo, in effetti,
esamina gli attori coinvolti sempre da un punto di vista dell’offerta (Trentino Marketing
S.p.A., Trentino Film Commission e le produzioni che hanno scelto la provincia come
location per i propri audiovisivi) e della domanda, raggiunta tramite un questionario che
ha come suo fine ultimo quello di valutare i comportamenti e le conoscenze della
10
comunità locale sul cinema in generale, sui casi più famosi di cineturismo e sul
fenomeno in Trentino.
È importante rimarcare che in questo studio si farà sempre riferimento, con il
termine cineturismo, anche alle produzioni televisive, quasi esclusivamente fiction
come le serie. La maggior parte degli esempi, tuttavia, riguarderanno prevalentemente
pellicole cinematografiche.
Per concludere, bisogna sottolineare che l’indagine si avvale delle competenze
acquisite durante la carriera universitaria, come testimonia la prospettiva
multidisciplinare del lavoro, con riferimenti continui a discipline come economia,
geografia e sociologia, le quali si vanno a sommare alla redazione completa in lingua
spagnola nella versione originale.
12
I – IL BINOMIO CINE - TURISMO
1.1 Il turismo
Il turismo è l’industria più produttiva e prospera dell’età contemporanea.
L’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO/OMT) lo definisce come “insieme di
attività che realizzano le persone durante i propri viaggi e soggiorni in luoghi diversi dal
loro ambiente abituale, per un periodo consecutivo inferiore a un anno, con finalità di
svago, per affari o per altri motivi, e non per ragioni lucrative” e anche come “insieme
di tecniche e attività dirette ad attrarre e soddisfare i bisogni e le motivazioni dei turisti
nei loro spostamenti vacanzieri. Per estensione, organizzazione dei mezzi idonei a
facilitare questi viaggi”
1
. Il turismo è un mondo enorme che riguarda diverse discipline,
dall’economia alla geografia, fino alla moderna estensione a sociologia, psicologia e
antropologia. Alla fin fine si tratta di un fenomeno interdisciplinare e multidisciplinare
che prevede l’interazione di tre subsistemi distinti
2
:
Il turista: la OMT lo definisce come quella persona che si sposta dal proprio
domicilio abituale verso un altro punto geografico per almeno 24 ore, anche se
meno di 1 anno, per finalità “leisure” (di svago) o “business” (di affari). Il turista
differisce dall’escursionista per la durata dello spostamento, nel secondo caso
inferiore a 24 ore;
Il settore turistico/l’industria turistica: è composto da tutte le attività
(economiche e non) realizzate per fornire ai turisti i servizi e i beni necessari sia
per la scelta, la programmazione e la realizzazione del viaggio, sia per la
gestione delle attività in situ;
L’elemento fisico-geografico: sono i territori dove avviene lo spostamento dei
turisti nello spazio, ovverosia le aree generatrici di turismo (dove risiedono i
turisti), le aree di transito (quelle che i turisti attraversano durante il viaggio) e le
aree di destinazione (la meta finale del viaggio).
1
Calvi M. V., (2006): Lengua y comunicación en el español del turismo, Madrid, Arco/Libros, p. 14.
Traduzione personale.
2
Franch, M. (2011): Marketing delle destinazioni turistiche, Milano, McGraw-Hill, p. 2.
13
Dopo aver analizzato la sua struttura, bisogna riflettere sulle sue tappe evolutive
per comprendere come nacque e come si evolse il fenomeno chiamato turismo.
Emergono quattro tappe evolutive
3
:
Il prototurismo (dall’antichità fino alla seconda metà del XVIII secolo): un
turismo d’élite, comunemente associato al Grand Tour, intrapreso da giovani
aristocratici e borghesi che viaggiavano per motivi di studio, formazione e
conoscenza;
Il turismo moderno (dalla metà del XVIII secolo fino agli anni 1930-1940):
continua a essere un turismo elitario, seppure più borghese. Iniziano a nascere le
strutture ricettive specifiche, le prime agenzie di viaggio e, allo stesso tempo, si
sviluppano i mezzi di trasporto, a partire dalla ferrovia;
Il turismo di massa (dalla Seconda Guerra Mondiale fino agli anni ’80): il
boom economico incoraggia la diffusione del viaggio in tutte le classi sociali.
Inizialmente si sviluppano le località costiere, seguite da quelle di montagna
negli anni ’60 e dai villaggi turistici negli anni ’70;
Il turismo globale (dagli anni ‘90 fino ad oggi): preferisce una tipologia di
vacanza standardizzata a basso costo e di durata limitata. In questo modo le
vacanze vengono replicate durante l’anno, privilegiando il trasporto aereo.
Lo sviluppo economico consente a un’ampia fetta della popolazione la
disponibilità di una quota del reddito da investire in vacanze, ma, al contempo, definisce
comportamenti e stili di vita che conferiscono al viaggio un ruolo centrale. Il ruolo che
ha conquistato in questo periodo il turismo ha generato la proliferazione di una serie
interminabile di varietà di turismi, senza arrivare, però, a una classificazione definitiva.
Questo è dovuto soprattutto alla difficoltà di trovare linee di demarcazione nitide tra di
loro. Tra le forme di turismo più popolari troviamo: turismo balneare, turismo culturale,
turismo montano, turismo d’affari, turismo naturale, turismo commerciale, turismo
ricreativo, turismo enogastronomico, turismo sociale, turismo scolastico, turismo
ecologico, turismo religioso, turismo termale, turismo di avventura, turismo sportivo,
turismo sociale, turismo attivo ecc.
Per giustificare la difficoltà di stabilire macro-categorie, è sufficiente riflettere sul grado
d’intercambio tra alcune forme turistiche. Ad esempio il turismo enogastronomico può
3
Battiliani (2001) in Franch, cit., p. 3.
14
comparire sotto la categoria del turismo culturale e la differenza tra turismo di
avventura, attivo e sportivo è abbastanza labile. Bisogna inoltre aggiungere che quando
viaggiamo sperimentiamo varie forme di turismo, anche se normalmente ci spinge una
forma principale.
Il turismo moderno si distingue per la convivenza tra forme tradizioni, che
appartengono al turismo di massa, e forme innovative ed emergenti, relazionate con
quello che viene comunemente chiamato “turismo di nicchia”
4
. Andiamo a vedere
alcuni esempi qui schematizzati:
Tabella 1. Forme tradizionali e innovative di turismo
Forme tradizionali
(Turismo di massa)
Forme innovative
(Turismo di nicchia)
Turismo balneare delle “3 S”: sole,
mare e spiaggia (Rimini, Sardegna,
Puglia…)
Turismo montano stagionale
(escursionismo, alpinismo, sci...)
Turismo culturale (città d’arte
come Firenze, musei, capitali
come Roma e Parigi…)
Turismo religioso (Fatima…)
Turismo di visita dei luoghi
(itinerari geografici…)
Turismo enogastronomico (Strade
del vino e dei sapori…)
Turismo del benessere
(Wellness…)
Sport Tourism e outdoor (eventi
sportivi…)
Viaggi avventura (viaggi igloo…)
Fonte: Martini (2002)
1.1.1 L’impatto economico del turismo
World Travel&Tourism Council e il Touring Club Italiano hanno diffuso,
rispettivamente nel 2008 e nel 2009, alcuni dati interessanti per comprendere la
dimensione economica del turismo
5
. L’industria dei viaggi e del turismo, che valuta le
spese dei turisti, equivale al 3,4% del prodotto interno lordo mondiale, al 3,7% del PIL
4
Martini, U. (2002): Da luoghi a destinazioni turistiche. Ipotesi di destination management nel turismo
alpino, in Franch, M., Destination Management: Governare il turismo fra locale e globale, Torino,
Giappichelli, p. 68.
5
Ivi, p. 4.
15
dell’Unione Europea e al 4% del PIL italiano
6
. L’economia dei viaggi e del turismo, che
include anche beni e servizi dell’industria e del settore pubblico, corrisponde al 9,9%
del PIL mondiale, al 10,3% di quello europeo e al 10,8% di quello italiano. Il settore dei
viaggi e del turismo può contare su 80,7 milioni d’impiegati diretti e su 157,5 milioni
d’impiegati indiretti, con un’incidenza dell’8,4% sul totale della forza lavoro. In Italia la
percentuale cresce fino ad arrivare al 10,8%.
Il turismo internazionale, secondo alcuni studi dell’OMT e dell’Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), è uscito illeso dalla crisi
economica che ha caratterizzato gli ultimi tre anni, raggiungendo nel 2010 un numero di
arrivi turistici pari a 940 milioni, 7% in più rispetto a un 2009 che aveva sperimentato
una perdita del 4%. Le entrate globali del turismo incoming, invece, hanno superato i
1000 miliardi di dollari nel 2009 (quasi 3 miliardi di dollari al giorno) e il turismo
costituisce il 30% delle esportazioni mondiali di servizi commerciali e il 6% delle
esportazioni globali di beni e servizi, posizionandosi dietro a combustibili, prodotti
chimici e settore automobilistico. La crescita globale del settore turistico è dovuto
principalmente all’apporto dei mercati emergenti (principalmente Cina, Russia e
Brasile), mentre le entrate delle nazioni europee si sono mantenute stabili.
Al momento di analizzare la situazione nazionale, vediamo che l’Italia (Figura
1) nel settore alberghiero ed extra-alberghiero, paragonata ai suoi maggiori competitor
europei, ha superato negli ultimi dieci anni sia la Spagna, sia il Regno Unito, con un
tasso di crescita superiore a quello di Germania e Francia. Il nostro Paese, in effetti, è
riuscito a incrementare nell’ultimo anno il numero degli arrivi (+0,9%), arrivando,
tuttavia, a perdere fino al 3,4% delle entrate.
6
Il turismo fa parte del macro-settore dei servizi. Secondo uno studio della CIA (Central Intelligence
Agency) la composizione del PIL italiano è così divisa: agricoltura 1,9%, industria 25,3 % e servizi
72,8%.
16
Figura 1. Numero di arrivi (domestici e incoming) nel settore alberghiero ed extra-alberghiero
Fonte: Elaborazione personale con dati Eurostat (2011)
Fortunatamente l’Italia continua a difendere la sua cospicua quota di mercato europeo,
rappresentando il 9,5% delle entrate totali europee e collocandosi dietro a Spagna e
Francia. I turisti italiani non incidono in maniera determinante nelle entrate turistiche,
dato che, alla pari dei loro colleghi spagnoli, spendono limitatamente rispetto a tedeschi,
francesi e inglesi, anche se la tendenza dell’ultima decade è stata positiva (Figura 2).
Figura 2. Spesa turistica per viaggi leisure superiori a 1 notte (migliaia di €)
Fonte: Elaborazione personale con dati Eurostat (2011)
Un ultimo dato interessante su cui riflettere è quello riguardante il numero d’impiegati
nel settore turistico, giacché la competitività economica si basa anche su questo dato.
0
20.000.000
40.000.000
60.000.000
80.000.000
100.000.000
120.000.000
140.000.000
Germania Spagna Francia Italia Regno Unito
2000 2009
0
10.000.000
20.000.000
30.000.000
40.000.000
50.000.000
60.000.000
70.000.000
80.000.000
90.000.000
100.000.000
110.000.000
Germania Spagna Francia Italia Regno Unito
2000 2009
17
L’OECD sostiene che il turismo in Italia riveste il 9,7% dell’occupazione totale, un dato
effettivamente impressionante. La Figura 3, che considera solo il settore dell’alloggio e
della ristorazione, rimarca che gli impiegati sono quasi 1.200.000, il 5,2% del totale
2010 (poco meno di 23 milioni). Il tasso di crescita, al pari della Spagna, è il migliore
tra i competitor, mentre la percentuale del turismo sul numero d’impiegati totali è
secondo solo alla Spagna.
Figura 3. Numero de impiegati nel turismo (alloggio e ristorazione), valore x1000
Fonte: Elaborazione personale con dati Eurostat (2011)
1.1.2. Il turismo culturale
Non v’è dubbio che nel mare magnum di forme turistiche, il turismo culturale ha
adottato negli ultimi anni dimensioni sempre più rilevanti.
Il turismo culturale è un tema in questi giorni molto controverso e dibattuto, sin
dalla sua definizione. Secondo l’OMT il turismo culturale nasce in seguito alla necessità
umana di avvicinarsi alla diversità che favorisce l’incremento del livello culturale
dell’individuo e che implica nuove conoscenze, esperienze e incontri. Greg Richard
definisce questo turismo come “movimenti di persone verso specifiche attrazioni
culturali, come siti storici, artistici e manifestazioni culturali, arti e rappresentazioni
prevalentemente al di fuori del loro luogo di residenza, con l’intenzione di ottenere
nuove informazioni e conoscenze per soddisfare le loro esigenze culturali”
7
.
7
Martelloni, R. (2007): Nuovi territori: Riflessioni e azioni per lo sviluppo e la comunicazione del
turismo culturale, Milano, FrancoAngeli, p. 59.
0
200
400
600
800
1.000
1.200
1.400
1.600
Germania Spagna Francia Italia Regno Unito
2001 2010
18
Come già affermato nel paragrafo anteriore, stabilire i confini del significato di
turismo culturale è un compito arduo (la gastronomia tipica fa parte del turismo
enogastronomico o del turismo culturale?), ma è possibile giungere al seguente accordo:
si dovrebbe parlare di turismo culturale laddove, nelle scelte del viaggio, il fattore
culturale, inteso come elemento di ricerca di esperienze dirette e di culture autentiche,
costituisce la motivazione dominante
8
.
Il viaggio culturale nell’ultima decade ha conosciuto una trasformazione
radicale, poiché in precedenza la componente culturale era un accessorio extra delle
altre tipologie di vacanza, mentre nel XXI secolo ha iniziato ad acquisire un’identità
precisa, con una tendenza a crescere sempre più significativa. Rossella Martelloni ha
identificato le trasformazioni che ha vissuto questo turismo, dagli anni ’90, e che hanno
determinato la sua espansione:
Tabella 2. Il turismo culturale dagli anni ’90 ai giorni nostri
9
Elementi Anni ‘90 Oggi
Stagionalità All’inizio e alla fine dell’estate Diffusa durante l’anno
Ricettività Alberghi Alberghi, B&B e agriturismi
Tasso di crescita 3,5% 4,0%
Caratteristiche Specialistico o complementare
ad altri viaggi
Distinto da altri viaggi, verso
città “minori” e campagna
Motivazioni Atteggiamento elitario o
generalista
Ricerca identitaria e
vocazionale
Organizzazione Prevalentemente con tour
operator
Con tour operator e autonoma
(internet)
Problemi Affollamento stagionale Disagi ai residenti a causa del
congestionamento durante gli
eventi
Fonte: Martelloni (2007)
Esaminando attentamente lo schema è possibile estrapolare i seguenti cambi
significativi: la gamma d’alloggio si è ampliata fino a includere agriturismi e B&B; la
durata del viaggio si è ridotta, privilegiando un numero maggiore di short breaks, vale a
dire i viaggi durante i fine settimana; è aumentato a dismisura il numero di turisti che
8
Martelloni, cit., p. 63.
9
Martelloni, cit., p. 61.
19
preferiscono organizzare il proprio viaggio autonomamente con l’aiuto di internet; il
consumo culturale è divenuto meno individualista ed elitario, acquisendo una
dimensione di esplorazione del proprio “io” con la necessità, da parte del turista, di
socializzare, di integrarsi e di identificarsi con gruppi dentro dei quali è possibile
condividere vocazioni ed emozioni; i luoghi meno famosi e consolidati, i cosiddetti
centri “minori”, ottengono grazie agli elementi culturali (principalmente fiere, festival,
eventi speciali ecc.) un’attrazione anteriormente inconcepibile; gli eventi culturali hanno
provocato, in alcuni casi, impatti negativi e inconvenienti ai residenti, principalmente in
termini di congestione dei flussi turistici.
Dopo un’analisi delle tappe evolutive del fenomeno, è giunto il momento di
rispondere alla seguente domanda: Chi è il turista culturale?
L’Osservatorio Nazionale del Turismo (ONT) è l’organo incaricato di studiare,
analizzare e monitorare le dinamiche socio-economiche del turismo e di calcolare la
competitività del sistema. Secondo l’ONT
10
nel primo semestre del 2011 il 38,6% dei
turisti italiani ha scelto località d’interesse storico-artistico, di fatto il primo prodotto
turistico, peraltro con un vantaggio interessante sul secondo, le località balnearie
(31,7%). Uno studio esaustivo delle città d’arte consente di tracciare un profilo
approssimativo del turista culturale:
Viaggia per la maggior parte in coppia (38,5% del totale), seguito dalle famiglie;
La permanenza media è di 3 giorni e mezzo, quasi un giorno di meno rispetto
alla media italiana;
La maggior parte preferisce prenotare autonomamente attraverso lo strumento
della rete (45,5%), anche se aumentano i viaggi organizzati;
La stagionalità continua a essere quella propria degli altri prodotti turistici,
favorendo i mesi estivi, anche se le ultime previsioni rilevano una tendenza
positiva nei mesi meno turistici (per esempio a ottobre il tasso d’occupazione
11
delle camere ha raggiunto il 50%, rispetto al 40% dell’anno precedente);
Il 40% è rappresentato da turisti stranieri, superando la quota globale degli
stranieri che hanno viaggiato in Italia (34%);
10
Osservatorio Nazionale del Turismo, (2011): Il Turismo culturale in Italia,
http://www.ontit.it/opencms/opencms/ont/it/focus/focus/Il_turismo_culturale_in_italia
11
È il quoziente tra il numero di pernottamenti registrati in un periodo di riferimento e il numero totale di
posti letto, al giorno, disponibili in quello stesso periodo.
20
Le motivazioni principali che spingono il turista italiano verso le città d’arte
sono le due seguenti: bellezze naturali del luogo e ricchezza del patrimonio
artistico/monumentale.
Figura 4. Le motivazioni del turismo di città per i turisti italiani nel 2010 (%)
12
Fonte: Osservatorio Nazionale del Turismo (2010)
Josep Ejarque nel 2003 ha delineato un’interessate classificazione tripartita del
profilo culturale, secondo il grado d’importanza degli elementi culturali durante il
viaggio
13
:
Il collezionista di conoscenze: la cultura costituisce un elemento addizionale
all’interesse che una località turistica può suscitare, per esempio la visita di un
luogo d’arte in un pacchetto generico; si tratta di un segmento abbastanza misto
che, tuttavia, rappresenta approssimativamente il 60% del totale;
I culturalmente ispirati: cercano di includere e seguire gli eventi; hanno
abitualmente un’età compresa fra i 25 e i 45 anni, di classe sociale medio-alta, e
vivono in ambienti urbani e suburbani; spesso sono collezionisti e viaggiano per
svariate ragioni, introducendo sempre in ogni viaggio almeno una visita
culturale; rappresentano il 23% del totale;
12
Unioncamere, (2011): Impresa turismo 2011, p. 91.
13
Ejarque, J. (2003): La destinazione turistica di successo, Milano, Hoepli, p. 69.
24
19
18,8
17,6
14,6
13,5
12,5
10,6
9,9
9,3
8,2
6,8
6,3
6,3
4,8
4,3
4,2
0 5 10 15 20 25
Bellezze naturali del luogo
Ricchezza del patrimonio artistico/monumentale
Decisione altrui
Posto ideale per riposarsi
Ho parenti/amici che mi ospitano
Il desiderio di vedere un posto mai visto
Prezzi convenienti
Praticare sport
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