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Nel Ш capitolo, infine, vengono mostrati gli aspetti rilevanti nel decommissioning
degli impianti nucleari di potenza che rappresenta, come è noto, una fase del “ciclo di
vita” che presenta elevati caratteri di criticità.
In particolare, è stata analizzata la situazione italiana delineando le strategie
adottate e le problematiche connesse. Sono, infine, esaminate le ragioni che potrebbero
contribuire, in futuro, ad un rilancio del nucleare.
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Capitolo 1- L’energia
1.1 Cenni introduttivi
L’energia è il motore dell’economia e uno degli strumenti fondamentali per la vita
dell’uomo. Qualità della vita e reddito dipendono dalla quantità e qualità di energia
disponibile, anche se l’uomo è stato in grado di ridurre sempre più l’input energetico a
parità di output di reddito. Oggi le attuali dinamiche di dematerializzazione della
società, la crescente efficienza delle tecnologie, la capacità di gestire senza grandi
sprechi i grandi sistemi, consentono di ridurre ulteriormente l’intensità energetica ossia
il rapporto tra domanda fisica di energia e PIL prodotto.
L’ energia comporta implicazioni di carattere economico e sociale per la società
industrializzata ed in via di sviluppo e presenta notevoli interazioni con tutto il pianeta:
ambiente, clima, salute (1). La parola energia deriva dalle parole greche en ed ergon.
Il termine en corrisponde al nostro “in” mentre “ergon” significa letteralmente opera,
lavoro. Quindi energia significa “lavoro internamente”. Quando un corpo o un sistema
materiale qualunque è capace di effettuare un lavoro, si dice che possiede energia, ed
in pratica si conviene misurare l’energia di un corpo o di un sistema per mezzo del
lavoro che esso può compiere. In generale, si compie un lavoro in tutti quei casi in cui si
vince una resistenza per un certo spazio, cioè quando si sposta un corpo nella direzione
contraria alla forza che agisce su di esso. La presenza di energia è un indizio della
presenza di vita, tutto ciò che vive sulla terra necessita di energia:gli uomini egli animali
per crescere e agire, le piante per crescere, i macchinari per rimanere in movimento e
produrre. Naturalmente l’energia non è gratuita, come tutte le cose di cui c’è scarsità,
essa ha un prezzo, non solo in termini di denaro; produrre energia comporta anche
qualche fenomeno indesiderato come inquinamento, occupazione di aree, rumorosità e
altri disagi (3).
L’energia non si afferra mai, si manifesta sotto forma di flusso, per esempio da
un corpo più caldo ad un corpo più freddo, da un livello maggiore a un livello più basso.
In senso stretto non si può parlare di produzione di energia, poiché il contenuto
dell’energia nell’universo è costante, ossia l’energia non può essere né creata né
distrutta; tuttavia l’energia diffusa ovunque sulla superficie terrestre è in uno stato
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estremamente diluito e per le necessità umane deve essere concentrata, in modo da poter
ottenere notevoli valori di potenza , ossia di capacità di lavoro nell’unità di tempo. Il
problema della produzione di energia è quindi un problema di concentrazione e, nello
stesso tempo, di conservazione dell’energia nella forma più opportuna per la sua
utilizzazione da parte dell’uomo. L’uomo consuma essenzialmente l’energia sotto forma
di energia termica, meccanica, elettrica. Produrre energia significa pertanto convertire la
forma di energia disponibile in una delle tre forme sopra riportate. In effetti il processo
di conversione è il processo di trasformazione di una forma di energia in un’altra (4).
Da quando l’uomo ha avuto la possibilità di trasformare l’energia da una forma
all’altra ha cercato sempre di migliorare il rendimento di tale trasformazione. Ciò ha
costituito storicamente il maggior contributo al risparmio energetico. L’aumentata
richiesta di energia potrebbe essere soddisfatta, entro certi limiti, non dal semplice
aumento dei consumi dei materiali che forniscono energia, ma dall’aumento dei
rendimenti ottenibili nei processi di trasformazione. Qualsiasi motore, per produrre un
lavoro, dovrà assorbire una certa quantità di energia che non potrà mai essere inferiore
quantitativamente al lavoro prodotto; se avvenisse il contrario si avrebbe la creazione di
energia dal nulla. Se il lavoro prodotto potesse essere equivalente all’energia fornita, si
avrebbe il caso ideale di un motore con rendimento pari al 100%; ciò non avviene in
pratica perché, durante ogni trasformazione, parte dell’energia viene assorbita o
dissipata per vincere gli attriti e in altro modo (2). La qualità merceologica dell’energia
dipende dalla sua attitudine ad essere trasformata da una forma all’altra. Quanto più è
difficile trasformare l’energia tanto peggiore è la sua qualità. La qualità dell’energia si
misura con una grandezza chiamata entropia.. L’energia utilizzata in un processo di
trasformazione esce dal processo nella medesima quantità ma in uno stato qualitativo di
minore utilizzabilità. Il calore, che dopo aver azionato una macchina termica compiendo
un lavoro utile, viene trasmesso ad una sorgente a temperatura inferiore, non tornerà più
spontaneamente alla temperatura superiore necessaria per poter di nuovo azionare la
macchina; potrà essere utilizzato per trasformazioni meno importanti, finché non
raggiungerà una temperatura troppo bassa per qualsiasi ulteriore utilizzo. L’entropia è
quindi una grandezza “negativa” che rappresenta il livello di degrado dell’energia, cioè
più l’energia è degradata più alta e l’entropia.
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L’energia prodotta dalla combustione del petrolio necessaria per muovere una
nave è energia utilizzabile, ovvero a bassa entropia. L’enorme quantità di calore
contenuta nell’oceano, infinitamente maggiore del calore prodotto dal petrolio che
spinge la nave, è energia difficilmente utilizzabile, cioè ad alta entropia. L’uomo può
trarre utilità solo da quelle situazioni che, trovandosi in uno stato di alta qualità (bassa
entropia), possono essere modificate evolvendo verso stati di alta entropia. L’energia
evolve spontaneamente verso stati di minore utilizzabilità e questa è la direzione più
probabile di ogni trasformazione spontanea (3).
Fin dalla sua comparsa sulla terra, la preoccupazione primaria che ha
accompagnato l’uomo è stata la ricerca di fonti di energia. Dapprima l’unica energia
conosciuta era quella muscolare: gambe per spostarsi e braccia per cacciare, raccogliere,
trasportare, costruire e modificare attrezzi. Il secondo passo fu addomesticare alcune
specie d’animali: le stesse che prima erano preda di caccia divennero, in un secondo
momento, preziose fonti di energia per sostituire quella muscolare. Il fuoco fu
impiegato inizialmente come fonte di calore e più tardi anche per cuocere gli alimenti.
Ma dovette passare molto tempo, fino alla rivoluzione industriale del XVIII secolo e
all’invenzione della macchina a vapore, prima che fosse utilizzato per produrre energia
meccanica. Di fatto, per secoli, nel mondo antico la principale fonte d’energia rimase
quella muscolare, umana e animale, e la grande abbondanza di schiavi rendeva poco
attraente la prospettiva di cercare nuove fonti di energia. Le prime fonti energetiche che
non fossero in qualche modo legate all’apparato muscolare di un essere vivente furono
ricercate nel mondo naturale: l’acqua e il vento. Il modo più importante con cui l’uomo
riuscì a sfruttare la forza del vento fu la navigazione a vela. Le gradi scoperte
geografiche della metà del XV secolo in poi furono possibili proprio grazie al sempre
più attento sfruttamento del vento per la propulsione delle navi: sarebbe stato irrealistico
partire alla scoperta dei grandi oceani fidando esclusivamente sulla forza propulsiva,
seppur ausiliare, del remo. Solo con la rivoluzione industriale si cominciò a sostituire
sistematicamente la forza muscolare con quella delle macchine. Dapprima
L’invenzione della macchina a vapore, utilizzata in postazioni fisse o mobili,
successivamente la scoperta dell’elettricità fornirono un forte impulso
all’industrializzazione e alla produzione di merci su vasta scala.
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Parallelamente sono cresciuti la ricerca e lo sfruttamento di fonti di energia.
Inizialmente furono i boschi a fornire l’energia necessaria al funzionamento delle prime
macchine a vapore, ma presto ci si accorse che, a parità di peso, il carbon fossile era
l’alternativa più conveniente. Lo stesso principio portò, nel novecento, a sostituire il
carbon fossile con il petrolio, che aveva costi d’estrazione e di trasporti minori, oltre ad
essere più duttile all’utilizzo giacché si presenta allo stato liquido. Dal motore a vapore
si passò ai motori a combustione interna: a benzina e a ciclo diesel fino a giungere alle
turbine aeronautiche. L’energia elettrica divenne invece la principale fonte energetica
per le abitazioni civili e per gli apparati industriali e, per fornire un flusso costante di
elettricità, furono e sono bruciate enormi quantità di combustibili fossili. La tradizionale
fonte idroelettrica, che per decenni ha sostenuto lo sviluppo degli apparati industriali, è
ormai di secondaria importanza, vista l’enorme richiesta energetica del pianeta.
Attualmente l’unica alternativa per produrre energia che non sfrutti la
combustione di sostanze organiche è la tecnologia nucleare che, a fronte di minime
quantità di combustibili, fornisce grandi quantità d’energia (1). L’energia nucleare
rappresenta la scoperta nel campo energetico del secolo scorso perché ha riguardato una
fonte di energia fino ad allora sconosciuta. L’impiego del nucleare per scopi energetici
ha dato durante gli anni ottanta l’illusoria speranza di affrancarsi dalle fonti fossili, ma
un primo incidente nel’79 in una centale elettronucleare americana e l’episodio di
Chernobyl dell’86 hanno determinato l’abbandono dei progetti nucleari da parte di paesi
come l’Italia. Alcuni ritengono che queste politiche che prevedono l’abbandono del
nucleare non sono sostenibili perché comportano una sostituzione con fonti di energia
tradizionali che sono i principali imputati dell’inquinamento atmosferico. Negli ultimi
anni sono stati portati avanti studi sullo sfruttamento delle energie rinnovabili, ma la
quota percentuale, sul totale dell’energia prodotta, ascrivibile a queste tecnologie
innovative è tutt’oggi ancora trascurabile. Per i prossimi anni si prevede un aumento
dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili sia per ridurre le emissioni di CO
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sia
perché le fonti tradizionali sono destinate ad esaurirsi.
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1.2 Forme e fonti di energia
L’energia è considerata come qualcosa di indistruttibile, insita nei corpi o nei
campi, che può assumere varie forme e può essere trasferita da un corpo all’altra; si
parla così di energia meccanica, energia chimica, energia raggiante ecc..contenute
rispettivamente in un corpo che si muove, in un combustibile fossile, in una sorgente
radiante (2). Benché assuma diverse forme, la quantità di energia è sempre la stessa
sebbene possa essere trasformata da una forma all’altra. Infatti l’energia termica può
essere trasformata in energia meccanica (si pensi al motore a scoppio delle automobili e
ai motori a reazione degli aeroplani). L’energia meccanica può essere trasformata in
energia elettrica con le dinamo; la dinamo più semplice è quella della bicicletta, che
trasforma l’energia meccanica della rotazione della ruota, ottenuta a sua volta
dall’energia del lavoro muscolare, nella elettricità che accende la lampadina. L’energia
elettrica può essere trasformata in calore, si pensi alle stufe elettriche, e in energia
meccanica, si pensi agli infiniti motori elettrici che azionano ventilatori, frigoriferi
ecc..l’energia raggiante può essere trasformata in energia elettrica mediante cellule
fotovoltaiche. Si noti come tutte le varie forme di energia possono essere trasformate in
energia meccanica, ossia possono mettere in movimento meccanismi; l’energia
meccanica può essere utilizzata direttamente o essere trasformata a sua volta in energia
elettrica ovvero in una forma di energia facilmente trasportabile a grandi distanze, per
essere di nuovo trasformata in energia meccanica o termica (3). Tutte queste
trasformazioni forniscono l’energia desiderata che, cambiando forma, viene restituita
all’ambiente con qualità meno pregiata, ovvero con un grado di utilizzabilità più basso
rispetto a quello iniziale, mentre l’entropia complessiva del processo è aumentata. E’
opportuno tener presente che nelle trasformazioni energetiche da cui traiamo beneficio,
l’aumento di entropia che causiamo sia il minimo indispensabile, in modo da contrastare
il deperimento della qualità delle risorse disponibili per le generazioni future (2).
L’energia prodotta viene definita energia primaria se viene utilizzata senza altre
trasformazioni (l’energia termica liberata dalla combustione delle fonti fossili,
secondaria se viene ottenuta dalla trasformazione di un’ altra forma di energia).
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Una forma di energia secondaria è l’energia elettrica ottenuta per conversione di
energia meccanica. L’energia elettrica ha rivestito un ruolo fondamentale per lo
sviluppo della società moderna. La maggior parte degli apparecchi che usiamo
quotidianamente utilizza l’energia elettrica , di gran lunga la forma più duttile e
affidabile: si adatta a moltissimi usi, è semplice da trasportare e facile da controllare, si
può trasformare facilmente in altre forme di energia con rendimenti elevati. Fra le
caratteristiche più rilevanti vi è quella di poter essere trasmessa a distanza e di essere
distribuita capillarmente agli utenti, sia che si tratti di grandi o di piccoli consumi, senza
perdite eccessive e con un tempo di attesa nullo. Un altro vantaggio è la sua estrema
pulizia, che non può essere ottenuta con gli usuali combustibili a causa delle impurezze
in essi contenute. L’elettricità è diventata una merce indispensabile per la società
industriale, essa appare utilizzabile ovunque vi sia richiesta di energia. Oltre che per usi
domestici, l’energia elettrica rappresenta un sostegno necessario per l’industria, per i
servizi, per il terziario, mentre in agricoltura sta rivestendo un ruolo progressivamente
crescente. Pertanto è diventata un fattore importante nel determinare la qualità della vita
dell’uomo contemporaneo. L’energia elettrica presenta anche degli svantaggi: essa non
può essere economicamente accumulata su larga scala, bensì l’accumulo è possibile per
via esclusivamente indiretta, mediante conversione in altre forme energetiche. Uno
svantaggio meno rilevante, ma che comunque non può essere sottovalutato, è la
difficoltà di trasportare l’elettricità a grandi distanze senza eccessive perdite. L’accesso
diretto all’energia elettrica impone che la gestione del processo produttivo e distributivo
si adegui ad un sistema funzionante in tempo reale, che deve tendere il più possibile a
far coincidere l’offerta con la domanda. Per prevedere la richiesta istantanea dei
consumatori in qualsiasi punto della rete, il sistema deve essere necessariamente
sovradimensionato, in modo da disporre di adeguati margini di riserva per evitare il
pericolo di collasso (2).
L’energia elettrica viene prodotta in apposite centrali elettriche le quali, in base
alla natura della fonte di energia somministrata, vengono suddivise in: centrali
termoelettriche, quando l’energia proviene dai combustibili fossili solidi, liquidi e
gassosi; centrali elettronucleari, quando l’energia proviene da combustibili nucleari;
centrali geotermiche, quando l’energia proviene da fenomeni endogeni della terra;
centrali idroelettriche, quando l’energia proviene dallo sfruttamento delle acque.
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Da un punto di vista del servizio delle utenze e dell’esercizio del lavoro, le
centrali elettriche si distinguono in: centrali di base e centrali di punta. Le centrali di
base rimangono in funzione ininterrottamente e forniscono energia agli utenti che
assorbono corrente per tutte le 24 ore e in specie di notte, come le ferrovie, le industrie
metallurgiche ed elettrochimiche ecc..Le centrali di punta hanno una funzione
integratrice della produzione delle centrali di base e debbono fornire energia soltanto in
momenti di emergenza, determinati da periodi di magra delle centrali idriche ad acqua
fluente o da richieste di energia particolari nelle ore cosiddette di punta. Queste centrali
debbono avere molta elasticità, ossia possibilità di essere avviate rapidamente ed
economicamente e di fornire carichi molto variabili (1). L’energia, che utilizziamo in
diverse forme, proviene da numerose fonti. Un sistema o una sostanza vengono
considerati fonti di energia se, con opportuni procedimenti, possono liberare energia
termica, energia meccanica ecc.. a spese della loro energia interna. Ma l’esistenza di
energia in un sistema fisico non è sufficiente per considerarlo una fonte di energia, se
non è possibile sfruttarla o per motivi tecnici o per motivi economici. In definitiva una
fonte di energia è un sistema in grado di trasformare e rendere disponibile energia in
quantità e con caratteristiche adatte all’utilizzazione da parte dell’uomo (2).
La fonte più importante di energia utilizzata dall’uomo è l’energia solare. Infatti
l’energia chimica, idrica ed eolica sono forme di energia mediate tramite l’energia
solare. Questa genera il ciclo dell’ acqua: sotto l’azione dei raggi solari l’acqua evapora
dalla superficie terrestre, si condensa nell’atmosfera e ricade sotto forma di pioggia in
prevalenza sui rilievi montuosi dai quali ritorna, per gravità, al mare restituendo energia
potenziale accumulata sotto forma di energia cinetica che può essere utilizzata per
mettere in moto le turbine di una centrale elettrica. L’irradiazione solare conferisce
mobilità alle masse d’aria dell’atmosfera, i venti acquistano una certa quantità di moto
che può essere trasformato in lavoro meccanico (4). L’ energia solare favorisce sintesi
chimiche soprattutto attraverso la fotosintesi clorofilliana da cui derivano il legno e i
suoi derivati fossili , gli alimenti vegetali che costituiscono la fonte primaria di energia
per gli uomini e gli animali (2).
Nell’ambito delle fonti di energia è possibile operare delle classificazioni in base
a diversi criteri di distinzioni. In una prima arbitraria suddivisione le fonti di energia si
possono distinguere in convenzionali e non convenzionali.