Pavone, le Giasinozze, la Val Noana e le Vederne, piccoli paradisi per chi è
alla ricerca di una tranquilla meditazione.
I limiti territoriali del Comprensorio confinano a nord-est, a est e a sud-est
con la provincia di Belluno; a ovest e a nord-ovest con quella di Trento.
3.2 COMUNI E CENTRIABITATI
Il Comprensorio C2, nato nel 1971, primo fra tutti i comprensori della
Provincia di Trento, si estende su 413,59 kmq dei quali 306,1 kmq, pari al
74%, sono occupati da boschi e pascoli alpini.
Il territori è ripartito sotto l’amministrazione di otto Comuni con notevoli
divari di estensione: Fiera di Primiero, Canal San Bovo, Imer, Mezzano,
Sagron Mis, Siror, Tonadico, Transacqua.
Tav.1: - Superficie in kmq ed altitudine del comprensori di
Primiero riferite ad ogni singolo comune.
COMUNI SUPERFICE (Kmq) ALTITUDINE
media massima Capoluogo
Canal San Bovo 125,54 457 2754 757
Fiera di Primiero 0,15 700 722 710
Imer 27,6 513 2467 670
Mezzano 48,89 628 2436 640
Sagron Mis 11,21 730 2486 1088
Siror 75,03 747 2980 765
Tonadico 89,57 721 3192 750
Transacqua 35,6 691 2547 746
Totale 413,59
Fiera di Primiero è il centro amministrativo e commerciale della valle.
Posto alla confluenza del Torrente Cismon con il Torrente Canali, nel
passato era il luogo in cui si svolgevano le fiere ed i mercati (da cui il
nome). È cronologicamente il più giovane paese della valle; fu costruito nel
1400 con l’edificazione del palazzo del Dazio e con l’immigrazione dei
minatori d’origine tedesca. Ricchissimo di edifici storici e religiosi, con il
palazzo delle Miniere, la più antica chiesa di Primiero: la Chiesetta di San
Marino (romanica del XI secolo), la Chiesa arcipretale di S. Maria Assunta
terminata nel 1493 ( ristrutturata nel 1999), la vecchia canonica già casa
Althamer e la nuova canonica sede del gastaldo del vescovo-conte di
Feltre, del XVI secolo. In piazza Negrelli, il monumento in ricordo
dell’ideatore del taglio dell’istimo di Suez e progettista di numerose
ferrovie europee; il palazzo Welsperg, residenza invernale dei conti nella
seconda metà del XV secolo.
Canal San Bovo è il capoluogo dell’omonimo comune che comprende le
frazioni di Caoria, Gobbera, Prade, Ronco e Zortea oltre ad altri piccoli
agglomerati sparsi nella Valle del Vanoi. Canale è il centro principale
dotato delle infrastrutture essenziali per la vallata, è il centro di riferimento
per tutte le altre frazioni che a causa delle loro piccole dimensioni non
possono esserne dotate. L’economia della vallata è ancora a carattere rurale
e forestale, dato anche all’immenso patrimonio boschivo di cui è dotato il
territorio, mentre l’aspetto turistico dell’economia sembra essere lasciato in
secondo piano, ciò a causa delle difficili vie di accesso e dallo scarso
numero di strutture ricettive organizzate. Il Passo della Gobbera, nodo
cruciale per l’ingresso nella vallata, offre deliziosi panorami tra le due valli
(Primiero e Vanoi) grazie alla vicina Chiesetta di San Silvestro eretta su
uno spuntone di roccia ancor prima del 1300 e poi dotata di campanile nel
1600. Con la realizzazione del nuovo collegamento con la Valle del
Cismon, attraverso il traforo del Monte Totoga, sembra ci possa essere la
possibilità di un maggiore sviluppo economico e turistico.
Il comune di Imer, antico confine tra Austria ed Italia, è posizionato nella
parte meridionale della Valle di Primiero. Uno dei più antichi paesi, da cui
qualcuno vuol far derivare il nome di Primiero (Prà Imer - Primier –
Primiero). All’interno del della sua amministrazione è situata la zona
artigianale del Comprensorio, in quanto in passato vi erano ampi spazi
liberi da abitazioni perché poco soleggiata.
Il comune di Mezzano si trova adiacente ad Imer ed i loro confini sono
oramai difficilmente percepibili. Una delle caratteristiche particolari è
l’urbanistica del paese che ha permesso di conservare le sue antiche case,
con fienili dai lunghi poggioli, e gli interni foderati in legno ed i soffitti a
cassettoni. Accanto al vecchi paese, dopo l’alluvione del ’66, sono sorte
numerose costruzioni, alcune fabbriche per la lavorazione del legno ed il
piccolo stadio per l’atletica leggera ed il calcio. La Chiesa parrocchiale è
dedicata a San Giorgio, eretta nel 1670, ricca di dipinti ed affreschi fra
antichi e recenti.
Il comune di Sagron Mis è posto sulla strada che da Fiera porta ad Agordo.
Pur facendo parte della valle del Cismon, si ritrova oltre il Passo Cereda e
quindi sul versante opposto alla valle. È sempre stato un paese
dall’economia povera, a causa anche delle tortuose vie di comunicazione.
L’unico periodo di relativo splendore si è avuto al tempo delle miniere di
mercurio e d’oro. Per il resto la popolazione è sempre stata costretta ad
emigrare. Noti erano soprattutto i seggiolai che a piccoli gruppi
girovagavano per l’Europa allo scopo di vendere i loro manufatti in legno.
L’artigianato, ora come un tempo, sembra non dare molte risorse al
comune, e solo la promozione degli stupendi paesaggi che lo circondano
potranno dar vita ad una possibile economia turistica.
Il comune di Siror, nella parte settentrionale della valle ed ultimo
agglomerato prima di giungere alla località turistica di San Martino, è un
paese dalle antiche tradizioni artigianali, di capimastri e muratori.
Le abitazioni che lo formano sono state costruite creando una giusta unione
tra antico e moderno, conservando alle moderne necessità numerosi angoli
suggestivi, come le due fontane poligonali e le antiche casa di pura
tradizione primierotta. La Chiesa parrocchiale sorse nel 1720, dedicata a S.
Andrea; forse costruita sulle macerie di chiese più vecchie ritrovando al suo
interno un trittico in legno a sportelli del 1505 di scuola tedesca ed altri
numerosi dipinti ed affreschi.
Il comune di Tonadico, comprendente una parte della zona turistica di San
Martino, è il paese più antico della valle in quanto posto vicino al Castel
Pietra, la rocca posta nel passato a difesa della valle per eventuali nemici
provenienti da Passo Cereda. Paesino pittoresco dalle strette stradine, con
numerosi affreschi sulle facciate delle case; la chiesa di San Vittore fa
risalire le sue forme romaniche al 1300 quando al tempo vi era una radicata
devozione ai Santi Vittore e Corona protettori del vescovado feltrino. Del
Castel Pietra, di cui restano solo le rovine, si sa che esisteva già nel XI
secolo ed era sede del capitano del vescovo-conte di Feltre. Fu distrutto da
un incendio la notte di Natale del 1675; ci fu in seguito un tentativo di
ricostruzione nel 1720 da parte degli allora proprietari, i conti Welsperg,
ma un turbine di vento distrusse quanto ricostruito. L’alluvione del 1966
portò al crollo di una gran parte dell’edificio compresa la torre esagonale.
Il comune di Transacqua, il più popoloso della valle è divenuto ormai un
tutt’uno con il vicino comune di Fiera. Scomparse le piccole industrie ed
artigianato vi è stato un notevole sviluppo turistico con l’edificazione di
numerose strutture alberghiere ed extraalberghiere.
La Chiesa parrocchiale costruita nel 1780 ed ampliata più volte col passare
degli anni, è ricca di opere artistiche come le tele della Via Crucis di un
pittore veneziano del 700, la pala d’altare raffigurante il patrono San Marco
datata 1615. Pare che la pala sia opera della bottega del grande Tiziano
Vecellio e che la testa e le mani del Santo siano opera dello stesso. Una
leggenda narra che dei mercanti veneziani offrirono una quantità di monete
pari alla superficie della tela per poterne entra in possesso, ma gli uomini di
Transacqua rifiutarono l’offerta. Per il passato Transacqua era un centro
importante grazie alla presenza di una grossa miniera di ferro e quindi pure
dei forni per i minerali in essa contenuti.
3.3 CLIMA
L’andamento variabile degli elementi climatici risulta essere tipica di un
territorio dall’orografia accidentata e molto sviluppato in altezza qual è
quello del Primiero.
In generale si può ritenere che il tipo climatico sia riferibile a quello di
transizione tra il prealpino e l’endoalpino. A causa della posizione
geografica quasi a ridosso della pianura veneta, il territorio risente
dell’influenza delle correnti adriatiche, con valori di precipitazione
piuttosto alti, generalmente superiori ai 1300 mm annui. Nonostante lo
sbarramento settentrionale rappresentato dalla catena del Lagorai,
l’andamento termico presenta caratteri di continentalità, più spiccati per la
zona di fondovalle a causa del ristagno dell’aria fredda durante i mesi
invernali.
Per quanto riguarda le temperature è del tipo temperato-freddo.
L’estate è particolarmente fresca in tutta la sua durata, condizionata dalle
frequenti precipitazioni.
L’inverno è relativamente lungo con precipitazioni nevose variabili di anno
in anno e temperature rigide.
Per quanti riguarda la ventosità, sono riscontrabili sensibili fenomeni
giornalieri con frequente apporto nelle ore serali di nebbie e foschie nelle
parti alte delle valli. I venti più forti sono settentrionali freddi, collegati in
genere a tempo bello e stabile; non infrequente il fhön nei mesi invernali
vento settentrionale relativamente caldo e secco.
Complessivamente, il clima nelle vallate del Primiero si può classificare,
pur considerando le dovute differenze altitudinali, come temperato-freddo
con regime pluviometrico sub-equinoziale.
3.4 BOSCHI
Dai diversi rilevamenti effettuati nell’ultimo secolo si può evidenziare un
sensibile aumento della superficie boscata totale. Tale fenomeno è da
attribuire ad un’espansione recente della superficie boscata privata, dovuta
al progressivo abbandono di prati falciabili e di pascoli di mezzo monte
trasformatisi in bosco per intervento artificiale o naturale.
Il Comprensorio, uno dei settori forestalmente più dotati del Trentino, ha
un elevato coefficiente di boscosità e presenta condizione ambientali e
struttura forestale abbastanza simili ad altri territori circostanti.
L’economia tipicamente silvo-pastorale della zona ha conferito al
paesaggio ed ai patrimoni forestali un’impronta del tutto caratteristica e
predominante anche in relazione agli elevati redditi dati dai boschi che
costituiscono in ogni caso un ambiente insostituibile per l’esercizio
turistico – ricreativo ed il presupposto per la stabilità dei versanti e la
regimazione delle acque.
I soprassuoli ad alto fusto, per lo più di buon portamento e sviluppo, sono
caratterizzati dalla presenza dominante dell’abete rosso al quale si uniscono
in misura varia, a seconda delle diverse situazioni ambientali, l’abete
bianco, il larice, il faggio, il mugo e raramente il pino cembro ed il pino
silvestre. Nel sottobosco appaiono il faggio, i sorbi, l’acero, il frassino
maggiore, il nocciolo, il salicone.
La presenza di diffusa e sufficiente rinnovazione naturale non rende
necessari estesi interventi di rimboschimento. Per migliorare i tipi
associativi e recuperare al bosco aree di lenta rinnovazione si procede
tuttavia a rinfoltimenti su zone di piccola superficie (qualche ettaro
all’anno).
Il clima ed il tipo di copertura vegetale determinano una notevole resistenza
dei boschi agli incendi che sono rarissimi.
Nel Comprensorio non appaiono boschi di castano, né di specie esotiche
introdotte artificialmente in quantità apprezzabile.
Tra i complessi forestali della zona che presentano maggiore interesse sono
da ricordare quattro foreste demaniali tutte in prevalenza di abete rosso.
La foresta demaniale di Paneveggio estesa su una superficie di 3.542 ha di
cui 2.658 ha boschivi. La foreste è celebre per la qualità del legname,
presentante le caratteristiche del cosiddetto “abete di risonanza”, e per
l’attrazione esercitata dal magnifico ambiente dei suoi paesaggi naturali.
La foresta demaniale di S. Martino di Castrozza estesa su una superficie di
1788 ha di cui 986 ha boschivi e 469 ha disponibili per malghe e pascoli.
Grande importanza assume l’aspetto estetico paesaggistico di questa foresta
che circonda il centro turistico di S. Martino di Castrozza e comprende nel
suo perimetro le celebri Pale di S. Martino, meta di scalatori e di
appassionati della montagna.
La foresta demaniale di Valzanca estesa su 660 ha di cui 479 ha boschivi.
La foresta demaniale di Valsorda estesa su 923 ha di cui 526 ha boschivi,
155 ha di pascolo mentre gli improduttivi ammontano a 94 ha.
Tutte e quattro le foreste demaniali sopra descritte sono gravate di servitù
attive e passive di vario tipo, retaggio di antiche forme di proprietà risalenti
al medioevo.
La prima guerra mondiale ha provocato gravi danni a questi complessi
boscati che erano prossimi o addirittura interposti, tra le opposte linee di
fronte.
3.5 FAUNA
La fauna del Primiero è quella tipica delle regioni alpine, molto varia e
differenziata a seconda dell’altitudine. Per le specie più importanti,
soggette ad attività venatoria, vi è il Camoscio, abitante dei pascoli di alta
montagna, il Capriolo, vive più in basso del camoscio e durante i periodi
invernali si avvicina molto agli abitati in cerca di cibo; ancora tra gli
stanziali vi è il Gallo Cedrone ed il Gallo Forcello. Il Cervo, l’animale più
grosso, forse una volta abituale residente del territorio è stato da poco
reintrodotto nella foresta di Paneveggio.
Altre specie permanenti nella zona, la Marmotta, la Lepre Comune, la
Lepre Variabile, la Pernice Bianca, il Francolino di Monte, la Coturnice, il
Corvo Imperiale, la Volpe Rossa comune (la cui consistenza si è
notevolmente ridotta in quanto considerata un vettore della rabbia
silvestre), l’Ermellino ed il Tasso. La fauna tipica è povera di specie
appartenenti alla famiglia dei Salmonidi. La Trota Marmorata è indigena e
poco frequente in quanto soppiantata o ibridata con la Trota d’Oltralpe, e la
Trota Iridea, importata dalla California alla fine del sec. XIX. Nei ruscelli
d’alta montagna vive il Salmerino, considerato un relitto glaciale. Fra i
crostacei sono presenti la Sanguinerola, lo Scazzone ed il Gambero di
fiume (in parte scomparso in parte scomparso dopo l’alluvione del 1966).
La Salamandra Pezzata, i Tritoni, la Rana di Montagna ed il Rospo
Comune fanno da rappresentanti alla famiglia degli Anfibi.
I rettili più frequenti sono il Ramarro, la Lucertola Muraiola, la Biscia
d’acqua, il Marasso, la Vipera Aspide.
Fino al secolo scorso, era possibile scontrarsi con degli Orsi e dei Lupi
ormai scomparsi dalla zona, l’ultimo orso è stato ucciso nel 1897.
In tempi più lontani era pure presente la Lince che ora sembra aver lasciato
qualche traccia di un nuovo ritorno e la lontra simbolo del Primiero.
Saltuariamente si vedono volteggiare tra le Pale di San Martino una coppia
di aquile reali.
3.6 FLORA
La flora è quella tipica delle Alpi. Come già detto, fra le specie vegetali
predominano le conifere con boschi misti di abete rosso e bianco e faggio;
vi sono piccoli gruppi di betulle, sorbi, ontani ed aceri, ma il predomini
resta comunque all’abete rosso.
Sui lievi pendii del fondo valle nelle zone più soleggiate erano coltivati il
melo, il pero, il ciliegio, culture ormai quasi abbandonate; resiste però il
susino largamente diffuso anche nei giardini delle abitazioni.
Raramente ci si può imbattere in viti se non qualche esemplare abbarbicato
al poggiolo delle baite che raramente danno uva matura. Altre colture, in
passato molto attive ma ora quasi inesistenti, vi erano il granoturco, il
frumento, la segala, l’avena, la canapa, il lino.
La natura, al contrario dell’uomo, non ha abbandonato i propri prati,
continuando a decorarli con migliaia di specie di fiori: il bucaneve, il
ciclamino, il raponzolo, la rara scarpetta della Madonna, il giglio rosso, la
stella alpina, le varie genziane, e tante altre varietà.
Di crescita spontanea vi sono anche numerose piante medicinali e
medicamentose, ricercate addirittura dal 1650 da botanici italiani e
stranieri.
Ricchissimo è poi il sottobosco con i suoi frutti e funghi, il mirtillo nero e
rosso, la fragola profumata, il lampone e la mora. Tra le specie fungine si
trovano i boleti, i cantarelli, i lattari, le russole, le amanite velenose.
Crescono in zona due tipi di funghi rari: il Boletus torosus ed il Cystoderma
aurantium detto anche fungo di Pirenei in quanto presente anche
nell’omonima regione.
Fig.1, Tav.1: - Ripartizione percentuale della superficie territoriale tra i
sottoindicati comuni.
29%
12%
18%
22%
3%
9%
0%
7%
Canal San Bovo Fiera di Primiero Imer
Mezzano Sagron Mis Siror
Tonadico Transacqua
Capitolo quattro
LA POPOLAZIONE E LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE NEL
COMPRENSORIO DI PRIMIERO
4.1 CENNI STORICI SU PRIMIERO
Molti studiosi hanno dedicato il loro tempo alla scoperta delle vicende
storiche che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo delle popolazioni
insediate nelle valli di Primiero e Vanoi.
Spesso documentazioni scritte e reperti di altra natura hanno dato la
possibilità di autenticare determinati avvenimenti, ma in altre occasioni la
storia di Primiero si è dovuta ricostruire solamente tramite delle deduzioni
logiche.
Il primo insediamento umano a Primiero dovrebbe risalire all’età della
Pietra (6000 a.C.). Infatti, nel giugno del 1971, presso i laghetti del
Colbricon (m. 1927) furono scoperte delle selci e dopo approfonditi studi,
si scopri l’esistenza di otto “ officine litiche”. Tutto ciò apparteneva agli
uomini primitivi dell’età mesolitica che si spingevano fino a tale quota per
cacciare e pescare. Quanto scoperto costituirebbe l’insediamento
preistorico più alto d’Europa.
Opinioni divergenti si hanno invece su sul periodo riguardante l’epoca
romana e su l’esistenza o meno di una popolazione stabile. Alcuni storici
ipotizzano l’esistenza di abitanti ancor prima dell’epoca romana. Il nome
della frazione di Ormanico può riportare a quello del popolo detto
Romanico; è c’è ricordo nel passato che a Siror fu scoperto un ossario con
monete romane risalenti agli imperatori Carino, Numeriano e Diocleziano,
dal 284 al 305. Sessant’anni fa furono ritrovati a Canale vasi d’argilla ed
urne giudicate etrusche e nelle vicinanze della Valle dello Schenér (che
collega Primiero a Feltre) esiste traccia di una via Romana.
Appare comunque molto difficile parlare di un insediamento romano in
queste zone in quanto molto lontana da ogni linea di comunicazione.
Riferimenti più attendibili si hanno dal passaggio di Attila nel 452 d. C..
Dalla distruzione della città di Feltre a dalle scorrerie barbariche nella zona
di Belluno, molti fuggiaschi andarono a rifugiarsi sulle vicini montagne,
portando un insediamento a Primiero od incrementandone uno già
esistente.
Vi sono successivamente degli accenni a Primiero in un documento del 570
d.C. con il quale Alboino re dei Longobardi concesse a Feltre
l’aggregazione di Primiero, confermata anche nel 1027 al Vescovo di Feltre
dall’imperatore Corrado II il Salico.
La gente fuggita dalle incursioni barbariche insediandosi a Primiero,
sembra si fosse unita in un’unica comunità a Piubago, piccolo centro tra gli
attuali Siror e Tonadico. Questo paese, ora scomparso presumibilmente tra
il 1114 e il 1117 a causa di un violento terremoto e di una successiva
alluvione, si ritiene si stato il primo paese della valle. L’esistenza di
Piubago è comunque ancora una leggenda, ma lo storico Brentari, studioso
della storia trentina, è certo che nella campagna tra Siror e Tonadico furono
rinvenute molti anni fa rovine di case, vari utensili ed in particolare una
campana con l’iscrizione Anno Domini VVV, che si è ritenuto significasse
M, ovvero 1000. La campana fu custodita per parecchio tempo nel palazzo
della famiglia Scopoli a Tonadico e poi fusa per fare la campana maggiore
della chiesa Arcipretale di Fiera. Per un altro studioso però l’incisione anno
domini VVV, starebbe per 555, ossia 185 anni dopo che furono inventate le
campane.
Dopo la distruzione di Piubago, la popolazione superstite si sarebbe
trasferita nella zona dove ora sorge attualmente Tonadico. Successivamente
divenne il centro amministrativo della valle, vi fu costruito il palazzo della
signoria abbellito dagli Scopoli e dove furono custoditi anche gli statuti di
Primiero.
La comunità dapprima unica, si divise in quattro columelli o regole:
Tonadico, Imer con Canal San Bovo, Transacqua con Pieve e Ormanico, e
Siror. Le singole quattro fazioni avevano amministrazione separata ed al
capo di ognuno vi era il marzolo, corrispondente all’attuale sindaco. I
marzoli avevano cura del buon governo dei singoli columelli ed assistevano
nelle cause civili e penali il proprio Capitano o Vicario nei procedimenti,
vegliavano sull’osservanza degli statuti e delle antiche consuetudini del
paese. Nella comunità erano pure eletti alcuni custodi e guardiani delle
campagne, selve e montagne.
Testimonianze della storia di Primiero si hanno dalle crociate; Corrado da
Primiero partecipò con i Feltrino alla prima Crociata nel 1096. Nel 1142,
invece, Corrado III di Hohenstaufen attribuì al vescovo – conte di Feltre
Gilberto da Pedavena i possessi di Feltre e Primiero riconfermati nel 1158
da Federico Barbarossa e pure nel 1179 e 1184 dal Papa Lucio III.
Nel frattempo, a Feltre come in altre città d’Italia vi furono lotte sanguinose
per l’investitura tra i ghibellini, sostenitori degli imperatori romano –
germanici, ed i guelfi fautori del Papa.
Di queste lotte n’approfittò Ezzelino III da Romano che si fece consegnare
dal Vescovo Matteo da Tomo il Castel Pietra. Alla morte di Ezzelino vi
successe il vescovo – conte di Feltre Adalgerio da Villalta, eletto nel 1257.
Nel 1273 concesse alla valle di Primiero statuti simili a quelli di Feltre. In
particolare il documento dotava la valle di proprio consiglio e statuto e
l’Ufficiale del Vescovo, unitamente ai marzoli dei quattro paesi, doveva
amministrare la giustizia.
Nel giugno del 1324 Primiero strinse un’alleanza con la vicina Val di
Fiemme al fine di impedire un eventuale passaggio degli Scaligeri che
impadronitisi di Feltre intendevano combattere contro il Conte del Tirolo
ed avrebbero sicuramente causato danni al loro passaggio.
In questo periodo si ebbe anche la scoperta delle più importanti miniere del
Primiero e ciò attrasse una moltitudine di gente che fecero aumentare
notevolmente la popolazione del luogo.
Nel 1337 Carlo di Lussemburgo reggente del Tirolo, conquistò il Castel
Pietra e si fece investire a vita dal Vescovo Gorgia Lusa, signore della città
di Feltre e Belluno, riservando però la podestà di Primiero al Vescovo, il
quale la cedette, nel 1339, a Giovanni Duca Di Carinzia.
Carlo di Lussemburgo, divenuto Imperatore romano – germanico con il
titolo di Carlo V, recuperò il suo dominio su Feltre e Belluno che gli era
stato sottratto, e nel 1349 infeudò Bonifacio de Lupis da Parma, Marchese
di Soragna della Valle e del Castel Pietra.
A Carlo V successe per il dominio su Feltre Francesco da Carrara, mentre
al de Lupis rimase la giurisdizione di Primiero.
Nel 1373 la Valle di Primiero e la Valsugana fu ceduta agli Asburgo duchi
d’Austria. Primiero passò sotto il comando di Federico Greifestein, nobile
Tirolese, il quale entro in lite con il Vescovo di Feltre per il possesso delle
numerose entrate che quest’ultimo ricavava ancora da Primiero.
Con il passaggio di Primiero da Greifestein a Sigismondo di Starkenberg e
successivamente ai duchi d’Austria, che vollero la diretta amministrazione
sulla zone, si ebbe il netto e definitivo distacco di Primiero da Feltre.
Infatti, la Valle fu incorporata al Tirolo e furono costruite barriere e
fortezze sulla zona di confine.
Il 22 settembre del 1401 il duca Leopoldo d’Austria cedette a Giorgio,
Signore di Welsperg, per 4000 fiorini d’oro la giurisdizione di Primiero.
Con l’infeudamento dei Welsperg si ebbe un lungo periodo di pace e di
tranquillità. Poterono svilupparsi alcune industrie ed ebbe un netto
miglioramento l’attività estrattiva, polo di attrazione per numerosi minatori
austriaci e germanici. In questo periodo vi anche la nascita del paese di
Fiera, che non fu aggregato alle comunità già esistenti ma formò invece una
realtà separata con a capo un Borgomastro.
Il fiorente periodo di pace fu turbato nel 1487 dalla lotta tra il duca
Sigismondo e la Serenissima Repubblica di Venezia; in tale occasione i
Feltrino, aiutati dai Veneziani occuparono senza danni Primiero.
A seguito della Lega Cambrai nacquero delle ostilità tra l’Imperatore
Massimiliano e Venezia.