5
creazione di corners dedicati, nella rete dei punti di
vendita, a tutta una gamma di merci.
Nascono nuovi punti vendita a Monaco come a Nicosia,
a Shanghai come a Londra. Viene attuata una dinamica in
espansione (riguarda, si vedrà, persino i settori dei
cosmetici e dei prodotti alimentari).
L’Armani Spa si segnala per lo sviluppo di sempre
nuovi segmenti di mercato. Essa dà testimonianza di un
rapporto fra ampiezza e profondità di gamma produttiva
nel sistema moda, confermando che la distribuzione può
essere segmentata in base a nuovi criteri e a livello di
specializzazione merceologica che non significhi
riduzione del mercato alla distribuzione di pochi
prodotti. Così, in base ad una segmentazione diffusa, il
mercato potrà essere diviso in differenti unità, in aree
diverse di utenza, per le quali, di fatto, l’Armani Spa
ha messo a punto i propri modelli organizzativi
articolati nel mondo.
Mentre l’Armani Spa si diffonde nel mondo, e fa del
cinema e del teatro lo strumento per far conoscere i
propri modelli, lo stilista diventa simbolo di un vero e
proprio processo di razionalizzazione del mercato (in
questo senso si diversifica da molta parte della
concorrenza). Egli conquista nuove aree di diffusione dei
prodotti e moltiplica i propri spazi, evidenziando le
doti dell’organizzatore e del distributore che ne fanno
l’uomo che riesce a potenziare la propria immagine nel
tempo mediante una moda rigorosa, fedele a se stessa, che
rinnova e conquista il mercato.
In Armani il momento creativo ha rilevanza
particolare. Esso si congiunge al processo di diffusione
di prodotti che non si fanno condizionare dai trends
6
precostituiti e lo stilista affronta tutte le incognite
dell’incontro con il pubblico nei vari paesi del mondo.
Si cimenta su paralleli e meridiani differenti. Diventa
il designer di maggiore importanza e di più ampio
successo commerciale nella storia del dopoguerra.
Conferma intanto il crescente potere della distribuzione
con il porre particolare cura alle esigenze della domanda
finale e verificando, nel contesto competitivo, ciò che
gradualmente muta.
Armani ‘ascolta’ il mercato. Passa dalla logica di
recepimento dei bisogni a quella dell’anticipazione dei
medesimi. Si affida a esperienze sistematiche facendo
della moda un agente di mutamento. Armani insiste, così,
sul momento della differenziazione dei prodotti e
considera la moda come fattore sociologico ed estetico,
che va esteso a tutte le forme artistiche e culturali di
cui si può avvalere: la moda Armani riguarda gli
ornamenti, l’arredamento, in una nuova logica di connubio
fra creatività e mercato. Si moltiplicano le collezioni
distinte (Emporio Armani, Armani Casa, Armani Fiori,
Armani Dolci, Armani Libri), mentre i meccanismi
mercantili si differenziano e l’atto creativo risulta,
tuttavia, riconfermato nella sua incontrovertibile
rilevanza.
7
CAPITOLO PRIMO
ARMANI: L’IMPRESA NEL SISTEMA MODA. RILIEVI SUL PRODOTTO
DELL’ARMANI SPA E SUI PROCESSI DISTRIBUTIVI
8
1.1. Dalla creatività artistica alla creatività
commerciale: il caso Armani
Quello che, all’inizio, può apparire semplicemente
innovativo sotto il profilo estetico, è, spesso, incontro
di esigenze più ampie, anche mercantili, in un processo
di massificazione del prodotto, specie quando la moda,
raggiunte le classi inferiori, induce l’élite a dar vita
a un ciclo successivo che, rinnovandosi, sarà di nuovo
imitato dal basso, in una sorta di continuo ritorno.
In questo senso, le condizioni di vita della moda
sono state definite “come quelle di un fenomeno generale
nella storia della nostra specie. La moda”, scrive
Simmel, “è imitazione di un modello dato ed appaga il
bisogno di appoggio sociale, conducendo il singolo sulla
via che tutti percorrono”, ma, nel contempo, “appaga il
bisogno di diversità, la tendenza alla differenziazione,
al cambiamento, al distinguersi”
1
. Sotto questo profilo,
essa richiama “con un’insistenza particolare
l’apparizione del cambiamento”
2
. Assolve ad una funzione
estetica e rappresenta, nel contempo, una crescente
“mobilità economico-sociale fra classi”, in una strategia
del cambiamento nel modo di vestire, posto che, alla
fine, l’abito serve anche “per mantenere a distanza le
classi emergenti, che sviluppano il processo imitativo
nei confronti della classe agiata”
3
.
1
G. SIMMEL, La moda, ed. Se, srl., Milano, 1996, p. 15.
2
E. LANDOWSKI, Il capriccio e la necessità: moda, politica e
cambiamento, in AA. VV., Moda. Regole e rappresentazione. Il
cambiamento, il sistema, la comunicazione, a cura di G. Ceriani, R.
Grandi, Angeli, Milano, 1996.
3
S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda. Il management al
servizio della creatività, Etas, Milano, 2001, p. 15. Nel libro di
Saviolo e Testa, la fine degli anni Novanta segna uno spartiacque
per il sistema-moda. Nei differenti settori, emergono rilevanti
cambiamenti. A livello nazionale ed internazionale vanno
9
In quella direzione si spiegano l’alternarsi dei
colori, il succedersi di alcune linee, il continuo
cambiamento degli apporti decorazionali e cromatici che
rispondono, inoltre, al diffuso bisogno di una sessualità
che accentua l’emulazione fra i sessi, ipotesi non ultima
per decifrare le tendenze della moda
4
. L’intero apparato
delle esigenze funzionali del sistema capitalistico non
si affida a soggetti indistinti e passivi, ma guarda ad
un processo storico, “in cui le differenze esistenti, ma
non ancora formate, fra gli uomini, sono definite,
selezionate e inglobate, con i loro bisogni, nel sistema
sociale, a cura di coloro che hanno l’interesse ed il
potere di farlo”
5
.
disegnandosi un nuovo scenario e quei processi di “rilocalizzazione
produttiva, di concentrazione distributiva, di aggregazioni
industriali e finanziarie di marche ed aziende” (cfr. Recensione a
Le imprese del sistema-moda. Il management al servizio della
creatività, di S. Saviolo, S. Testa, http://
Etaslab.corriere.it/dynuni/dyn/Catalogo/8845309932.jhtml, p. 1).
Così, con la crescente complessità del settore, si rende inevitabile
la messa a punto di “un approccio manageriale di cui in passato, in
qualche modo, si era potuto fare a meno” (ibid., p. 1). In quella
prospettiva, l’Armani Spa è un significativo esempio di come si
possa “interagire costruttivamente con i creativi –nel prodotto,
nella comunicazione, nel retail- che” rappresentano l’anima
emozionale dell’azienda e, intanto, “la vera essenza della moda”
(ibid., p. 1). Il libro offre, sotto questo profilo, un contributo
alla disamina di un complesso d’imprenditoria importante per
l’economia e per l’immagine del Sistema Italia. L’obiettivo consiste
nell’affrontare le tematiche e i processi di management più
significativi dell’Armani Spa, “mettendone in evidenza gli elementi
di specificità e di differenziazione” (ibid., p. 1). Non a caso,
Salvo Testa è stato ideatore del Gruppo Sistema Moda, nonché
coordinatore del Progetto Moda della Bocconi. La Scuola di Direzione
Aziendale della Bocconi si è diretta, su quella base, alla
realizzazione di “programmi e metodologie didattiche in linea con le
esigenze” del mercato (produttori ed utenza), ponendosi a
disposizione “per ogni tipo di assistenza e di informazione con il
personale docente e tecnico-amministrativo” (M. DALL’OCCHIO, Sda
Bocconi, Knowledge & Imagination,
http://www.sdabocconi.it/benvenuti/it/index.html, p. 1).
4
Cfr. ibid., p. 15 e ss.
5
J. SINCLAIR, La società dell’immagine, Angeli, Milano, 1991, p. 73.
10
Nella stessa prospettiva, gli stilisti diventano i
nuovi profeti. Sono circondati da una luce carismatica:
quella delle stelle del cinema di un tempo
6
; e Giorgio
Armani incarna quell’immagine. Il suo valore di simbolo
della moda, negli anni, si è progressivamente ampliato,
tanto che la sua stessa reticenza (il carattere
introverso dell’imprenditore) ha finito per essere
interpretata come un elemento di mistero. Non a caso le
sue dichiarazioni vengono accolte, non di rado, con lo
stesso tipo di attenzione che si riserva agli uomini
politici: è ricco, fotografato, intervistato; la sua
compagnia “è ambita e non appena capita l’occasione tutti
si precipitano a stringergli la mano”
7
.
In realtà, sotto la spinta dell’internazionalizzazione
e della globalizzazione, le attività produttive legate
alla moda vanno diventando sempre più processo “di
potenzialità e professionalità ai vari livelli della
filiera” (tessitura, creatività, styling, taglio,
confezione, vendita), in cui si integrano “le capacità
artigianali con le più sofisticate tecniche produttive e
manageriali”
8
.
La moda si indirizza “verso la globalizzazione del
mercato, dei consumi, dei prodotti”, mentre l’Armani Spa
mette a punto un “contributo notevole a far sì che la
6
Cfr. N. ASPESI, Giorgio Armani, in Perché loro, Laterza, Bari,
1984, p. 33.
7
N. ASPESI, Giorgio Armani, cit., p. 33. Giorgio Armani, nato a
Piacenza l’11 luglio 1934, si volge ad una moda essenziale,
prepotente ed appassionata. Intanto la distribuzione del suo marchio
ha finito per mitizzarne l’immagine “di esclusività, lusso,
raffinatezza, ricchezza. Il desiderio di moda ha travolto la
diffidenza maschile (e infatti in Italia gli uomini spendono per
abbigliarsi più delle donne), ha investito ceti e persone refrattari
a ogni lusinga estetica, ha dato l’illusione di un accesso generale
ad un bene che rassicura e promette magie” (ibid., p. 34).
8
A. FOGLIO, Il marketing della moda. Politiche e strategie di
fashion marketing, Angeli, Milano, 2002, p. 45.
11
moda si globalizzi”
9
. La moda si configura come insieme
di interrelazioni fra produzione dei materiali di base,
styling, confezione, comunicazione, vendita.
FILIERA DELLA MODA
Fonte: A. FOGLIO, Il marketing della moda. Politiche e
strategie di fashion marketing, Angeli, Milano, 2002, p. 46.
9
A. FOGLIO, Il marketing della moda, cit., p. 45.
12
Si delinea un sistema di filiere che coinvolge
l’attività di svariati settori professionali (produttori
di fibre naturali ed artificiali, filati, tessuti,
abbigliamento, accessori) , con rimando ai processi
Distributivi, che comprendono i meccanismi di
distribuzione organizzata e chiariscono come l’impresa
produttrice abbia il proprio punto vendita, per cui
“l’attività di vendita si integra direttamente con quella
di produzione”
10
.
L’Armani Spa giunge così a confermare il ruolo dello
stilista produttore, che lavora per le collezioni vendute
dalla propria azienda, precisando quella che è la
caratteristica essenziale dello
stilismo: la confluenza delle figure di proprietario e di
imprenditore, il cui ruolo diventa rappresentativo,
insieme, della creatività e del mercato, in una strategia
dell’integrazione “capace di fare cose eccellenti e di
dare risposte intelligenti e concrete al mercato”
11
.
Proprio l’Armani Spa è testimonianza di quei
meccanismi del mercato condizionato che si correla alla
politica, all’economia, alla tecnologia, però anche alla
cultura e ai comportamenti umani (agli stili di vita), un
mercato differenziato e segmentato che dà vita a
specifiche ‘nicchie’, all’interno delle quali si rivelano
le particolari tendenze della moda; poi mercato graduale
e insieme globale.
10
A. FOGLIO, Il marketing della moda, cit., p. 47.
11
A. FOGLIO, Il marketing della moda, cit., p. 51. Si veda anche M.
COSTANTINO, Fashion marketing and PR, Batsford, London, 1998, p. 21
e ss.; M. HANAN, Strategia di crescita rapida, Angeli, Milano, 1989,
p. 11 e ss.; J. JARNOW, K.G. DICKERSON, Inside the Fashion Business,
Prentice Hall, New Jersey, 1997, p. 14 e ss.; B. BORJA DE MOZOTA,
Design & Management, Les Editions d’Organisation, Paris, 1990, p. 9
e ss.
13
Ossia mercato che nel tempo via via si rinnova,
tenendo conto, in ogni caso, dei fenomeni correlati alla
moda, alla musica, al cinema, ad un insieme di “messaggi
universali, poliedrici, multiculturali”, che rivelano la
trasversalità a tutto campo del marketing, in un quadro
di riferimento che, poi, “è quello del villaggio
globale, dove prodotti,
politiche e strategie si vedono indirizzate nel rispetto
della globalizzazione dei mercati”
12
.
12
A. FOGLIO, Il marketing della moda, cit., p. 60. Cfr. G. CERIANI,
R. GRANDI (a cura di), Moda: regole e rappresentazioni, Angeli,
Milano, 1995, p. 8 e ss.; V. CODELUPPI, Sociologia della moda,
Cooperativa Libraria Iulm, Milano, 1996, p. 34 e ss.; I. DARIA, The
Fashion Cycle, ed. Simon & Shuster, New York, 1990, p. 9 e ss.; K.
DOYLE, Armani’s True Confessions, in Women’s Wear Daily, 25 June
1992, passim; J. C. FLÜGEL, Psicologia dell’abbigliamento, Angeli,
Milano, 1992, p. 11 e ss.; G. MARION, Mode et marché, les stratégies
marketing du vetement, Editions Liaisons, Paris, 1992, p. 16 e ss.;
D. MORMORIO, Vestiti, Laterza, Bari, 1999, p. 34 e ss.
14
PROCESSO DI CONTROLLO DI MARKETING
Fonte: A. FOGLIO, Il marketing della moda, cit., p. 353.
L’Armani Spa rivela la consapevolezza di un marketing
che, per ogni stagione, richiede nuovi prodotti, il
riferimento ad un ciclo che deve tener conto, per ogni
prodotto, di una fase d’introduzione, di crescita in
popolarità, poi di un picco di quest’ultima, nella fase
di gradimento, cui fanno seguito fasi di declino e di
rigetto.
15
CICLO DI VITA DELLA MODA
Fonte: A. FOGLIO, Il marketing della moda, cit., p. 61.
Non c’è dunque dinamica della moda senza una singolare
specificità e complessità (nascita, differenziazione,
crescita e involuzione degli stessi processi
distributivi). In questo senso la moda risulta “guidata
dalla psicologia, dalla sociologia, dalla tecnologia, dal
marketing” e finisce per fornire “risposte concrete alle
richieste del trade e dei consumatori e magari anche
anticipandole”, rimandando, quindi, a momenti che sono
quelli della creatività e, insieme, del mercato,
confluenza di “buone idee basate su ricerche di
marketing, su di una conoscenza del consumatore, dei suoi
gusti, delle sue tendenze”
13
.
13
A. FOGLIO, Il marketing della moda, cit., p. 63. Si Veda Censis,
Moda & Comunicazione, Angeli, Milano, 1994, p. 9 e ss.; G. COSTIN,
Giorgio’s New Glamour, in Fairchild, New York, 18-25 February 1991,
passim; P. KOTLER, Marketing Management, Isedi, Milano, 1987, p. 16
e ss.