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Introduzione
Nella prima parte di questo scritto, si indagheranno gli obiettivi attesi dal
princeps circa l’evento specifico dei Ludi augustei, entro cui va considerato il
Carmen Saeculare, nonché la funzionalità degli elementi impiegati e degli individui
coinvolti nella realizzazione e messa in atto del componimento.
In questo senso il Carme è una creatura sociale, poiché, pur appartenendo
anzitutto all’estro poetico di Orazio, viene realizzato da molti per i più. Dunque non
solo da Orazio né tantomeno soltanto da Augusto, anche se nasce in seno allo
speciale connubio tra il poeta e il princeps, presentando la forte impronta di
ciascuno dei due. Ad esempio, individui come i coristi, che, sia nell’evento che nel
componimento, potrebbero essere scambiati per mezzi passivi di un messaggio più
importante di loro, arrivano a configurarsi necessariamente anche come fini.
In un’opera corale, in tutti i sensi del termine, come il Carme, risulta
essenziale scoprire i luoghi e le persone che lo hanno reso possibile, il contesto
fisico e concreto dell’evento in cui era inserito. Del resto la poesia rappresenta il
culmine dei Ludi augustei e alla luce di ciò, che rappresenta un valore aggiunto e
non una tara che ne sminuisce la forza artistica, essa acquisisce maggior senso e
rilevanza. Del resto, che nel Carme ci sia l’impronta augustea non si può negare, è
un fatto oggettivo. Tuttavia, per sfatare il mito, forse ancora imperante in molta
critica, di un Carmen Saeculare considerato alla stregua di un panegirico, si userà
ampio spazio per delineare il modo in cui il rapporto tra Orazio e Augusto si è
genuinamente evoluto; a questo proposito si attingerà dalle fonti oraziane. Alla luce
di quest’indagine, dovranno emergere la libertà di pensiero e l’indipendenza
letteraria dell’autore, due elementi capaci da soli di riscattare una volta per tutte il
Carme come opera d’arte indiscussa.
Il primo capitolo fa luce anche su altri due punti, parimenti importanti: chi
sono i fruitori del Carme e perché fu scelto Orazio come autore della poesia e come
maestro del coro. Riguardo, in particolare, agli speciali requisiti posseduti
dall’autore, diventerà chiaro che il componimento si configura pienamente come
oraziano.
7
Il secondo capitolo riflette sulla struttura della poesia, così com’è stata
studiata dalla critica. Esso si prefigge l’obiettivo di illustrare e, almeno in parte,
chiarire i passi più spinosi che talvolta hanno spaccato in gruppi opposti gli studiosi,
nonché di mostrare ciò che con sicurezza contraddistingue l’ossatura dell’opera.
Cura particolare è stata usata nel presentare, ogni volta che si è reso necessario,
un’unica prospettiva che abbracciasse quanti più pareri critici possibili, nel tentativo
di dare una visione panoramica. Gli studiosi sono spesso portati a formare un
proprio quadro generale che esclude quanto di positivo si potrebbe trarre da
ciascuno di loro. Portando degli ottimi motivi, l’opera potrebbe essere divisa in due,
tre o anche sei parti; le stanze potrebbero contemplarsi organizzate in triadi oppure
no; luoghi del componimento spesso distanti tra loro potrebbero essere collegati
agevolmente.
Nessuna delle soluzioni trovate dalla critica è davvero errata, poiché
ciascuna diversamente risponde in modo convincente alle domande implicite del
testo oraziano. Tuttavia, accostarle migliora la lettura di quello che sembra essere
il carattere polistrutturato del Carme.
Il capitolo conclusivo evidenzia le particolarità metriche, grammaticali,
lessicali e retoriche dell’opera, con un’attenzione specifica all’indagine dei percorsi
creativi del poeta. A questo fine, si presenteranno le cose stilisticamente più
notevoli, inclusi i luoghi apparentemente meno problematici.
L’ultima parte servirà da riconferma di quanto esposto nelle parti precedenti
e a questo fine sarà utile, come nel secondo paragrafo, ripercorrere analiticamente
il componimento. Anche per motivi di spazio, qui come altrove, sarà compiuta
un’attenta selezione del materiale testuale su cui concentrare l’analisi.
Per quanto l’opera possa essere suddivisa, tagliata ed esaminata, bisogna
considerare che essa rimane unitaria sino alla fine e che è formata da parti
perfettamente coese tanto da presentare i propri argomenti in modo lineare e
secondo una precisa economia testuale.
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Capitolo 1
Le finalità
Il Carmen Saeculare è un’ode composta da diciannove stanze in forma di
quartina saffica, cantata davanti ai templi del Palatino e del Campidoglio da
ventisette fanciulli e ventisette fanciulle, durante i Ludi Saeculares augustei.
L’opera fa da tramite a una serie di funzioni, tutte di fondamentale
importanza nel preciso contesto storico e culturale che la originò. La guerra civile,
l’ascesa di Augusto e l’ingresso di Orazio nella cerchia di Mecenate preparano il
poeta agli sforzi poetici futuri, Carme compreso. L’apollinismo di Augusto, la pax
augustea, la tradizione dei carmina e dei Ludi Tarentini, per tacere della tradizione
dei lirici greci, sono infine solo alcuni elementi che nutrono l’opera.
Orazio trovò la formula più dignitosa per porre la poesia al servizio dello
Stato romano, serbandone la capacità poetica e allo stesso tempo ospitandone uno
spontaneo afflato sacrale.
1.1 Il Carmen Saeculare nei Ludi augustei
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Sebbene il Carme sia straordinariamente documentato dagli Acta Ludorum
Saecularium
1
e dagli oracoli sibillini
2
, la prima fonte è il medesimo componimento,
che si presenta con grande semplicità e con un lessico accessibile
3
.
Il Carme rappresenta il culmine della celebrazione religiosa dei Ludi: fu
cantato il 3 giugno dell’anno 17 a.C. al termine dei riti sacrificali tenutisi le notti
dal 31 maggio al 2 giugno.
Le preghiere del Carme miravano ad assicurare la conservazione e
l’accrescimento dello Stato romano. L’apollinismo inglobato a suo tempo da
Augusto, funzionale tanto all’incremento dello Stato quanto a quello della propria
auctoritas, coinvolse di pari passo l’intervento di Apollo e Diana, fino a invocarne
l’ausilio. Le due divinità, cui erano rivolte anzitutto le suppliche, avrebbero avuto
il compito di trasmettere il messaggio positivo del Carme a Giove e a tutti gli altri
dei
4
. Tuttavia, dato il vasto numero delle divinità romane, Carmen Saeculare 73 le
include sinteticamente nell'espressione deosque cunctos.
Oltre ad Apollo e a Diana (Acta 141, 146), i destinatari divini nominati nella
poesia, in modo più o meno diretto, sono menzionati anche in Acta 92, 105, 121,
117, 136: rispettivamente le Parche, Giove e Giunone (parzialmente allusi), Ilizia,
1
L’iscrizione degli Acta dei Ludi augustei del 17 a.C. fu scoperta nel 1890, vicino al sito del Tarento,
presso il ponte Elio, sulla riva sinistra del Tevere. Il testo venne pubblicato da Mommsen. Acta
Ludorum Saecularium in Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL) VI 32323, 90-152 (di qui in poi si
riporterà solo la dicitura ‘Acta’).
2
Gli oracoli sibillini ci sono stati tramandati, oltreché dal più tardo Zosimo, anche da Flegonte di
Tralle. Cfr. Putnam: ‹‹We can presume from references in the sixth book of Virgil’s Aeneid and in
Tibullus’ most elaborate elegy, 2.5, that the Sibylline books had been placed in the Temple of
Palatine Apollo probably as early as 28 B.C.E. and certainly by 18, a year before the Ludi took
place›› (Possiamo supporre, a partire da riferimenti nel sesto libro dell’Eneide di Virgilio e nella più
elaborata elegia di Tibullo, 2.5, che i libri sibillini fossero stati riposti nel Tempio di Apollo Palatino,
probabilmente, già nel 28 a.C. e, con sicurezza, nel 18 a.C., un anno prima che i Ludi avessero
luogo). Inoltre Putnam riporta da Svetonio che Augusto depositò i libri sibillini [in] duobus forulis
auratis sub Palatini Apollinis basi (in due casse dorate sotto il piedistallo [della statua] di Apollo
Palatino). Flegonte di Tralle, reperibile in F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker
(FGrH), XV voll., Berlin-Leiden, G. Schepens, 1923-1958, 257, F 37, V, 4. M. C. J. Putnam,
Horace’s Carmen Saeculare. Ritual magic and the poet’s art, New Haven and London, Yale
University Press, 2001, pp. 58, 158 [traduz. it. nostra]. Svetonio, De vita Caesarum II, 31.
3
Altre fonti oraziane sono Epistole II, 1, 132-138 e Odi IV, 6, 31-44. Invece Odi I, 21 non è con
ogni probabilità il nucleo primigenio del Carme, ma soltanto una vivida rappresentazione di quelli
che saranno i suoi argomenti. Per le fonti non oraziane si guardino le seguenti: gli oracoli sibillini
di Zosimo, il citato Svetonio, Censorino XVII, 7.
4
Thomas a ragione riassume lo spirito del tipo di preghiere presenti nel Carme nella formula da
quia dedi, come ne parla Pulleyn, secondo il quale modello una supplica si vuole soddisfatta dagli
dei con certezza in seguito ai sacrifici precedentemente offerti. R. F. Thomas (a cura di), Horace:
Odes book IV and Carmen Saeculare, New York, Cambridge University Press, 2011 [traduz. it.
nostra], p. 91. S. Pulleyn, Prayer in Greek Religion, Oxford, Clarendon Press, 1997, pp. 16-38.
10
Terra Madre (la Cerere del Carme
5
). Altre divinità non riportate negli Acta ma solo
nel Carme sono le personificazioni divinizzate di Lealtà, Pace, Onore, Pudicizia,
Coraggio e Abbondanza ai vv. 57-60.
Insieme alla climax temporale raggiunta dai figli di Latona al terzo giorno
dei riti, anche l'entità dei sacrifici diviene distintiva della priorità loro concessa.
Nelle notti dal 31 maggio al 2 giugno a.C. Augusto fece dei sacrifici al Tarento,
bruciando rispettivamente per le Parche nove agnelli e nove capre, per Ilizia nove
liba (focacce), nove popana (dolci) e nove pthoes (torte), per Terra Madre una
scrofa
6
. Soltanto Ilizia, viste le copiose offerte incruente donatele, rappresenta
rispetto alle altre divinità un’interessante eccezione
7
.
Come la maggior parte dei sacrifici notturni dei Ludi augustei, anche quelli
diurni sono caratterizzati da offerte cruente: la mattina del 1° giugno Augusto e
Agrippa sacrificarono ciascuno un toro a Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio,
la mattina del 2 giugno il solo Agrippa sacrificò una giovenca a Giunone Regina
8
,
la mattina del 3 giugno Augusto e Agrippa onorarono Apollo e Diana con doni
uguali a quelli offerti a Ilizia la notte del 1° giugno.
5
Fowler ipotizzò, come Thomas, la presenza nel Carme della dea Tellus, che in realtà vi compare
quasi certamente sottoforma di nome comune. W. W. Fowler, “The Carmen Saeculare of Horace
and its performance, June 3 B.C. 17”, The Classical Quarterly, 4 (1910), pp. 145-155 [traduz. it.
nostra], a p. 149.
Il testo tutt’al più permette di considerare tellus alla stregua sì di una personificazione, peraltro
alquanto blanda, ma che rimane tutto sommato radicata alla natura, in qualità di entità paesaggistica
e faunistica. Dunque nel Carme la parola ‘tellus’ andrà contemplata con l’iniziale minuscola.
6
Acta, 90-93, 115-116, 134-135.
7
Ilizia, sia nel rito registrato dagli Acta sia nel Carme, ha in sé l'idea della suddivisione in tre parti
e del numero 3, anche tramite i suoi multipli. Ai vv. 13-16 del Carme, il nome Ilizia va a formare la
prima apostrofe della nomenclatura tripartita che Orazio dedica a Diana. La somma delle offerte
votive per Ilizia, che corrisponde alla metà del coro, è un multiplo di 3. Il fascino di questo numero
attraversa, però, quasi tutti i riti sacrificali che si tennero durante i Ludi augustei: ciascuna delle tre
Parche ricevette sei animali, Giove e Giunone insieme ebbero in dono un numero complessivo di tre
animali, Apollo e Diana furono onorati con le stesse offerte per Ilizia, il cui numero andava così a
completare l’altra metà del coro. Le offerte di Apollo e Diana furono ventisette come ventisette
erano state quelle per Ilizia; i due numeri equivalevano peraltro ai due semicori.
8
Il 1° giugno, nell’occasione del sacrificio a Giove, Augusto e Agrippa pronunciarono ciascuno le
stesse preghiere agli addetti ai sacrifici e a cinque quindecenviri. Poi seguirono i Ludi Latini al
Tarento. Centodieci matrone, una per ogni anno del saeculum sibillino, risistemarono i sellisternia.
A quel punto, i quindecenviri decretarono la sospensione dei lutti muliebri, come era costume fare
in contesti religiosi e civili di questo tipo (Acta 103-114). Durante il sacrificio a Giunone, Agrippa
rivolse una preghiera alla dea e alle centodieci matrone presenti, che a loro volta la ripeterono (Acta
119-131). Thomas, op. cit., p. 71.