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di numerosi testi, che compaiono corredati da esercizi e commenti nelle sezioni
antologiche dei manuali scolastici, senza tralasciare tuttavia il momento della
contestualizzazione storica e sociale dell’opera e dell’autore.
Anche la ripartizione lungo i tre anni del programma di storia della letteratura è
stata a lungo motivo di discussione e oggetto di diverse tentate riforme, e si è
stabilizzata solo negli ultimi decenni in modo tale da prevedere per il terzo anno
lo studio della letteratura dalle origini (X/XI secolo) fino al XVI secolo, per il
quarto anno quella che va dal XVII al XIX secolo e per il quinto e ultimo anno
dalla fine del XIX secolo – solitamente la data di svolta è quella dell’Unità d’Italia
– fino ai giorni nostri.
La tradizione storica e l’ampio patrimonio della critica permettono di fissare con
una certa stabilità il programma didattico per i primi due anni del triennio:
nessuno infatti mette in discussione che il terzo anno debba concentrarsi sullo
studio approfondito delle “tre corone” – cioè Dante, Petrarca e Boccaccio – così
come nessun insegnante si esime, nel quarto anno, dal proporre agli studenti opere
di Parini, Foscolo, Manzoni e Leopardi.
Il programma dell’ultimo anno, invece, manca sia di stabilità sia di definizione, e
causa non poche difficoltà agli organi istituzionali: infatti i programmi didattici,
recentemente sostituiti dalle indicazioni del “curricolo generale”, rimangono
molto vaghi per quanto riguarda la letteratura del Novecento e se fino a pochi anni
fa non citavano nessun autore oltre a Verga e Pirandello, anche oggi i nomi
indicati espressamente sono davvero pochi. Inoltre, la libertà e l’autonomia,
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ultimamente sempre più riconosciute agli insegnanti, non garantiscono in alcun
modo che le indicazioni ministeriali vengano rispettate, con il risultato che la
didattica del Novecento è soggetta a un’estrema arbitrarietà.
Questo senso di confusione è molto diffuso tra il corpo docente e tra tutti quelli
che si occupano a vario titolo della didattica della letteratura e ha determinato una
fioritura di convegni, dibattiti e studi che tuttavia, purtroppo, non hanno ancora
portato a una soluzione condivisa. Il problema centrale è riassunto molto
chiaramente da Giancarlo Mazzacurati in un volume dedicato proprio a questo
argomento:
«Tuttavia, non possiamo ignorare la vostra domanda, quando ci chiedete in
modo disperato, di questo Novecento – di cui dovremmo essere i tutori,
almeno nella scuola media superiore, non rispetto a chi si iscrive alla facoltà
di Lettere ma rispetto a chi andrà a fare il medico, l’avvocato o forse il
ragioniere, il geometra, a chi vuole tenersi la sua letteratura – di questo
Novecento, cosa raccontiamo, cosa gli facciamo leggere?»
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In particolare, si avverte il bisogno di proporre una selezione di autori e opere che
rispecchi il vasto e vario panorama della letteratura italiana del Novecento, che
non tralasci nessuna delle esperienze fondamentali che l’hanno percorso ma che
allo stesso tempo aiuti docenti e discenti a orientarvisi; come dice Remo Ceserani,
infatti:
«Certo nella scuola occorrerà guardare a questo secolo, dare spazio a tutti gli
autori e a tutti i momenti di una letteratura come la nostra, che nel
Novecento, checché se ne dica, è stata di tutto rispetto, ritrovando quella
1
G. Mazzacurati, “Il canone del moderno: il Novecento letterario”, in Un canone per il terzo
millennio, a cura di U. M. Olivieri, B. Mondadori, Milano 2001, p.220.
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forza di conoscenza che aveva nei secoli precedenti. C’è da scegliere tra
tantissimi autori, che ci offrono essenziali proiezioni conoscitive delle
contraddizioni di questo presente.»
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Con il presente lavoro ci si propone di indagare su quali siano le scelte fatte a tale
proposito nella scuola italiana attuale; ovvero, si cercherà di capire quanti e quali
autori della letteratura italiana novecentesca siano proposti oggi agli studenti delle
scuole superiori, e come e perché siano stati scelti tra i molti per rappresentare il
nostro Novecento letterario.
Data la vaghezza delle indicazioni istituzionali e l’impossibilità di verificare
empiricamente le scelte dei singoli docenti, per ottenere delle risposte attendibili
su cosa effettivamente si insegni e si faccia leggere del Novecento nelle scuole si
sono dovute interrogare le uniche fonti sicure da questo punto di vista: i manuali
scolastici di letteratura.
Infatti, una particolarità dell’insegnamento letterario in Italia, che lo distingue da
quello di altri paesi, e in particolare dal sistema scolastico britannico, è che
prevede come strumento principale della trasmissione delle conoscenze il manuale
di letteratura. Questo testo, che funge sia da storia della letteratura sia da
antologia, viene utilizzato da tutti gli insegnanti e studiato da tutti gli studenti
della scuola superiore, e sebbene l’editoria scolastica offra una scelta molto vasta,
i titoli più adottati nelle scuole sono relativamente pochi e piuttosto omogenei tra
loro per quanto riguarda le scelte di opere e autori.
2
R. Ceserani, “Il canone del moderno: il Novecento letterario”, in Un canone per il terzo
millennio, op. cit., p.240.
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Ne consegue che uno studio condotto su questi strumenti può costituire un valido
metodo di ricerca per capire quali opere e quali autori del Novecento vengano
effettivamente proposti nelle scuole superiori del nostro paese. Anche Romano
Luperini, che da anni si occupa di didattica della letteratura italiana, pare
condividere questa conclusione:
«In mancanza di un canone scolastico definito in sede ministeriale, i pochi
studi esistenti in Italia su tale questione assumono come base di riferimento
le antologie scolastiche più diffuse negli ultimi anni.»
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Inoltre bisogna considerare che, essendo i programmi ministeriali così arretrati,
nel corso degli anni sono stati proprio i manuali di letteratura a supportare i
docenti nei loro tentativi di adeguare la didattica ai tempi e alle esigenze di
apprendimento delle nuove generazioni, e questo stretto contatto tra editoria
scolastica e insegnanti ha determinato il rispecchiarsi delle pratiche
d’insegnamento nei testi più diffusi. Infatti:
«Negli anni Ottanta la formazione degli insegnanti e la modifica delle
pratiche didattiche è stata attuata però più dall’editoria scolastica che da
interventi ministeriali, sul versante dell’educazione linguistica in particolar
modo, ma anche dell’educazione letteraria. […] Nel corso degli anni
successivi anche le antologie letterarie per il triennio hanno svolto
un’analoga opera di rinnovamento e hanno concorso alla formazione di un
canone scolastico del Novecento, ispirato alle riflessioni che la critica
andava elaborando a proposito sia delle teorie letterarie sia di autori e opere.
Nei loro indici si rispecchiano le vicende che hanno riposizionato le
gerarchie degli scrittori del XX secolo ed emerge la pluralità degli indirizzi
teorici sottesi alle proposte didattiche e succedutisi con alterne fortune. Uno
3
R. Luperini, “Il canone, la scuola e l’insegnamento del Novecento” in Allegoria n. 32, p.67.
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studio sistematico sulle antologie scolastiche in questa direzione può fornire
indicazioni molto interessanti.»
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Con questo lavoro si vuole quindi proporre uno studio sul canone novecentesco
italiano e sul suo insegnamento nel triennio delle scuole superiori, fondato
sull’analisi di alcuni tra i manuali di letteratura più diffusi tra quelli attualmente
adottati dagli insegnanti.
L’esposizione è stata suddivisa in tre sezioni.
Una prima parte, di natura introduttiva, delinea la materia in discussione; per
comprendere le ragioni della mancanza di definizione del canone italiano
novecentesco è stato necessario, nel primo capitolo, presentare una breve storia
della scuola italiana dall’unità nazionale a oggi. Il secondo capitolo, invece, tratta
in maniera più specifica la questione dei programmi scolastici di letteratura per il
triennio della scuola superiore e spiega su quali basi, da chi e quando sono stati
formulati gli attuali programmi, e cosa questi prevedano per quanto riguarda la
letteratura del Novecento.
La seconda parte è dedicata alla definizione degli strumenti di questa ricerca:
innanzitutto, dato che come si è detto il presente lavoro si basa sullo studio del
canone novecentesco nei testi di letteratura per la scuola superiore, il terzo
capitolo ripercorre la storia del manuale ed espone le sue diverse tipologie. Nel
capitolo successivo, invece, sono presentati i testi sui quali ci si è basati per la
raccolta dei dati, e vengono spiegati i motivi che hanno portato alla scelta,
4
M. Sarpi, “La letteratura del Novecento a scuola”, in Un canone per il terzo millennio, op. cit.,
p.78/79.
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all’interno del vasto panorama della manualistica scolastica, proprio di questi
undici titoli.
La terza e conclusiva sezione riguarda in maniera approfondita il problema del
canone novecentesco: nel quinto capitolo sono presentati tutti i dati raccolti
durante la ricerca, per lo più ordinati sotto forma di tabelle, e sono discussi i primi
risultati che se ne possono ricavare. L’ultimo capitolo, infine, è dedicato alla
trattazione di alcuni casi particolari e degni di nota, che fungono da spunti grazie
ai quali raggiungere delle conclusioni finali.