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Dopo aver collocato i resti nel loro contesto attraverso brevi introduzioni storiche e
aver descritto dettagliatamente le varie tappe della ricerca e le evidenze archeologiche
riguardanti i singoli siti, si sono tratte le dovute conclusioni nella parte finale.
7
Parte prima
VERSANTE ORIENTALE
Brevi cenni storici
L’area geografica accolta in questo versante comprende il territorio collocato tra
l’Albania meridionale e la Grecia nord-occidentale, ossia entro l’antica Illiria
Meridionale e l’Epiro. Quest’area è delimitata a nord dal corso del fiume Apsos, il
quale sfocia nel golfo di Valona, e a sud dal golfo di Ambracia, a settentrione del
corso del fiume Aspropotamo, l’antico Acheloos, che sfocia nel mar Ionio dopo aver
attraversato l’Etolia. Quattro catene montuose attraversano, parallele fra loro, l’Epiro
in senso sud-est/nord-ovest: la catena del Pindo, la più orientale di esse che funge da
spartiacque dividendo l’Epiro dalla Macedonia a nord-est e dalla Tessaglia a est;
quella lungo la linea di costa a ovest che comincia a nord con la vetta degli
Acrocerauni, e le due catene centrali che, frapponendosi alle precedenti, si presentano
continue e imponenti. La loro altezza varia, in generale, fra i 1500 e i 2500 metri di
altezza, tendendo a decrescere verso sud. Gli spazi intermedi, in corrispondenza dei
passaggi dei fiumi, sono caratterizzati da circoscritte pianure alluvionali. Dal punto di
vista geologico, i rilievi sono costituiti da una varietà di formazioni preminentemente
calcaree lungo le creste scoscese delle catene montuose e più disparate
1
nei pressi dei
tratti meno elevati. I fiumi della regione, navigabili nell’antichità
2
, sono veicolati nel
loro corso verso il mare dalla direzione delle catene montuose e, in generale, seguono
le valli comprese tra i rilievi, fino a quando incontrano un passaggio che consenta
loro di rientrare nella valle successiva.
Il territorio si presenta quindi abbastanza omogeneo: in prevalenza montuoso, con
ridotte zone di pianura spesso paludose, percorso da un considerevole numero di corsi
d’acqua, le cui valli hanno costituito le principali vie di comunicazione verso
1
Arenaria, argilla e conglomerato naturale.
2
L’Aoos era navigabile verso Apollonia, il Thyamis verso Gitana, l’Acheron verso Kastri, l’Arakhthos verso Ambracia.
8
l’interno. Rispetto alle regioni che furono il centro dell’evoluzione della Grecia,
quest’area si sviluppò in ritardo assorbendo gli elementi fondanti della civiltà greca
successivamente, attraverso l’apporto dell’espansionismo coloniale.
Le fonti e le tradizioni antiche tramandano notevolmente i caratteri generali
dell’Epiro. Aristotele
3
e Livio
4
illustrano la rigidità dell’inverno e la copiosità delle
piogge e delle nevicate, mentre Procopio
5
menziona le abituali alluvioni. Livio
6
,
inoltre, fornisce due accurate descrizioni delle aree montuose dell’Epiro: “montes
vestiti frequentibus silvis sunt” e “iuga summa campos patentes aquasque perennis
habent”. Una delle qualità più diffusamente riconosciute agli epiroti dagli antichi era
quella di essere abilissimi allevatori di bestiame: Aristotele
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attribuisce le grandi
dimensioni degli armenti all’ottimo foraggio disponibile nella regione e,
successivamente, gli altri autori descriveranno i pastori epiroti come i migliori
dell’area mediterranea
8
. L’agricoltura, al contrario, è scarsamente documentata:
durante la sua campagna contro Pompeo, Cesare utilizzò la regione come base per gli
approvvigionamenti dislocando granai e provvedendo a far trasportare cereali dalle
province vicine
9
.
Il territorio in oggetto si caratterizza per l’unitarietà dal punto di vista
geomorfologico e culturale, mentre dal punto di vista dell’organizzazione sociale e
politica si nota una evidente frammentazione risultante dall’insediamento in tribù,
villaggi, piccoli e grandi centri. Questo assetto rimarrà immutato sino alla conquista
romana che ingloberà le varie aree all’interno della provincia di Macedonia. Lo
sviluppo di questi territori venne determinato dalla colonizzazione corinzia, la quale
si manifestò attraverso due distinte ondate: la prima, alla fine dell’VIII secolo a.C.,
avvenne sotto la guida dell’aristocrazia dei Bacchiadi e portò alla fondazione di
Corcira e Siracusa; la seconda avvenne, tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo
3
Arist. Mete. A 14, 15.
4
Liv. XLIII 21.
5
Procop. Aed. IV, 1.
6
Liv. XXXII 12 e XLV 30.
7
Arist. HA, III 2, 1.
8
Plin. NH, VIII 45; Varr. RR, II 1, 6.
9
Caes. BC, III 42.
9
a.C., durante la tirannia di Cipselo ed ebbe come fine la realizzazione di un vero e
proprio impero marittimo costituito da colonie collocate in punti strategici come
Calcide, Leucade, Ambracia, Apollonia e Epidamno. Attraverso questi centri,
l’influsso della cultura portato dai coloni si diffuse nelle zone circostanti.
A partire dal V secolo a.C. le vicende storiche di questi territori sono meglio note.
L’origine delle numerose tribù che hanno abitato questa regione risale alla fine del V
– inizi del IV a.C.
Secondo Teopompo, lo storiografo del IV secolo, 14 stirpi diverse abitavano l’antico
Epiro; di queste Strabone
10
ce ne tramanda 11 le più importanti delle quali furono, per
estensione territoriale e potere economico – politico, quelle dei Molossi, dei Tesproti
e dei Caoni. Intorno al 360 a.C., l’Epiro presenta ancora una situazione frammentata
in piccoli stati tra loro indipendenti. Questo equilibrio viene interrotto dalla tribù dei
Molossi, la quale più precocemente rispetto alle altre si definisce, mantenendo, sotto
la guida degli Eacidi, un regime di tipo monarchico. Nel 330 a.C. si assiste alla
definizione istituzionale del koinon molosso, ossia alla sua trasformazione in quello
che dalle fonti epigrafiche è definito Apeiros
11
. Trattasi di un sistema federativo,
definito symmachia epirota con a capo il regime monarchico degli Eacidi, al quale,
nel tempo, hanno aderito le comunità, città e territori dell’Epiro. Questa struttura
politica, di cui il periodo meglio conosciuto è quello relativo al regno di Pirro (297-
272 a.C.), sopravvisse sino alla fine del dominio molosso nel 230 a.C.
La caduta della monarchia fu dovuta a molteplici cause tra le quali la volontà da parte
delle varie tribù di ottenere una propria indipendenza che portò alla sostituzione della
symmachia con il koinon degli epiroti,
consistente in una nuova istituzione dotata di istituzioni e magistrature proprie, come
testimoniano le fonti epigrafiche, letterarie nonché numismatiche. Questo periodo,
durato complessivamente 65 anni, è caratterizzato dal tentativo di attuare una politica
moderata, al fine di evitare quanto possibile gli scontri e di rimediare ai danni
provocati dalle guerre. Nonostante questo fattore, durante il III secolo a.C. l’Epiro
10
Strab. VIII, 326.
11
Per le fonti epigrafiche cfr. Cabanes 1976, pp. 172-183.
10
raggiunse l’apice della sua fioritura testimoniato dallo sviluppo urbano dei suoi centri
come Phoinike e Butrinto.
Per tutelare la sicurezza degli alleati italici contro le attività di pirateria della regina
illirica Teuta nell’Adriatico, l’esercito romano affronta due guerre che permettono
alla repubblica di acquisire i primi avamposti nella regione grazie all’istituzione di un
protettorato. Durante la prima guerra macedonica (215-205 a.C.) Roma si allea con
gli Etoli che, tenendo occupato Filippo V di Macedonia della dinastia degli
Antigonidi, in Grecia, eviteranno la possibile minaccia di uno sbarco su suolo italico.
Nel 206 a.C. gli Etoli stipulano una pace separata con la Macedonia e la guerra si
conclude l’anno seguente con la Pace di Fenice (205 a.C.). Con la seconda guerra
macedonica (200-197 a.C.), il koinon degli epiroti comincia a soffrire il peso del
protettorato romano che tende sempre più ad interferire negli affari interni; viene così
progressivamente abbandonata la politica di sicurezza sino ad ora adottata. La guerra
venne risolta a Cinocefale, in Tessaglia, dal generale romano Tito Quinzio Flaminino,
il quale successivamente impose alla Macedonia di abbandonare le posizioni in
Grecia e di pagare una indennità di guerra (197 a.C.). Lo stesso Flaminino, durante i
giochi istmici a Corinto proclamò la “libertà della Grecia”(196 a.C.). A Roma non
interessava ancora stabilire un dominio militare su quest’area, quanto piuttosto
controllare da lontano la situazione, come nel caso della successione di Filippo V
durante la quale appoggerà il secondogenito, filo-romano, Demetrio contro il
primogenito Perseo. Tuttavia, in seguito ad una congiura di palazzo Demetrio viene
ucciso e nel 179 a.C. Perseo sale al trono. La terza guerra macedonica (170-168 a.C.)
sancisce la definitiva spaccatura nel koinon epirota: le stirpi meridionali con a capo i
Molossi, si alleano con i Macedoni; mentre quelle settentrionali si schierano con i
Romani. Nel 168 a.C., dopo la sconfitta di Perseo a Pidna, l’Epiro si sottomette ai
Romani perdendo ogni forma di autonomia istituzionale e politica. Nel 167 a.C., con
decisione del Senato, Roma distrusse settanta città epirote, per lo più molossiche, e
vendettero come servi 150.000 abitanti
12
. Da allora, ad eccezione delle colonie e delle
12
Strab., VII, 7, 3.
11
aree settentrionali schierate con i romani al momento della spaccatura del koinon,
l’Epiro entra in una fase di decadenza. Nel ventennio tra il 168 e il 148 a.C. in Epiro
funzionano due federazioni controllate dai Romani: il koinon degli epiroti sotto la
guida di Phoinike
13
, al quale partecipano le stirpi filo-romane dell’Epiro
settentrionale; e il koinon dei Pandosiei, al quale partecipano gli altri Epiroti sotto i
coloni elei, ai quali i Romani avevano concesso privilegi. Nel 148 a.C. sia l’Epiro che
l’Illiria vengono inserite all’interno della più ampia Provincia di Macedonia e viene
rifondato il koinon, questa volta, però, in funzione e sotto il controllo romano.
13
“Κοινόν τών ̉Ηπειρωτών τών Φοινίκην” cfr. Polib., XXXII, 22,6.