1. Il (falso) mito del Canada come peacekeeper
Il mito del Canada quale grande paese pacificatore è collegato a
Leaster Pearson che, in qualità di segretario di stato per gli affari esteri, nel
1956 ebbe un ruolo cruciale nella creazione della prima forza di
mantenimento della pace delle Nazioni Unite che fu impiegata per bloccare
la crisi del canale di Suez. Quando Pearson ricevette il premio Nobel per la
pace nel 1957, il mantenimento della pace diventò l'ufficiale contributo del
Canada al benessere mondiale. Da quando il “pearsonismo” ha permeato la
mente del "canadese medio", è nato il mito nazionale del Canada come
paese peacekeeper. Joseph Jockel, professore alla Saint Lawrence
University of Canton a New York, a tal proposito afferma che il governo
canadese in quell’occasione “ha preso la palla al balzo costruendo un
monumento per la pace chiamato "Riconciliazione" nel centro della
capitale e un’immagine sul retro del biglietto da dieci dollari”, consacrando
1
ancora una volta il mito canadese. Il parlamentare liberale David Kilgour a
tal proposito ha dichiarato ai suoi elettori che “il mantenimento della pace è
ormai una parte integrante della nostra identità nazionale, o DNA
nazionale".
In superficie il mito sembra essere vero. Infatti uno dei vanti del Canada è
di essere stato coinvolto in ogni singola operazione di peacekeeping delle
Nazioni Unite dal 1948 (quando partecipò alla missione di osservazione
lungo la linea di cessate il fuoco di India-Pakistan in Kashmire) ad oggi.
Durante queste missioni le forze canadesi hanno perso più di 100 uomini e
il costo delle tasse fu più di 10 miliardi di dollari. Tuttavi, secondo il
governo canadese questo è stato un gratificante investimento.
1
Site Officiel du centre d’études canadiennes de Grenoble,
http://www.pacte.cnrs.fr/IMG/html_COMJockel.html, visto
7
Sean Maloney del Royal Military College ha indicato che questo mito
è correlato all’ ideologia dell’eccezionalismo canadese molto diffusa negli
ultimi tre decenni nella società. Il mito è collegato alla credenza che il
Canada sia sempre stata una nazione neutrale durante la Guerra fredda e
che abbia mantenuto la pace, a differenza degli Stati Uniti, i quali
2
intrapresero la guerra in stati come il Vietnam, Granada e Panama.
Secondo una ricerca del 1999 del Department of National Defence,
(DND) il 92% dei canadesi crede che sia importante proteggere i diritti
umani nelle fragili democrazie. Infatti, anche nell’ambito del conflitto in
Somalia e in Ruanda i canadesi considerano benevolo l’intervento militare
del Canada.
Il mito sussiste nonostante la storia delle operazioni militari canadesi anche
dopo la guerra fredda. Dall’essere uno dei primi paesi a contribuire al
mantenimento della pace negli anni 70 e 80, il Canada è sceso al 32° posto
nel mondo alla fine del 2001 e al 38° nel marzo del 2004.
Il giornalista canadese John Elmer, ha però sfatato il mito riferendosi
alla storia canadese recente, affermando che “dal 2001 il Canada è andato
spalla a spalla con gli interessi statunitensi nella guerra globale al
terrorismo”. Infatti, il Primo Ministro Stephen Harper, in visita alla Casa
Bianca nel 2006, ha affermato che “l’alleanza tra Stati Uniti e Canada è la
più forte di qualsiasi rapporto tra due paesi, non solo sul pianeta ma nella
storia dell’umanità”. Sulla stessa linea, l’ex ambasciatore degli Stati uniti in
Canada David Wilkins, ha rilevato che “non esistono due forze armate
3
unite più intimamente del Canada e gli USA”.
il 21/04/2010
2
M. Rubboli., Canada, Peacekeeper to the World?Myths, Values and Reality in Canadian Foreign
policy, in Building Liberty. Canada and World Peace 1945-2005, a cura di Conny Steenman-Marcusse e
Aritha van Herk, Groningen, Barkuish Publishing 2005, p. 152.
3
Middle East Online, http://www.middle-east-online.com/english/opinion/?id=41309, visto il
22/04/2010.
8
Sunil Ram, ex soldato canadese e professore di storia militare alla
American Military University della Virginia ha dichiarato che “il mito del
Canada come grande peacekeeper è un’ illusione a cui credono i canadesi
4
ed è il momento di lasciare che questo mito muoia".
Joseph Jockel, ha sostenuto che l’idea del Canada come nazione
peacekeeper neutrale sia infondata, data la partecipazione alle due guerre
mondiali e il suo coinvolgimento con la NATO nella guerra fredda.
In un articolo recente, Sean Maloney ha elencato alcuni argomenti per
controbattere i sostenitori del mito del Canada quale fautore di pace:
La politica internazionale canadese sin dal 1940 si è sempre concentrata sui
rapporti stretti con gli USA, la Gran Bretagna, l’Australia e la Nuova
Zelanda e la sua partecipazione alla NATO e NORAD.
Il coinvolgimento del Canada e delle Nazioni Unite nella guerra fredda e le
operazioni di mantenimento della pace non hanno dimostrato di avere un
rapporto con la strategia geopolitica del bipolarismo. Queste missioni non
sono state intraprese per motivi puramente altruistici. Ogni operazione di
peacekeeping dell'ONU alla quale il Canada ha partecipato dal 1948 al
1968 fu direttamente collegata a guadagnare terreno nel gioco della Guerra
Fredda. Infatti il Canada dispiegò le proprie forze oltreoceano per la crisi di
stabilizzazione nucleare (operazione UNEF I durante la crisi di Suez del
1956), per sostenere lo sforzo delle Nazioni Unite allo scopo di prevenire
l'intervento sovietico nel Terzo Mondo (operazione ONUC in Congo) o per
prevenire la crisi che coinvolgeva gli alleati della NATO nel caso in cui I
Soviet avessero potuto guadagnare una posizione di vantaggio rispetto alla
NATO (operazione UNFICYP a Cipro). Se gli americani usavano la CIA
4
Rubboli, op. Cit., p.152
9
per fare la guerra contro l'espansione comunista nel Terzo Mondo, il
Canada usò le missioni di peacekeeping dell'ONU come surrogato per
raggiungere i propri obiettivi. Il Canada non è mai stato neutrale.
La grande maggioranza delle operazioni militari canadesi durante la guerra
fredda erano finalizzate a dissuadere una guerra con l’Unione Sovietica e a
combattere quella guerra se la tecnica della deterrenza non fosse riuscita.
Le armi nucleari, compresa la capacità nucleare del Canada, hanno svolto
un ruolo significativo.
Le operazioni militari post guerra fredda in cui il Canada e i suoi alleati si
sono impegnati non erano missioni di pace delle Nazioni Unite ma erano
per lo più interventi militari armati e missioni di stabilizzazione e persino
guerra aperta.
I limiti delle Nazioni Unite come istituzione sono stati dimostrati dalla
missione ONU in Afghanistan nel 1993; UNOSOM I e II in Somalia nel
1993-94 e nel 2001; UNAMIR in Ruanda nel 1994; UNPROFOR in
5
Croazia nel 1995 e Oil for Food in Iraq.
Richard Sanders, coordinatore della Coalizione contro il commercio di
armi (COAT), afferma che il mito del Canada ha molto poco a che fare con
la realtà e bisogna dimostrarlo indicando la partecipazione del Canada:
Nel commercio internazionale di armi
Nella guerra non dichiarata contro l’Iraq, la Somalia e la Jugoslavia negli
anni 90’
Nella guerra in Afghanistan
Nella fornitura di armi ai militari stranieri
In un’alleanza militare che minaccia di usare armi nucleari, cioè la NATO
6
Nell’aumento dell’uso di Uranio e nella costruzione di centrali nucleari.
5
National Defence and the Canadian Forces, http://www.journal.forces.gc.ca/vo8/no1/maloney-eng.asp,
visto il 26/04/2010.
6
Converge. New Zeland’s Online Community Network, http://www.converge.org.nz/pma/atmyth.htm,
10
Inoltre afferma “che mentre il governo descrive le strategie che il Canada
usa per essere un eroico pacificatore, questo promuove le industrie che
traggono profitto dalla guerra, sfruttano le persone e le risorse naturali”.
Sostiene che :
“il governo ha due facce: da un lato guida il partito governativo incaricato di
promuovere l’esportazione di materiale militare canadese, firmando, a porte
chiuse, i permessi che autorizzano le esportazioni di una vasta gamma di materiale
bellico prodotto in Canada. Le loro destinazioni sono regimi noti per impegnarsi
in guerre e terrorizzare i propri cittadini con l’uso della tortura, esecuzioni
extragiudiziarie, processi iniqui e detenzione di dimostranti pacifici. Dall’altro
lato, con grande clamore del pubblico, firma dichiarazioni per promuovere la
pace. La sua prima faccia è utile alle società che traggono profitto dalla guerra,
lotte e repressioni in terra straniera. La sua seconda è realizzata per compiacere il
pubblico ingenuo che si aggrappa alla convinzione che il loro amato mito è vero.
Entrambe le sue facce aiutano il suo partito alla rielezione: la prima assicura che
le casse di guerra del suo partito siano piene di donazioni aziendali, mentre la
7
seconda lancia il suo incantesimo agli elettori desiderosi di pace”.
Da Washington a Ottawa all’Afghanistan il ritornello è lo stesso “il
Canada è una nazione in guerra, il peacekeeping è finito”. Quasi
giornalmente politici ed esperti dicono al pubblico canadese che il mondo è
un posto pericoloso e che il ruolo del Canada nel panorama mondiale è un
ruolo militare. Inoltre essi affermano che il ruolo di peacekeeping
dell’ONU è ormai una vocazione passata di moda per le forze canadesi di
oggi.
Nel 2001, il DND convocò un incontro con 65 esperti di difesa per
visto il 1/05/2010.
7
ibid.
11
discutere l’immagine militare di peacekeeping e il suo effetto sulle
Canadian Forces (CF). Un resoconto dell’incontro ha rivelato la
dichiarazione finale del dibattito:
“Un partecipante espose la preoccupazione riguardo al fatto che le forze armate
canadesi stanno perdendo il loro carattere e la loro capacità di combattenti di
guerre diventando troppo coinvolte nelle Peace Support Operations (PSO), e mise
in guardia sul fatto che il mito canadese delle CF come forze pacificatrici e non
combattenti di guerre deve essere interrotto per riprendere lo scopo primario delle
8
CF…”.
Appena pochi anni dopo, le forze militari canadesi hanno completamente
cambiato rotta, abbandonando le operazioni di peacekeeping delle Nazioni
Unite. Negli anni 1992-1993, la partecipazione alle missioni dell’ONU
costituivano più di nove su dieci dollari spesi in operazioni internazionali.
Dal 2004-05, le Nazioni Unite sono state quasi abbandonate, costituendo
solo 30 centesimi per ogni dieci dollari spesi in missioni militari all’estero.
Prima della metà degli anni 90’ il Canada era tra i primi dieci fornitori di
truppe dell’ONU. Nel 2005 è sceso al 35° posto su 96 paesi che
partecipano alle missioni. Oggi, il totale del contributo canadese di soldati
destinati alle missioni di peacekeeping dell’ONU è di 56 soldati su un
totale di 66,786 in tutto il mondo. Il Canada adesso si colloca al 52° posto
su 97 paesi, a pari merito con il piccolo stato del Mali.
8
S. Staples, Marching Orders. How Canada Abandoned Peacekeeping and why the UN needs us more
than ever, Ottawa, Council of Canadians 2006, p. 9.
12
1.1 I canadesi divisi
Anche se esiste un consenso generale sul valore della guerra in
Afghanistan tra i decision maker del Partito conservatore, il Partito liberale
e il Dipartimento degli affari esteri e della difesa nazionale, i canadesi non
sono così convinti. Infatti essi stanno diventando più critici nei confronti
del cambiamento del ruolo militare del Canada, in parte a causa
dell’aumento del numero di morti e feriti che ha creato questa nuova
politica.
Nel mese di marzo del 2006, all’inizio della nuova e pericolosa
missione del Canada a Kandahar, lo Strategic Council scoprì che c’era il
55% di supporto alla missione. Ma lo stesso sondaggio scoprì anche che
circa il 70% delle persone erano convinte che lo scopo principale
dell’intervento in Afghanistan fosse connesso maggiormente al
peacekeeping piuttosto che al combattimento. Solo il 26% riteneva che il
ruolo primario fosse il combattimento.
Solo sette mesi dopo, la maggioranza dei canadesi considerava la
missione in Afghanistan come una causa persa. Il 59% sosteneva che i
soldati canadesi “erano morti per una causa che non possiamo vincere”,
secondo il sondaggio realizzato ad ottobre del 2006. Nello stesso
sondaggio, il 76% degli intervistati disse che la politica americana ha reso
9
il mondo più pericoloso.
9
Ibid., p. 26.
13
2. Esportazione delle armi canadesi
Uno dei più grandi credo canadesi è che la loro sia una nazione
pacifica il cui ruolo è mantenere la pace e non fare la guerra. Questo è ciò
che sostiene il governo e anche molti cittadini canadesi. Come si è visto
nella parte precedente, questa convinzione è stata messa in discussione
dagli attivisti contro la guerra e dai pacifisti che hanno invece sostenuto che
il Canada è coinvolto nel commercio internazionale di armi e che il
governo è profondamente complice dei crimini contro la pace e contro
l’umanità. Essi sostengono che diversi dipartimenti governativi, ma
soprattutto il Dipartimento degli Affari Esteri e del Commercio
Internazionale (DFAIT), stanno palesemente favorendo questi crimini
internazionali promuovendo l’esportazione di una vasta gamma di
hardware militare canadese a governi noti per essere impegnati in guerra
e/o nella repressione interna dei diritti dell’uomo e diritti dei lavoratori.
Il DFAIT pubblica ogni anno un rapporto sulle esportazioni militari del
Canada.
Quando il DFAIT ha pubblicato la sua decima relazione annuale
sull’esportazione dei materiali d’armamento dal Canada nel 1999, fornendo
i dati relativi all’esportazione di 50 governi stranieri, un paese mancava in
maniera vistosa. Benché gli USA acquistino circa il 60% delle esportazioni
militari dal Canada, questi dati non vengono ancora inclusi nelle relazioni
annuali del DFAIT. I dati relativi delle esportazioni militari DFAIT
mostrano un incremento di circa il 3% dal 1998 al 1999. Tuttavia, le
effettive esportazioni militari sono probabilmente più di due volte l’importo
ammesso da DFAIT. Il rapporto del Canadian Defence Industry del 1999
rivela che le esportazioni militari del 1998 (senza considerare gli USA)
furono 851 milioni di dollari anche se DFAIT riportò solo un totale di 421
14
milioni. Questa grande discrepanza tra il rapporto del governo e quello
delle industrie ha molto a che fare con il "dove" DFAIT ha tracciato la linea
di demarcazione tra le esportazioni militari o civili. Per esempio, ha
10
permesso la vendita del Bell 212, prodotto in Quebec, destinato all’uso
militare colombiano per difendersi dalle guerre interne contro le
insurrezioni dei guerriglieri di sinistra e che ha portato a più di duemila
morti tra i civili. DFAIT li considerò come aerei da guerra commerciali
con certificazione civile anche se furono venduti direttamente alla
Colombian Air Force. Classificando queste vendite militari alla Colombia
come “civili”, non rientrano nel rapporto annuale sulle esportazioni militari
canadesi. Un’altra grande discrepanza tra i dati riportati da DFAIT è che
anche se gli USA acquistano più del 60% delle armi canadesi, non viene
riportato nessun dato di queste vendite nel rapporto annuale del DFAIT, né
appare in nessun altra pubblicazione del governo. DFAIT spiega questa
mancanza affermando che “ I permessi sono richiesti per le esportazioni di
prodotti e tecnologie militari a tutte le destinazioni eccetto gli USA e nel
rapporto vengono incluse le esportazioni ai paesi che devono richiedere il
permesso per importare". Inoltre il database online di Industry Canada
raccoglie dati sulle corporazioni militari con “esperienza alle esportazioni”
a molti paesi che non sono mai stati elencati in DFAIT, tra cui Afghanistan,
Birmania, Colombia, Congo, Guatemala, El Salvador, Haiti, Iran, Iraq,
Ruanda, Sudan.
L’8 febbraio 2002 venne pubblicato l’undicesimo rapporto annuale
“Export of Military Goods from Canada” del DFAIT che fornisce i dati
sulle esportazioni militari a più di 58 paesi durante l’anno 2000. Secondo
questo rapporto, le suddette esportazioni aumentarono del 10% rispetto
all’anno precedente(da $433.972.516 nel 1999, a $477.611.246 nel 2000).
10
Si tratta di un elicottero utility medio biturbina con rotore a due pale, progettato dalla statunitense Bell
alla fine degli anni 60’. La versione militare è tuttora impiegata negli USA e da molteplici forze armate e
operatori governativi e civili in vari paesi.
15
Questi dati non includono comunque le esportazioni verso gli Stati Uniti, il
quale importo è circa 2/3 del totale delle esportazioni militari canadesi.
Secondo un rapporto realizzato nel 2004, durante il 2003 il Canada ha
esportato circa 678.300 milioni in beni militari verso 68 paesi, all’incirca il
5% in più dei 592 milioni riportati nel 2001. Anche in questo caso, i dati
rivelano che il governo canadese ha permesso esportazioni militari verso
paesi impegnati in guerra, oppure paesi conosciuti per le sistematiche
repressioni violente delle libertà civili. I seguenti paesi ai quali il Canada ha
esportato i prodotti militari sono particolarmente importanti per le loro
frequenti violazioni dei diritti umani: Argentina, Botswana, Brasile, Cile,
Egitto, Guyana, Indonesia, Israele, Giordania, Malaysia, Messico,
Marocco, Perù, Filippine, Arabia Saudita, Tanzania, Tailandia, Tunisia,
Turchia, Uruguay, Venezuela, Zimbabwe.
2.1 Esportazioni militari ai paesi belligeranti
Tra il 2003 e il 2005 il Canada ha effettuato esportazioni militari per
più di 5.6 miliardi di dollari a 73 paesi. Di questi 73,39 erano destinate a
truppe che sono state poi impegnate in conflitti militari interni o all’estero.
Ciò significa che il 53% dei paesi verso i quali il Canada ha esportato beni
militari in quei tre anni sono stati direttamente impegnati in guerre,
invasioni e/o occupazioni. Tuttavia, molto più significativo è il fatto che
queste 39 nazioni in guerra hanno ricevuto hardware militare canadese pari
al 90% del valore totale delle esportazioni militari del Canada tra il 2003 e
il 2005.
Gli Stati Uniti sono i più grandi beneficiari delle esportazioni militari
16
canadesi. Essi hanno ricevuto il 70% (cioè 4 miliardi) di queste durante i 3
anni considerati. Le esportazioni militari verso gli USA sono state due volte
il valore di quelle effettuate a tutti gli altri stati messi insieme.
Il Canada è pienamente integrato nel complesso militare industriale come
parte della “North American Military Industry Base”. Il governo americano
considera le società canadesi come se si trattasse di società statunitensi. Gli
esportatori devono preoccuparsi delle licenze di esportazione per tutte le
vendite militari all’estero ad eccezione di quelle dirette agli Stati Uniti. La
totale assenza di restrizioni al commercio di prodotti militari verso gli USA
significa anche che il governo canadese è stato libero di distribuire miliardi
di dollari in sovvenzioni e prestiti alle industrie di guerra del Canada. Ai
sensi degli accordi commerciali Canada-USA, tali sovvenzioni non sono
consentite ad eccezione dei settori energetici e militari. Il Pentagono è
quindi libero di usufruire di prodotti militari canadesi, pubblicamente
sovvenzionati, in tutte le sue guerre, invasioni, interventi, cambi di regime
e operazioni di bombardamento.
Il sostegno straordinario del governo canadese per le industrie da guerra del
paese, desiderose di sfruttare il grande mercato militare degli Stati Uniti, ha
fatto sì che le armi canadesi siano state usate in tutte le guerre più
importanti degli USA, le invasioni, le campagne di bombardamento e i
cambiamenti di regime illegale.
I primi esempi di impegni militari su larga scala tra il 2003 e il 2005 sono
stati in Afghanistan, Iraq e Haiti.
Dal 2003 gli USA hanno lanciato la campagna di bombardamenti in
Iraq che da allora ha ucciso migliaia di persone. Gli USA erano gia
impegnati nella guerra in Afghanistan dall’inizio del 2001, che ha
provocato la morte di un totale di persone comprese tra i 40 e i 60 mila, tra
cui combattenti e civili. Poi nel 2004, una forza multilaterale guidata dagli
17
USA ha invaso e occupato Haiti per sostituire il suo governo eletto con uno
non eletto, un regime democratico fantoccio. La commissione interbancaria
multilaterale fu presto trasformata in MINUSTAH (Missions des Nationes
Unies pour Stabilisation en Haïte), una forza di occupazione dell’ONU che
ha supervisionato il cambio di regime. Dei 39 paesi in guerra che hanno
importato attrezzature militari canadesi tra il 2003 e il 2005, 33 di loro sono
stati impegnati in uno o più di questi 3 conflitti militari guidati dagli USA.
Per esempio, 24 dei beneficiari di beni militari canadesi (cioè il 61,5%)
sono state le truppe e la distribuzione di hardware per la guerra in
Afghanistan, 12 di questi paesi in guerra sono stati analogamente impegnati
nella guerra in Iraq e 10 di loro (vale a dire il 25%) hanno utilizzato le loro
forze armate per l’invasione MIF (Multilateral Investment Fund) e/o
MINUSTAH l’occupazione di Haiti.
9 dei 39 paesi in guerra che ricevono tecnologie militari canadesi erano
impegnati in guerre e conflitti interni (Colombia, India, Indonesia, Israele,
Nigeria, Russia, Serbia e Montenegro, Sri Lanka e Thailandia).
Gli attivisti per la pace e i diritti umani hanno a lungo sostenuto che il
governo canadese dovrebbe richiedere alle industrie canadesi di ottenere il
permesso per effettuare esportazioni militari a tutti i paesi, incluso gli Stati
Uniti.
Secondo il rapporto annuale del DFAIT “sotto l’attuale politica di controllo
delle esportazioni, il Canada controlla strettamente le esportazioni di beni e
tecnologie militari ai paesi:
Che minacciano il Canada e i suoi alleati
Che sono coinvolti in o sono sotto la minaccia di ostilità
Che sono sotto sanzione del consiglio di sicurezza dell’ONU
I quali governi hanno registrato in modo persistente violazioni dei diritti
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