10
Introduzione
Il mondo sta cambiando rapidamente. Da alcuni anni a questa parte,
ancora più rapidamente. Le crisi sistemiche (e le conseguenti “grandi
depressioni”) hanno storicamente comportato un’accelerazione delle
preesistenti dinamiche di ascesa e declino delle potenze: la crisi del
1873, per esempio, agevolò l’ascesa di USA e Germania rispetto alla
Gran Bretagna, mentre quella del 1929 favorì il recupero tedesco e la
copertura di parte del gap industriale da parte dell’URSS. La crisi
cominciata nel 2008, invece, ha accelerato l’ascesa delle cosiddette
“potenze emergenti” (in realtà spesso già “emerse”), in particolare i
BRICS, e su tutti la Cina, mentre a perdere terreno è stato il finora
dominante “sistema occidentale” formato dalla triade USA-Europa-
Giappone
1
.
La crisi odierna, scoppiata negli Stati Uniti a metà del 2007 come crisi
del mercato immobiliare, è divenuta una crisi finanziaria di portata
mondiale. In molti, attualmente, concordano sul fatto che si tratti di una
crisi economica globale che ha reso manifeste le conseguenze della
liberalizzazione e globalizzazione dei mercati
2
.
Nel caso dell’Asia, benché l’esposizione diretta alla crisi sia stata
limitata dalla minore presenza di titoli “tossici” nei mercati finanziari di
quest’area, l’impatto è stato comunque avvertito, proprio a causa del
processo avanzato di globalizzazione dell’economia mondiale. Il colpo
più duro è venuto dal rallentamento della crescita globale, in particolare
negli Stati Uniti e in Europa. Questo rallentamento si riflette sulla
domanda, e comporta un calo delle esportazioni con conseguenze
pesanti sull’economia asiatica, nonostante i consumi interni cinesi siano
ormai divenuti una componente stabile quanto essenziale dello sviluppo
del paese. Anche la Cina è stata colpita dalla crisi, benché l’impatto
diretto si sia rivelato abbastanza limitato, dal momento che il paese ha
potuto contare su solidi strumenti per affrontare la situazione, quali le
ampie risorse statali, la capacità di gestione, la cautela e la flessibilità
dimostrate dal governo e dal Partito Comunista e la tempestività
1
T. Graziani - D. Scalea, Ripensare l’interesse nazionale e la strategia dell’Italia nel
mondo che cambia, «Geopolitica», vol. 2, luglio 2012.
2
E. Regalado - E. Molina, Il ruolo della Cina nella crisi attuale dell’economia mondiale,
2009, n. 2.
11
dimostrata nell’impegno a sostenere l’economia.
Nel 2008, con una crescita del 9 per cento (la più bassa degli ultimi
sette anni), l’economia cinese ha vissuto il rallentamento più forte a
partire dal 1989, quando a governare il paese era ancora Deng
Xiaoping
3
. Il rallentamento della crescita in sé non è stato così grave
per la Cina, considerando che le autorità intendevano frenarla per
evitare il “surriscaldamento” dell’economia. Tuttavia, dal punto di vista
della creazione di posti di lavoro, la minore crescita ha un peso
significativo e, date le caratteristiche demografiche della Cina, pone il
paese intero di fronte ad una sfida importante. Si stima, infatti, che
l’economia cinese debba mantenere un tasso di crescita vicino all’8 per
cento annuo per poter creare abbastanza impiego da garantire la
stabilità sociale e politica del paese
4
.
In Italia, la contrazione improvvisa del credito e la conseguente caduta
delle finanze pubbliche ha portato a una crisi di liquidità che ha
continuato a mettere in pericolo la solvibilità stessa dello Stato e della
maggior parte delle banche. Contestualmente, la reazione rapida ed
efficace di Pechino al grave deterioramento dell'economia mondiale, ha
fatto emergere la Cina non solo come un teatro importante per l'arrivo
di investimenti esteri, sia nel settore pubblico e privato, ma anche,
soprattutto, come un mercato centrale e strategico nell'economia
mondiale
5
.
Il breve momento unipolare, coincidente grosso modo con gli anni ’90 e
i primi del 2000, è ormai passato: oggi si parla comunemente di mondo
multipolare
6
. In realtà, ci si trova ancora in una fase di transizione uni-
multipolare, in cui gli USA mantengono una posizione egemonica su
molti fronti
7
. Ma l’arrivo a un compiuto sistema multipolare nel futuro
prossimo appare ormai ineluttabile. Non sono cambiamenti da poco
3
Deng Xiaoping è stato il leader supremo che ha governato la Cina dal 3° plenum dell’XI
Comitato Centrale del PCC nel dicembre del 1978 al 1997, anno della sua morte. Definito
come il “piccolo timoniere” per la sua mentalità pragmatica, è stato l’artefice dell’apertura
della Cina al mondo esterno e della crescita economica di cui il paese oggi sta
beneficiando.
4
E. Regalado - E. Molina, Il ruolo della Cina nella crisi attuale dell’economia mondiale,
cit.
5
Cfr G.B. Andornino, The Political Economy of Italy’s Relations with China, «The
International Spectator», vol. 47, 2012, n. 2, p. 96.
6
A. Panebianco, La fine del secolo americano: il nuovo mondo multipolare, «Corriere della
Sera», ottobre 2008.
7
T. Graziani - D. Scalea, Ripensare l’interesse nazionale e la strategia dell’Italia nel
mondo che cambia, «Geopolitica», cit.
12
quelli che il sistema internazionale sta affrontando. Alcuni eventi hanno
portata epocale: il più importante, alla luce dell'argomento qui trattato, è
il caso della rinascita della Cina dopo secoli d’oblio, a fronte della
progressiva perdita di centralità politico-culturale-economica
dell’Occidente. Di fronte a questi cambiamenti, appare lecito ipotizzare
che il futuro delle economie “avanzate” dipenderà in buona misura
dalla loro capacità di adattamento al nuovo ambiente competitivo.
La crisi economico-finanziaria di questi anni non ha solo messo sotto
pressione l’economia, l’industria e le finanze pubbliche italiane, ma ha
imposto anche, a causa del progressivo declino di quest'ultime, di
ripensare il modo in cui concepiamo e attuiamo la politica estera. A tal
proposito, come sottolinea l'ambasciatore italiano presso la Repubblica
Popolare Cinese (RPC) Massimo Iannucci
8
, l'VII Conferenza degli
ambasciatori italiani nel mondo, tenutasi alla Farnesina lo scorso
dicembre 2011, ha portato alla chiara individuazione dei pilastri
dell'agenda di politica estera dell'Italia. Tra questi, oltre l'integrazione
europea, la solidarietà atlantica, il Mediterraneo in senso lato e la
politica dei valori, spicca il rapporto con i grandi Paesi del mondo.
Infatti, come ha notato il già segretario generale della Farnesina,
ambasciatore Massolo, sarebbe ormai riduttivo definirli solo paesi
emergenti. Tra di essi, la Cina rappresenta forse il capofila, in virtù dei
risultati raggiunti dopo trent'anni di politiche di apertura e riforma.
Rifacendoci alle parole di Iannucci, per dimensione geografica,
economica, demografica e finanziaria, la Cina genera oggi sfide e
opportunità, offrendo occasioni di cooperazione di natura economico-
commerciale, industriale e finanziaria che è possibile cogliere solo se ci
si relaziona a questo grande Paese in maniera unitaria e coerente.
Infatti, attratte dai bassi costi di produzione, invogliate dal popoloso e
sempre più ricco mercato interno, spinte dalla globalizzazione
incalzante oppure trascinate dai clienti già insediati in Cina, decine di
migliaia d'imprese da tutto il mondo hanno seguito il richiamo
dell’investimento in Cina. Tuttavia, i numeri sbalorditivi della crescita
economica cinese, la creazione di una classe numerosa di consumatori
abbienti e le storie di successo di molte aziende già presenti nel Paese
non devono trarre in inganno: secondo l’opinione di numerosi
8
A.M. Iannucci, Italia-Cina verso un partenariato a tutto campo, «OrizzonteCina»,
febbraio 2012, p. 7.
13
imprenditori e analisti, investire in Cina è ancora un'impresa complessa,
i rischi non sono marginali e l’improvvisazione viene pagata a caro
prezzo. Ciò nonostante, in un'economia mondializzata, questa realtà
rappresenta un mercato che non può essere ignorato. Secondo
l’opinione dei più accreditati osservatori delle dinamiche economiche
internazionali, se è evidente che non tutte le imprese possono investire
in Cina, “quasi tutte hanno l’obbligo di valutare con razionalità e cura
se farlo”
9
. Dal 2008 in avanti, in particolare, le relazioni italo-cinesi, già
in fase di evoluzione, si sono evolute a un ritmo ancora più veloce
10
,
andando oltre la rilevantissima sfera economica, e proiettandosi su un
dialogo politico, su scambi culturali e su un crescente flusso di
visitatori, siano essi turisti o studenti, che da un paese si recano
nell'altro o viceversa. Oggi, ad esempio, quando pensiamo ai rapporti
economici con la Cina, sappiamo di aver superato il tradizionale
schema fondato su un vivace interscambio commerciale e su
investimenti da parte di alcuni grandi gruppi italiani. Bisogna, pertanto,
dar vita ad un dialogo arricchito culturalmente, che possa servire a
creare un proficuo scambio di valori tra due mondi per certi versi molto
distanti tra loro. Il concetto di Cina "mordi e fuggi", unito al miraggio
di una classe media cinese sempre più numerosa e aperta a uno stile di
consumo marcatamente occidentale, appartengono a un approccio che,
qualora non opportunamente valutato, può produrre frutti limitati. Al
contrario, un approccio che ci consenta di comprendere meglio la Cina
può avviare un dialogo più solido e duraturo.
Altri osservatori, ricorrendo a immagini evocative alla base delle
relazioni sino-italiane, citano due grandi figure storiche italiane che
hanno solcato la storia cinese lasciandovi una grande traccia,
evidenziando la necessità di passare da un approccio alla Marco Polo,
fondato sulla centralità dell'interscambio commerciale, a un metodo alla
Matteo Ricci, che, partendo da una comprensione più approfondita della
cultura e della politica cinese, consenta di sprigionare tutte le
potenzialità che la collaborazione con la Cina ci offre
11
. Dopo tutto,
come sintetizzato dal “consulente per le società europee che vogliono
9
ICE, Fare affari in Cina: Guida alle normative cinesi sugli affari, marzo 2010, p. 3.
10
G. Andornino, The Political Economy of Italy’s Relations with China, «The International
Spectator», 2012, cit., p. 96.
11
A.M. Iannucci, Italia-Cina verso un partenariato a tutto campo, «OrizzonteCina»,
febbraio 2012, p. 7.
14
instaurare rapporti economici con la Cina”, André Chieng
12
, quando la
“Cina si sveglierà, il mondo tremerà”
13
. Egli mette in luce l'importanza
della profezia di Napoleone, ripresa da Lenin poco prima di morire.
Secondo l'autore, infatti, essa ha la capacità di sintetizzare i tre
sentimenti che l'Occidente esprime nei confronti della Cina: la
constatazione della sua arretratezza presente, connessa al timore della
minaccia che può costituire in futuro, alimentata dall'ammirazione per
la grandezza del suo pensiero. Tutti i giudizi sulla Cina (dell'Europa e
poi dall'America) dal XIX secolo in avanti sono stati costruiti su questi
tre pilastri. Infatti, per il ruolo che la Cina sta giocando nell’economia
mondiale e soprattutto per le potenzialità espresse finora, questo paese è
ormai un attore imprescindibile e di fondamentale importanza non solo
nell’attuale crisi internazionale, ma soprattutto per i futuri assetti geo-
strategici sul pianeta. Gran parte di questo merito deriva dalle misure
attuate nel tempo dal governo cinese, tra le quali, ad esempio, l'ingresso
nel World Trade Organization (WTO) all'inizio del XXI secolo e il
consolidamento di stabili relazioni commerciali con gli Stati Uniti nel
nuovo millennio, a distanza di trent'anni dalla normalizzazione delle
relazioni diplomatiche tra i due paesi. Non è questa la sede adatta per
indagare del successo o del fallimento dell'adesione cinese alla WTO.
Tuttavia, come ha segnalato l’economista esperto di Cina, Gregory
Chow, questo evento ha reso il paese un membro importante della
comunità mondiale, segnando così il definitivo ingresso del gigante
orientale nell'economia globale
14
.
Negli ultimi anni, come prima affermato, si è assistito a un sensibile
spostamento del baricentro economico dalle economie mature a quelle
in via di sviluppo. La Repubblica Popolare Cinese (da ora in poi RPC),
anche se in modo graduale e non pregiudizialmente ostile all’Occidente,
procede lungo un trend di crescita economica e politica capace di farne
12
André Chieng è nato a Marsiglia nel 1953. Ha ricevuto un’educazione famigliare cinese e
una formazione scolastica francese. Laureatosi all’Ecole Polytecnique di Parigi, dal 2001
vive a Pechino. Vicepresidente del Comitato Francia-Cina, membro d’onore del Consiglio
Cinese per la Promozione del Commercio internazionale, svolge un ruolo di primo piano
nelle relazioni tra l’Europa e la Cina.
13
A. Chieng, La Pratica della Cina, ObarraO, Milano 2012, p. 8.
14
G.C. Chow, The Impact of Joining WTO on China's Economic, Legal and Political
Institutions, Princeton University Press, Princeton 2001, p. 2.
15
un attore di primo piano sul fluido scacchiere asiatico e non solo
15
.
Infatti, nel primo decennio del XXI secolo si conferma il paese con il
più alto tasso di crescita. Dopo aver superato il Giappone diventando la
seconda economia del mondo, sta riducendo il divario con gli Stati
Uniti in termini d'incidenza sul PIL mondiale. In tal senso, benché i vari
punti di vista e le opinioni in merito non siano omogenei, c’è un certo
consenso riguardo al ruolo di rilievo che la Cina potrebbe avere nelle
dinamiche globali nel prossimo futuro
16
. Il mercato cinese, a questo
proposito, è considerato uno dei mercati potenziali più grandi del
mondo non solo perché possiede un quarto della popolazione mondiale,
ma perché la sua economia si sta sviluppando rapidamente ed è sempre
più integrata nel business internazionale. Nonostante la turbolenza che
caratterizza l'economia attuale a livello globale, il paese continua a
crescere grazie ad una profonda revisione del suo modello di sviluppo,
che si sta spostando dall'export – incoraggiato fin dalle prime riforme
attuate da Deng Xiaoping alla fine degli anni '70 dello scorso secolo –
allo stimolo della domanda interna, in particolare verso consumi e
infrastrutture.
Gli operatori economici domestici e internazionali concentrano le
proprie strategie di sviluppo sul mercato cinese per far fronte alla
riduzione dei profitti nei mercati maturi. Ne deriva un quadro
competitivo estremamente complesso, che richiede l’adozione di
specifiche e innovative strategia di approccio al mercato.
La Cina è già oggi il secondo paese al mondo per incidenza sul PIL
mondiale: si ritiene che entro il 2015 avrà ridotto notevolmente il
divario con gli USA
17
. A inizio 2011 è stato approvato in Cina il nuovo
piano quinquennale che punta a un'ambiziosa trasformazione del
modello di sviluppo economico. Gli imperativi prevedono una crescita
bilanciata e sostenibile. Infatti, a partire dal 2001, la Cina ha avviato un
percorso di crescita costante che non si è arrestato neanche nel periodo
di crisi finanziaria. Come si nota nel grafico 1, tale crescita è stata più
rapida anche rispetto alle altre economie avanzate ed emergenti.
15
G.B. Andornino, Dopo la Muraglia – La Cina nella Politica Internazionale del XXI
secolo, Vita e pensiero, Milano 2008, p.28.
16
E. Regalado - E. Molina, Il ruolo della Cina nella crisi attuale dell’economia mondiale,
cit.
17
Destinazione Cina, “Global insight’s world”, 15 Luglio 2011, 2010, p. 2.
16
Grafico 1 – Composizione e incidenza sul PIL
Eugenio Bonomi - Piercarlo Gera et al., Destinazione Cina, Elaborazioni Accenture
Research IGEM su Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero, luglio 2011, p.
2.
La continua crescita economica, finora garantita dalle elevate
esportazioni, secondo i piani delle autorità cinesi in futuro sarà trainata
da un mix più equilibrato di investimenti, domanda interna e export. Nei
prossimi anni, infatti, sulla base delle linee guida del piano
quinquennale elaborato a marzo 2011, si prevede un riequilibrio della
crescita economica a favore dei consumi interni (+18,5 per cento
annuo), degli investimenti (+17,4 per cento annuo) e con un
riposizionamento del saldo commerciale a favore delle importazioni.
18
Se guardiamo ai numeri, i rapporti economici tra Italia e Cina non sono
particolarmente significativi e sembrerebbero non giustificare l’enorme
attenzione che l’opinione pubblica e le imprese italiane tributano al
colosso asiatico. Effettivamente, vista dalla Cina, l’Italia non è un
partner economico particolarmente importante: è solo il ventunesimo
per interscambio commerciale. Ci viene riconosciuta la storia che a
tratti ha unito i due paesi, così come la cultura, la moda, il design e il
lusso. Questi ambiti, tuttavia, non generano grandi volumi di scambi,
18
Destinazione Cina, Elaborazioni Accenture research IGEM su National bureau of
statistics of China,«Unicredit», 2010, p. 3.
17
almeno per ora
19
.
Ad ogni modo, le importazioni di beni e servizi in Cina stanno
crescendo del 17,3 per cento l’anno, generando opportunità di business
per le aziende straniere, come dimostrato nel grafico 2. Essa mostra il
significativo aumento delle importazioni cinesi in un lasso di tempo che
va dal 2001 al 2015.
Grafico 2 – Cina: importazioni 2001-2015 (in mld $)
Eugenio Bonomi - Piercarlo Gera et al., Destinazione Cina, Elaborazioni Accenture
research IGEM su National bureau of statistics of China, luglio 2011, p. 3.
A livello generale, i beni di consumo italiani più acquistati dai cinesi
rimangono soprattutto gli articoli di abbigliamento, con una percentuale
del 45 per cento sul totale della spesa, e pelletteria, con un 18 per cento
sul totale della spesa
20
.
Le potenzialità del mercato cinese devono essere colte considerando le
significative differenze regionali, i diversi gradi di sviluppo e i trend
esistenti a livello territoriale e sociale.
19
G. Prodi, Rapporti Italia-Cina, piccolo non è bello, «Affarinternazionali», 2011,
pubblicato su «OrizzonteCina», Prospettive dei rapporti economici Italia-Cina, aprile
2011, pp. 6-7.
20
Destinazione Cina, Unicredit, 2010, Analisi Accenture Research su dati Gloabl Blue
index, p. 19.
18
Figura 1 – Le differenze regionali in Cina
Elaborazioni Accenture Research IGEM; The Economist, “Special Report: China”, Giugno
2011; UN Department of Economic and Social Affairs, “World Population Prospects: The
2010 Revision”.
Secondo quanto suggerito dalla Figura 1 è possibile analizzare la
suddivisione geografica della Cina in quattro aree territoriali ben
distinte. Nel corso dei secoli ognuna di queste macro zone si è
sviluppata in maniera differente. La più evoluta, in termini di PIL e di
reddito pro capite, è la costa orientale, che assorbe più della metà del
PIL complessivo. In questi ultimi anni, però, il governo centrale ha
cercato di estendere quei benefici economici riservati un tempo alle
provincie costiere anche alle regioni interne e occidentali più arretrate,
promuovendo uno sviluppo economico regionale più omogeneo, di cui
la Western Development Strategy è l’esempio più lampante. Di recente,
si è assistito al crescente sviluppo di alcune province dell’Ovest, tra cui
l’area denominata “Triangolo Occidentale”, comprendente le province
del Sichuan, dello Shaanxi e della municipalità autonoma di Chongqing
19
con prospettive di crescita, nel medio termine, particolarmente
interessanti. La carenza di risorse umane con adeguata formazione
professionale è tuttavia uno dei limiti più importanti per lo sviluppo
nella zona delle imprese, tanto nazionali quanto straniere.
Il Ministero degli Affari Esteri italiano, tramite la Direzione generale
per la cooperazione allo sviluppo, è responsabile della programmazione
dei fondi relativi ai crediti d’aiuto. Il credito d’aiuto, strumento di
finanziamento di progetti e programmi, prevede la restituzione del
capitale prestato, a condizioni estremamente agevolate. Tra i dieci
crediti d’aiuto approvati dal Comitato direzionale nel corso del 2002,
particolare rilevanza avevano avuto i progetti a elevato impatto sociale
nell’ambito di programmi di formazione professionale per il
miglioramento della situazione occupazionale nelle province dello
Shaanxi e del Sichuan. Al riguardo, il Governo italiano aveva concesso
un credito d’aiuto di 23 milioni di euro al Governo della RPC per la
realizzazione di un rilevante programma di cooperazione destinato al
miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni residenti nelle
aree depresse delle province occidentali dello Shaanxi e del Sichuan.
21
Migliorando le condizioni economiche, sociali e politiche delle regioni
cinesi meno sviluppate, le aziende straniere potranno beneficiare di
ampie opportunità di accesso al credito, ampliando il proprio raggio
d’azione e diversificando le interazioni che sono solite coinvolgere
l’area costiera più sviluppata. Queste iniziative, pertanto, possono
aiutare le aziende a creare le condizioni adatte per operare in tutte
quelle aree ancora svantaggiate, dove le garanzie per il successo di una
trattativa rimangono ancorate al dubbio e, in parte, all’affidabilità dei
partner locali cinesi.
Che la Cina abbia compiuto numerosi progressi, aprendo la propria
economia al mondo, è indubbio. Il Governo cinese, per soddisfare i
requisiti di adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio,
aveva creato i presupposti giuridici sin dal 31 ottobre 2000,
modificando la legge sulle “Imprese a capitale interamente straniero” e
quella sulle “Joint-venture di cooperative sino-straniere”.
22
Grazie a
21
Ministero degli Affari Esteri. Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo,
Relazione annuale sull’attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo nel 2002,
(art. 3, legge 26 febbraio 1987, n. 49).
22
Ministero degli Affari Esteri, Rapporti paese congiunti, ambasciate/consolati – uffici ici
all’estero, 1° settembre 2010.
20
questa riforma, ora le imprese straniere godono di una maggiore
autonomia nello stabilire rapporti d’affari con il colosso cinese e non
sono più soggette a restrizioni sulle vendite nel mercato interno.
A fornire, con la forza dei numeri, una misura di questa svolta, è stato
l'intervento del Premier Wen Jiabao, quando, durante il Summer Davos
di Tianjin, il 13 settembre 2010, sottolineava che più di 470 delle
maggiori 500 imprese del mondo hanno una costante presenza in Cina.
Continuando, ha anche ricordato alla comunità economica
internazionale la volontà del Governo di proseguire nel cammino di
riforme e apertura verso l'esterno.
23
Se i risultati economici della Cina sono stati considerati con stupore da
parte della comunità internazionale, Occidente compreso, al tempo
stesso, però, sono cominciati a sorgere dubbi e preoccupazioni che
trovano espressione in diverse teorie sotto la dicitura di "minaccia
cinese". In quest'ottica, si è pensato che l’enorme popolazione cinese e
la situazione economica del paese, alla fine, avrebbero avuto
ripercussioni negative sulle disponibilità alimentari mondiali. Huang
Qing, in un articolo del 2007 sul "China Daily", afferma, tuttavia, che
“la globalizzazione economica porta sia ansia che benefici e che nella
storia mondiale abbondano gli esempi di persone che cercano altre
persone e realtà su cui sfogare le loro preoccupazioni ed ansie”.
24
Tenuto conto di queste considerazioni iniziali, ossia del nuovo secolo
cinese, del mutamento del mix economico correlato ad un mutamento
sociale, nonché di una crescente opportunità per le imprese straniere in
Cina, occorre presentare gli aspetti più significativi alla base di questa
ricerca. Il punto di partenza è che gli scambi di mercato, così come le
dinamiche dell’economia, non sono mai esclusivamente un gioco di
capitali o pure traiettorie di valore. Si tratta invece di mutamenti di
persone e di gruppi sociali, che riguardano molteplici sfere dell’agire
umano. Sono quindi cambiamenti culturali, di stili di vita, di aspettative
individuali, familiari e sociali che generano un’evoluzione significativa
dei comportamenti di una società. A partire da ciò si è inteso, sia
attraverso la consultazione di fonti bibliografiche, sia attraverso uno
23
L. Hui, Full Text of Chinese Premier Wen Jiabao’s speech at Summer Davos 2010,
«Xinhua News Agency», settembre 2010, pp.1-4.
24
H. Qing, Ignore the Naysayers, it's China's time to shine, «China Daily», 2007, p.10.
21
specifico lavoro di ricerca sul campo, focalizzare lo sguardo sulle
trasformazioni dei consumi alimentari in Cina: questo perché, da una
parte, tale studio consente di approfondire il tema del cambiamento
culturale in rapporto alle trasformazioni strutturali dell’economia, che
hanno consentito l’incremento delle condizioni di vita, un maggior
reddito procapite e un progressivo aumento della domanda verso beni
nazionali ed esteri. Dall’altra, considerata la svolta intrapresa dalla Cina
nel corso degli ultimi trent’anni, perché il tema offre numerosi spunti di
analisi in relazione alle potenzialità degli operatori economici italiani
nel paese. Per fare ciò si è voluto dividere la dissertazione in quattro
principali capitoli: tre di questi teorici, in grado di presentare un quadro
generale della Cina e delle relazioni sino-italiane nell’interscambio
alimentare, il quarto di ricerca.
Il primo capitolo di questa tesi si prefigge come obiettivo quello di
indagare la cultura cinese, partendo dall'idea che la sua analisi
costituisca il primo passo verso un miglioramento qualitativo e
quantitativo dell'interscambio tra i due paesi. In questa prospettiva,
l’obiettivo di analisi primario è rappresentato dalla necessità di
avvicinare una realtà, quella cinese, in continua evoluzione e ancora
molto distante, a livello imprenditoriale, dalla nostra. Si tratta quindi di
"ripensare la Cina" in modo più approfondito, cercando, alla luce della
cooperazione in atto e tra i diversi obiettivi da parte del governo
italiano, di rilanciare il fine ultimo, ovvero la crescita economica
dell'Italia. Sebbene le questioni e gli interessi che legano la Cina e
l'Italia stiano sempre più convergendo verso obiettivi comuni, i due
paesi, proprio per la diversità storica che li accomuna, restano due
universi culturali molto distanti tra loro. Pertanto, comprendere in che
termini e fin dove le relazioni tra i due paesi potranno spingersi, risulta
tanto difficile da prevedere quanto estremamente importante. Come sarà
evidenziato nel corso del primo capitolo, gli argomenti e le discussioni
affrontate non hanno la pretesa di rivelare, alla stregua di molti opuscoli
presentati come la chiave per avviare proficui affari nel paese, i segreti
più reconditi dell'universo culturale cinese. Al contrario, l'analisi
permetterà al lettore di far luce sulla reale dicotomia, sia essa culturale,
storica e ideologica, che contraddistingue il mondo occidentale da
quello cinese, sottolineando l'importanza del legame con la storia e la
cultura tradizionale cinese.