5
economico non saranno sufficienti le sole tecnologie avanzate, né
modelli gestionali apparentemente perfetti.
Per raggiungere tale obiettivo sarà necessario disporre di risorse
umane capaci, motivate, che lavorino insieme per raggiungere
risultati comuni.
L’oggetto di questa tesi si sviluppa nel rapporto tra
“resistenza-cambiamento” in atto in un’impresa di servizi
relativamente alle politiche di gestione delle risorse umane.
Questo lavoro si prefigge di continuare il percorso di ricerca su
queste tematiche della cattedra di Formazione e politiche delle
risorse umane, affrontato in precedenza dalla tesi di S.
Zingaretti
3
.
Costituita nel 1984, Italferr S.p.A. è la Società di
Ingegneria delle Ferrovie dello Stato S.p.A., è per fatturato la
prima delle società italiane di ingegneria. Uno staff di 1380
persone (al 15/7/2000), un fatturato in servizi di oltre 300
miliardi l’anno, un know-how specialistico proveniente dalla
migliore tradizione ingegneristica delle Ferrovie dello Stato,
danno ad Italferr un ruolo strategico nel difficile processo di
modernizzazione e sviluppo delle ferrovie italiane. La Società, il
cui Sistema Qualità è stato certificato secondo la norma UNI EN
ISO 9001, opera su tutto il territorio nazionale e all’estero nel
3
Zingaretti S., Le risorse umane per lo sviluppo di un’impresa di servizi. Il caso Cofathec
Servizi S.p.A., tesi di laurea a.a. 1998-1999.
6
settore dei trasporti ferroviari tradizionali, ad alta capacità e nel
trasporto metropolitano.
La Società sta vivendo la delicata fase del passaggio da
un regime di dipendenza operativa (Ferrovie dello Stato
sostanzialmente unico cliente), ad un regime di introduzione sul
mercato, caratterizzato da un progressivo e costante aumento
della sua clientela. La sfida che gli eventi hanno lanciato,
imponendogli il passaggio da azienda tradizionale ad azienda
competitiva, comportando mutamenti in termini di una diversa
gestione aziendale e, soprattutto di una diversa cultura d’impresa
che sia più in linea con le sfide imposte dalla concorrenza.
Un progetto ambizioso che sta portando l’azienda verso
un ampliamento del proprio ruolo, un rafforzamento della propria
immagine e identità, non solo nei confronti dei pubblici esterni
sempre più numerosi: fornitori, concorrenti, soggetti pubblici e
privati; ma soprattutto, nei confronti del personale interno, che
rappresenta per l’azienda la vera leva del cambiamento.
7
Le motivazioni della scelta
I percorsi sviluppati in questo studio si rifanno ad
approcci teorici relativi alle culture organizzative che permeano e
sviluppano atteggiamenti, orientamenti e percezioni del proprio
essere protagonisti in azienda.
Abbiamo indagato sui diversi significati di cultura
organizzativa elaborati in questi ultimi anni, a volte confusi o
identificati con la qualità complessiva offerta dall’organizzazione
al suo interno a volte omessi perché ritenuti, erroneamente,
esterni all’organizzazione stessa.
Una domanda ci ha costantemente accompagnato in
questo lavoro: se si potesse veramente parlare di cultura
organizzativa “degli uomini” o se fosse più corretto identificare
“le culture” come un prodotto creato al di là della volontà e della
consapevolezza degli attori, ma a tutto questo non è stato
possibile fornire indicazioni uniche ed esclusive. Questi
interrogativi rimandano a ricerche che consentano di raccogliere
dati più pertinenti.
Occorre considerare che al di là delle risposte facili e
prevedibili, non sia possibile definire univocamente la sfera
culturale che fonda le organizzazioni. Si tratta al contrario di un
interagire di aspetti diversi o simili, integranti o contrastanti tra di
loro che caratterizzano “l’anima” di un ambiente circoscritto
8
dove si individuano percezioni, sentimenti e passioni di chi vi
opera costantemente, ogni momento della propria giornata
lavorativa.
Diverse situazioni sociali ed esperienze determinano negli
individui bisogni differenti. Essi mobiliteranno la loro energia
per l’azienda solo se i compiti e le attività richieste dalle esigenze
operative si integreranno con le esigenze individuali.
9
Il problema di ricerca
Il nostro percorso non si è soffermato soltanto nella
ricerca e nella ricostruzione storica delle teorie sul significato di
Cultura d’impresa. Si è anche voluto osservare da vicino,
attraverso una partecipazione attiva, una realtà organizzativa
complessa che sta sviluppando al suo interno un progetto
orientato proprio alla creazione di un sistema di conoscenza di
questi aspetti.
La prima società di ingegneria italiana, l’Italferr S.p.A. ha
vissuto e sta vivendo, la delicata fase del passaggio da un regime
di dipendenza operativa (Ferrovie dello Stato sostanzialmente
unico cliente) ad un regime di introduzione sul mercato,
caratterizzato da un progressivo e costante aumento della sua
clientela. Tutto ciò, comporta certamente una diversa gestione
aziendale e soprattutto una diversa cultura d’impresa, più in
linea con le sfide imposte dalla concorrenza.
L’oggetto della ricerca è quindi esaminare la “nuova”
gestione aziendale e, soprattutto analizzare il cambiamento
culturale in tutte le sue forme e rilevare la percezione degli attori
organizzativi circa la nuova strategia aziendale a cui sono
sottoposti.
In Italferr sta emergendo la consapevolezza diffusa di
coinvolgere il personale nei nuovi obiettivi d’impresa facendo
leva anche sulla trasparenza nei passaggi delle informazioni.
10
Che non si tratti di retorica manageriale slegata da
qualsiasi traduzione sul piano dei comportamenti è dimostrato da
una serie di iniziative che l’azienda ha progettato in questi ultimi
anni e che saranno portate avanti nell’immediato futuro in una
logica di work in progress, finalizzato alla diffusione di una vera
e propria rinnovata politica di gestione delle risorse umane.
L’Italferr, ha avviato il processo di cambiamento
culturale analizzando in primo luogo il potenziale di sviluppo
delle competenze di tutti i suoi quadri intermedi
4
. Da queste
considerazioni prende avvio l’ipotesi guida di questo lavoro: il
modello di gestione di Italferr è coerente con la sua
organizzazione progettata non più solo per fornire il semplice
servizio alle aziende ma, attraverso un cambiamento centrato
sulla struttura e sulla cultura, e basato su una forte motivazione
del personale, anche per rispettare le esigenze dei clienti in
termini di costi e tempi stabiliti tali da raggiungere la loro
soddisfazione?
In particolare, le politiche di gestione delle risorse
umane, riescono, stanno riuscendo e riusciranno a soddisfare i
bisogni dell’attore organizzativo e dell’organizzazione nel suo
complesso, tanto che si possa parlare di cambiamento
sostanziale e non formale? Inoltre, quale è la sfera soggettiva
4
La scelta di analizzare i quadri intermedi come prima categoria aziendale è stata dettata
dal fatto che è la categoria strategica per quanto riguarda l’attività dell’organizzazione e la
più numerosa rappresentando il 52% dell’intera popolazione aziendale.
11
degli attori organizzativi nel continuum “convinzione-non
convinzione” del cambiamento?
La percezione di Italferr di cambiare la cultura mi ha
stimolato nel tentare di capire come in queste condizioni e con
queste necessità di rinnovamento un’organizzazione complessa
riesca a proporsi al suo interno per conoscere e riorientare valori
ormai superati da eventi esterni inevitabili. Un caso in cui la
ricostruzione di nuovi valori si rende necessaria per fornire
all’immaginario collettivo dei suoi dipendenti la via per una sorta
di “rinascita” per affrontare efficacemente il proprio futuro.
Il problema di ricerca nasce durante l’analisi dei
documenti istituzionali dell’organizzazione. Una volta descritta
la società, la sua storia, il suo core business, la strategia, gli
obiettivi, la struttura organizzativa e le principali politiche di
gestione delle risorse umane, si è chiarito il problema di ricerca.
Successivamente si è definita in un capitolo la metodologia
utilizzata, l’oggetto di ricerca, il campo di indagine, i metodi di
indagine e gli strumenti per rilevare i dati. Chiarite le finalità
della ricerca, cioè, di indagare la percezione e l’interpretazione
degli attori organizzativi a riguardo il cambiamento
organizzativo-culturale, soprattutto in termini di politiche di
gestione delle risorse umane, si è passati al capitolo 7 che
mostra i risultati della ricerca suddivisi in due momenti: analisi
del management e analisi dei “quadri”. I testimoni privilegiati
12
intervistati, garantiscono una rappresentatività sostantiva e
sociologica. Per questo motivo ho adottato l’intervista
focalizzata. Inoltre, si sottolinea il fatto che abbiamo scelto di
indagare il livello intermedio, perché nella realtà indagata
rappresenta la categoria strategica per il cambiamento. Sono la
categoria più numerosa (al 15/7/2000 i quadri erano 725 su 1380
dipendenti totale) e sono anche coloro che “fanno le cose”, gli
operativi. Come scritto in precedenza i risultati dell’indagine,
forniti dagli attori, sono stati inseriti nel continuum
“convinzione/non convinzione” del cambiamento. Per le
tipizzazioni degli attori si è voluto riprendere le stesse categorie
definite da F. Battistelli in un’indagine realizzata alle Poste
Italiane: proattivi, adattivi e reattivi.
13
1 LA CULTURA NELLE ORGANIZZAZIONI
“L’avvenire ci tormenta, il passato ci
trattiene…il presente ci sfugge.”
Gustave Flauber
1.1 La cultura organizzativa
Lo studio delle “culture organizzative” conosce ormai da
alcuni anni una fioritura straordinaria che non accenna a finire e
che rende sempre meno accettabile l’opinione di chi pensava di
liquidare frettolosamente il fenomeno come moda passeggera o
materia di analisi in via di esaurimento. Lunghi lavori di ricerca
hanno permesso di esplorare nuove dimensioni interpretative dei
fenomeni culturali presenti nelle organizzazioni con l’obiettivo,
in molti casi, di conciliare queste esigenze con le tradizioni
analitiche più consolidate.
Levati e Saraò,
5
affermano che anche nelle organizzazioni
aziendali, formate da insiemi di individui, si elabora una cultura
specifica. Le sue manifestazioni, come i simboli, i valori, i
linguaggi, le filosofie, le modalità comportamentali specifiche,
etc., possono essere visibili, meno evidenti sono invece i
meccanismi che sottostanno a queste manifestazioni, la loro
genesi e funzione. Attraverso la cultura l’organizzazione acquista
sia la propria identità distintiva, sia la compattezza che le
14
consente di affrontare l’impatto con l’ambiente esterno. Come
tutti gli organismi complessi, l’organizzazione deve trovare un
equilibrio efficace e dinamico tra l’uniformità e la
differenziazione.
La differenziazione, di risorse, di elementi, di
caratteristiche, é il fattore alla base della flessibilità e della
capacità di adattamento: più gli organismi sono differenziati e
sanno trarre da sé una vasta gamma di risposte diverse alle
sollecitazioni ambientali, tanto più hanno probabilità di successo
nell’ambiente. D’altra parte un’eccessiva differenziazione porta
alla dissoluzione, a meno che non venga mediata da principi
aggreganti capaci di contrastarla.
La cultura ha proprio la funzione di gestire le uguaglianze
e le differenze, agendo come meccanismo di integrazione, nel
senso che opera una sintesi tra elementi diversi, permettendo di
fonderli in qualcosa che, pur comprendendo gli elementi
originari, ha nello stesso tempo, caratteristiche unitarie proprie.
6
L’organizzazione si articola in maniera trasversale attraverso
quattro livelli, strettamente correlati tra loro, che sono: gli
individui, la collettività, la struttura e l’ambiente
7
.
5
Levati W., Saraò M., Il modello delle competenze, Milano, F. Angeli, 1998.
6
Crespi F., Manuale di sociologia della cultura, Roma, Laterza, 1998.
7
Levati W., Saraò M., (op. cit.).
15
La cultura è essenzialmente il meccanismo di
integrazione che agisce sulla relazione tra questi livelli. Sempre
Levati e Saraò,
8
affermano che “ogni livello é portatore di istanze
proprie che vengono elaborate ed espresse in manifestazioni
particolari”, ciò é dimostrato nella schema della pagina
successiva.
8
Levati W., Saraò M., (op. cit.).
16
Fig. 1 - Integrazione dei livelli per la cultura organizzativa - Levati W., Saraò M. 1998
Ogni livello (individui, collettività, struttura, ambiente)
porta rispettivamente delle istanze proprie (bisogni, aspettative,
ruoli, perturbazioni), che vengono elaborate ed espresse in
manifestazioni particolari (simboli, credenze, clima, gergo, per i
due elementi: bisogni e aspettative; sistema premiante, sistema di
potere, sistema di comunicazione, per i due elementi: aspettative
e ruoli; strategie, filosofia, missione, know-how, business
process, per i due elementi: ruoli e perturbazioni).
Anche per il nostro studio abbiamo applicato questi
principi e per far ciò ci si è avvalsi di basi teoriche e idee di vari
studiosi che ci hanno consentito sulla base di una qualificata
bibliografia di inoltrarci nello studio di questo affascinante
argomento.
INDIVIDUI
COLLET-
TIVITA’
STRUT-
TURA
AMBIENTE
BISOGNI
ASPETTATIVE
RUOLI
PERTURBAZIONI
SIMBOLI
CREDENZE
CLIMA
GERGO
SISTEMA PREMIANTE
SISTEMA DI POTERE
SISTEMA DI COMUNICAZIONE
STRATEGIE
FILOSOFIA
MISSIONE
KNOW-HOW
BUSINESS PROCESS
17
1.2 Le origini
Intorno agli anni ’70 assume sempre più rilievo lo studio
delle organizzazioni con approcci disciplinari diversi rispetto al
passato: si incominciano a studiare le organizzazioni come entità
indipendenti rispetto a chi vi lavora nel suo interno.
9
Si diffonde sempre più la convinzione che la maggior
parte di ciò che davvero conta dell’organizzazione si svolge a
livello culturale. L’organizzazione viene vista come un’entità
sociale distinta in possesso di una serie di conoscenze comuni ai
fini della creazione di azioni, linguaggi e di altri veicoli
simbolici. L’approccio ai temi culturali si rende necessario per
poter meglio cogliere aspetti non sempre immediatamente
decifrabili ma sicuramente presenti in tutte le realtà organizzative
umane. Per troppo tempo gli studiosi di organizzazione si sono
concentrati quasi esclusivamente sui comportamenti, sui risultati
visibili ma senza una comprensione dei processi cognitivi che
sono alla base di questi comportamenti.
La crisi del “paradigma contigente”, incapace di spiegare
tutto attraverso le sole connessioni statistiche. Le ricerche sulle
contigenze organizzative si erano sviluppate sul presupposto che
fosse possibile individuare delle connessione strutturali “dure” e
necessitate, al di là delle strategie umane. Bisogna riconoscere
9
Bonzanini A., De Masi D., (a cura di), Trattato di Sociologia del Lavoro e
dell’Organizzazione. L’industria, Milano, F. Angeli, 1986.
18
che anche i fattori che a prima vista appaiono più “oggettivi”,
come l’ambiente, la tecnologia, le dimensioni sono in buona
misura il prodotto di scelte e di convinzioni umane.
10
L’estremizzazione della teoria classica della razionalità in
termini di efficienza, oggettività, valorizzazione della capacità
individuale, di cui la visione weberiana era portatrice (al di là
delle stesse intenzioni di Weber), nel paradigma adottato dalla
gran parte degli studiosi che seguirono, la superiorità del modello
di organizzazione razionale espresso nella specializzazione dei
compiti, nel coordinamento attraverso regole impersonali,
nell’autorità legittimata dalla responsabilità gerarchica.
11
Infine, il successo economico del Giappone e di altri
paesi orientali, che riassumono nelle loro culture la fonte
originaria del loro sviluppo, sono l'esempio per lo sviluppo del
paradigma culturale all’interno della comunità scientifica.
10
Bonazzi G., Storia del pensiero organizzativo, Milano, F. Angeli, 1990.
11
Gagliardi P., Teoria dell’organizzazione e analisi culturale, in Gagliardi P. (a cura di),
“Le imprese come culture”, Torino, Isedi, 1986.