10
connesso al sistema di controllo, nel senso che la
programmazione non ha motivo di esistere senza un adeguato
controllo e viceversa.
In un ottica di programmazione e controllo, rilevante per le
aziende Ł il business plan. Si tratta di un documento formale utile
a delineare la possibilit che un idea imprenditiva possa
realizzarsi in un certo arco di tempo, evidenziando gli aspetti di
rischio patrimoniale, di convenienza economica e di esigenza
finanziaria. Nella costruzione del business plan fondamentale Ł la
definizione dell aspetto economico, dell aspetto finanziario e
dell aspetto monetario. Con riferimento all aspetto economico,
esistono dei principi basilari che consentono di valutare l impatto
economico del progetto da realizzare, quali: l analisi di dettaglio
(si tratta di ipotizzare tutte le componenti reddituali che potranno
caratterizzare la gestione), la certezza dei costi (i quali sono molto
piø prevedibili e stimabili rispetto ai ricavi), la prudenza nella
stima dei ricavi (in tal contesto Ł rilevante l analisi del mercato di
riferimento), la verifica del punto di pareggio (che indica quale
sia il valore minimo di fatturato che l attivit dovr raggiungere
per coprire tutti i costi). L aspetto finanziario consente invece di
analizzare in modo adeguato quali risorse bisogna individuare per
far fronte correttamente al progetto d investimento; mentre il
flusso monetario evidenzia l andamento degli esborsi e degli
11
incassi di denaro che si anticipa occorreranno per la realizzazione
dell obiettivo.
Tutti questi aspetti verranno affrontati nell analisi di un caso
pratico inerente al business plan de La Divina Commedia.
L Opera , trattato nella seconda parte del seguente lavoro.
12
CAPITOLO I: La logica della programmazione
Sommario: 1.1 Programmazione e pianificazione. - 1.2 Il controllo. - 1.3 L attivit di
pianificazione e controllo. - 1.3.1. I processi che compongono l attivit di pianificazione e
controllo. - 1.3.2 Le decisioni.
1.1 Programmazione e pianificazione
Ogni organizzazione (1), grande o piccola che sia, ha dei
manager (2). Alcuni di essi, devono essere responsabili della
pianificazione (3), dell organizzazione delle risorse e del controllo
delle attivit .
La pianificazione (4), in particolare, comporta la selezione di
un corso di azione e l indicazione di come attuare l azione stessa.
Il primo passo della pianificazione consiste nell individuazione di
alternative e, conseguentemente, nella scelta di quella migliore
(
1
) Un organizzazione pu essere definita come un insieme di persone che
stabiliscono di cooperare stabilmente, suddividendosi i compiti, per conseguire obiettivi
comuni e individuali. Cfr. Anthohy R.N., Hawkings D.F., D.M. Macr , Kenneth A.M.
(2004), Sistemi di controllo. Analisi economiche per le decisioni aziendali, McGraw-Hill,
Milano, pag. 213.
(
2
) I manager sono quelli che controllano, di fatto, l attivit dell impresa; essi
rappresentano il soggetto economico (il cosiddetto management) dell impresa. Cfr. Delli
Quadri E.C. (1999), Il business plan. Metodologia di realizzazione, Franco Angeli, Milano,
pag.14.
(
3
) La pianificazione Ł entrata ormai a far parte tra le attivit di maggior impegno dei
responsabili delle aziende. Si fa riferimento alla pianificazione formalmente definita, che
conduce alla formulazione di un piano. Cfr. Martini P. (2007), Il business plan: pratica di
redazione e applicazione, Esselibri, Napoli, pag. 9.
(
4
) La pianificazione Ł la prima parte essenziale del processo di management. Cfr.
Guzzetti E. (2004), A valle del business plan: cosa bisogna fare dopo aver preparato un
business plan per renderlo operativo, Franco Angeli, Milano, pag. 15.
13
per portare avanti gli obiettivi (5) dell organizzazione. La
definizione degli obiettivi comporta la gerarchizzazione degli
stessi (
6
).
L impresa manageriale costituisce il luogo tipico in cui si
sviluppa generalmente la pianificazione aziendale, sia per
un ipotesi piø credibile di radicamento della cultura aziendale, sia
per la maggiore complessit di problemi decisionali, che richiede
un adeguata squadra di decision makers -il management- ed una
piø potente dotazione di strumenti di supporto alle decisioni.
La pianificazione (7), che soddisfa crescenti livelli di
fabbisogno decisionale e di coordinamento, rappresenta pertanto
una leva di crescita dell azienda: secondo una vasta e recente
letteratura, documentata dall esame di molti casi aziendali, gli
strumenti di pianificazione tendono a presentarsi con una
frequenza e un importanza di ruolo crescenti con l aumentare
delle dimensioni aziendali. Le diverse evidenze empiriche
dimostrano che gli strumenti via via piø potenti di pianificazione
(
5
) Una volta individuati gli obiettivi da porre alla base della gestione, a questi si
perviene mediante un processo di indagine preliminare sulle possibilit offerte dall ambiente
nel quale l azienda opera e sulle condizioni operative interne. Cfr. Bertini U. (1990), Il
sistema d azienda , G. Giappichelli editore, Torino, pag. 117.
(
6
) Vedremo nei prossimi capitoli, come per la societ Nova Ars la gerarchizzazione
degli obiettivi sia rilevante. Obiettivo primario consiste nella realizzazione dei profitti.
(
7
) La pianificazione Ł programmazione, ricerca e sistemazione degli obiettivi e delle
condizioni atte al loro raggiungimento; Ł analisi delle compatibilit e dei vincoli; Ł
prefigurazione degli effetti e delle loro interrelazioni nel sistema aziendale. Cfr. Bruni G.
(1990), Contabilit per l alta direzione. Il processo informativo funzionale alle decisioni di
governo dell impresa , Etas libri, Milano, pag. 248.
14
costituiscono una condizione determinante per realizzare virtuosi
ed equilibrati processi di sviluppo dell azienda. La pianificazione
Ł dunque il motore dello sviluppo aziendale. Il problema
dell adeguatezza dei supporti di pianificazione deve essere poi
ricondotto alle logiche di convenienza economica che sempre
accompagnano l attivit aziendale.
La pianificazione Ł il simbolo di tutte le procedure e delle
informazioni consapevoli e volitivamente diffuse, canalizzate
all interno dell organizzazione aziendale, per suscitare, guidare o
costringere i comportamenti dei soggetti operanti entro i confini
dell azienda, ovvero anche al di fuori di questi confini, quando si
voglia estendere il grado di controllo intenzionale nel mercato (8)
per ridurre gli effetti indesiderati dell azione inconsapevole del
libero mercato. L esercizio intenzionale di attivit di
pianificazione Ł volto a dirigere l attivit collettiva del personale
aziendale verso i fini istituzionali (quelli del soggetto economico)
orientando e riducendo la discrezionalit dei comportamenti
individuali nel perseguimento di una gestione sinergica e
congruente con questi fini.
I piani del management sono spesso espressi formalmente
nei documenti di programmazione, e per descrivere in termini
generici questa parte del processo di pianificazione, si usa il
(
8
) Il riferimento Ł al mercato organizzato. Cfr. Bastia P. (2001), Sistemi di
pianificazione e controllo, Il Mulino, Bologna, pag. 51.
15
termine programmazione aziendale (9) . Molto importante Ł la
programmazione dei profitti (profit planning), che consiste in un
processo basato sull analisi dei comportamenti seguiti dalle
aziende al fine di raggiungere i livelli di profitto desiderati (10).
La programmazione dei profitti Ł realizzata mediante la
preparazione di un certo numero di budget (11), che, riuniti,
formano un business plan integrato, noto come il master budget
(
12
). Questo business plan integrato Ł uno strumento di gestione
essenziale, in quanto comunica i piani del management in tutta
l organizzazione, assegna le risorse e coordina le attivit . Si tratta
di un riepilogo dei piani di una azienda (13), che fissa specifici
obiettivi per le attivit di vendita, produzione, distribuzione e
finanziarie; rappresenta quindi un espressione esauriente dei piani
(
9
) Cfr. Ray H. Garrison, Eric W. Noreen, Peter C. Brewer, (2008), Programmazione
e controllo. Managerial accounting per le decisioni aziendali, McGraw-Hill, Milano, pag.
3.
(
10
) La programmazione dei profitti Ł elemento di differenziazione tra l impresa
teatro (ove fine primario Ł proprio il raggiungimento dei livelli di profitto desiderati) e
l azienda teatro (intesa come associazione culturale con fine prettamente collettivo e
sociale).
(
11
) Il budget pu essere considerato l atto finale del processo di pianificazione.
Formalmente esso si prospetta come un prospetto nel quale vengono riportati gli
orientamenti della direzione in ordine allo svolgimento delle ipotesi poste a base dei piani.
Cfr. Bertini U. (1990), Il sistema d azienda , G. Giappichelli editore, Torino, pag.121.
(
12
) Un master budget Ł l interprete del piano strategico o business plan in chiave
tattico operativa, cioŁ un sistema di programmazione e controllo di breve periodo. ¨ quindi il
piano operativo derivato dal business plan che sintetizza i singoli obiettivi, strategie e azioni
di tutte le funzioni aziendali. Cfr. Guzzetti E. (2004), A valle del business plan: cosa bisogna
fare dopo aver preparato un business plan per renderlo operativo, Franco Angeli, Milano,
pp. 15-16.
(
13
) L azienda Ł un istituto economico destinato a perdurare, che, per il
soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione
o il procacciamento o il consumo della ricchezza. Cfr. Zappa G.(1956), Le produzioni
nell economia delle imprese , GiuffrŁ editore, Milano, pag. 30.
16
del management per il futuro, e di come questi piani dovranno
essere realizzati.
Nel processo di pianificazione si possono distinguere tre
importanti fasi: a) fase dell indagine prospettiva; b) fase della
pianificazione strategica (14); c) fase della pianificazione
operativa (15) o programmazione.
La prima fase, quella dell indagine prospettiva, precede la
pianificazione vera e propria. Consiste infatti in uno studio
preliminare sulle condizioni operative generali del sistema
economico-sociale entro il quale l azienda opera. Questa prima
fase del processo di pianificazione serve a creare i presupposti
dell azione all interno dell azienda, sulla base delle segnalazioni
offerte dall ambiente e che il sistema aziendale (16) (17) deve
essere pronto a recepire. Ha dunque una funzione delicata e
(
14
) Paradigma della pianificazione strategica Ł l imprevedibilit : in una situazione
imprevedibile la tentazione di non fare previsioni a lungo termine deve essere compensata
dallo sforzo di fare molte previsioni. Cfr. Martini P. (2007), Il business plan: pratica di
redazione e applicazione, Esselibri, Napoli, pag. 11.
(
15
) La pianificazione operativa si identifica quindi nell individuazione e nella
descrizione delle azioni, e delle relative responsabilit , volte al conseguimento degli
obiettivi strategici attraverso l applicazione delle scelte precedentemente individuate. Cfr.
Martini P. (2007), Il business plan: pratica di redazione e applicazione, Esselibri, Napoli,
pp. 13-14.
(
16
) Nell approccio sistemico, il comportamento di ogni elemento viene analizzato
considerando la rete di interazioni tra l elemento stesso e tutti gli altri componenti del
sistema, rispetto a quello analitico, in cui parte di questa rete viene analizzata isolatamente.
Cfr. Amigoni F. (1979), I sistemi di controllo direzionale, GIUFFR¨ EDITORE, Milano,
pag. 3.
(
17
) Il sistema aziendale Ł inserito in un sistema di ordine superiore: l ambiente, da
cui riceve una serie di input, sotto forma di fattori produttivi, e al quale cede i suoi output, i
prodotti (beni o servizi). Cfr. Di Carlo E. (2008), I gruppi aziendali tra economia e diritto,
Aracne Editrice, Roma, pag. 186.
17
riveste particolare importanza ai fini delle decisioni che verranno
prese e delle operazioni che ad esse seguiranno all interno del
sistema d azienda.
La seconda fase del processo di pianificazione aziendale
consiste nella pianificazione strategica; tale sistema Ł il segno piø
tangibile della capacit di utilizzo del sistema informativo
aziendale, valido supporto per il processo decisionale interno (18).
Infatti quest ultimo si avvale della pianificazione strategica e,
conseguentemente, del processo di programmazione e controllo
per formulare le decisioni e successivamente per tradurle in
azioni, nonchØ per ponderare opportunamente le variabili interne
ed esterne che influenzano ogni decisione. La pianificazione
strategica (19) viene intesa come il risultato dell esame di possibili
comportamenti alternativi nell ottica di un continuo sforzo ad
assumere una posizione attiva nei confronti sia dell ambiente
esterno, che della propria situazione interna, di innovare, di
anticipare e di provocare i cambiamenti (20). Spesso l alta
(
18
) Hax e Majluf ritengono che non si possa parlare di un unico tipo di
pianificazione, per cui le imprese dovrebbero elaborare, anzichØ il processo di
pianificazione, dei sistemi di pianificazione a misura della propria cultura, della propria
struttura interna e delle procedure amministrative. Cfr. Hax, Majful (1987), Direzione
strategica, Ipsoa, Milano, pp. 7-9.
(
19
) La pianificazione strategica Ł il processo di definizione degli obiettivi di
un organizzazione, dei loro cambiamenti nei tempi futuri, delle risorse per raggiungerli e
delle politiche che devono informare l acquisizione e l allocazione di tali risorse. Cfr.
Martini P. (2007), Il business plan: pratica di redazione e applicazione, Esselibri, Napoli,
pag. 11.
(
20
) Cfr. Alberti G.B. (1992), La dinamica delle decisioni aziendali. Metodi di
prospezioni e programmazione, GiuffrŁ editore, Milano, pp. 31-38.
18
direzione si avvale anche di organi di staff, esterni all azienda,
con il compito di fornire supporto e consulenza ad essa nel
processo decisionale e di pianificazione strategica (21).
Il sistema informativo viene quindi presentato come un ciclo
continuo, con funzioni di produzione di informazioni per il
processo decisionale interno, di comunicazione di informazioni
all esterno e di supporto alla pianificazione strategica di lungo
periodo -intesa come strumento per la realizzazione delle scelte e
la definizione dei rapporti tra l impresa e l ambiente ( 22)- alla
programmazione di breve periodo, al controllo ed alla valutazione
dei risultati, al fine ultimo di ri-alimentare il ciclo di produzione
con nuove informazioni (23).
La gestione aziendale che successivamente ne deriva
costituisce la terza fase, cioŁ quel processo operativo nel quale si
converte l informazione in decisione e poi in azione. In
particolare la pianificazione operativa definisce il modo in cui
l azienda deve operare per il perseguimento degli obiettivi
generali e particolari, fissati nel quadro delle strategie e delle
tattiche adottate dall azienda. I risultati conseguiti nelle
(
21
) Infatti per la realizzazione del business plan della Divina Commedia. L Opera ,
la societ Nova Ars si Ł avvalsa della collaborazione e della consulenza della Facolt di
Economia di Tor vergata.
(
22
) Cfr. Podest S. (1971), Introduzione alla pianificazione nell impresa , GiuffrŁ
editore, Milano, pp. 3-24.
(
23
) Si veda: Paolone G., D Amico A., Di Clemente A. (2000), Le rilevazioni extra-
contabili, Cacucci Editore, Torino, pp. 18-25.
19
operazioni aziendali vengono poi confrontati con gli obiettivi
prefissati nel processo di programmazione di budget e danno
origine a nuove informazioni che ri-alimentano il ciclo
informativo (24). In altre parole, le nuove informazioni
permettono di ri-pianificare, nel lungo periodo, e ri-programmare,
nel breve periodo, l attivit aziendale in modo consapevole ( 25). Il
processo di pianificazione ha il compito, dunque, di determinare
gli obiettivi di lungo periodo, le risorse da impiegare per il loro
conseguimento, le politiche e le strategie di comportamento da
seguire per il raggiungimento degli obiettivi (26).
Pianificazione, programmazione (27) e controllo sono quindi
sistemi di autoregolazione strettamente legati al subsistema
(
24
) Ad esempio stimolano nuove decisioni diverse dalle precedenti. Cfr. Paolone G.,
D Amico L. (2001), L economia aziendale nei suoi principi parametrici e modelli
applicativi, G. Giappichelli Editore, Torino, pag. 241.
(
25
) Cfr. Bertini U. (1990), Il sistema d azienda:schema d analisi , G. Giappichelli
Editore, Torino, pp. 116-131. L autore individua, nell ambito del sistema del management,
il sottosistema della pianificazione, il sottosistema organizzativo e il sottosistema di
controllo. Sulla relazione esistente tra pianificazione e controllo egli sottolinea che il
controllo Ł una funzione connaturata alla vita del sistema-azienda e permette di confrontare i
dati reali con quelli ipotizzati e rivedere il sistema della pianificazione. Tale sistema
potrebbe aver creato delle ipotesi errate. Il controllo agisce come elemento di rinnovamento
del processo di pianificazione per il miglioramento delle condizioni operative del sistema-
azienda.
(
26
) La fase di definizione degli obiettivi Ł una fase estremamente critica del processo
di pianificazione, in quanto dovrebbe promuovere quel clima innovativo e creativo che Ł
una caratteristica della buona pianificazione. ¨ soprattutto in questa fase che il processo di
pianificazione dovrebbe facilitare una piø chiara visione delle minaccie e opportunit
dell ambiente circostante. Cfr. Baraldi S., Devecchi C. (1994), I sistemi di pianificazione,
programmazione e controllo, G. Giappichelli Editore, Torino, pag. 142.
(
27
) La programmazione consiste nell insieme di decisioni ed azioni idonee ad
influenzare attivamente la dinamica di un sistema aziendale, orientandolo verso determinati
fini. Cfr. Borgonovi E. (1996), Principi e sistemi aziendali per le Amministrazioni
pubbliche, Egea, Milano, pp. 391-392.
20
informativo: da quest ultimo traggono elementi per la loro
applicazione, stimolano l operativit aziendale, determinano
indicatori di andamenti e risultati e mantengono la memoria dei
fenomeni aziendali grazie all ausilio di reports.
Bisogna precisare che le molteplici decisioni aziendali se
prese giorno per giorno per affrontare e risolvere specifici
problemi, provocano un allontanamento dei risultati effettivi da
quelli desiderati. Di conseguenza, appare necessario attuare un
processo decisionale partendo proprio dall analisi della strategia e
degli obiettivi per derivarne le decisioni da assumere al
manifestarsi di specifici problemi e le conseguenti azioni da
intraprendere.
1.2 Il controllo
L attivit di controllo ( 28) comporta la verifica che il piano
sia effettivamente seguito e venga adeguatamente modificato al
variare delle circostanze. Quando i manager svolgono la funzione
di controllo (29), cercano di assicurarsi che il piano venga attuato.
Per un controllo efficace, Ł fondamentale un feedback che segnali
(
28
) Indispensabile strumento di guida nello svolgimento dell attivit decisionale. Cfr.
Guzzetti E. (2004), A valle del business plan: cosa bisogna fare dopo aver preparato un
business plan per renderlo operativo, Franco Angeli, Milano, pag. 17.
(
29
) Il controllo Ł una funzione che Ł strettamente connaturata alla vita del sistema
d azienda. Cfr. Bertini U. (1990), Il sistema d azienda:schema d analisi , G. Giappichelli
Editore, Torino, pag. 128.
21
se le attivit sono regolari. Nelle organizzazioni piø sofisticate,
questo feedback Ł fornito da report dettagliati di diverso tipo. Uno
i questi, che confronta i risultati di budget con quelli effettivi, Ł
detto report di controllo (performance report). I report di
controllo suggeriscono dove le attivit non stanno procedendo nel
modo previsto e dove alcune parti dell organizzazione potrebbero
richiedere maggiore attenzione.
Ogni organizzazione (30) persegue degli obiettivi, intende
cioŁ realizzare alcune cose; controllare un impresa significa
quindi guidarla verso gli obiettivi che le sono propri (31). Per
raggiungere tali obiettivi l organizzazione sviluppa delle strategie
attraverso un processo denominato formulazione delle strategie.
Una strategia (32) Ł sostanzialmente una teoria su come
conseguire gli obiettivi. La formulazione di una strategia non Ł
un attivit sistematica e questo principalmente per due ragioni. In
primo luogo, le strategie cambiano ogniqualvolta si percepiscano
(
30
) Un organizzazione pu essere definita come un insieme di persone che
stabiliscono di cooperare stabilmente, suddividendosi i compiti, per conseguire obiettivi
comuni ed individuali. Cfr. Anthohy R.N., Hawkings D.F., D.M. Macr , Kenneth A.M.
(2004), Sistemi di controllo. Analisi economiche per le decisioni aziendali , McGraw-Hill,
Milano, pag. 213.
(
31
) Questi obiettivi solitamente sono molteplici e di diversa natura. Cfr. Amigoni F.
(1995), Misurazioni d azienda. Programmazione e controllo , GiuffrŁ editore, Milano, pag.
417.
(
32
) La strategia Ł l arte di utilizzare nel modo migliore i mezzi disponibili per
raggiungere un determinato scopo. La strategia nell economia di una azienda, Ł quella di
ricercare e mantenere nel tempo le condizioni di equilibrio rispetto all ambiente di cui Ł
parte integrante. Cfr. Bruni G. (1990), Contabilit per l alta direzione. Il processo
informativo funzionale alle decisioni di governo dell impresa , Etas Libri, Milano, pp. 86-87.
22
nuove opportunit o nuove minacce al raggiungimento degli
obiettivi. In secondo luogo, opportunit e minacce non si
presentano, o non sono percepite dal management, con cadenza
regolare. Il processo del controllo direzionale (33) assume come
assegnati obiettivi e strategie, e si prefigge di favorire l attuazione
delle strategie di parte dell organizzazione. Formalmente, il
controllo direzionale (management control) Ł dunque il processo
attraverso il quale si influenza il comportamento dei membri
dell organizzazione allo scopo di implementare efficientemente
ed efficacemente le strategie aziendali (34).
Le organizzazioni non saprebbero come attuare le strategie se
non fossero sviluppati specifici pani contenenti i modi ritenuti
adeguati per implementarli. Questi piani sono costituiti
essenzialmente di due parti:
1. una dichiarazione degli obiettivi, cioŁ dei risultati che i
manager dovrebbero raggiungere per attuare le strategie;
(
33
) Il controllo direzionale Ł il processo mediante il quale i dirigenti si assicurano
che le risorse sono ottenute ed usate efficacemente ed efficientemente per il raggiungimento
degli obiettivi dell organizzazione, ove per efficacia ed efficienza si intendono
rispettivamente le attitudini di un azione a raggiungere l obiettivo desiderato e il rapporto tra
il risultato dell azione stessa e le risorse impiegate per realizzarlo. Cfr. Amigoni F. (1979), I
sistemi di controllo direzionale, GiuffrŁ editore, Milano, pag. 19.
(
34
) La capacit di orientare i comportamenti si affida a tutta la strumentazione
organizzativa. Si orientano i comportamenti attraverso i contratti, le informazioni, i sistemi
di sanzione e di incentivazione, il budget, il reporting, la definizione delle responsabilit , la
ricerca di corrispondenza tra capacit e compiti assegnati, sistemi di coordinamento, la
formazione. Cfr. Anthohy R.N., Hawkings D.F., D.M. Macr , Kenneth A.M. (2004), Sistemi
di controllo. Analisi economiche per le decisioni aziendali , McGraw-Hill, Milano, pag.
211.
23
2. le risorse necessarie per conseguire questi obiettivi (35).
¨ dunque parte integrante del controllo direzionale anche la
cosiddetta attivit di pianificazione strategica o planning (36):
decidere che cosa fare (quali piani porre in atto) per implementare
le strategie. Pu sorprendere che anche l attivit di pianificazione
rientri nell ambito del controllo. ¨ infatti naturale ritenere che il
controllo debba occuparsi di risultati consuntivi (e del loro
confronto con valori programmati) e non invece essere di
supporto anche nella scelta di futuri corsi d azione. Lo schema
concettuale rimane per lo stesso, anche se in relazione alla
pianificazione si parla di controllo anticipatorio o proattivo e non
di controllo consuntivo (37). Controllo anticipatorio significa
confrontare i risultati di un corso d azione ipotizzato con i
risultati desiderati. Non sempre comunque i manager cercano di
raggiungere i risultati nel rispetto di tutte le azioni indicate nel
(
35
) I termini scopo e obiettivo sono spesso usati come sinonimi. In questo contesto
utilizzeremo scopo per indicare obiettivi di lungo periodo, di ampia portata, solitamente
non quantitativi e relativi all organizzazione nel suo complesso. Con obiettivo si intende
invece traguardi piø specifici, con un orizzonte temporale limitato, spesso quantitativi e
relativi a singole unit organizzative. Cfr. Anthohy R.N., Hawkings D.F., D.M. Macr ,
Kenneth A.M. (2004), Sistemi di controllo. Analisi economiche per le decisioni aziendali,
McGraw-Hill, Milano, pag. 212.
(
36
) Il processo di controllo direzionale ha lo scopo di rendere possibile il
raggiungimento degli obiettivi pianificati nel modo piø efficace ed efficiente possibile,
nell ambito degli obiettivi dati. Esso richiede, anche, che vengano prese decisioni in merito a
ci che si deve fare in futuro, ed Ł per questo che la pianificazione strategica Ł parte
integrante del controllo direzionale. Cfr. Delli Quadri E.C. (1999), Il business plan.
Metodologia di realizzazione, Franco Angeli, Milano, pag. 80.
(
37
) Il controllo a consuntivo si ha quando i risultati finali si sono gi manifestati. Cfr.
Brusa L. (2000), Sistemi manageriali di programmazione e controllo, GiuffrŁ Editore,
Milano, pag.14.