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INTRODUZIONE
Il Bilancio Sociale non può essere ritenuto uno strumento di nuova concezione in
quanto ha assunto accezioni differenti in momenti storici e contesti sociali dissimili.
L’etimologia delle parole da cui esso è composto può essere forviante, un lettore
inesperto potrebbe, infatti, ritenere che il termine in oggetto faccia riferimento alla
produzione di un documento di natura esclusivamente economica, patrimoniale e
contabile o un argomento meramente aziendalistico. Il termine “Sociale”, in questo
caso, fa riferimento allo scopo della rendicontazione che viene effettuata da un soggetto
(sia esso un’impresa lucrativa o non, o un Ente pubblico) al fine di esaminare le
conseguenze che l’attività d’impresa proietta sull’ambiente di riferimento. Ne consegue
che il termine “Bilancio” non può essere inteso come il classico Stato Patrimoniale,
Conto Economico e Nota Integrativa ma si riferisce a una valutazione complessiva che
tiene conto delle esternalità (positive e negative) che vengono prodotte. Naturalmente,
il bilancio sociale si avvale dei dati derivanti dall’analisi dei documenti di natura
economico-patrimoniale, ma non si esaurisce in essi, in quanto tende a dare una
valutazione d’insieme che va dalla verifica del rispetto di determinati principi etici alla
valutazione dei mutamenti del benessere sociale
1
.
Nella seconda metà degli anni ’90 John Elkington, esperto di fama internazionale
di Responsabilità Sociale di Impresa, coniò l’espressione «triple bottom line» (TBL)
per segnalare alle aziende la necessità di fornire un rendiconto sulle tre principali
1
“Il Bilancio Sociale” disponibile online su: http://www.bilanciosociale.net/il-bilancio-sociale/
5
dimensioni della propria performance, economica, sociale ed ambientale, attraverso un
unico documento destinato ad investitori, clienti e stakeholder in genere.
Tutte le definizioni realizzate nel corso degli anni in tema di bilancio sociale
sono, inoltre, accomunate dal principio di responsabilità. La Corporate Social
Responsibility (CSR) viene definita dalla Commissione Europea all’interno del Libro
Verde, edito nel 2001, come: “L'integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali
e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti
interessate”
2
.
Il primo capitolo di questo elaborato parte dal concetto di sviluppo sostenibile
(discendente dal TBL), soffermandosi in modo particolare sul tema della responsabilità
sociale, sui principi etici e morali e sul tema della comunicazione aziendale. Il capitolo
si chiude con una introducendo gli strumenti che consentono alle imprese di agire in
maniera responsabile, questi saranno analizzati nel capitolo successivo distinguendo
gli strumenti di accountability indiretta (Capitolo II), dagli strumenti di accountability
indiretta (Capitolo III). Gli strumenti di accountability indiretta raccolgono gli standard
e le linee guida presenti per regolamentare alcuni aspetti dell’attività aziendale
garantendo che questa si attenga, almeno per ciò che concerne le materie trattate, a
principi di responsabilità sociale. Gli standard offrono indicazioni per una corretta
gestione di particolari aree o funzioni e impegnano l’azienda al rispetto completo delle
disposizioni indicate. I principi indicati si pongono, in genere, come una soglia minia
da rispettare e forniscono utili indicazioni per l’attuazione di comportamenti e
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“Definizione di Responsabilità Sociale di Impresa”, disponibile online su:
http://www.unioncamere.gov.it/csr/P42A0C385S370/Che-cos-%EF%BF%BD.htm
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l’implementazione di modalità operative valorizzanti e rispettose dei principi di
responsabilità sociale.
Il terzo capitolo è il cuore della tesi ossia, gli strumenti di accountability diretta
in cui sono stati analizzati, in modo particolare, i principi di redazione del bilancio
sociale. L’applicazione di questi principi è stata, infine, dimostrata ne quarto ed ultimo
capitatolo, in cui è stata effettuata un’analisi del bilancio sociale prodotto dall’Ente
ARCA (Agenzia Regionale per la Casa e l'Abitare) Puglia Centrale, ponendo l’accento
sull’identità aziendale che la caratterizza, la dimensione economica e la dimensione
sociale.
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CAPITOLO I
“La Responsabilità Sociale”
Sommario: 1.1 Sviluppo sostenibile – 1.2 Concetti e principi di riferimento – 1.3
Business ethics, le imprese socialmente responsabili – 1.4
Responsabilità sociale di impresa – 1.5 La comunicazione aziendale.
1.1 Sviluppo sostenibile
L’attività umana modifica profondamente i principali processi e le dinamiche
naturali che regolano la sopravvivenza stessa. Il modello di sviluppo economico che ha
caratterizzato la crescita dei territori Occidentali, negli ultimi venti anni, non è un
modello che può essere considerato sostenibile nel lungo periodo. Oggi, alle imprese
spetta il compito di individuare una strategia che consenta di avere una visione di lungo
termine, sia sotto il profilo economico che sotto quello sociale ed ambientale.
L’enunciazione proposta nel rapporto “Our Common Future” pubblicato nel
1987 dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (Programma delle
Nazioni Unite) definisce lo sviluppo sostenibile come una crescita in grado di garantire:
«il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la
possibilità delle generazioni future di realizzare i propri»
3
.
In questo senso, il termine sostenibilità viene connesso alla coesistenza dello
sviluppo economico e la salvaguardia dell’ambiente.
3
World Commission on Environment and Development (1987), “Our Common Future”.
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Le imprese non possono essere definite come entità statiche, esse mutano il
proprio equilibrio in relazione alle trasformazioni dell’ambiente in cui vanno ad
operare.
L’odierna condizione azienda-ambiente impone, quindi, l’assunzione di scelte
che non vadano a ricercare il successo solo sotto il profilo economico, ma anche sotto
quello sociale (la soddisfazione dei portatori di interessi) ed ambientale.
“La possibilità di assicurare la soddisfazione dei bisogni essenziali comporta,
dunque, la realizzazione di uno sviluppo economico che abbia come finalità principale
il rispetto dell’ambiente, ma che allo stesso tempo veda anche i paesi più ricchi
adottare processi produttivi e stili di vita compatibili con la capacità della biosfera di
assorbire gli effetti delle attività umane e i paesi in via di sviluppo crescere in termini
demografici ed economici a ritmi compatibili con l’ecosistema”
4
.
In occasione della Conferenza di Rio del 1992, identificata come “The Earth
Summit”, venne elaborato dalla Commissione Brundtland il pensiero di sviluppo
sostenibile. Il principio si fonda su due pilastri: l’ambiente come essenziale luogo dello
sviluppo economico e l’importanza dell’attenzione con cui le risorse devono essere
impiegate.
L’United Nations Conference on Environment and Development (UNCED),
nella stessa occasione, rafforza il principio dello sviluppo sostenibile attraverso alcuni
atti conclusivi alla conferenza: la Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo,
4
Enciclopedia Treccani, “Sviluppo sostenibile”, disponibile online su:
http://www.treccani.it/enciclopedia/sviluppo-sostenibile/
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l’Agenda 21, la conservazione e lo sviluppo sostenibile delle foreste e la Dichiarazione
sulla gestione
5
.
In seguito alla Conferenza di Rio il tema della sostenibilità ha assunto maggior
vigore ed è stato inserito in molti trattati ambientali: la Convenzione sulla diversità
biologica (1993), la Convenzione sui cambiamenti climatici (1994). All’art. 2 della
Convenzione sulla biodiversità viene definito sostenibile l’uso delle risorse disponibili
in natura ad un ritmo e modalità tali da non comportarne l’esaurimento, lasciando alle
generazioni future le stesse possibilità che abbiamo oggi.
L’impatto che Rio ha avuto, insieme ai provvedimenti e alle conferenze
successive, come quella di Johannesburg nel 2002, è stato tale da elevare il principio
di sostenibilità a diritto internazionale e ha dato il via a numerosi trattati in tema
ambientale.
1.2 Concetti e principi di riferimento
Il concetto di sostenibilità nasce e si sviluppa da diversi approcci e pensieri il cui
esame da una visione globale al problema. Possiamo riconoscere incardinati in questa
nozione: l’approccio olistico, la complessità e l’incertezza, il limite e la logica del lungo
periodo e, in particolar modo, l’approccio etico.
- L’approccio olistico in riferimento allo sviluppo è basato sul
presupposto che un sistema non può essere inteso come qualcosa di diverso
dalla somma delle parti che lo compongono. Ciò comporta che la comprensione
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Balucchi F., Furlotti K. (2017), “La responsabilità sociale delle imprese. Un percorso verso lo
sviluppo sostenibile”, G. Giappichelli Editore.
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di una parte di esso non possa discernere dalla comprensione di ogni sua singola
parte.
“la grande sorpresa della scienza del ventesimo secolo consiste nel fatto che non
è possibile comprendere i sistemi per mezzo dell’analisi … Nell’approccio sistemico,
le proprietà delle parti possono essere comprese solo studiando l’organizzazione del
tutto. Il pensiero sistemico è ‘contestuale’, cioè l’opposto del pensiero analitico.
Analisi significa smontare qualcosa per comprenderlo: pensiero sistemico significa
porlo nel contesto di un insieme più ampio”
6
.
Non si può, quindi, comprendere cosa avviene nel nostro mondo se ciò non
avviene considerandolo nella sua interezza. Bisogna, quindi, prestare attenzione a come
i sistemi si trasformano in relazione a sé stessi ed in relazione al contesto in cui si
muovono ed esistono. L’approccio olistico è fondamentale per effettuare un’analisi del
bel benessere, inteso come sotto il profilo economico, sociale ed ambientale.
- La complessità e l’incertezza nascono dalla natura transdisciplinare della
sostenibilità che non può essere esaminata se non da diverse angolazioni. L’approccio
sistemico, inoltre, ha consentito di comprendere che i sistemi non si muovono in
condizioni deterministiche. Il fattore della non determinazione porta quindi
all’incertezza, che rappresenta il problema alla base delle difficili scelte che devono
essere prese in tema ambiente. L’incertezza può essere risolta, anche se in maniera
parziale, dalla conoscenza che diventa sostanziale per non incorrere in rischi e portare
alla sopravvivenza del sistema
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6
Balucchi F., Furlotti K. (2017), “La responsabilità sociale delle imprese. Un percorso verso lo
sviluppo sostenibile”, G. Giappichelli Editore.
7
Scicutella M.(2011), “La gestione d’impresa”, Cacucci Editori