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Introduzione
In un mondo come quello moderno, è sempre più importante la partecipazione
dei cittadini nelle decisioni delle pubbliche amministrazioni. La diffusione di pratiche
che consentono un coinvolgimento globale, permetterebbe, infatti, non solo di
riavvicinare le persone alla politica e alle scelte pubbliche, ma anche di far sentire i
partecipanti come un elemento fondamentale nella presa delle decisioni,
sensibilizzandoli nei confronti delle problematiche e delle necessità di tutti e creando
un confronto più immediato e diretto fra istituzioni e persone. Negli ultimi anni
abbiamo assistito a mutamenti sociali ed economici che hanno fortemente influenzato
tutti i cittadini e hanno fatto emergere, tra le tante, due attitudini contrapposte. Da un
lato si è verificato un allontanamento dei cittadini dalle istituzioni che ha portato ad
una diminuzione della partecipazione al voto e ad una disaffezione nei confronti
dell’intero mondo della politica. Dall’altro lato, sono aumentati i movimenti
associazionistici, i cittadini hanno cioè deciso di organizzarsi per far sentire la propria
voce manifestando il rifiuto di non essere più disposti ad accettare passivamente le
decisioni prese dall’alto.
I portatori del potere decisionale nelle scelte pubbliche si sono perciò trovati
davanti a un bivio: coinvolgere i cittadini in quanto soggetti sui quali avranno effetto le
conseguenze delle decisioni oppure (come purtroppo accade spesso) affrontare i
cittadini a muso duro, creando situazioni di conflitto e la paralisi dei processi
decisionali. Fortunatamente, sempre più spesso prevale la prima soluzione. La
considerazione di questi elementi ha portato all’avvio di una rivalutazione del
funzionamento dei sistemi di governo (locale e nazionale) con l’obiettivo di
individuarne i punti deboli e di trovare degli strumenti che permettano di trasformarli e
migliorarli. Si è assistito a un crescente interesse di organismi internazionali, di entità
politiche, di associazioni non governative, di governi nazionali e locali verso forme
che permettono di coinvolgere maggiormente la popolazione, proprie della democrazia
partecipativa. In conseguenza, in tutto il mondo, sono nati degli strumenti che
permettono una migliore interazione tra le istituzioni e i cittadini con l’obiettivo di
coinvolgere questi ultimi nelle azioni di governo. I processi decisionali inclusivi fanno
parte di questa categoria in quanto mirano al coinvolgimento dei portatori di interesse
della società civile all’interno del processo decisionale pubblico. La partecipazione
popolare in questi processi decisionali è una delle soluzioni che sta permettendo di
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superare la crisi della democrazia. Attraverso la partecipazione popolare si è verificato
un ampliamento dei diritti civili e allo stesso tempo si è permesso che questi potessero
essere difesi e rivendicati in maniera diretta. All’interno di questo cambiamento, un
ruolo molto importante è svolto dalle città, in quanto hanno un contatto molto diretto
con la popolazione.
Una delle innovazioni che hanno permesso l’evoluzione di questo cambiamento
è il Bilancio Partecipativo, uno strumento che può essere inteso come un luogo di
dibattito e di definizione del destino di una città. In questo processo, sono i cittadini
che decidono le priorità d’investimento che dovranno essere eseguite di anno in anno
utilizzando le risorse a disposizione dell’amministrazione pubblica. Sono sempre di
più i Comuni che tentano di dar vita a un processo simile prendendo spunto da
esperienze di successo come quella dell’Orçamento Participativo della città di Porto
Alegre che è stato anche il primo caso mondiale di questo genere.
L’obiettivo di questa tesi è di individuare quegli elementi che hanno permesso
all’esperienza di Porto Alegre di riscuotere un’approvazione sempre maggiore da parte
della popolazione, permettendo al progetto di continuare e di evolversi
ininterrottamente durante questi venti anni. Naturalmente gli elementi che riusciremo a
trovare non possono avere la capacità di spiegare un fenomeno di grandi dimensioni
come quello del Bilancio Partecipativo, ma, probabilmente, ci potranno essere d’aiuto
per avere una chiave di lettura e di analisi. Inoltre, cercheremo di verificare se tali
caratteristiche sono riscontrabili anche in altre esperienze di successo e, in particolar
modo, nell’esperienza italiana del comune di Grottammare. Da questo confronto
potremo capire se effettivamente questi elementi spiegano il successo di tali processi
anche se attuati in contesti diversi.
Nel primo capitolo di questa tesi, sarà analizzato il percorso della democrazia
nella storia, evidenziando quegli elementi che hanno portato alla crisi dell’attuale
sistema. Verranno analizzati i contributi degli autori in questo campo e si
sottolineeranno i passaggi che hanno portato alla nascita delle forme di democrazia
partecipativa.
Nel secondo capitolo si passerà invece allo studio di un particolare processo
decisionale inclusivo: il Bilancio Partecipativo. A una prima parte generale dove verrà
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fatta un’analisi teorica generale di questo strumento, seguirà una seconda parte dove
verrà esposta in maniera approfondita l’esperienza di Porto Alegre.
Nel terzo capitolo verrà descritta e analizzata l’esperienza ventennale
dell’Orçamento Participativo di Porto Alegre, verranno analizzati i dati a disposizione
e nella parte finale verranno individuati quegli elementi critici che hanno permesso a
tale iniziativa di riscuotere un enorme successo.
Infine, nel quarto capitolo verrà analizzato il caso di Grottammare
Partecipativa, cercando di verificare se anche in questa iniziativa di successo possono
essere riscontrati gli elementi critici individuati nel caso di Porto Alegre.
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Metodologia
La metodologia di ricerca prescelta per il conseguimento degli obiettivi sopra
indicati è quella qualitativa. In particolare, si è deciso di impiegare la tecnica del single
case study
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. L’obiettivo è di individuare gli elementi che hanno permesso al caso di
Porto Alegre di avere un successo e una continuità eccezionale nell’arco di questi venti
anni. Per fare ciò nel capitolo due, inizialmente verrà affrontata la nascita ed
evoluzione del percorso di partecipazione, il suo funzionamento e verrà studiato il
fenomeno con un’analisi qualitativa e, successivamente, per individuare le
caratteristiche di tale esperienza verrà effettuata un’analisi quantitativa sulla base dei
dati raccolti. Lo stesso procedimento verrà seguito per il caso di Grottammare con
l’obiettivo di capire se anche in questa esperienza possono essere riscontrati gli
elementi caratterizzanti del processo gaúcho.
Nell’esaminare il caso di Porto Alegre, nella prima parte verrà affrontata
un’analisi di tipo qualitativo analizzando il contesto storico, politico e sociale che ha
portato alla nascita del progetto, successivamente verrà fatta un’analisi quantitativa
utilizzando i dati a disposizione. Per la prima parte ci si baserà, in particolare, sui libri
storico-politici presenti nella biblioteca dell’UFSC (Universidade Federal de Santa
Catarina). I dati utilizzati sono stati ottenuti tramite il sito del Comune di Porto Alegre
www.portoalegre.rs.gov.br, il sito istituzionale dell’Orçamento Partecipativo di Porto
Alegre www.portoalegre.rs.gov.br/op/ e il sito dell’organizzazione Cidade
www.ongcidade.org (ONG che collabora allo sviluppo della gestione democratica
della città di Porto Alegre), nonché dalle informazioni disponibili nella banca dati della
UFSC.
È stato scelto di analizzare il caso di Porto Alegre per una serie di
considerazioni. Innanzitutto, nel lontano 1989, è proprio in questa città che si realizzò
per la prima volta ad un'esperienza similare. Si tratta quindi dello strumento originale
dal quale poi si sono ispirate moltissime altre città per costruire il proprio processo. In
molti casi, infatti, gli esperimenti di BP partono con una struttura molto simile a quella
utilizzata nella capitale del Rio Grande do Sul, per poi adattarla alle esigenze che si
manifestano successivamente. Si tratta quindi di un punto di riferimento fondamentale
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Yin Robert K., Case study research: Design and methods, Thousand Oaks, Sage Publications,
California, 1994.
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in tutto il mondo. Inoltre, mentre in altri casi questo tipo di strumento è stato adottato e
successivamente abbandonato, nel caso di Porto Alegre questa pratica è riuscita ad
avere una continuità eccezionale dal 1989 fino ai giorni nostri.
Per il caso di Grottammare verranno utilizzati i dati e le informazioni presenti
sul sito dello stesso comune www.comune.grottammare.ap.it, dalle relazioni sul Primo
Seminario Internazionale tenutosi a Bergamo nel 2008 e disponibili sul sito
www.partecipa.org, sui dati disponibili nel sito dell’associazione Rete del Nuovo
Municipio che raccoglie le esperienze dei Comuni interessati in avviare iniziative di
democrazia partecipativa www.nuovomunicipio.org e sui documenti accessibili tramite
il sito del laboratorio “La Città dei Cittadini” per la promozione della cittadinanza
democratica www.lacittadeicittadini.org. È stata inoltre importante la disponibilità del
Dottor Fanesi, responsabile del BP di Grottammare, nel rispondere alle domande che
gli sono state poste con riferimento a particolare aspetti del processo del Comune
marchigiano.
La scelta di analizzare l’esperienza di Grottammare deriva dalla sua longevità,
essendo uno dei pochi processi italiani che dura da oltre un decennio, e dal successo
che è riuscito a riscuotere tra la cittadinanza col passare degli anni. Non è un caso se
questa città è stata ribattezzata la Porto Alegre italiana. La scelta è stata dettata dalla
necessità di comparare due esperienze che hanno riscosso analogo successo. Seppur
con le limitazioni derivanti dal contesto, dalla cultura, dalla grandezza della comunità
l’esempio di Grottammare è quello più adeguato a questo tipo di analisi. Inoltre, nella
ricerca di un caso che rappresentasse la realtà italiana e che fosse paragonabile a quella
di Porto Alegre, si è dovuto tralasciare l’aspetto “grandezza della città” in favore
dell’aspetto “successo e continuità del processo”. In Italia esistono infatti alcune grandi
città come Parma, Bergamo, Modena o Arezzo che hanno intrapreso la via del BP, ma
queste esperienze sono relativamente giovani e, perciò, non è ancora possibile
affermare che si tratti di iniziative di successo. Al contrario, l’esperienza di
Grottammare, funzionante dal 1994, presenta i caratteri di continuità e di successo che
ci permettono di poter effettuare un confronto con l’esperienza di Porto Alegre.