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INTRODUZIONE
La storia recente del calcio italiano ha dimostrato come la mole di interessi economici
che ruotano intorno a questo sport possa portare a falsare il risultato della
competizione sportiva a discapito della credibilità che lo stesso dovrebbe avere nel
suo ruolo di volano economico e sociale. I termini Calcio Scommesse, Calciopoli,
Doping Amministrativo richiamano alla mente alcuni dei periodi più bui del recente
passato del calcio italiano.
Oggi il calcio in Italia, insieme al suo indotto, vale circa 6,5 miliardi di euro con un
contributo al PIL di circa mezzo punto percentuale. È questo un dato molto
significativo a riprova del fatto che fino a poco tempo fa le società di calcio venivano
etichettate come realtà soggette a uno statuto autonomo, un po’ istituzioni, un po’
portabandiera, rappresentanti di una città o di una regione; oggi la crescente
centralità della dimensione economica ha portato alla luce numerose criticità sia dal
punto di vista gestionale sia sul piano normativo.
Le vicissitudini del recente passato hanno rinvigorito il dibattito sullo stato patologico
del calcio italiano, da un lato gli eccessivi interessi economici, dall’altro le precarie
condizioni economico-finanziarie dei club che rispecchiano anni vissuti al di sopra
delle proprie possibilità. Non è un caso se negli ultimi tempi questo stato di difficoltà
si rifletta anche sul piano sportivo con gli evidenti problemi di competitività dei club
nazionali in ambito europeo e della nazionale nelle manifestazioni continentali e
intercontinentali.
Analizzando la fotografia del sistema ad oggi, è possibile imputare il perdurare della
crisi finanziaria del sistema calcistico italiano a un deficit normativo, regolamentare e,
soprattutto, di cultura manageriale ed economico-giuridica dei dirigenti del settore,
incapaci di gestire l’impetuosa crescita dell’industria calcistica negli ultimi quindici
anni, adeguando l’intera infrastruttura settoriale alle mutate condizioni di contesto.
Negli ultimi anni, invece, troppo spesso il settore si è trovato di fronte al rischio di
tracollo e, per tutelare i numerosi interessi che vi ruotano intorno, il legislatore è
dovuto intervenire con provvedimenti di urgenza.
Il presente lavoro nasce dall’esigenza di calare le tematiche di natura contabile nella
realtà del settore calcistico, con la convinzione che la sostenibilità di lungo periodo
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del settore non possa prescindere da un’adeguata attività di controllo sulla gestione
economica dei club che trova sua massima espressione e sintesi nel bilancio di
esercizio. La particolare natura di queste aziende si riflette nei prospetti di sintesi e
negli altri documenti che completano l’informativa di bilancio richiedendo una serie di
opportuni rimandi alla normativa generale in materia contabile.
Obiettivo del presente lavoro è l’approfondimento del trattamento contabile previsto
dai principi contabili internazionali per la voce caratteristica del bilancio delle società
di calcio, i diritti alle prestazioni sportive dei calciatori. La disciplina prevista dai
documenti emanati dallo IASB viene messa a confronto con quanto previsto dai
principi contabili nazionali emanati dall’OIC allo scopo di riflettere lo stato del sistema
calcio in Italia.
Si è deciso di strutturare il presente scritto secondo la sequenza di argomenti di
seguito sinteticamente riportata.
Il primo capitolo descrive l’evoluzione delle società di calcio italiane da associazioni
sportive con finalità ricreative a aziende del settore dell’entertainment. Per
mantenere il focus sull’obiettivo del lavoro, nella presentazione degli aspetti
gestionali si fa riferimento ai risvolti contabili, in termini di ricavi e costi, delle attività
tipiche di gestione delle società di calcio.
Il secondo capitolo presenta il quadro normativo di riferimento del settore fornendo
uno spaccato di quella che è stata l’evoluzione della normativa generale e di quelli
che sono i principali riferimenti in tema di norme speciali di settore in materia di
controlli sulla gestione economico-finanziaria.
Il terzo capitolo introduce al tema centrale del lavoro fornendo una panoramica dei
riferimenti, sia a livello di disciplina generale che speciale di settore, in materia di
bilancio delle società sportive professionistiche.
Il quarto capitolo presenta i temi oggetto della ricerca. All’analisi trattamento
contabile dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori così come previsto dallo IAS
38 vengono affiancate, da un lato, l’analisi del trattamento contabile previsto dallo
IAS 36 in tema di svalutazione per perdite durevoli di valore e, dall’altro, il confronto
con quanto previsto dal principio contabile internazionale OIC 24. Da ultimo viene
presentata una breve disamina di quelli che sono i principali orientamenti in tema di
valutazione economica dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori.
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1. IL BUSINESS SPORTIVO: LE SOCIETÀ DI CALCIO PROFESSIONISTICHE E IL PROCESSO DI
TRASFORMAZIONE IN AZIENDE DI ENTERTAINMENT
Il presente paragrafo si pone l’obiettivo di delineare gli aspetti fondamentali della
gestione economica delle società di calcio, descrivendone le principali fonti di ricavo
e le voci di costo caratteristiche. Tale introduzione si rende necessaria allo scopo di
fornire una overview sui fattori chiave che caratterizzano questa tipologia di business
e che di conseguenza avranno un impatto rilevante sul bilancio di una società di
calcio.
I club calcistici sono stati inizialmente istituiti con lo scopo principale di favorire la
pratica atletico agonistica dei propri membri. Sul piano giuridico-economico si
configuravano come associazioni non riconosciute di diritto privato e facevano leva
sulle donazioni di volontari e sui contributi dei propri soci o degli enti pubblici.
Nel tempo, la diffusione del fenomeno sportivo e le opportunità create dall’evoluzione
normativa e tecnologica hanno, di fatto, avviato il processo di trasformazione, non
ancora giunto del tutto a compimento, delle società di calcio in vere e proprie
aziende. Tuttavia, la consacrazione della dimensione imprenditoriale di queste realtà
ha imposto loro l’assoggettamento alle regole imprenditoriali e alle necessità di
sviluppo che si impongono ai soggetti che operano nel panorama economico
1
, non
sempre producendo i risultati sperati.
Le società di calcio professionistiche sono, infatti, aziende di servizi in grado di
presentarsi su una pluralità di mercati con un sistema-prodotto del tutto peculiare,
che va ben oltre la mera organizzazione della competizione sportiva offerta in
concomitanza delle partite della squadra, e che finisce per inglobare elementi di
natura intangibile e con un elevatissimo grado di unicità
2
, quali la cosiddetta fede
sportiva.
Nel contesto così delineato i risultati economici di queste realtà aziendali vengono
sempre meno a dipendere dal conseguimento di buone performance sportive, che
per definizione sono aleatorie, mentre vanno orientandosi verso la capacità di
diversificare le fonti di ricavo e di organizzare lo spettacolo sportivo con tutto ciò che
1
G. Falsanisi, E.F. Giangreco, Le società di calcio del 2000
2
G.Basile, M. Brunelli, G. Cazzulo, Le società di calcio professionistiche. Aspetti civilistici, fiscali e
gestionali
12
questo comporta, sulla scia di quanto realizzato dalle altre imprese appartenenti al
settore dell’entertainment
3
.
1.1 - La diversificazione delle fonti di ricavo
Gli approfondimenti sull’evoluzione del quadro normativo di riferimento del settore
calcio saranno trattati nei successivi capitoli, in questa sede è importante sottolineare
come nonostante si siano susseguiti interventi incrementali allo scopo di adattare il
contesto normativo alle mutate esigenze del settore, è in seguito all’entrata in vigore
della legge di conversione n. 586 del 18 novembre 1996, correttiva della Legge
91/1981, che il calcio italiano riconosce formalmente la sua dimensione
imprenditoriale. Con il citato provvedimento, infatti, viene introdotta la possibilità per
le società di calcio di distribuire ai soci parte dell’utile di esercizio, ammettendo di
fatto il fine di lucro delle società sportive e riconoscendo loro la possibilità di
svolgere, oltre alle attività caratteristiche di partecipazione ai campionati e alle
competizioni sportive, anche attività commerciali ad esse connesse o strumentali al
fine di dare il via libera alla differenziazione delle fonti di guadagno.
Per ciò che attiene alla sfera economica della gestione, è possibile individuare due
aree di gestione caratteristica: la prima è legata in modo diretto all’attività sportiva
propriamente detta, mentre la seconda è di natura derivata in quanto consta di tutte
quelle attività di natura accessoria che sono legate all’evento sportivo in maniera
indiretta e che si basano sullo sfruttamento dell’immagine della squadra. Tali due
aree di gestione caratteristica si riflettono nei bilanci delle società originando costi e
ricavi attribuibili alle diverse attività
4
.
Per quanto riguarda le voci di ricavo riconducibili alle due aree di gestione citate, nei
bilanci delle società di calcio professionistiche è possibile trovare le seguenti:
Ricavi da gare. Sono a loro volta distinguibili in ricavi da campagna
abbonamenti e ricavi al botteghino da gare in casa. Dalla stagione 2010/2011
è stato eliminato il sistema di mutualità e di conseguenza le società non
avranno più ricavi da percentuali su incassi gare in trasferta;
3
A. Baroncelli, U. Lago, S. Szymanski, Il business del calcio. Successi sportivi e rovesci finanziari, pp.
17-20.
4
Valeri M., Standard IAS/IFRS e nuove esigenze di disclosure nel bilancio delle società di calcio, p.35
13
Proventi da gestione diritti calciatori. Plusvalenze da cessione e ricavi da
cessione temporanea (prestito);
Diritti radio televisivi e proventi media. Ricavi da diritti Tv per le partite di
campionato più eventuali diritti derivanti dalla partecipazione alle coppe
europee a cui vanno a sommarsi i diritti riconosciuti dalla Legacalcio;
Ricavi da sponsorizzazioni e pubblicità. Sponsorizzazioni, proventi pubblicitari,
ricavi derivanti dalle attività di licensing a cui può affiancarsi quella di
merchandising.
Occorre sottolineare che il conto economico dei club evidenzia un ulteriore voce di
ricavo legata ai proventi derivanti da operazioni non ricorrenti ma attinenti alla
gestione caratteristica; all’interno di questa categoria rientrano anche i contributi in
conto esercizio.
Un discorso a parte va fatto invece per lo stadio
5
. Nel panorama calcistico attuale, il
processo di diversificazione dei ricavi non può prescindere dalla gestione dello
stadio, in quanto questa è in grado di garantire proventi derivanti da biglietti, negozi e
spazi per l'intrattenimento, sponsorizzazioni e diritti sullo stesso nome dell'arena
(contratti di naming right). È questa una tipologia di leva che, soprattutto in Inghilterra
e in Germania, le società hanno imparato ad utilizzare mentre nel panorama italiano
solo la Juventus ha finora sfruttato, portando a compimento il proprio progetto
all’inizio della stagione 2011/2012.
Se da un lato tale scelta richiede un investimento rilevante, dall’altro le ricadute
economiche sono sicuramente di segno positivo; ne è la riprova il fatto che, nelle
nazioni in cui il processo di rinnovamento degli stadi è stato compiuto, i ricavi per
spettatore sono di gran lunga superiori rispetto a quelli delle realtà rimaste indietro. In
Inghilterra, per esempio, si raggiungono i 51 euro di ricavi per spettatore, in Spagna
la media di 33 euro e in Germania la media si attesta sui 22 euro. Di contro, Francia
e Italia, pagando anche lo scotto degli stadi mezzi vuoti, si fermano a 16 euro.
5
Veronese L., “Calcio e ricavi, lo stadio fa la differenza”, Il Sole 24 Ore, 29 Aprile 2008