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1. Approcci manageriali e modelli di GRU
I lavoratori, o meglio le persone, impiegate in un’organizzazione, necessitano di un
buon sistema di gestione delle risorse umane al fine di ottenere la massima
produttività da parte di ogni singolo individuo, tenendo presente i bisogni di
quest’ultimo. Purtroppo la mancanza di un quadro teorico unitario non permette la
standardizzazione del problema e di conseguenza non è possibile adottare un’unica
soluzione per diverse problematiche ponendo dei limiti allo studio sistematico dei
sistemi di gestione delle risorse umane.
In ambito organizzativo e manageriale, la gestione delle risorse umane si è affermata
come pratica d’impresa assumendo sin dall’inizio una caratterizzazione teorica di tipo
normativo-descrittivo
1
. La gran parte dei contributi della letteratura si presenta come
un dialogo continuo tra risultati empirici e possibili spiegazioni teoriche.
1. 1 Lo Strategic Human Resource Management
Nell ambito di un paradigma funzionalista, è possibile identificare correnti di
approfondimento della gestione delle risorse umane, tra cui il filone dello Strategic
Human Resource Management (SHRM). La corrente dello SHRM ha concentrato la sua
attenzione sulla costruzione di un quadro teorico che colleghi le pratiche di gestione
delle risorse umane con i risultati aziendali.
La letteratura che rientra nell’ambito dello SHRM è ampia e per consentire una felice
comprensione è necessario trattare alcuni argomenti che svilupperemo a breve:
programma “ideologico”, ovvero il richiamo alla legittimazione della SHRM nella
gestione delle imprese; concetto di sistema di gestione delle risorse umane, ovvero
quale modalità di aggregazione ha un impatto sui risultati aziendali; rapporto con le
performance, ovvero le diverse visioni su come lo SHRM impatta sui risultati aziendali.
1
Tichy et al., 1982; Beer et al., 1985
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Il programma “ideologico”
Uno degli ostacoli allo sviluppo di modelli diversi di gestione delle persone risiede nella
diffusione di alcune percezioni radicate
1
, frutto di fenomeni simili a quelli identificati
da McGregor (1960). Gli autori si focalizzano su tre diverse concezioni che di fatto
ostacolano e limitano lo sviluppo e la diffusione di politiche di gestione in grado di
incrementare il potenziale delle persone:
1- Le persone esercitano effort solo se pagate o controllate;
2- Le persone si comportano in maniera opportunistica nascondendo le loro reali
preferenze;
3- Gli obiettivi di manager e lavoratori non possono essere allineati.
Queste credenze portano a progettare sistemi di lavoro volti a controllare le persone
portando alla difficile costruzione di modelli basati sul coinvolgimento e
sull’allineamento delle preferenze di lavoratori, manager ed azionisti.
O’Reilly e Pfeffer ritengono questo allineamento possibile e lo motivano riportando
esempi derivati da ricerche empiriche, le quali dimostrano che le imprese più attive
nello sviluppo di sistemi di lavoro a elevato coinvolgimento (lavoro in team, riduzione
delle classificazioni formali, aumento della formazione, della sicurezza del personale e
delle retribuzioni) risultavano godere di un incremento delle vendite per dipendente,
della produttività e dei profitti, ma anche di una riduzione del turnover
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in uscita.
Il concetto di sistema di gestione delle risorse umane
La premessa generale degli studi di SHRM è che la natura delle strategie di impresa
determina la necessità di modificare i modelli di gestione delle risorse umane. Tre
approcci possibili al rapporto tra sistemi di gestione di risorse umane e strategia sono
identificati da Delery e Doty (1996):
1- Approccio universalistico: prevede un dato risultato tramite l’utilizzo di
determinati strumenti di gestione delle risorse umane. Si tratta quindi della
visione delle High Performance Work Practices.
1
O’Reilly e Pfeffer, 2000
2
Turnover: indicatore determinato dal numero dei lavoratori sostituiti nel corso dell'anno, in rapporto al
numero totale dei lavoratori di un'azienda (o di una unità produttiva).
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2- Approccio contingente: prevede l’esistenza di una relazione tra caratteristiche
dell’organizzazione e le singole pratiche di gestione delle risorse umane.
3- Approccio configurazionista: la relazione tra caratteristiche dell’organizzazione
e sistemi di gestione delle risorse umane viene collocata all’interno di tipologie
di sistemi enfatizzando la natura delle relazioni tra sistemi e pratiche di
gestione. In questo caso l’adattamento richiesto è sia di natura orizzontale,
ovvero tra componenti del sistema di gestione delle risorse umane, sia di
natura verticale, il quale comprende l’adattamento tra organizzazione e
strategia.
Per la comparazione di questi tre approcci e verificare come influenzano le
performance, vengono identificate sette pratiche gestionali tradizionalmente
identificate come strategiche (TAB 1).
Tabella 1 – Pratiche di SHRM
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Il rapporto con le performance
Le diverse visioni di come lo SHRM impatta sui risultati aziendali, ovvero la relazione
tra sistema e performance d’impresa sono determinate dal concetto di allineamento
interno (tra componenti dello stesso sistema) ed esterno (allineamento dei
componenti del sistema con le strategie). L’allineamento interno vanta due diverse
strategie empiriche: l’analisi della presenza di correlazioni positive tra elementi
3
Tabella 1, fonte: Delery e Doty (1996), elaborazione dello studente.
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del sistema, o la creazione di indici additivi di pratiche di gestione, il quale è molto
diffuso con buoni riscontri empirici. Per quanto concerne l’allineamento esterno invece
i risultati sono poco significativi.
Becker e Huselid (1999) riportano i risultati di una ricerca su un campione di più di
2400 imprese, che ha fatto rilevare una relazione tra sistemi di gestione delle risorse
umane e performance finanziaria (FIG. 1).
FIGURA. 1 - Relazione tra valore di mercato per dipendente e sistemi di gestione delle risorse umane
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L’asse delle ascisse riporta i cambiamenti in quintili del livello di sofisticazione dei
sistemi di gestione delle risorse umane, mentre l’asse delle ordinate è misurato in
termini di valore di mercato per dipendente. L’andamento della curva fa emergere un
diverso effetto della gestione delle risorse umane che sarebbe crescente nelle prime
fasi, per stabilizzarsi in una fase di sviluppo operativo e riprendere ad avere un impatto
sulle performance oltre un certo livello di sofisticazione.
Negli ultimi due quintili sono stati studiati dei casi di imprese che conducevano a
individuare alcuni elementi di rilievo:
4
The strategic impact of the HR system, Becker e Huselid, 1999
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1) la creazione di una funzione di gestione delle risorse umane che aggiunge valore è
una parte strategica e richiede una cultura condivisa (FIG. 1.2) : condivisione del top
management e della linea, comprensione delle competenze critiche, integrazione delle
competenze nei sistemi, sviluppo del personale, selezione mirata, management delle
performance, enfasi sul divenire miglior datore di lavoro (a questo proposito vi è un
riconoscimento molto ambito il cui nome è Top Employers), forte relazione tra
performance e ricompense monetarie;
Figura 1.2 – La relazione tra GRU e valore per gli azionisti
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2) una funzione di gestione delle risorse umane che aggiunge valore è caratterizzata da
eccellenza operativa, focus sul servizio e riduzione dei costi dei servizi;
3) richiesti sono anche responsabili che comprendano le implicazioni dei problemi di
business in termini di capitale umano e che sappiano adattare i sistemi a questi
problemi.
Altri due autori prendono in considerazione altre due proprietà che determinano le
scelte di gestione delle risorse umane: allineamento e flessibilità. Wright e Snell (1998)
considerano queste ultime come proprietà non ortogonali e quindi complementari. La
letteratura motiva le differenze considerando le prospettive temporali e gli obiettivi. La
5
Fonte: Becker, Huselid (1998)
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flessibilità è osservabile su archi temporali di medio-lungo termine ed è collegata più
facilmente a ciò che le imprese dovrebbero fare (almeno in teoria).
Il modello proposto dai due autori evidenzia sia la flessibilità, sia l’allineamento come
obiettivi strategici dei sistemi di gestione delle risorse umane efficaci in termini di
performance aziendale. Il modello mette in relazione molti elementi presenti in due
grandi aree: Feedback formale di GRU (Gestione delle Risorse Umane) e Infrastruttura
di partecipazione. La scelta strategica, influenzata dalla Mission prima, e dagli obiettivi
poi, viene definita in base all’analisi dei punti di forza/debolezza e alle
opportunità/minacce esterne. La scelta strategica a sua volta agirà sia su skill e
comportamenti di focus sulla strategia progettati sia su quelli desiderati.
L’elaborazione di ciò darà vita a pratiche di GRU effettive, skill effettive e
comportamenti effettivi, i quali influenzeranno la performance d’impresa.
Le considerazioni si spostano quindi su quali siano le scelte che aumentano la capacità
di risposta flessibile dei sistemi di GRU declinate a tre livelli: pratiche di GRU, skill e
comportamenti. La flessibilità porta alla creazione di sistemi che siano malleabili in
modo da poter applicarli a diversi contesti/posizioni e che consentano soprattutto di
ottenere feedback sull’efficacia con estrema rapidità.
Visione della strategia
O’Reilly e Pfeffer promuovono una concezione della strategia di tipo “value-based”
(FIG. 1.3) per la quale l’ elemento critico è caratterizzato dall’allineamento tra valori e
persone.
Figura 1.3 – Le due visioni della strategia
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Fonte: Luca Solari, La gestione delle risorse umane – dalle teorie alle persone, 2008