Identit@’ nella Rete – Introduzione
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Eppure, varcata la soglia del terzo millennio, i nuovi media si
avviano a diventare per molti di uso quotidiano, e non mi
riferisco ovviamente agli operatori di settore, all’uso sempre
più assiduo e indispensabile della Rete nelle attività lavorative,
quanto all’impiego di Internet come attività ricreativa, di
intrattenimento e di svago, o di mantenimento delle relazioni
sociali, tutte funzioni alle quali erano precedentemente deputati
esclusivamente il teatro o la televisione, il cinema o gli
appuntamenti faccia a faccia.
Per un numero sempre maggiore di Italiani, soprattutto per
molti giovani e adolescenti, Internet e la comunicazione
elettronica non rappresentano certo entità oscure e distanti,
delle quali parlare con estrema curiosità e poca conoscenza. Per
la maggior parte dei suoi utenti abituali, Internet rappresenta
uno strumento, spesso efficace, di ricerca delle informazioni, di
documentazione, di comunicazione a distanza. Valutato
insomma per quello che è, cioè un mezzo, piegato a una serie di
scopi da soddisfare secondo una scala di interessi.
Chiunque abbia avuto almeno un’esperienza di navigazione in
Internet avrà scoperto, non senza una certa sorpresa e forse con
qualche delusione, di accedere ad un ambiente del tutto diverso
rispetto all’immagine che tanta letteratura cyber e tanta
cinematografia fantascientifica ci aveva prospettato. La povertà
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dell’interfaccia grafica, la natura prevalentemente testuale, le
ridotte capacità attuali di trasmissione dei dati, riportano con i
piedi per terra qualunque neofita con un’immagine fantasiosa
del ciberspazio.
La realtà del cyberspace, come si vedrà più avanti, è quella di
uno spazio più concettuale che fisico, interessante più per la sua
valenza immaginaria e simbolica che per un’effettiva
realizzazione a livello sensoriale e visivo.
Maturare una precisa conoscenza degli ambienti telematici
diventa allora un’esperienza indispensabile non solo per il
ricercatore che si accinga a valutare, sotto l’ottica
inevitabilmente parziale del suo campo d’indagine, la realtà dei
nuovi mezzi di comunicazione, ma anche per l’utente comune,
esposti entrambi al rischio di percepirne un’immagine distorta.
Una conoscenza articolata del fenomeno può favorire una
valutazione critica, più attenta e serena, delle potenzialità
espresse dagli ambienti mediati dagli artefatti tecnologici, e di
conseguenza facilitarne la sensazione di familiarità e di
controllo.
Il presente lavoro intende analizzare i contesti della
comunicazione elettronica, rilevando le caratteristiche
specifiche dell’interazione umana mediata dalle reti telematiche
e sottolineando altresì i punti di contatto degli ambienti
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telematici con la comunicazione massmediatica tradizionale e
quella faccia a faccia delle interazioni quotidiane.
Ciò che interessa attentamente esplorare, per una ricerca spinta
da un interesse psicologico, è il modo in cui alcune variabili
strettamente individuali subiscano suscettibili trasformazioni e
come comportamenti ed opinioni prendano una piega diversa
da quella delle interazioni quotidiane in relazione alla
peculiarità dei fattori ambientali in rete.
La prima parte di questo contributo si proporrà di individuare i
nessi tra i differenti contesti della comunicazione umana,
ripercorrendo le teorie più significative elaborate dalle ricerche
sull’influenza dei mass media e della televisione in particolare,
e valutandone l’applicabilità ai contesti della comunicazione
mediata dal computer (CMC). Non a caso si è adottato il
termine di “influenza” anziché di “effetto” ritenendo
fondamentale sottolineare come l’azione esercitata dai mass
media sugli individui non si esprima in termini di effetti
immediati, a breve termine: ciò equivarrebbe a considerare il
pubblico destinatario della comunicazione massmediatica come
un’entità indifferenziata e passiva, omogeneizzata nelle sue
modalità di risposta agli stimoli dei media. Tutt’altro.
In una prospettiva psicologica e psicosociale, attenta ad
indagare i processi individuali alla base della ricezione o meno
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del messaggio massmediatico e le dinamiche interattive di
negoziazione e condivisione dei significati simbolici,
l’individuo emerge come “attore sociale”, in grado di fornire
risposte attive e non sempre prevedibili agli stimoli offerti dagli
strumenti di comunicazione adottati [Mantovani, 1995a, 1995b].
Il confronto con le modalità tipiche dei mass media tradizionali
consente di stabilire le peculiarità degli ambienti informatici, la
cui comunicazione può essere caratterizzata da livelli di
sincronicità ed interattività non conseguibili con i mass media
tradizionali [Galimberti e Riva, 1997]. Rispetto alle interazioni
faccia a faccia, invece, le relazioni mediate dal computer
presentano tuttavia una minore ricchezza sensoriale ed un
aspetto, quello dell’anonimato, o meglio dello pseudonimato,
che può generare situazioni dai contorni inediti [Paccagnella,
2000].
Le particolari condizioni ambientali offerte dal “personal
medium” possono rivelarsi decisive nell’orientare le decisioni
ed il comportamento degli attori, tuttavia l’importanza data al
contesto ed alle variabili individuali nella presente ricerca
permette di spostare il focus dell’indagine dalle caratteristiche
tecniche intrinseche al medium alla negoziazione delle norme
che presiedono a qualunque interazione sociale [Mantovani,
1995a]. Concorrono a configurare quello che qui chiamiamo
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“contesto” della comunicazione, una serie di complesse
variabili attinenti alla sfera individuale e alla sfera sociale (due
sfere mai scindibili veramente, come insegna la prospettiva
dell’interazionismo simbolico) e solo in parte dipendenti
dall’uso di uno specifico strumento di comunicazione.
La seconda parte del lavoro approfondisce le caratteristiche
della comunicazione al computer, dapprima analizzando
l’interazione tra l’utente ed il calcolatore, poi le teorie sulle
implicazioni psicosociali della CMC [Mantovani, 1995a, 1995b]
ed infine l’analisi dei contesti mediati dalle reti telematiche.
Con quali scopi nasce e si sviluppa la Rete delle reti? Sulla base
di quali modelli concettuali è possibile formulare una
definizione di Internet?
Dopo aver tracciato un profilo storico della Rete ed aver
introdotto una definizione dei suoi scenari di comunicazione, la
riflessione si concentrerà sulla valutazione delle differenze tra
la comunicazione on line ed off line, sugli aspetti verbali e non
presenti nella CMC, sull’utilizzo di speciali indicatori di
emotività, delineando gli effetti specifici indotti da questi
aspetti sul comportamento degli interlocutori.
Alcuni inconvenienti come il tempo di latenza, spesso
ascrivibili alla natura tecnica del medium, quando si verificano,
possono incrementare il senso di frustrazione degli utenti ed
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abbassare la soglia di aggressività, facendo sì che gli individui
possano più facilmente dare sfogo ad istinti violenti repressi,
attraverso un feedback negativo manifestato dall’uso di un
linguaggio intollerante ed altamente offensivo (flaming), spesso
spropositato rispetto alla causa che lo ha scatenato [Mantovani,
1995a; Wallace, 1999].
Il linguaggio utilizzato in Rete, anche a causa delle possibilità
espressive per lo più verbali a disposizione degli utenti, ha
maturato alcune modalità simboliche del tutto originali per
sopperire alla mancanza di indicatori non verbali, a cui
deputare un ruolo di espressione delle emozioni o di indizi per
la formazione delle impressioni [Danet, 1996; Bechar-Israeli,
1996; Wallace, 1999]. In questa parte saranno presi anche in
considerazione, per quanto possibile, gli aspetti tecnici
pertinenti, mediante una sommaria descrizione dei fattori che
giocano una certa influenza sul modo in cui gli individui
percepiscono un dato ambiente di comunicazione ed
organizzano relativi quadri di conoscenze [Mantovani, 1995a,
1995b; Galimberti e Riva, 1997].
Infine, l’ultima parte focalizzerà l’attenzione sul tema specifico
dell’identità in Internet. Saranno indagate le motivazioni
sovente alla base dell’assunzione di identità fittizie on line, in
relazione ai diversi ambienti di comunicazione che la Rete
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mette a disposizione. In particolare, con riferimento alle teorie
di Goffman sulla presentazione del sé [Goffman, 1959], sarà
preso in esame il fenomeno, sempre più frequente anche in
Italia, della presentazione di home page personali [Miller, 1995;
Arnold e Miller, 1999], favorito anche dall’offerta di spazio web
gratuito da parte oramai di quasi tutti gli Internet Services
Provider (ISP) italiani.
L’analisi dell’interazione in tempo reale in ambienti come MUD
e chat line, affronterà il discorso del concetto di persona on line,
attraverso la valutazione di una modalità privilegiata di
interazione in Internet: lo pseudonimato [Bechar-Israeli, 1996;
Danet et al., 1997; Paccagnella, 2000]. L’assunzione di un
nickname rappresenta uno dei riti d’iniziazione più importanti
nel caratterizzare la propria identità on line. Sotto questo punto
di vista Internet risulta un medium fortemente innovativo,
consentendo all’utente di sperimentare in alcuni ambienti
telematici una serie praticamente infinità di identità fittizie, e di
presentarsi assumendo dei ruoli diversi da quelli esercitati nella
vita “reale”, tutelato dall’anonimato [Mantovani, 1995a; Curtis,
1996; Wallace, 1999].
Proprio su questo tema sorgono gli interrogativi più inquietanti
trattati nella presente ricerca: in che modo la possibilità di
sperimentare sé e mondi possibili influisce sulla percezione che
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l’individuo ha della vita reale? Quali ripercussioni sull’intergità
della persona possono presentarsi in un ambiente dove la
fisicità e gli indicatori ad essa legati perdono consistenza? Che
senso ha un’interazione almeno in apparenza effimera,
evanescente, tra individui che possono ingannare i propri
interlocutori presentandosi diversamente da quello che sono in
realtà? Un colloquio in Internet che garantisca l’anonimato può
rappresentare in alcuni casi un efficace strumento terapeutico,
con una valenza catartica?
La sperimentazione di ruoli diversi può incidere sulla vita reale
od essere favorita da determinate situazioni di disagio familiare
o sociale dell’individuo nella vita reale, ma non va affatto
dimenticata la componente ludica che spesso si associa alla
sperimentazione di identità alternative attraverso le possibilità
concesse dalla Rete.
Non è affatto infrequente che l’internauta decida di assumere
solo per gioco un’identità fittizia, più o meno dettagliata.
D’altro canto, in alcuni casi, individui che abbiano alle spalle
problemi di equilibrio psichico o di integrazione sociale,
possono maturare una sindrome da dipendenza [Young, 1996,
1998; Cantelmi et al., 2000; La Barbera e Cantelmi, 2001].
Il fenomeno dell’Internet Addiction Desorder (IAD) va analizzato
in quest’ottica, sottolineando come il grado di “presenza
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sociale” delle agenzie di socializzazione primarie quali la
famiglia, la scuola, le associazioni per il tempo libero, sia
fondamentale per scongiurare pericoli di estraniamento ed
isolamento insiti nelle caratteristiche specifiche del personal
medium, in modo simile a quanto avviene per analoghi
fenomeni di dipendenza.
Una ricerca che affronti la questione con un taglio psicosociale
non può limitarsi ad etichettare particolari categorie di attori
sociali, ad esempio gli utenti di Internet, come individui con un
determinato profilo comportamentale. Le ricerche psicologiche
condotte recentemente nei campi più disparati, hanno
sottolineato l’importanza di non trascurare l’impatto che il
contesto ambientale esercita sul comportamento umano
[Wallace, 2000]. Spesso la cornice culturale, l’azione esercitata
dalle agenzie di socializzazione, i rapporti che gli individui
intrattengono con gli altri a vari livelli di intensità e di
consapevolezza, giocano un ruolo decisivo nell’assunzione di
un dato comportamento o atteggiamento.
Molte ricerche nel campo della comunicazione umana hanno
dimostrato ad esempio come l’assunzione degli atteggiamenti
da parte delle persone possa essere notevolmente influenzata
da alcune figure carismatiche, i cosiddetti leader d’opinione,
presenti a vari livelli nel tessuto sociale [Losito, 1995;
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Paccagnella, 2000], e parimenti negli ambienti di Internet, dove
alle caratteristiche di status sociale e attendibilità, in rete non
garantite o non immediatamente percepibili, si sostituiscono
quelle di expertise e di prestigio all’interno della comunità
virtuale [Wallace, 1999].
Gli individui tendono a mantenere piuttosto costanti i propri
atteggiamenti, le proprie opinioni, i propri comportamenti. In
Internet può manifestarsi il fenomeno opposto [Wallace, 1999].
Sulla mutevolezza degli atteggiamenti fra i membri delle
comunità virtuale incidono fattori ascrivibili alla possibilità
dell’anonimato e alla ridotta presenza di indicatori sociali,
caratteristiche tipiche di contesti come le chat. Un padre austero
nella vita familiare, può mostrarsi estremamente disinibito in
una chat line che ne garantisca sufficientemente l’anonimato,
allo stesso modo in cui un giovane timido e discreto nella vita
“reale”, può essere in grado di intrattenere brillantemente due o
più ragazze conversando in Internet Relay Chat (IRC).
Si proporranno a seguire delle ipotesi circa lo sviluppo delle
nuove tecnologie in ambienti per adesso ancora futuristici come
la Realtà Virtuale (RV), alla luce delle attuali conquiste
tecnologiche. Sulla scorta delle teorie cognitiviste della mente, si
delineerà una possibile concezione dei processi cognitivi negli
ambienti virtuali, sottolineando come la percezione negli
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ambienti di RV costituisca una sorta di “estroflessione dei nostri
passaggi interiori” [Bettetini e Colombo, 1998], e possa favorire
la riflessione sulle modalità cognitive messe in atto, in un
processo di “metacognizione”.
Ciò che preme conclusivamente chiarire è l’angolazione
prospettica con la quale guardare ai fenomeni legati alle reti
telematiche e più in generale ai rapporti umani mediati dal
computer.
La ricerca scientifica su questi nuovi media si è lasciata troppo
spesso condizionare dal preconcetto dei fenomeni legati al
computer come fenomeni “virtuali”, distanti dalla realtà e
fuorvianti. L’esperienza del reale è sempre mediata e limitata
da una serie di filtri di natura strumentale e sociocognitiva, che
al tempo stesso rendono possibile la condivisione delle
conoscenze.
La percezione degli ambienti virtuali non è mai
autoreferenziale, ma rimanda essenzialmente ad una cornice
culturale che discrimina fra ciò che è reale e ciò che non lo è
[Mantovani, 2000, 2001].
La tesi si propone di fornire un contributo in tal senso più
“integrato” che “apocalittico”. Il nodo del discorso slitta dal
mezzo allo scopo, dallo strumento all’individuo o
all’associazione di individui che ne fanno uso, stabilendo
Identit@’ nella Rete – Introduzione
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strategie di comportamento che presentano peculiarità proprie
ma anche tratti comuni alle “normali” interazioni quotidiane.
Ogni artefatto acquisisce valori, veicola progetti che gli
vengono dall’utilizzatore. Internet resta fondamentalmente un
mezzo per comunicare, al pari degli “strumenti” analizzati da
McLuhan nel suo famoso saggio del 1964.
1
Tuttavia, come ogni prodotto della più recente tecnologia,
Internet amplia di molto il concetto di “strumento”, fino a
collocarsi come una vera e propria estensione del nostro corpo.
Questo perché la sua natura strumentale può apparire
sfuggente nella sua dislocazione, sia concettuale che fisica. È lo
strumento principe del villaggio globale in costruzione, uno
spazio intersoggettivo, fortemente ritualizzato e simbolico,
dove l’ostacolo della distanza e del tempo può essere valicato
dall’uomo senza troppa fatica.
Internet va quindi intesa non come uno strumento indecifrabile,
ma come uno dei possibili contesti che gli individui hanno a
disposizione per cooperare e negoziare significati condivisi nel
corso della comunicazione. Un contesto peculiare, certo, ma pur
sempre un ambito della comunicazione umana.
Non si ha qui la pretesa di fornire spunti nuovi o di
determinare effetti con precisione scientifica. La novità di un
1
McLuhan M. (1964), Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1967.
Identit@’ nella Rete – Introduzione
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simile percorso di lavoro, semmai vi sia, è da rintracciare nel
modo di riformulare le conquiste concettuali e la ricerca finora
avviata in questo campo.
Questo approccio non esime anzi autorizza un’analisi critica dei
possibili impieghi, prendendo in esame, consapevolmente e
responsabilmente, le conseguenze di un uso negativo della
Rete. Gli ambienti mediati dagli artefatti tecnologici sono
prodotti culturali, incorporano in sé valori, veicolano progetti
individuali e sociali [Mantovani, 1995a].
Internet è sì orientata, ma dalle strategie messe in atto, di volta
in volta, da milioni e milioni di utenti. L’impossibilità di
esercitarvi un controllo è il bene più prezioso e al tempo stesso
il nocciolo duro dei nostri interrogativi sulla Rete.
Identit@’ nella Rete – Parte Prima
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1.
Apocalittici e integrati:
una riproposizione del dibattito
Nel panorama dei contributi scientifici all’analisi dei nuovi
media torna a proporsi l’annosa disputa fra due posizioni di
tipo deterministico e monodirezionale, che Umberto Eco ha
identificato con i nomi di “apocalittici” e “integrati”.
1
Si tratta in sostanza di due posizioni accomunate dalla stessa
base di partenza: la convinzione dell’onnipotenza dei media, e
una svalutazione, sia in un caso che nell’altro, dei ruoli giocati
dai soggetti e dai rispettivi contesti nell’attenuazione
dell’influenze massmediatiche.
I diversi contributi scientifici potrebbero tutti collocarsi a vari
gradi entro una scala che abbia per estremi questi due poli
deterministici e pregiudiziali, rispettivamente pro o contro il
progresso tecnologico e scientifico.
Nell’ottica dei più recenti sviluppi della ricerca sui mass media,
i due estremi appaiono in tutto il loro implicito determinismo,
che rende tali modelli concettuali eccessivamente rigidi e
riduzionistici, pertanto difficilmente applicabili a dei contesti
1
Cfr. Umberto Eco, Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della
cultura di massa, Bompiani, Milano, 1964.