Per “essere altro” farà sempre ciò che gli altri non avevano il coraggio
di fare, per non diventare il “testimone” della società della madre farà
esattamente il contrario di ciò che avrebbe dovuto fare. Al rifiuto per
tutto ciò che è norma e che apparteneva al mondo della madre, ad
iniziare dal nome, impostole alla nascita, seguì la denuncia dello stato
d’oppressione della donna nella società maschilista a cui apparteneva.
L’atteggiamento provocatorio fu evidente già negli anni della scuola:
la “cattiva ragazza”, nel recarsi a scuola camminava per strada con
andatura grottesca, col viso truccato in modo esagerato ed eccentrico:
voleva che tutti la guardassero e restassero schoccati. Ci riuscì! Giunta
a scuola si recava al bagno e si ripuliva, poi, da “brava ragazza”,
entrava in aula per la lezione. Oltraggioso fu l’uso che la giovane
artista fece del corredo matrimoniale, simbolo sacro per la madre e per
la società: il lenzuolo, macchiato dallo sperma dei suoi amanti,
ritoccato poi a matita e ricamato, veniva appeso al muro della sua
camera, come fosse stato un quadro.
Orlan dedicava i suoi happenings e prodezze a chi apparteneva alla
società della madre: agli addormentati ed ai morti, nella speranza di un
risveglio. La costante del suo percorso artistico e no, sarà sempre la
trasgressione che, insieme al suo spirito estremo, la salveranno da un
imminente suicidio. A quindici o sedici anni (neppure lei ricorda
esattamente), la contemporanea frequentazione di lezioni al
conservatorio e l’adesione ad un gruppo teatrale le imposero di
ritagliarsi un nuovo nome, una firma: Orlan, nome scelto a partire
dalla più bella sillaba: OR (oro), di quella parola negativa a lei molto
cara: MORT (morte). Cominciò a firmarsi Orlan sugli assegni usati
per pagare l’analista, non appena decise di «non essere più morta»
2
,
cancellando in tal modo il passato, la famiglia e le imposizioni. Da
questo momento il nome originario veniva cancellato, lei esisteva solo
in quanto Orlan.
2
M. MALLET, Signalement d’Orlan, in “VST”, N. 23/24, 1991, p. 15.
Del 1965 fu la decisione di Orlan di misurarsi al mondo, creando la
nuova unità di misura: l’Orlan-corps, , col quale la Nostra si
rapportava a strade dai nomi più o meno famosi, piazze celebri, luoghi
sacri per la religione e l’arte. Tali, performances consistevano in un
rituale. che vedeva seguire, alla faticosa misurazione, il lavaggio
dell’abito (un pezzo del suo corredo matrimoniale) insudiciato a causa
del suo trascinarsi al suolo e la raccolta dell’acqua (sporca) in provette
di vetro che poi venivano catalogate.
Dello stesso anno era la delirante installazione ad Aix-la-Chapelle,
presso il Museo Saint Ludwig, in cui mise in scena lo Studio
documentario: La testa di Medusa: una “macchina di visione” che
poneva l’osservatore di fronte al sesso aperto di Orlan, ingrandito da
una lente, colorato di giallo, di blu e di rosso del sangue mestruale. Il
tema, freudiano e meduseo, era esplicitato dalla frase dello
psicanalista (Freud) consegnata agli spettatori all’uscita: «Alla vista
della vulva anche il diavolo scappa».
I primi tableaux-vivants: Situation Citation, furono realizzati dal
1968; si trattava di rappresentazioni, documentate fotograficamente, a
partire da opere d’arte conosciute che lei interpretava senza pudore,
utilizzando il suo corpo: alla provocante Odalisca che si mostrava
senza veli in tutti i suoi lati, alla scandalosa Dejeuner in cui erano i
protagonisti maschili ad esibirsi nella loro nudità.
Seguirono Vestimenti e Svestimenti, ottenuti utilizzando il solito
lenzuolo, che, negli anni seguenti portarono alle più famose
performances barocche: Sainte Orlan, Drapé Baroque, Sainte Orlan
et les vieillards. . .
Il 1977 fu l’anno dell’importante performance-installazione alla FIAC
di Parigi (Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea). Sotto forma di
un distributore di Baci d’artista a soli Cinque Franchi l’uno, Orlan
denunciava la situazione dell’arte, affermando che «l’arte è
prostituzione!»
3
.
Fu un’operazione oltraggiosa che scandalizzò e creò diniego
soprattutto nell’ambiente artistico-culturale al quale Orlan apparteneva
e che le costò il posto di educatrice presso la Scuola di Belle Arti di
Lione; invane furono le proteste del gruppo studentesco, mobilitato in
difesa della giovane e coraggiosa insegnante.
Nel corso della manifestazione Symposium International d’Art
Performance di Lione del 1979 (di cui fu l’organizzatrice insieme ad
Hubert Besacier per cinque anni) fu sottoposta ad un intervento
chirurgico a causa di un gravidanza extrauterina. Orlan fece installare
alcune telecamere all’interno della sala operatoria per documentare
l’avvenimento e per «non subire»; i videos girati nel corso
dell’intervento e le fotografie, fecero parte, in un secondo tempo, dei
lavori presentati al Festival Lionese in corso, come se si fosse trattato
di una performance programmata
4
.
Di qui alla successiva localizzazione e progettazione al computer della
sua nuova identità, il passo fu breve.
Ancora convalescente, l’incontro con La Madonna e il Bambino di J.
Fouquet, come un fulmine a ciel sereno, fu l’ispirazione decisiva per
le performances successive; il seno scoperto, tondo e sodo, simbolo
fallico, erotico e cortigiano divenne la costante della sua produzione
baroccheggiante.
Nel 1992, ancor prima dell’avvento di Internet, Orlan fondò la prima
rivista telematica sul Minitel L’Art Acces Révue, che fu uno strumento
per la presentazione di artisti di vario genere, plastici, scrittori e
musicisti.
La Venere di Botticelli, la Psiche di Gérard, l’Europa di Moreau, la
Gioconda di Leonardo, la Diana della Scuola di Fontainbleau, sono i
3
Nel corso di tale performance Orlan illustrava due testi: “Face à une société de mères et de
marchands” e “Art et prostitution”, vedi Appendice
4
ORLAN, Orlan conférence, (testo integrale), 1995/97, p. 6
modelli della storia dell’arte dai quali Orlan prese un frammento che,
dal 1990 videro l’incarnazione nel suo viso tramite interventi di
chirurgia plastica (estetica).
Molti sono convinti (tutt’ora) che questi interventi rappresentino il
desiderio di Orlan d’incarnare l’ideale bellezza femminile, in realtà
Orlan era alla ricerca del suo nuovo volto, l’unico che corrisponda
perfettamente a ciò che lei è, dal quale sentirsi degnamente
rappresentata.
Al primo intervento chirurgico programmato, dopo lo studio al
computer, (che avvenne a Parigi a maggio 1990), ne seguirono altri
sei, l’ultimo dei quali fu realizzato a novembre del 1993 a New York,
diffuso via satellite in tutto il mondo.
Attualmente Orlan tiene conferenze-dibattito in tutto il mondo per
spiegare il suo lavoro sull’identità; avverte che i tempi sono maturi per
poter andare contro alla religione ed alla morale, è ormai possibile
cambiare faccia se, quella che la Natura ci ha dato, non ci rappresenta
degnamente; «Il corpo è obsoleto» e «la pelle è un vestito che spesso
non coincide con il nostro essere»
5
. Riprese fotografiche e videos,
installazioni multivideo, raggio laser, computer, trasmissioni satellitari
e un prossimo sito su Internet, evidenziano l’attenzione di Orlan per la
tecnologia contemporanea, sottolineando in questo modo la sua
perfetta appartenenza al suo tempo.
Sono numerose le esposizioni, le creazioni e le nuove esposizioni
ottenute grazie al materiale accumulato negli anni, nell’attesa
dell’ultimo intervento chirurgico (costruzione del naso più grande
possibile) e la performance finale: la ricerca del suo nuovo nome, che
sarà affidata; ad agenzie di pubblicità, ed il successivo riconoscimento
della sua nuova identità da parte del Procuratore della Repubblica
6
. Il
suo ultimo desiderio: l’imbalsamazione.
Attualmente vive e lavora ad Ivry-sur-Seine, alle porte di Parigi.
5
Concetto ripreso da: E. LAMIONE-LUCCIONI; La Robe, Parigi, Seul, 1983, p. 95
6
F. ALFANO MIGLIETTI, Orlan, Milano, Virus Production, 1996, p. 22
2.
INTRODUZIONE
Il successo incontrato dalle ultime performances di Orlan, confermato
dal gran numero di presenti alle sue conferenze (iniziate nel 1993) e
dal diffuso spirito d’emulazione da parte di numerose ragazze
(soprattutto negli Stati Uniti), oltre all’apprezzamento estetico dei suoi
lavori, è stato certamente uno dei motivi che mi ha spinta ad
avvicinarmi a quest’artista multimediale che incarna il mito del genio
e sregolatezza.
In questo lavoro seguirò il percorso artistico di Orlan che, dagli inizi
della carriera, procedette parallelamente alla ricerca della sua nuova
identità. L’inizio della carriera artistica di Orlan viene generalmente
fatto coincidere con la fine degli anni ’60, anni in cui ebbe la sua
massima diffusione il movimento femminista ed in cui mossero i loro
primi passi gli esponenti della "Body Art". Un denominatore comune
identificava le ideologie femministe, la ribellione studentesca e le
nuove espressioni artistiche: il rifiuto delle condizioni socio-politico-
culturali imposte fino a quel momento.
Raccontare Orlan, la sua storia e le sue performances, è come
raccontare la storia segreta dell’uomo contemporaneo ed i desideri di
ognuno di noi. Chi non ha mai desiderato ribellarsi alle regole che la
società c’impone? Opporsi ai tabù (soprattutto sessuali) che ci
sembrano atavici e stupidi? Non doversi nascondere sempre sotto
quell’abito che cela Dr. Jakill e Mr. Hide ? E chi non ha mai
desiderato sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica per piacersi
di più? Orlan l’ha fatto per tutti noi!
La parola d’ordine di Orlan è:PROVOCARE; il minimo comune
denominatore del suo lavoro è: la necessità di produrre tracce.
Per Orlan si trattava, inizialmente, di prendere possesso non solo del
suo corpo ma anche dello spazio; nella maturità, passando attraverso
stati di perdizione e di redenzione, proponendo feroci e sottili critiche
al mondo dell’arte (a cui apparteneva), Orlan è giunta alla
progettazione del suo nuovo autoritratto, realizzato nella carne.