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Identità cultuale della chiesa Maria SS. Assunta a Ravanusa.
Regesto storico, Progetto di Restauro e Adeguamento Liturgico.
Tesi di laurea
di
Angelo Di Natali
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Introduzione.
«La conservazione del patrimonio costruito si attua attraverso il progetto di restauro, che comprende le strategie della sua conservazione nel
tempo. Questo progetto di restauro deve essere basato su una serie di appropriate scelte tecniche e preparato all’interno di un processo
conoscitivo che implichi la raccolta di informazioni e l’approfondita conoscenza dell’edificio o del sito.
Questo processo comprende le indagini strutturali, le analisi grafiche e dimensionali e la identificazione del significato storico, artistico e socio-
culturale; il progetto necessita del coinvolgimento di tutte le discipline pertinenti, ed è coordinato da una persona qualificata ed esperta nel
campo della conservazione e restauro».
Carta di Cracovia 2000
La chiesa Maria SS. Assunta rappresenta un bene del patrimonio culturale ravanusano ed è stato un importante centro della vita religiosa della
cittadina. Oggetto di pochissimi studi, recenti e meno, la chiesa e i suoi muri racchiudono diversi interrogativi che stimolano studiosi intenti a
chiarire le vicende storiche che hanno condotto alla definizione dell’attuale struttura e del suo apparato scultoreo e figurativo. La chiesa e il
convento infatti sono stati oggetto di crolli e ricostruzioni nel corso dei secoli, causati da eventi franosi che storicamente interessano la zona.
Il primo capitolo è dedicato a individuare i punti salienti dell’insediamento del complesso dei frati Minori Osservanti nell’abitato ravanusano,
nonché a descrivere le trasformazioni architettoniche e sociali del complesso e del contesto in cui è calato.
La tesi si inquadra in un progetto di conoscenza condotto dall’associazione locale SiciliAntica negli anni più recenti con il sostegno della Diocesi
di Agrigento. Gli studi sono orientati a indagare l’architettura della cappella e si suddividono in una analisi dei materiali e delle tecniche co-
struttive impiegate, un rilievo attraverso le tecniche metriche tridimensionali e analisi delle fonti documentari.
In questi mesi sono stati analizzati alcuni documenti conservati nell’archivio storico dell’Ordine dei Frati Minori di Sicilia, con sede a Palermo,
attuale proprietario del convento e custode della chiesa; lo studio dei documenti è servito per elaborare il regesto relativo ai lavori avvenuti
nella chiesa e nel convento negli anni compresi tra il 1959 e il 1989.
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In particolare, il progetto di intervento prevede il restauro complessivo del monumento, precisando tuttavia alcune priorità, dettate da un
evidente stato di emergenza, di carattere strutturale e di blocco del degrado (in numerosi casi, piuttosto avanzato) dei beni storico-artistici
del complesso.
Il mio percorso di ricerca si conclude con l’intervento di adeguamento liturgico, consistente nella creazione ex novo del “cuore celebrativo”
della chiesa, distinto rispetto a quello precedente, che viene parzialmente conservato. I nuovi ambone e cattedra episcopale saranno collocati
nella navata, in prossimità della gradinata di accesso al precedente presbiterio sopraelevato, in posizione ravvicinata ai fedeli e, per quanto
possibile, centrale rispetto all’intera assemblea. Tutti gli interventi daranno coerente attuazione alla riforma liturgica promossa dal Concilio
Vaticano II. Le metodologie usate, insieme agli elaborati grafici definiti, possono divenire strumenti che rendono la salvaguardia più concreta
e praticabile. Tuttavia, oltre alle diverse integrazioni e analisi critiche effettuate, sono stati messi in risalto, grazie ad una complessa mappatura
topografica e rilievo fotografico, le emergenze architettoniche che caratterizzano la fabbrica, mai individuate nelle carte del P.P.T.R. della
Sicilia, e non tutelati né dagli strumenti urbanistici comunali né da istanze di vincolo della Soprintendenza, quindi a rischio di irreparabile com-
promissione o crolli improvvisi.
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Capitolo 1.
Il sito e la sua evoluzione
1.1 La Battaglia di Remise
«Rogiero stabilì l’assedio della città di Girgenti nel mese di aprile, e
nel 25 luglio dello stesso anno 1087, i cittadini furono obbligati dalla
fame a rendersi a discrezione del vincitore».
«… … corse dappoi nei finitimi territori, ed in breve costrinse alla resa
undici castelli: Platum, Missar, Gnastilel, Sutera, Raselbifar, Muclufe,
Nar, Calatenixet, Lecata, Remise».
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Il toponimo “Remise” (o “Remunisse” in M. Amari) è stato da tutti gli studiosi individuato con le vestigie sul nostro Monte Saraceno.
La tradizione vuole che a seguito della presa di “Remise”, il conte fece «diroccare il castello» e fece trasferire tutti gli abitanti a valle
del monte, cioè nell’attuale sito del Comune di Ravanusa, «per levare il comodo ai nemici» qualora fossero tornati «ad assalire e rendersi
padroni di quella città».
Queste frasi, lette insieme, sanciscono e costituiscono l’atto di nascita della “terra”, poi “casale”, ed oggi “comune” di Ravanusa. In-
fatti, l’inizio della vita della nostra città non può che stabilirsi immediatamente dopo la resa di Agrigento, cioè dopo quel 25 luglio del 1086
che sancì la resa di Agrigento, «dappoi» che Ruggero <<corse nei finitimi territori>> ed ottenne la resa di quei undici castelli, tra cui quello di
«Remise» e dopo che fece «diroccare il castello» e che «per levare il comodo ai nemici» trasferì i superstiti a valle del monte dando così inizio
alla vita della nostra città».
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1
In Goffredo Malaterra, libro IV, cap V
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E. Nobile, I quaderni di SiciliAntica Ravanusa, Rilettura de “La Battaglia di Remise” in F. Lauricella, “Ricerche storiche sull’origine di Ravanusa e sui baroni che gover-
narono questo Comune”, Officina Multimediale – SiciliAntica, Ravanusa, 2015, p.3.
Figura 1. IGM_riduzione da scala originaria 1:10000_anno 1865.
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Questi brani sono tratti dall’opera magna del Dott. Ferdinando Lauricella, lo scritto
edito con il titolo di “Ricerche storiche sull’origine di Ravanusa e sui baroni che governarono
questo Comune”, pubblicato in Girgenti nella Stamperia Provinciale-Commerciale di Salva-
tore Moutes nel 1890 è considerato il “principe” dei libri che trattano della storia di Ravanusa.
Esistono solamente due copie originali: una proveniente dal “Fondo Sillitti” di proprietà di
Ignazio Sillitti messa a disposizione dell’Associazione SiciliAntica, mentre l’altra sembra che
sia stata di proprietà del compianto On. Salvatore Lauricella e che sia stata donata, insieme a
tantissimi altri documenti, all’Archivio di Stato di Agrigento. Quest’ultima copia non è comun-
que consultabile in quanto non si è ancora proceduto alla catalogazione del “Fondo Lauri-
cella” che costituisce atto propedeutico alla sua consultazione.
1.2 Il territorio comunale
Ravanusa si trova a 320 m s.l.m. ed è situata in provincia di Agrigento, città da cui dista 49 Km,
nella parte centro meridionale della Sicilia. Il suo territorio comunale ha una superficie di
49,57 Kmq e confina a nord con il territorio della provincia di Caltanissetta, ad est è delimitata dal fiume Salso, a sud con il territorio di Licata
e con quello di Campobello di Licata, ad ovest con il territorio comunale di Naro. Il territorio è caratterizzato dalla varietà dei paesaggi, in gran
parte costituiti da mandorleti, uliveti e vigneti, in un paesaggio ondulato ricco di colline.
1.3 Il Centro Storico
Malgrado la notevole estensione della Zona A, in cui ricade la Chiesa oggetto di studio, poche sono le notizie relative al processo di formazione
e sviluppo di questo centro storico, per cui si possono solo fare delle ipotesi sul suo processo di formazione, sviluppo e trasformazione.
Figura 2
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Le più antiche fonti cartografiche consultabili, relative all’abitato e al territorio comunale, sono risalenti al 1830, 1838/1858 e la più utile è una
cartina topografica dell’I.G.M. del 1865 (fig.1) che fornisce utili indicazioni sulla forma urbana, sugli isolati abitati e sulla viabilità costituendi il
centro urbano del comune di Ravanusa nel secondo Ottocento. L’area in oggetto, che ricade all’interno della zona “A” del vigente P.R.G. del
Comune di Ravanusa, interessa, però, una superficie di territorio cittadino estesa per circa 175.650 m², di cui 107.078 m² di superficie edificata
per un volume di 980.450 m³ e circa 68.570 m² costituiti dalla rete viaria e dagli spazi non edificati (piazze e cortili).
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1.4 I processi storici di trasformazione urbana
Le scarne fonti storiche disponibili, insieme alla analisi delle permanenze edilizie e della morfologia urbana, consentono di ipotizzare che l’at-
tuale insediamento urbano di Ravanusa ha avuto origine nel limite est di corso della Repubblica e sino a tutto il secolo XV secolo, fosse com-
posto da un piccolo nucleo abitato, raccolto in un ristretto pianoro attorno alla chiesa della Madonna del Fico e della Fonte fatta costruire dal
Conte Ruggero D’Altavilla (1086).
Nel 1452, Andrea de Crescenzi chiede ed ottiene dal re Alfonzo di Valenza il permesso di fabbricare un'osteria, o fondaco, in quella parte del
feudo della terra di Ravanusa dove “riuscisse più comodo ed utile ai passeggeri e viaggiatori, con farlo franco per le cose tutte che ivi si ven-
dessero dei diritti di dogana, ed altre gabelle, spettanti alla Real corte”, questo viene testimoniato dall’esistenza di una Regia Trazzera e cioè
di una di quelle vie di comunicazione che dall’entroterra andavano verso il mare, l’attuale Via Ibla. Il fondaco fu fatto edificare nella parte bassa
dell'attuale paese. Il Crescenzo, uomo incline agli atti di pietà e religione, fece erigere, inoltre, anche un convento, per i Canonici Regolari di
San Giorgio in Alga, ottenendo il permesso dal Vescovo agrigentino Domenico Xarat. Il convento, ebbe posto in cui oggi si trova la Biblioteca
comunale, più ad est di dove si trovava la chiesa del Fico e della Fonte. A tale data si può quindi far risalire la prima trasformazione urbana
sistematica e storicamente documentata di Ravanusa. Si può immaginare, in mancanza di fonti descrittive certe, che la crescita del borgo sia
avvenuta sia per saturazione di aree libere sia per aggiunte successive di nuovi isolati a quelli fino ad allora esistenti. La sua espansione si è
sempre sviluppata in direzione ovest in tre successive fasi:
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G. Mancuso, G. G. Muratore, F. Monterosso, G. Vivacqua, Relazione illustrativa Piano Particolareggiato di Recupero del Centro storico, Comune di Ravanusa, p.8